[Film infranti] Crusade: sbagliare tempi due volte

Ci sono film che sembrano grandiosi “sulla carta”, il cui progetto ambizioso poi si scontra con un’esecuzione spesso dimenticabile, e ci sono film che rimangono grandiosi per sempre, semplicemente… perché non arrivano ad essere girati.
Per fortuna in alcuni casi ci restano testimonianze e ricostruzioni da utilizzare per raccontare il cinema anche quando non arriva su schermo, e per raccontare film che non esistono, se non nel loro progetto: per citare “Law & Order SVU”, ecco le loro storie.

Questo post è nato grazie all’intervento del mio lettore jenapistol, già “motore” di altre corpose iniziative del blog. Letto il mio riferimento a Crusade voleva saperne di più: eccolo accontentato.

Tutto ciò che segue è tratto dal saggio Tales from Development Hell (2004) di David Hughes, fenomenale viaggio dettagliato – con tanto di interviste agli interessati – fra i grandi “film infranti” di Hollywood.


Indice:


Introduzione

Charabusco Studios, fuori Città del Messico, estate del 1989. Paul Verhoeven e Arnold Schwarzenegger sono in pausa dalle riprese di Total Recall e chiacchierano del più e del meno. Arnold se ne esce dicendo che tempo prima ha letto il copione di un film sulle Crociate in Terra Santa: il copione non era gran che, però l’idea era buona. Le grandi menti pensano all’unisono, così il regista risponde che lui ha sempre trovato molto intrigante quel periodo storico, e già quando lavorava in Olanda aveva provato a fare un film sulle Crociate, senza però trovare finanziamenti.
Ora, fra i registi più quotati di Hollywood, con una star come Schwarzenegger coinvolta, la situazione è molto diversa e il progetto può benissimo andare in porto. Tanto più che Paul ha già in mente il nome dello sceneggiatore: Walon Green.

Walon Green nel 2015

Classe 1936, nel momento esatto in cui Verhoeven l’ha pensato Green si è visto la carriera crollare, da cinema a TV. Dagli anni Novanta si occupa di serie televisive, ma prima che Verhoeven lo nominasse era uno sceneggiatore poco prolifico ma di grande fama, noto principalmente per il soggetto e la co-sceneggiatura de Il mucchio selvaggio (1969) di Sam Peckinpah. Quando si arenò il progetto di scrivere un film per Verhoeven, tratto da Donne (1978) di Charles Bukowski, Green avrebbe dovuto capire che il Grande Sceneggiatore non voleva che i due lavorassero insieme.
All’epoca Green invece tenta di nuovo di lavorare per Verhoeven, anche perché i produttori Mario Kassar e Andrew Vajna – la cui Carolco ha ancora pochissimi anni di vita – pagano subito lo sceneggiatore per buttare giù il copione di un film dal titolo Crusade.

La prima bozza di Green si apre in Francia, dove in una galera troviamo il ladro Hagen, colto a rubare in un’abbazia e condannato ad impiccagione. Suo compagno di cella è un ebreo di nome Aron (Ari), venditore di olio di serpente anche lui condannato a morte per aver cercato di vendere il suo intruglio curativo ai cittadini di papa Urbano II. Ari spiega ad Hagen che con il furto si guadagna poco e si rischia tanto, invece dove si fanno i soldi grossi è il mercato delle reliquie: denti di santi, dita di Giovanni il Battista, frammenti della Croce e via dicendo. Questo dà l’idea al ladro per salvarsi la pelle: si fa bruciare la schiena con una croce ardente così da far poter dire di avere una sorta di stimmate santa.
Liberato dalla galera, Hagen è spedito in Terra Santa con Ari al seguito: due crociati con ben poco senso religioso.

Si sa che nella millenaria storia d’Europa ogni scusa è buona per prendersela con gli ebrei, quindi il primo atto dei Crociati è contro questo popolo. Per motivi ignoti Hagen la pensa in modo diverso da tutti i suoi connazionali e si oppone alle angherie del perfido condottiero Emmich, fino ad accettare un duello dove riesce a batterlo. Il Duca di Normandia premia Hagen chiamandolo nel proprio esercito, ma Emmich si vendica e riesce a far vendere Hagen come schiavo a Jaffa: proprio mentre lo stanno per rendere eunuco, l’ex ladro è salvato dall’amico Ari, che ora lavora per l’emiro di Gerusalemme.
Questi, l’emiro, vorrebbe mandare in sposa sua figlia al fondamentalista Djarvat per poter usare il suo ricco esercito, ma la ragazza finisce per innamorarsi di Hagen, complicando la situazione.

