Finalmente sono riuscito a mettere le mani sull’agognato e rarissimo quarto episodio della saga futura di Albert Pyun, capendo finalmente perché abbia avuto una vita distributiva così totalmente diversa dagli altri titoli del regista degli stessi anni: semplicemente perché anche i suoi titoli più cialtroneschi e inguardabili mantengono ugualmente l’aspetto anche superficiale di un film. Questo invece è solo un video pruriginoso girato fra lui e Sue Price, da guardare nell’intimità.
Ecco dunque Nemesis 4: Death Angel. Visto che continua l’abitudine del doppio titolo, abbiamo pure Cry of Angels.
IMDb ci dice che il film è uscito nel 1996 in Germania e solo nell’aprile 1999 è apparso negli USA: visto che stiamo parlando di un prodotto infinitesimale, è dura rintracciarne la distribuzione.
Di sicuro non ho trovato tracce di uscita italiana: se qualcuno ne sa di più mi faccia sapere.
Siamo arrivati al 2080 e finalmente la guerra tra umani e cyborg è finita: era ora! Però un po’ mi manca… Comunque ora l’umanità vive in una pace debole e molti dei soldati, ritrovatisi senza più nulla da fare, vanno a riempire le fila dei signori del crimine nati in giro dopo la guerra. Questa cosa dei “ronin del futuro” mi piace pensare che renda Omega Doom (1995) “canonico” nell’universo narrativo cyborg di Pyun.
Ora a quanto pare la nostra Alex (una biondissima Sue Price molto più diva rispetto ai primi film) lavora come assassina per Bernardo (Andrew Divoff) ed è arrivata al fatidico “ultimo colpo poi mi ritiro”. Un classicone.
La sua ultima missione è a Zagrev, in quell’Est Europa che quindi Pyun già bazzicava prima che diventasse la Nuova Hollywood. La slovacca Bratislava sarà poi scelta da grandi produzioni, da Dragonheart (1996) a The Peacemaker (1997), da Dietro le linee nemiche (2001) a Red Sparrow (2018). Di certo però qui Pyun sceglie le zone più tristi.
Mentre in Omega Doom Pyun ha usato una sola piazza per tutta la vicenda, qui fa il giro di due o tre location diverse, tutte tristi e tutte con detriti e distruzione, ricordandoci che siamo in un futuro post-apocalittico. Ma soprattutto che siamo in un filmaccio assurdo.
Quei due o tre personaggi che ogni tanto appaiono non sanno cosa dire e si limitano a bofonchiare, perché l’unica protagonista della vicenda è Sue Price, o meglio parti del suo corpo. Che Pyun abbia un interesse molto acceso per le donne muscolose lo abbiamo capito sin dai tempi di Knights (1993), ma qui scatta qualcosa e la situazione cambia parecchio: gli ammiccamenti dei precedenti film lasciano il posto a riprese ardite e indiscrete, che incedono più del dovuto su nudità gratuite che però sembrano l’unico motivo per l’esistenza di Nemesis 4.
La culturista rinuncia ad ogni pudore e non ha problemi a mostrarsi senza veli in pose che non c’entrano nulla con una ipotetica (ed inesistente) sceneggiatura: sembra stia posando per il Calendario Cyborg 1996…
Il terzo film si chiudeva con un’anticipazione della lotta finale di Alex nella città dei cyborg, poi dev’essere successo qualcosa (ipotizzo che i finanziatori siano scappati da Pyun il più lontani possibile) e quell’immagine di Alex in armatura con fucile scompare per sempre: qui c’è una culturista con abiti palesemente inadatti che fra una posa nuda e l’altra ammazza della gente.
Immagino che il ritrovarsi con zero budget abbia spinto Pyun magari a girare in contemporanea Nemesis 4 e Omega Doom, visto che condividono la stessa identica ambientazione – e l’attore Norbert Weisser, che dà il massimo in entrambi sebbene sia sprecato – anche se poi però la distribuzione è stata molto più benigna con il film con Rutger Hauer rispetto a questo filmino soft-core con la bionda culturista.
