Il canale Italia2 ha una programmazione non degna di nota, durante il giorno, ma la sera poi si sveglia e tira fuori filmetti, filmacci e filmoni, di solito di genere fantastico e spesso doppiati in esclusiva. Quando dalla guida TV ho visto una locandina con in primo piano una bestiaccia che prometteva d’avere un «rantolo catarroso» (per citare la trametta di un vecchio film da videoteca), ho deciso di dare una possibilità ad Animal. Il segreto della foresta, trasmesso venerdì scorso, 15 maggio 2020.
Uscito in patria americana nel luglio 2014, l’unica sua distribuzione nota in Italia è quella televisiva: stando a FilmTV.it ha esordito il 13 luglio 2017 su Italia1, finendo poi subito su Italia2.
Il californiano Brett Simmons (classe 1982) nella sua carriera di cineasta sembra deciso a ripercorrere le tematiche horror anni Ottanta, spalleggiato dalla Chiller Films: casa della NBC Universal specializzata appunto in filmucoli thriller-horror con cui riempire i palinsesti televisivi.
Simmons non ha tempo da perdere con robe inutili tipo una sceneggiatura, che fa scrivere a due tizi di passaggio, invece ci tiene che il mostrone sia roba buona: quindi niente computer, si fa tutto di gomma come nei bei vecchi tempi. E per farsi disegnare una creatura a mestiere chiama Gary J. Tunnicliffe, che come regista è un criminale ma come effetti speciali bisogna lasciarlo stare, con tutto quell’Hellraiser nel curriculum.
Visto che il budget consiste in due mele o poco più, si va tutti nei boschi che risparmiamo in location, un ottimo mostro gommoso ce l’abbiamo, un’ottima fotografia ce l’abbiamo (curata da Scott Winig), che ci manca? Ah, gli attori: va be’, fermiamoci al primo Autogrill e raccattiamo qualcuno.
Un paio di volti noti della TV è il massimo che il film possa offrire, anche perché non esistendo sceneggiatura non è che fosse richiesta chissà che capacità recitativa. Come dicevo, la missione di Simmons nella vita è rifare gli errori degli anni Ottanta ma sbagliando come solo gli anni Dieci del Duemila sanno fare, perché sa che a fare la cosa giusta si sbaglia sempre: a fare quella sbagliata… a volte ci si azzecca.
Il bravo Amaury Nolasco si lancia in un ruolo da simpatico infame, mentre la divetta degli adolescenti Elizabeth Gillies può togliersi il burqa imposto da Nickelodeon e sgranchirsi i suoi “talenti”.
I soliti giovani mentecatti decerebrati si inoltrano in una foresta e vengono mangiati dal mostro. Fine del film. Si cerca di giustificare la cosa dando la colpa ad un abbattimento di alberi incondizionato che ha sballato parecchie nicchie ecologiche, facendo uscire fuori bestie d’ogni sorta dai loro habitat, ma per fortuna la “favola nera ecologica” dura solo due secondi, annegata in una sceneggiatura annacquata.
La trentennale questione mai risolta dei cellulari negli horror qui sembra cercare una scappatoia, visto che uno dei beoti protagonisti riesce a fare un paio di chiamate ma apparentemente senza risultato, visto che non ci viene detto se le persone chiamate avranno o meno fatto qualcosa per correre in aiuto. Inutile farsi domande, in assenza di qualsiasi pur vago tentativo di sceneggiatura.
Simmons ha il mostro di gomma e per lui questo basta. Lo muove di qua, lo muove di là, del tutto disinteressato a spiegarci perché ci sia un mostro nella foresta o perché da tempo scompaia gente senza che nessuno indaghi. C’è una casa nella foresta e può iniziare l’assedio del mostro: che altro serve?
Magari servirebbe un’atmosfera, qualcosa cioè che ci tenga con il fiato sospeso e che ci faccia temere per quei buffoni in video: invece sono così irritantemente stupidi che la loro morte non basta a soddisfare la nostra voglia di vederli soffrire.
I trucchetti sono i soliti: “io corro più del mostro”, “magari è una creatura pacifica”, “tu distrailo che io scappo e torno col fumo” e amenità varie. Non c’è un solo momento credibile o logico nella storia, quindi mai neanche atmosfera.