Resosi conto che Djarvat è un integralista assetato di sangue, l’emiro annulla le nozze ma sua figlia viene rapita: tranquilli ci pensa Hagen. Risolta la situazione, la donna viene però di nuovo rapita, stavolta dal perfido Emmich, ma quando sta per violentarla l’accampamento viene assalito dai musulmani… capeggiati da Hagen della Croce Miracolosa.
Recuperata la donna, questa per la terza volta viene strappata ad Hagen, stavolta dal di lei padre, e a questo punto smetto di leggere la trama: era già una porcata nelle prime righe, il resto è pure peggio.

Dipinto di Frederic Schopin (1804-1880) che ritrae la Prima Crociata

Il giudizio di Verhoeven, rilasciato in un’intervista ad Hughes, è entusiasta.

«Sin dall’inizio doveva essere un film per Arnold, quindi avevamo ben chiaro che tipo di prodotto dovevamo confezionare. Sapevo che doveva avere una certa grandiosità, magari anche un po’ di forzature della realtà, però di contro volevamo anche una certa accuratezza nel raccontare fatti storici, oltre ad avere un punto di vista politico: l’aspetto oscuro delle Crociate doveva essere chiaro.»

Sebbene Paul volesse usare il film per mettere in evidenza l’assurdità delle premesse cristiane e egli effettivi “crimini di guerra” compiuti in nome di Dio, in realtà sembra essere stata parecchia l’attenzione alle “scene forti”. Il protagonista Hagen è rinchiuso nella carcassa putrefatta di un asino ed assalito da iene affamate; sfugge al suo destino di eunuco ma si ritrova i genitali feriti, curati con un intruglio di catrame e sterco di vacca fresco; un nemico viene ucciso con un tridente infilzato nel volto; Emmich è tagliato in due dalla spada di Hagen, con la parte inferiore del corpo che rimane a cavallo mentre la parte superiore cade a terra. Sangue e budella, carneficina e caos: un divieto ai minori di 14 anni non gliel’avrebbe levato nessuno

«Ci sarebbero stati momenti luminosi e romantici, e poi anche scene divertenti. Ma non è una storia felice, è crudele e violenta – quel tipo di violenza che ho presentato in molti miei film – ma c’è anche tenerezza, e credo che Arnold avrebbe funzionato bene.»

Illustrazione di Gustave Doré

Sebbene gli piaccia il copione, Verhoeven comunque vuole farlo rimaneggiare un po’ da Gary Goldman, con cui sta lavorando a Total Recall. Goldman la trova un’ottima storia e molto ben scritta per Schwarzenegger, quindi fa di tutto per riscriverla mantenendo lo spirito di Green e spacciare una critica culturale e politica al mondo cristiano “mascherata” da film d’azione con Arnold. In una Hollywood con fortissima presenza ebraica agli alti vertici sicuramente il progetto avrebbe convinto parecchi produttori.
Stando alle dichiarazioni di Goldman a Hughes, l’ultima sua bozza di copione da 132 pagine è datata 24 gennaio 1993 e non è molto dissimile da quella di Green del 1989, a parte il fatto che il perfido Emmich e il protagonista Hagen sono fratellastri, con il carico di banalità che questo comporta.
Inoltre l’autore si rifà al noto “fatto misterioso” delle cronache storiche – in cui durante una battaglia scese dal cielo un misterioso “esercito fantasma” – e giocò con il fatto che avendo il sole alle spalle l’arrivo di Hagen a cavallo viene scambiato per l’apparizione di un fantasma.

Goldman si ritrova ad essere catalizzatore dell’energia creativa che d’un tratto inizia a piovergli addosso. Si definisce uno «scrittore rispettoso» (respectful writer) quindi vuole mantenere lo spirito della sceneggiatura originale di Green, ma intanto deve riscriverla seguendo le indicazioni a pioggia di Paul e si ritrova sul collo pure Arnold, che lima le scene d’azione in cui è coinvolto. Alla fine si arriva a qualcosa che riesca a mettere d’accordo tutti e si può partire.
La Carolco dà il via alla pre-produzione e oltre a Schwarzenegger viene chiamato Robert Duvall nel ruolo di Adhémar di Le Puy, John Turturro (ma altre fonti dicono invece suo fratello Nicholas) nel ruolo dell’ebreo Ari, Christopher McDonald per il bieco Emmich e Jennifer Connelly nel ruolo della pluri-rapita Leila. «Ho fatto un provino a molte donne», racconta Verhoeven, «Jennifer la conoscevo solo dal film Disney dove vola [The Rocketeer (1991)] ma in seguito l’ho richiesta per altri film, come Starship Troopers (1997) e Hollow Man (2000): lei però non li ha considerati buoni film o comunque non il suo genere di film.»

