Mentre passano gli anni e il progetto di Total Recall 2 svanisce sempre di più, la Carolco dalla sua tomba riesce a vendere i diritti televisivi del marchio alla DFL Entertainment per più di un milione di dollari: il risultato è una serie Showtime di vita corta (per fortuna).
Total Recall 2070
Intervistato da “Science Fiction Age”, il produttore Jeff King racconta:
«Total Recall si basava su un racconto di Dick, e un altro suo racconto è stata l’ispirazione per Blade Runner. Questa serie TV è ispirata da tre fattori: 1) la tecnologia Rekall e la sua capacità di rendere reale l’irreale così da non poter capire la differenza; 2) la fantascienza di Philip Dick, con storie intime, personali, su eroi ed anti-eroi oltre che sulla condizione umana; e 3) una visione del futuro propria di Art Monterastelli, capace di prendere il meglio dai primi due punti.»
Proveniente dal mondo televisivo e chiusa la carriera co-sceneggiando John Rambo (2008) insieme a Stallone, Art Monterastelli forse non l’ha neanche visto il film con Schwarzenegger, dato che a parte un’azienda di nome Rekall non c’è la minima ombra di collegamento fra serie e film da cui teoricamente è tratta.
Con una puntata doppia come inizio, Monterastelli porta in TV Blade Runner con spruzzate di altre tematiche anni Ottanta. Così la città è eternamente notturna, affollata ed “asiaticheggiante” come in Blade Runner (1982); il protagonista che dopo la morte del collega si ritrova a lavorare con uno “strano” come in Alien Nation (1988) – ma in realtà è un canone che risale almeno al romanzo Abissi d’acciaio (1953) di Asimov – gli androidi hanno il sangue bianco come Aliens (1986), e poi vari altri particolari tutti tratti da Blade Runner. Che c’entra Total Recall? La macchina che dovrebbe impiantare memorie serve solo a vivere esperienze finte, non a lasciare memorie di queste.
Quando il giornalista Ian Spelling va ad intervistare l’attore protagonista Michael Easton per “Starlog” (aprile 1999), ne sappiamo di più sulla nascita della serie.
«Non sembrava qualcosa che mi interessasse fare, poi [i produttori] mi hanno detto “dovresti leggerlo [il copione]” e ho scoperto che era una storia molto più vicina ai romanzi di Philip K. Dick che al film Total Recall. Mi piaceva, sebbene molti sarebbero rimasti delusi da questo.
«Non si può fare Total Recall ogni settimana, in TV, non si possono spendere sessanta milioni di dollari e far esplodere tutta quella roba ogni settimana. Inoltre non credo sarebbe una grande serie. Devi avere buoni personaggi ed ecco che tornare ai romanzi di Dick ha più senso. Ci sono più temi legati alla paranoia, agli androidi e alla tecnologia. Troppo spesso i copioni di fantascienza risolvono tutto con gli effetti speciali o con un’astronave che fa un giro o altre stupidaggini simili.»
«Quando ho letto il copione di Total Recall 2070 ho scoperto che era ambientato sulla Terra di soli settant’anni nel futuro, ed è qualcosa con cui il pubblico può relazionarsi. Per semplificare, è più come Blade Runner, ha quel tipo di atmosfera. Ho scoperto che i produttori di Showtime erano molto impegnati nel progetto, desiderosi di creare qualcosa di diverso. Avevamo autori che provenivano dalla serie “NYPD” e questo era un bene, perché in fondo di base la serie è un poliziesco: il fatto di essere ambientato nel futuro rende solo la prospettiva un po’ diversa.»
Il fatto che il creatore Monterastelli nel 1993 abbia scritto un episodio di “NYPD” non mi sembra sufficiente a farne un esperto di polizieschi, né aver scritto due episodi di “Simon & Simon” nel 1988 lo rende esperto di investigatori privati, sebbene siano entrambi serie di alta qualità. Tra gli autori risulta anche una nostra sconoscenza, quel Jon Povill esperto di progetti mai realizzati: l’aver fatto un paio di bozze di Total Recall nel 1975 evidentemente gli vale ancora la presenza nei titoli di testa!
Total Recall 2070 è perfettamente in linea con lo stile delle serie di fantascienza dell’epoca che non possono attingere agli alti budget di “Star Trek”, quindi con effetti speciali che già all’epoca non è che facessero un figurone, ma soprattutto uno stile così forzatamente e posticciamente dark che finisce per rovinare un’atmosfera che invece sulla carta era ottima. Con le varie storie di androidi si cerca di coprire ogni possibile richiamo a Blade Runner e alla sue tematiche: non quelle di Dick, ma quelle del film di Ridley Scott. Va bene l’omaggio, ma la sudditanza psicologica è sempre imbarazzante.