Scene lunghe oltre ogni sopportazione – così da sfruttare ben bene ogni location – devastate da dialoghi ridicoli mettono a dura prova lo spettatore, mentre gli amplessi in cui Pyun rimaneggia i corpi, li riprende con inquadrature oscene e li scompone solo per ricomporli seguendo i propri sudori, mettono un po’ di imbarazzo: sembra di star guardando il filmino privato girato da Pyun e Price nelle loro intimità.
Che fine ha fatto il terribile Nebula interpretato da Tim Thomerson? E gli altri cyborg? E la guerra con cui Pyun ce l’ha menata per anni? Tutto scomparso: anche nella loro minuscola dabbenaggine, erano film evidentemente troppo costosi. Ora che Pyun ha solo i soldi del Monopoli con cui lavorare non può far altro che dar voce alle proprie perversioni nei riguardi di Sue Price, la quale non sembra avere problemi al riguardo: in fondo non è che ci sia la folla di produttori pronti a darle un ruolo in qualsiasi altro film.
Quindi via a scene smanacciose dove Alex uccide i cyborg prima, dopo ma anche durante gli amplessi in auto: avendo un’intera città a disposizione, lo stesso preferisce lo scomodo coito automobilistico. E lì, fuori dal finestrino, c’è Pyun con lo zoom fisso su ogni angolo di pelle. Che fine ingloriosa per la cacciatrice di cyborg…
Nella vergogna e nell’imbarazzo finisce la prima parte della saga futura di Pyun. Perché venti anni dopo questo delirante e inguardabile filmaccio qualcos’altro è successo… e a Pyun gli si è riaccesa la voglia di cyborg! Dal 2017 il regista, che da tempo si aggirava mesto in produzioni infinitesimali, è tornato al futuro: la domanda è… saprò sopportare la visione dei suoi deliri recenti? Vedremo…
L.
– Ultimi post sui cyborg:
- Cyborg Conquest (2009) Chrome Angels / Biker Girls
- Hardware (1990) 30 anni di cyber-plagio
- Cyborg Terminator 5 (2017) The New Model
- Cyborg Terminator 4 (1996) Death Angel
- Shadowchaser 4 (1996) Assedio alieno
- Omega Doom (1996) Per un pugno di androidi
- Shadowchaser 3 (1995) Terrore sull’astronave
- Cyborg Terminator 3 (1996) Prey Harder
- Shadowchaser 2 (1994) L’ombra del cacciatore
- Heatseeker (1995) Kung Fu-ture appannato
Ammetto la mia debolezza. L’ho cercato al volo sul web e l’ho trovato intero in russo in una specie di YouTube… L’ho scorso veloce e… Boh! Si vede la Price che si aggira in mezzo alle macerie, poi inquadrature strettissime sui volti, lei viene minacciata con una pistola, sesso e morte. La Price se ne va, cambia l’abito e ricomincia la stessa scena ma con un partner diverso.
A parte le zinne (valgono per il Zinnefilo? Chiedo per un amico…) non mi pare ci siano altri motivi per la visione. Anche perché la Price in alcune inquadrature pare il terzo gemello Paul (i Barbarian Brothers, che poi uno è morto durante la quarantena… Lo sapeva qualcuno?) ma con la parrucca bionda!
Se posso metto il link. Fammi sapere Lucius.
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Sei un cercatore migliore di me, evidentemente ho cercato parole chiave sbagliate perché all’epoca non l’ho trovato. Non so cosa sia “una specie di YouTube” ma metti pure 😀
Sì, il film è tutto lì, non c’è altro. Il crollo totale di Pyun come artista nel giro di un solo anno. Un gran peccato.