Jennifer Connelly, l’attrice che dal 1994 tiene a distanza Verhoeven: che abbia visto lungo?

Le riprese sono fissate per l’estate del 1994 e Paul ricontatta Vic Armstrong, con cui si è tanto trovato bene per Total Recall. Come già raccontato, Armstrong rinuncia a lavorare al pluri-premiato Braveheart (1995) per seguire Verhoeven, dimostrando che certe amicizie “si pagano care”.
Tutto è pronto per partire… peccato che nel frattempo la Carolco abbia fatto un botto tale da lasciare un cratere.

L’11 novembre 1995 il “New York Times” riporta la notizia che «la Carolco Pictures, Inc. ha presentato ieri istanza di fallimento», ma nel frattempo Vajna aveva già capito dove stava tirando il vento. Aveva chiamato Stallone e Willis e li aveva portati con la sua compagnia privata, la Cinergi, a sfornare Judge Dredd (giugno 1995) e Die Hard 3 (maggio 1995): sono film costosissimi che a stento rientrano delle spese e guadagnano solo con la distribuzione estera, segno che sta cambiando profondamente un’epoca, ma intanto Vajna resta in pista mentre la Carolco con Kassar affonda, disperdendo i diritti di film storici e rendendo un inferno la loro futura distribuzione.
Perché Vajna non si è portato via anche Paul e Arnold? Perché non è un pazzo. Un giudice mascherato amato da milioni di anglofoni e il terzo episodio di un franchise storico hanno molta più probabilità di un minimo di incasso certo rispetto a una delirante odissea in Terra Santa con un crociato muscoloso e dall’accento austriaco a cui portano via per tre volte la donna. E poi si parla uno sforzo produttivo ormai fuori da qualsiasi buon senso.

Per Crusade Verhoeven fissa un budget di almeno 75 milioni di dollari, dando per scontato che si arriverà a cento, il che nel 1994 è follia pura. Non per la cifra in sé, ma per l’epoca. Dredd e Die Hard 3 sono costati 90 milioni, quindi quale sarebbe la differenza? Quella già citata: l’epoca ormai più vicina alla nostra che agli anni Ottanta.
Gli anni Novanta segnano la caduta rovinosa di tutti gli eroi d’azione degli anni Ottanta, ormai fuori tempo massimo: il fallimento di Rambo III doveva essere un avvertimento bello grosso, ma nessuno l’ha capito. Quando cadono i dinosauri, sono i piccoli mammiferi a proliferare: le videoteche sciabordano di eroi d’azione che fanno le stesse cose dei grandi, ma peggio, in produzioni squinternate e super-economiche, eppure proliferano e guadagnano molto ma molto di più dei filmoni di serie A, segno che gli appassionati preferiscono dieci filmetti di serie Z a casa propria piuttosto che uno solo di serie A in sala.
L’epoca di Schwarzenegger è chiusa, ogni film che farà negli anni Novanta sarà un flop al botteghino: tutti quelli che a chiacchiere adorano i suoi film non vanno a vederli al cinema. Eppure sia lui che Paul Verhoeven sognano ancora in grande, non rendendosi conto che Total Recall è “l’ultimo grande film” prima che quell’epoca sia chiusa per sempre.

Due titani che non sanno di ballare sul Titanic

Mentre Vajna dà segno d’aver capito che è nata la moda “meglio puntare su un marchio che abbia già una base fissa di spettatori, così almeno si rientra delle spese”, filosofia che oggi è legge inviolabile, forse Kassar non aveva ancora chiaro il cambio d’epoca. O forse c’erano accordi presi anni prima che non potevano essere infranti. Fatto sta che nel 1995 la Carolco ha in corso due enormi produzioni che non può gestire, Crusade e Corsari. Una delle due deve essere fermata, e preferisce annullare la crociata di Verhoeven. Questi ad Hughes dice che la scelta è stata fatta perché alla Carolco sapevano che nel film di Renny Harlin avrebbe lavorato Michael Douglas, ma una volta che questi si è fatto indietro si sono dovuti “accontentare” di Matthew Modine.
Malgrado all’uscita del film di Harlin la Carolco avesse già dichiarato bancarotta, se gli incassi fossero stati buoni avrebbe almeno potuto pagare un po’ di debiti, invece è uno dei più noti flop della storia del cinema – anche se la fama è ingiusta – e quindi niente. Quando Schwarzenegger va a bussare a Kassar e Vajna chiedendo dove siano i suoi 15 milioni di dollari per il ruolo da protagonista in Crusade… si è visto consegnare il copione. Questo è tutto ciò che otterrà dal progetto.