Come si sa, il canone dell’assedio prevede che durante l’attesa i protagonisti tirino fuori ciò che hanno dentro, dimostrando che il vero nemico è fra di loro. Simmons non ha né voglia né tempo per queste cose da “film serio”, quindi si limita a far confessare al gay di essere gay, come se l’aver usato ogni stereotipo gay fino a quel momento non avesse già “bruciato” il colpo di scena.
Con questa grana grossa abbiamo personaggi tra l’assente e lo scontato: diciamo che il mostro di gomma è il personaggio meglio approfondito del film.
Poi all’ultimo Simmons si ricorda altri elementi fondamentali dell’horror classico, come le poppe al vento e la final girl. Va be’, avere a bordo la Gillies – nota per ruoli da stronza e quindi più che credibile nel ruolo di antagonista finale del mostro – risolve il problema della final girl… ma qualsiasi nudismo sulla TV del Duemila farebbe finire i produttori crocefissi per le strade: limitiamoci ad un’inquadratura ammiccante della canottiera.
Non si può chiedere troppo a un filmaccio televisivo, ma almeno il minimo sindacale sarebbe lecito pretenderlo. La voglia di reinterpretare nel 2014 canoni classici dell’horror è lodevole, ma Simmons in realtà non ha nulla da dire: ha solo un mostro di gomma da far muovere sul set. Il nulla avviluppa un’altra creatura concepita da Tunnicliffe: ma fosse lui che ha un’area negativa?
Chiudo lasciando traccia del doppiaggio italiano.
Personaggio | Attore | Doppiatore |
---|---|---|
Mandy | Elizabeth Gillies | Vanina Marini |
Sean | Paul Iacono | Lorenzo De Angelis |
Alissa | Keke Palmer | Virginia Brunetti |
Matt | Jeremy Sumpter | Daniele Giuliani |
Douglas | Amaury Nolasco | Fabrizio Vidale |
Jeff | Parker Young | Daniele Raffaeli |
Carl | Thorsten Kaye | Massimo Rossi |
Vicky | Joey Lauren Adams | Tiziana Avarista |
Edizione italiana: Ludovica Bonanome.
Doppiaggio e sonorizzazione: Video Sound Service.
Dialoghi italiani e direzione del doppiaggio: Fabrizio Manfredi.
Assistente al doppiaggio: Deborah Cotza.
Mixage: Roberto Pierdicchi.
L.
– Ultime bestiacce:
- They Crawl (2001) The Insects – Invasion X
- Island of the Dead (2000) E Talisa indagava
- Terror Birds (2016) Uccelli da paura!
- Beneath Loch Ness (2001) La Creatura di Bergin
- A Sound of Thunder (2005) Il Tuono di Ray Bradbury
- Locuste (2005) L’ottava piaga
- Animal (2014) Il segreto della foresta
- Man’s Best Friend (1993) Lo psycho-cane
- Kaw (2007) L’attacco dei corvi imperiali
- Invasion of the Bee Girls (1973) L’invasione delle api regine
lo stereotipo del gay
qui si può chiudere la visione e la trattazione del film
.
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Vedila come un tentativo di cambiare prospettiva. Di solito negli horror ci sono sempre i neri che saranno uccisi dal mostro, stavolta c’è un gay 😀
Certo, se l’avessero trattato in modo meno stereotipato sarebbe stato meglio.
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appunto
è lo stereotipo che mi irrita non la morte
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Non è un film che badi a certe cose, è davvero grezzo 😛
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A volte il mostro non basta, dunque.
Ma perché sta gente non si limita a copiare, se non ha niente da dire? Forse perché anche copiare è un’arte.
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L’hai detto! Ne “Totò, Eva e il pennello proibito” (1959) viene detto chiaramente: sono tutti bravi a creare, ma copiare è molto più difficile. 😛
Comunque qui non si crea né si copia né altro, si seguono solo canoni asfittici senza nulla da dire: il regista non aveva alcuna voglia di fare il film né gli attori di interpretarlo, quindi l’entusiasmo è pari a zero 😛
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Direi che tra il titolo banale e il sottotitolo da film per ragazzi del sabato mattina estivo di Italia 1, le premesse non erano le migliori ^^
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Speravo in una scelta sbagliata di titolo, invece rispecchia perfettamente il film 😛
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Insomma, bello 😄.
Mi segno giusto i doppiatori va’
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Una volta che Italia2 lascia la schermata del doppiaggio, valeva la pena conservarla 😉
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La favola nera ecologica mi ha ricordato uno splendido episodio di The X-Files della prima stagione (quello coi bozzoli nella foresta)!