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https://ok.ru/video/254362651347
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Mmmm i russi sono sempre pieni di roba buona, me lo devo segnare questo sito 😛
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Pensare che qualcuno gira filmini così per fare scandalo e calamitare notorietà, Sue Price e Albert Pyun con questo quarto capitoli non ci sono riusciti nemmeno giocandosi la carta del filmino quasi spinto 😉 Cheers
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Le ha provate tutte, Pyun, ha girato pure scontri autostradali da mandare a Real TV: niente! 😀
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Oddio, ma all’attrice fa sempre mettere quei vestitini ariosi alla Marylin, quando lei non è nuda? Perché non è che le donino granché…
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Purtroppo è così, e anzi ho scelto la posa migliore: in altri momenti veste una sorta di busta della spazzatura condominiale davvero indecorosa. Diciamo che il gusto di entrambi, regista e attrice, non è che sia dei più fini 😛
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ciao, hai ricevuto una nomination nella mia speciale Liebster Award^^
passa a trovarmi 🙂
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Ti ringrazio 😉
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spero che la continuerai, ho cercato di porre domande variegate, e l’ultima mi sembra quella più interessante soprattutto per un blog grande
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Sei gentile, ma non partecipo più a queste iniziative: sono tantissime le Catene di San Tag-Tonio che mi arrivano ogni anno, e non trovo più divertente rispondere a quelle domande a cui già ho risposto più e più volte, nel corso di tanti anni. Ti ringrazio del pensiero ma declino l’invito 😉
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Ah ok
Sarebbe stato interessante, almeno prova a leggere e se ti ispirano rispondi nei commenti. Ho cercato fi essete originale, anche perché alcune sono feedback sulle mie interazioni^^
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C’è un liebster Award per te qui https://lafabricadeisogni.blogspot.com/2020/06/liebster-award-2020.html
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Ti ringrazio della segnalazione, sei gentile 😉
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Sai quanto adoro la Z e quanto creda nella nudità gratuita come elemento migliorativo di un prodotto Z, ma qui mi pare si vada oltre, tanto che non mi verrebbe nemmeno troppa voglia di vederlo (e tu che conosci le mie debolezze filmiche, potresti stupirti di ciò!).
I due meriti che riconosco al film suddetto sono quello di aver stimolato la tua solita, esimia, recensione e di aver riportato alla mente i fasti dello zinnefilo…ne sento la mancanza! 🙂
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Ti ringrazio, e proprio perché Pyun è uno di noi, uno che sa infarcire bene i suoi film, dispiace ancor di più assistere alla sua rovinosa creatura: il Tocco di Pyun non basta più a far digerire il suo solito filmaccio. Il suo celebre stile di regia è scomparso, rimane solo un prodotto amatoriale. Da quel poco che ho visto del Pyun più recente, temo che sia tutto ciò che è rimasto di lui.
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Tanto che poi, registicamente parlando, nel capitolo del 2017 ha passato la mano a un altro, e difficilmente questa cosa sarebbe successa in quei suoi anni più ispirati ormai lasciati alle spalle nella seconda metà dei ’90, come anche questo insulso “Nemesis 4: Death Angel” sta a dimostrare. Forse però un barlume di speranza ancora c’è, dopotutto: il suo “Interstellar Civil War” del 2017 (contemporaneo a Nemesis 5 e più che probabile motivo dell’affido di quest’ultimo al collega Dustin Ferguson, così Albert poteva avere le mani libere per dirigere personalmente il suo kolossal) ha suscitato entusiasmi inaspettati…
P.S. Catene di San Tag-Tonio: il genio all’opera 😉
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Del Pyun moderno ho visto solo “Left for Dead” (2008) all’interno della mia maratona di weird western: era delirante ma non mi ha lasciato un ricordo sgradevole. Sono curioso di continuare questo viaggio per capire l’entità della “rinascita” di Pyun nel Duemila.
P.S.
Non posso attribuirmi la paternità dell’espressione Tag-Tonio ma ne sposo il concetto ^_^
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