Con in mano i diritti di Crusade, Schwarzenegger ha una bella pensata: lo produrrà lui il film, con la sua Oak Productions, e poi chiederà alla Columbia di co-produrlo. La Columbia lo ascolta, poi tira fuori dagli archivi gli incassi del loro film interpretato da Arnold, Last Action Hero (1993), che non hanno coperto neanche le spese. Mi spiace, Arnie, la tua epoca è finita.
Intanto Verhoeven finisce su tutti i TG del mondo per aver aperto uno dei più grandi crateri del cinema, grazie al tonfo di Showgirls (1995) e il successivo Starship Troopers (1997) è stato molto più amato e discusso e commentato e recensito che visto al cinema, regalando un altro grande fallimento al regista.
Arnold e Paul negli anni Novanta non sono più gli Arnold e Paul del 1989 quando è nato Crusade, sono solo l’ombra di sé stessi a cui le case cinematografiche guardano con sospetto.

Gli agenti delle grandi major hanno l’ordine di aprire il fuoco su Arnold e Paul

Con il nuovo millennio i giornali di cinema tornano a parlare di Crusade, visto che la 20th Century Fox sembra interessata a produrlo: Arnold c’è, avendone i diritti, e Verhoeven sembra interessato a tornare al vecchio progetto. Durante i giri promozionali per Il 6° giorno (2000) i giornalisti chiedono spesso all’attore se sono vere le voci su Crusade e lui conferma: l’anno prossimo, il 2001, cominceranno le riprese. Magari di settembre… Magari l’11…
Demonizzare le Crociate cristiane contro gli infedeli dopo l’11 settembre è roba che fa rischiare grosso. Se gli anni Novanta hanno decretato la fine di un modo di fare cinema, quel giorno del 2001 ha decretato la fine del libero pensiero nella narrativa americana: tutto ciò che metta in discussione il potere costituito, cioè la creatività che aveva reso le opere americane famose nel mondo sin dagli anni Sessanta, è bandito per sempre. Dal 2001 ogni grande film americano parla di guerra, che è bella e ovviamente è giusta. Oserei dire “santa”.
Non c’è più spazio per stranieri “criticoni” come Verhoeven, ma solo per prodotti di bieca propaganda nazi-cattolica come il vergognoso We Were Soldiers (2002) con Mel Gibson.

Nel novembre 2001 alla rivista “Cinescape” Schwarzenegger racconta che il progetto è ancora in piedi ma va riscritto e bisogna cercare una casa che ci creda. Quindi è chiaro che la Fox ha già tirato i remi in barca. «Stiamo negoziando con la Disney e con Jerry Bruckheimer»: una critica anti-cristiana firmata Disney… mi sa che non ha futuro.

Illustrazione di Gustave Doré

Tutti gli autori ascoltati da Hughes concordano sul paradosso che nel 2002 – anno in cui si sono svolte le interviste – è il momento migliore di sempre per parlare delle Crociate eppure il più sbagliato. Riviste di cinema annunciano vari progetti di sceneggiature inerenti crociate, ma non sono film storici, semplicemente chiamate alle armi. Sono come il futuro 300 (2006) di Zack Snyder: pura propaganda di regime, malamente mascherata da film storico, che stimoli i poveracci ad andare a morire ammazzati. Il progetto di Verhoeven è “leggermente” diverso: dice ai poveracci che stanno giocando ad un gioco sporco, e che ogni volta che si fondono le parole “guerra” e “santa” tanta gente muore per sporchi giochi politici o economici.
In questo nuovo millennio è sicuro che Verhoeven ha chiuso con il pubblico americano: ha la lingua troppo tagliente per il Nuovo Regime, quindi non può fare altro che tornarsene in Europa a lavorare. Addio, Paul, e grazie per tutto il pesce.
Serve qualcun altro per un progetto così scottante come Crusade, qualcuno che lo rivolti completamente: da critica deve diventare apologia, da “il re è nudo” il messaggio deve virare su “il re è santo”. E lo Scott sbagliato è pronto alla chiamata.