Comunque mi sono rimaste impresse le capacità della tizia in camicia e poi in cannottiera e camicia, proprio brava!
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E’ l’unica forza del film 😛
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La canotta è un classico degli eroi d’azione e delle final girl, qui é davvero tutto quello che si (intra)vede, in un film dove persino il mostro si vede fin troppo rispetto ai canoni. Italia non poteva proprio perderselo questo filma ciò eh? Se non altro é puro materiale da Zinefilo 😉 Cheers
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Avessero dato più spazio alla “final canotta” contro il mostrone sarebbe stato meglio: una corsetta nei boschi al rallentatore tipo Carmen Electra di Scary Movie avrebbe rovesciato le sorti dell’intero film 😀
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Filmetto moscio, nulla di che.
Invece dovresti recuperare il gustosissimo “the final girl” trasmesso più volte da Rai 4 e quello si, un bel omaggio allo slasher anni 80 e con delle idee nella sceneggiatura ( e non è poco di questi tempi)
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Ogni volta che mi è passato davanti non ho trovato il coraggio di vederlo: proprio il suo essere famoso ed apprezzato mi blocca. Il concetto di final girl è troppo frainteso perché trovi soddisfacente un film che ne tratti l’argomento. Un giorno lo vedrò…
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Il fatto è che TFG non si prende sul serio neppure un minuto, anche se qualche scena strappalacrime c’è.
E’ una commedia horror, tra l’omaggio e la parodia ma senza essere demenziale .
Per questo vale la pena vederlo.
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Ti aiuto a sbloccarti: è piaciuto anche a me! 😉
Tornando a questo Animal (che mi sono perso, tra l’altro) il fatto di vedere spesso il mostro mi fa sospettare che, alla fine, Tunnicliffe sia stato qui molto più regista di un Simmons a corto di sceneggiatura, attori di rilievo e quant’altro (tutto, in pratica, a parte gli effetti speciali): ben sapendo quanto NON ci fosse nulla da dire, il nostro Gary avrà pensato bene di fare almeno vedere la sua creazione il più possibile, dando a Simmons tutte le indicazioni su come riprenderla al meglio… tanto a Brett di dirigere seriamente un film non doveva interessare granché, pare 😛
Interessante l’intenzione di provare a scardinare il classico cliché del cellulare permettendo addirittura di fare un paio di chiamate ma, visti i risultati, mi sa tanto che una delle due dev’essere arrivata direttamente al mostro… 😀
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La parte del cellulare è stata trattata malissimo: un personaggio esce, poi torna dicendo che il cellulare è scarico, ha fatto giusto un paio di telefonate – alla polizia e ai genitori – e hanno detto che faranno qualcosa. Fine. La cosa non è più citata: in pratica è come dire “non c’è campo”, ha lo stesso spessore….
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Consolati per il fatto che, avendolo visto anche io (e condividendo ogni virgola della tua recensione), almeno hai un compagno nella disgraZia.
Non c’è nulla da fare, quando leggo la parola mostro (o sinonimi), emerge dalle mie viscere un rantolo catarroso che sibila “vedilooooo, vedilooooo” 🙂
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ahahah hai reso alla perfezione! E’ un richiamo irresistibile, e più sei perfettamente conscio che sarà una bojata, senza se e senza ma, più il richiamo è forte. E’ una maledizione: probabilmente un giorno, tanti anni fa, siamo stati punti da una mosca Z-Z 😛
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Ahahaha! Esatto, galeotto fu il pungiglione…e chi ne subì le conseguenZe! 🙂 🙂 🙂
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L’ho visto, sulla sceneggiatura e quant’altro un velo pietoso, però il mostro è fatto abbastanza bene.
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Si, ok, bene il mostro, bella la fotografia, ottima la final girl in canotta, strepitoso il rimando agli slasher anni ’80,… Ma se non c’è manco ‘na zinna che c@#%o di revival anni ’80 volete fare? Manco le basi sapete! Tornate a studiare capre!
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Il falso revival anni Ottanta ha convinto i millennial che lo stile dell’epoca fosse “bambini e misteri”, tipo “Stand By Me”. Vaglielo a spiegare che invece era il Modello Jason: morti cattive, tette e budella. C’è un fraintendimento culturale 😀
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Anche perché lo stile “bambini e misteri” risale già agli anni 50 con i film di fantascienza americani e che poi la generazione di scrittori, registi ecc… che all’ epoca erano bimbi, lo ha ha poi omaggiato nelle loro opere una volta adulti .
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