Per un regista che sbaglia luogo ed epoca, un altro li azzecca entrambi: Il gladiatore (2000) segna il ritorno in pista di Ridley Scott dopo una delle sue tante cadute, e il moralismo spicciolo dell’opera è perfetta per il Nuovo Regime: è proprio il genere di superficialità che servirebbe per la nuova versione di Crusade.
Nel marzo 2002 “Variety” annuncia che Scott ha accettato la proposta della Fox di fare un film sulle Crociate sceneggiato da William Monahan. E il progetto Fox di Crusade? Quindi la casa ha cacciato Arnie con la sua versione “critica” ma le è rimasta la voglia di un film medievale, stavolta in versione apologetica. In fondo l’America si sente uno Stato cristiano attaccato da quei cattivi musulmani, per un regista leggerissimamente religioso come Scott è il Paradiso in terra.

La statua di Ridley Scott è un po’ piccola, ma se la farà bastare

Il regista dichiarerà che è un film a cui lavorava da vent’anni, e Le crociate (Kingdom of Heaven, 2005) uscirà subito dopo Troy (2004) e sarà seguito dal citato 300 (2006): in un momento in cui ogni film parla di guerra, da Matrix a Il Signore degli Anelli, quello storico è solo uno dei generi con cui servire lo stesso piatto. E lo stesso Nuovo Regime.

Intanto dal 2003 Schwarzenegger non pensa più a Crusade: a giugno esce quel disastro chiamato Terminator 3 e a ottobre è nominato Governatore della California. Per qualche anno il cinema è salvo dai flop di Arnie: per una volta la politica serve sul serio.

L.


Fonti:

    • David Hughes, Tales from Development Hell. Hollywood film-making the hard way, Titan Books (marzo 2004)

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25 risposte a [Film infranti] Crusade: sbagliare tempi due volte

  1. Zio Portillo ha detto:

    Quando ti ho conosciuto (ho conosciuto i tuoi blog e i tuoi lavori) ero scettico. Mi parevi Nonno Simpson che urla al cielo alzando i pugni sbraitando, imprecando e dicendo a tutti che il cinema era morto e sepolto. In pratica mi parevi un pazzo.

    Poi pian piano, leggendo e capendo,… Oh, sai che c’hai ragione? I numeri sono oggettivi, i dati sono da sempre sotto i nostri occhi ma eravamo ciechi e non volevamo leggerli. Esempi poi ne hai sfornati a bizzeffe partendo dalle saghe horror storiche, fino ai titoli sfornati a “cottimo” per bilanciare il blockbuster di turno.

    Analisi, come sempre, lucidissima e distaccata che ti sbatte in faccia la realtà nuda e cruda. Bravo Lucius.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Nonno Lucio ti ringrazia 😀
      So che quando mi lancio negli annunci da fine del mondo perdo in credibilità, e pensa che mi contengo molto e mi auto-censuro. Però non sono idee balzane, sono constatazioni di dati oggettivi. Quando a forza di recensire filmacci fatti in un certo modo scopri che sono tutti datati dal 2005 in poi, dire che in quella data qualcosa è cambiato non è messianesimo ma lecito sospetto 😛
      Leggere poi le dichiarazioni dei protagonisti dimostra palesemente che l’immagine romantica che avevamo noi spettatori era pura fantasia, e che le dinamiche che noi pensavamo sono appunto un nostro pensiero, non la realtà.
      Poi si può amare il cinema in mille modi diversi, ma l’amore non c’entra niente con il cinema, che è un’industria e si basa su statistiche e previsioni di guadagno, seguendo ondate di moda e tendenze. Il romanticismo conta ben poco 😛

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  2. Cassidy ha detto:

    Lo avrei voluto scrivere io questo post, ma siccome lo hai fatto tu la mia pigrizia ringrazia (anche per le tantissime citazioni) e da lettore so che non avrei saputo fare di meglio 😉 Genitali feriti, aspra critica alla religione questo è Verhoeven al 100%, ma la conclusione è perfetta, sono arrivati prodotti schierati come il film di Gibson e quello orrido dello Scott sbagliato, il tipo di prodotto non scomodo che Hollywood porta avanti perché punta il dito verso i cattivoni con l’asciugamano in testa. Il vero rimpianto di “Crusade” per me sarà sempre non aver potuto vedere Jennifer Connelly diretta da un grande regista di bellissime donne come Polvèron, si vede che non era destino, lei è morta, Verhoeven invece di solito fa più forte con le bionde 😉 Cheers!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Chissà cos’ha spinto la Connelly ha rifiutare tutte le offerte filmiche di Paul, magari temeva fosse troppo “non hollywoodiano”, però poi con Darren Aronofsky ha fatto l’ottimo “Requiem for a Dream” (2000), che non è certo un film hollywoodiano.
      Ti ringrazio per i complimenti e quando jenapistol mi ha stuzzicato mi sono ricordato del saggio di Hughes con un bel capitolo su “Crusade”: non potevo proprio resistere 😛

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      • Cassidy ha detto:

        “Spetters” (1980) è un film che mi ha fatto rivalutato (un po’ in negativo) un film che avevo apprezzato molto come “Requiem for a Dream” (2000) perché è il film di Darren Aronofsky, uscito vent’anni prima (in Olanda) e senza ombra di moralismi. Penso che sia stata una questione di tempistiche, forse è mancato il ruolo giusto chi lo sa. Hai fatto bene, a certe tentazioni bisogna cedere come diceva un’Irlandese bravino con gli aforismi 😉 Cheers

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  3. Kukuviza ha detto:

    Bellissimo post, anche proprio perché hai fatto vedere il cambio di approccio delle case nei confronti di certe produzioni e anche i criteri con cui una cosa viene preferita all’altra.
    il vecchio Arnold ha smesso di parlarne o fa come cameron con avatar?

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Con la carriera politica ha avuto altro da fare, e gli scottanti casi personali – divorzio, figlio extra-matrimonio, immancabili accuse di molestie ecc. – hanno fatto passare in secondo piano se non dimenticare del tutto la sua carriera nel cinema. Quando è tornato a fare film è stato uno spettacolo imbarazzante, malgrado i suoi fan duri e puri continuino a pensare a lui come l’Arnold degli anni Ottanta: peccato lo facciano solo a parole e MAI andando al cinema a vedere i suoi film.

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  4. Willy l'Orbo ha detto:

    Non so se rimpiangere di più il fatto che non sia stato realizzato questo film (lo so, sono un folle ma le Crociate è un argomento che mi fa troppo sangue 🙂 ) o il fatto che sia stato realizzato un film come quello che hai recensito ieri (Star Quest 2) e che mi sono masochisticamente visto…credo la seconda cosa!!! 😦 🙂 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Fare un film-minestrone rubando ad altri della tua stessa casa è facile, un filmone da 100 milioni di dollari con Schwarzenegger già è uno zinzinino più difficile, soprattutto quando i suoi film non guadagnano più gran che…

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  5. Giuseppe ha detto:

    Un progetto ormai troppo “in grande” (anche a prescindere dalla trama non proprio eccezionale) per l’epoca in cui il cinema stava cambiando coordinate. Dal 2001 in poi, non ne parliamo nemmeno: chi avrebbe mai rischiato di affidare a Verhoeven un qualsiasi film che trattasse di guerra e religione, ben sapendo come (giustamente, fottendosene di imposizioni dall’alto riguardo al neo-propagandismo USA) avrebbe trattato il tutto? Discorso chiuso, e nemmeno Arnold sarebbe mai più stato garanzia sufficiente per riaprirlo… quei bei tempi se n’erano andati definitivamente con il fallimento della Carolco, ormai.
    Alla fine, mi sa tanto che avrebbero avuto tutti possibilità di successo assai maggiori trattando le Crociate com’è stato fatto (in quegli stessi anni) qui 😉 …
    https://www.imdb.com/title/tt0110024/?ref_=ttfc_fc_tt

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Chissà che ha detto Poul Anderson del film dal suo romanzo 😛
      Paradossalmente sono proprio i prodotti più piccoli, magari addirittura quelli pensati solo per le videoteche ad aver avuto relativamente più successo negli anni Novanta, sia per il cambiamento delle abitudini del pubblico sia per budget molto più gestibili. In fondo era un sistema Blumhouse ante litteram.

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  6. jenapistol ha detto:

    (1)Son contentissimo di averti fatto venire in mente il saggio di David Hughes,è assurdo che non abbia mai sentito nulla di Crusade,a leggerne sembra un progetto famoso stile il Dune di Jodorowsky…,ti dirò che la principessa che viene rapita a ripetizione che neanche M.J.Watson mi ha fatto ridere,roba da non credere,ma tutto il resto aveva un potenziale mica da ridere,questo per via di Verhoeven che molto probabilmente avrebbe trasformato tutto in oro colato. (2)Considerazioni sparse,le Crociate di Scott erano una cagata pazzesca,al botteghino Arnold è andato bene nel 91 e 94,nel 95 avrebbe fatto bene ad’accettare The Rock,chissa ? Forse nel 98 sarebbe stato lui a salvarci dall’Armageddon ? L’11 Settembre non ha solo cancellato Crusade ma anche True Lies 2. (3) L’unica cosa che avevo sentito su Verhoeven+religione era una cosa che riguardava Gesù,tipo che ne voleva fare una cosa molto realistica alla sua maniera. (pochi minuti dopo) Emm,per curiosità sono andato a googlare sull’argomento,in effetti ha addirittura scritto un libro sull’argomento.Anche li non è riuscito a farne un film,in un intervista ne parla come di un Che Guevara,io lo guarderei volentieri un film cosi. (4) Grazie per il pezzo.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Grazie a te per l’ispirazione ^_^
      Su Schwarzy andato bene la questione è più delicata. Il suo problema è che non era un attore “normale”, a cui può capitare un film giusto e magari uno sbagliato: difficilmente troverai nella filmografia di un qualsiasi attore noto solo scelte giuste, un inciampo è umano. Ma Arnold era Schwarzenegger, un divo assoluto, un’icona, l’attore-non-attore che aveva conquistato milioni di spettatori partendo con vari handicap (non-recitazione, accento fortissimo, straniero in un Paese xenofobo) quindi incarnava l’ideale del “vincente artefice della propria fortuna”, oltre all’eroe muscolare che dominava gli anni Ottanta. Da un film di Schwarzy i produttori non si aspettavano che rientrasse delle spese o che si guadagnasse con il mercato estero: si aspettavano piogge di soldi, fiumi di soldi. Tutto questo è finito nei Novanta, dove anche i film di Schwarzy che sono andati bene hanno intaccato la sua stella: “Last Action Hero” non è certo andato male, contando tutti gli incassi in generale, ma è costato uno sproposito e ha faticato tantissimo a guadagnare, e queste cose le case se le segnano: chi mi dice che il prossimo film non riesca neanche a rientrare delle spese?
      “True Lies” è il caso-simbolo. Il fatto che a molti (non a me) sia piaciuto non vuol dire niente: la qualità del film non ha la benché minima importanza, importa solo ed esclusivamente quanta gente in America va al cinema a vederlo appena esce. E all’epoca la gente era stufa dei super-mega-filmoni dove Arnie spacca tutto spendendo cifre assurde, ma comunque tecnicamente non è un flop: costato lo sproposito di 115 milioni ne incassa 146 negli USA. Sembra un guadagno, ma non lo è: è come un concerto di Bruce Springsteen di cui non siano stati venduti tutti i biglietti. Il guadagno c’è, ma è un brutto segno.
      Per darti un’idea di com’era cambiato il tempo, lo stesso anno di “True Lies” esce “Speed” e in un lampo gli spettatori impazziscono: costato soli 30 milioni ne incassa in totale 120 solo negli USA. In proporzione è come dire che un film dove si vede solo un autobus ha guadagnato il doppio di Schwarzy che fa esplodere il mondo. Questo è quello che si chiama un successo, non quella manciatina di milioni di guadagno che Arnie riesce a tirar su a fatica.
      I film di Arnold sono flop in questo senso: a fatica guadagnano quanto un film normale ma richiedono alle case uno sforzo fuori dal normale e cominciano a non fidarsi più, perché da un momento all’altro questa vecchia star appannata farà il buco vero, quello dove si perdono soldi, e nessuna casa vuole stare lì ad assistere.
      Mentre Stallone, che sbaglia tutto in maniera molto più triste di Arnie, ha sempre Rocky e Rambo a cui tornare quando scopre che qualsiasi altro progetto fallisce, Arnie non può tornare se non con Terminator, a farsi prendere in giro con un vecchio attore un po’ fuori di melone.
      Se esistesse ancora il genere fantasy, Arnie avrebbe un personaggio perfetto a cui tornare: King Conan. Il vecchio guerriero stanco ed amareggiato che decide di lanciarsi in un’ultima missione. La storia già è lì, pronta, si chiama “Wolves Beyond the Border” e sarebbe perfetta al cinema. Ma non esiste più il pubblico, esistono ragazzini che vogliono vedere attori finto-giovani con le tutine aderenti. Se Arnie non ce l’ha fatta negli anni Novanta, nei Duemila non può neanche provarci.

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      • jenapistol ha detto:

        Ah guarda,non mi far pensare a cosa tutto poteva essere Conan se solo De Laurentiis non si fosse messo in testa di stemperare la violenza, il guaio e che il secondo film incassa 100 milioni in tutto il mondo contro i 68 del primo,non ti da neanche la soddisfazione di dirgli ” te l’avevo detto”. Per Conan anziano che conclude la trilogia ci spero sempre ma la vedo dura. Per il boxoffice anni 90 emm,effettivamente mi son dimenticato una cosuccia da niente come i costi di produzione e distribuzione,giusto una piccola dimenticanza…,effettivamente l’ultimo vero grande successo a questo punto è datato 1991.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Dal 2009 è chiaro a tutti chi abbia preso il posto del cinema come “medium princeps”: quello che “Avatar” ha guadagnato in 7 giorni… “GTA 5” l’ha guadagnato in 72 ore! Da allora i videogiochi fanno quello che il cinema non fa più: stupire.
        Ho guardato gameplay di vari giochi e ho trovato quella corposità e densità di storie che da tanti anni il cinema non è più capace di fornire, e l’essere in pieno boom permette di ingaggiare grandi autori e artisti. Non che tutto ciò che offrano sia buono, ma appunto è come il cinema di una volta: c’era la stupidata e il capolavoro.
        Tristan Jones l’anno scorso, scottato dalla soppressione improvvisa di una saga a fumetti, si è sfogato nei social dicendo che non ne vale la pena: i videogiochi pagano molto di più! Credo si riferisse ad altro tipo di grafica – che so, magari le illustrazioni pubblicitarie – ma è chiaro che i “vecchi medium” hanno il fiatone mentre il mondo dei videogiochi sta offrendo molta più possibilità narrative

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      • jenapistol ha detto:

        Si vero,per i grandi spettacoli inematografici sono tempi bui,e non si riesce a vedere la luce in fondo al tunnel.Ma poi sono cosi stupidi e superstiziosi da non credersi,ancora oggi Hollywood aspetta il grande incasso tratto da un videogames,e ho la brutta senzazione che se anche arrivasse, Hollywood non riuscirebbe a vederlo come un filone da sfruttare,questo perchè il mondo dei videogames è vastissimo e non parla sempre delle stesse cose tipo i supereroi.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        God of War per esempio è una splendida storia di un rapporto difficile tra padre e figlio in un’Europa del Nord al tempo degli dèi norreni, con creature mitologiche, dolore per la perdita della moglie, il percorso di crescita di un ragazzino che vuole dimostrare più dell’età che ha, un passato che torna a bussare alla porta, il viaggio nella foresta simbolica: tutti elementi con cui una volta il cinema sarebbe andato a nozze, con mostroni spettacolari, azioni mozzafiato ma un rapporto emotivamente coinvolgente dei personaggi. Infatti il gioco è diventato subito un romanzo e un fumetto ma per il cinema è impossibile anche solo prenderlo in considerazione. Meglio “Matrix 4” e “Mission Impossible 7″…

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  7. SAM ha detto:

    Last Action Heroes era uno dei film migliori ( o meno peggiori ?) di Schwarzy degli anni 90 , ma la gente non lo capì perché voleva un film serio e invece si beccò una parodia per ragazzi.
    Come la gente non capì Starship Trooper dove la critica lo accusava di apologia del nazismo (?) o dell’ imperialismo americano , quando invece era l’esatto contrario .

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Può succedere che un film non venga capito, e succede molto spesso: se però è costato parecchie decine di milioni di dollari diventa un bel problema, perché poi le case magari non sono disposte a rischiare ancora.
      La situazione sembra cambiata dagli anni Duemila, dove la grandi case buttano via milioni a palate sebbene a parte Fast and Furious e Avengers niente “spacchi” i botteghini e grasso che cola se guadagnano cifre che nei Novanta sarebbero state considerate “fallimento”. Boh, gli puzzeranno i soldi 😀

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      • SAM ha detto:

        Diciamo che come in Atto di Forza, il trailer era sbagliato, visto che il film appariva come un movie serio e per adulti e non una favola spielberghiana dal sapore action

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Be’, i trailer che giravano allora mostravano Schwarzy vestito da Amleto che sparava a Polonio con un’UZI: l’alto grado di parodismo del film era molto ben chiaro, e chi non è andato al cinema forse è proprio perché non voleva un film parodistico. Forse proprio le stesse persone che non sono andate a vedere “Junior” l’anno dopo: diciamo che i contesti in cui Schwarzy non stermina gente di solito non sono premiati dal pubblico 😛

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  8. SAM ha detto:

    Boh, io i trailer italiani li ricordo moolto diversi, con lui che spara a destra e manca ed evita l’ascia del cattivone nel finale , con la voce dello speaker che dice ” l’ultimo grande eroe”.
    Insomma, tutta un altra cosa rispetto al vero film.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      All’epoca giravano vari tagli di film, da da 30 secondi a 90: forse ricordi quella breve. La campagna americana del film è stata di quelle fatte bene, quindi era impossibile che chi andasse al cinema lì non sapesse la “vera” trama. Forse proprio per questo ci sono andati meno di quanti se ne aspettavano: forse era meglio ingannarli 😀

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