Il vero difetto della serie è il suo evitare ossessivamente qualsiasi richiamo a temi o atmosfere del film di Paul Verhoeven, tanto da lasciar supporre che quel successo del 1990 non fosse più proponibile nel 1999, tanto da dover parlare di tutto tranne che di quelle tematiche. Total Recall 2070 affronta una vasta gamma di spunti senza mai prenderne di petto nessuno. L’unico, vero, ossessivo e furbetto obiettivo della serie è parlare di un cacciatore di androidi per lisciare il pelo ai tanti esagitati fan di Blade Runner: ad avere avuto i soldi, la produzione avrebbe dovuto chiamare la serie Blade Runner 2070, allora sì che sarebbe stato un prodotto onesto.
A rendere totalmente inguardabile la serie in Italia ha contribuito uno dei più brutti doppiaggi che la storia del cinema nostrano ricordi, come se fossero stati scelti volutamente tizi a caso senza alcuna esperienza recitativa e buttati a casaccio davanti ad un microfono. Chi solo oggi nei social si lamenta che la RAI a volte presenta dei doppiaggi men che perfetti, dico che dovrebbe ringraziare che almeno usi voci umane.
E alla fine arriva Weinstein
L’apparizione in TV del titolo “Total Recall” – anche se la serie non ha assolutamente nulla a che vedere con il film – ha distrutto le speranze di William Goldman e Ronald Shusett di portare al cinema un ipotetico seguito del film del 1990, visto che le grandi case cinematografiche di solito non acquistano franchise se non possono averne tutti i diritti: chi mai comprerà il marchio “Total Recall” sapendo che non potrà sfruttarne i diritti televisivi, in mano ad altri? Qualcuno che magari… non sa di questo fatto.
Stando alla ricostruzione di David Hughes per il suo saggio Tales from Development Hell (2003), il 14 gennaio 1997 all’asta dei prodotti della Carolco in liquidazione una casa spende più di tre milioni di dollari – battendo le offerte della 20th Century Fox e della citata DFL Entenrtainment – per comprare i diritti di “Total Recall” relativi ad un eventuale sequel, prequel o remake, un filotto che però non comprende i diritti televisivi già acquisiti da altri. Chi è questa casa che solo dopo aver pagato ha scoperto il problema dei diritti televisivi? È una casa giovane, nata da pochi anni come distaccamento della disneyana Miramax: si chiama Dimension Films ed è specializzata in pessimi seguiti di saghe famose.
Il fresco successo di Scream (1996) rende la casa spendacciona, e la sua missione è rivelata chiaramente da Bob Weinstein al “Daily Variety” del 15 gennaio 1997: «Questa è un’opportunità di franchise perfetta per la Dimension, perché i franchise sono tutto ciò che la Dimension è». Infatti la casa nel 1992 ha preso le redini di Hellraiser, nel 1995 di Halloween e Children of the Corn, nel 1996 di The Crow e nel 2005 di Amityville, giusto per citare le saghe più famose, inframmezzate da seguiti a piacere di altri film, come Piraha 3D (2010) e saghe autoctone come i vari seguiti di Scream.

I fratelloni Bob ed Harvey Weinstein della Dimension Films
In quel 1997 Weinstein aveva le idee chiare e, racconta nella citata intervista, voleva contattare l’intero cast del Total Recall del 1990 ma non il regista Verhoeven, il cui sonoro insuccesso di Showgirls (1995) ne faceva una persona da evitare. «Useremo uno dei registi fissi della Miramax. Abbiamo discusso alcune idee, abbiamo un soggetto e già nel prossimo anno inizieremo la lavorazione del film». All’epoca Bob è spavaldo grazie all’enorme successo di Scream e non considera un costosissimo seguito di Total Recall un’operazione ben al di fuori dei parametri Dimension, casa specializzata in piccoli film dal piccolo budget. Se con il citato film di Wes Craven una spesa di 14 milioni di dollari ha portato ad un incasso di più di cento, il produttore è convinto che un titolo celebre con un budget più ambizioso possa ottenere lo stesso risultato positivo.
Malgrado questi sogni di grandezza, la prima mossa di Weinstein è cercare uno sceneggiatore della Miramax che scriva una sceneggiatura il più economica possibile – alla faccia della grande produzione milionaria! – e lo sceneggiatore salta fuori: Matthew Cirulnick. All’epoca è ancora uno sconosciuto e oggi non è che sia chissà chi: l’unico suo credito importante è aver co-sceneggiato con Stallone quella roba imbarazzante di Rambo: Last Blood (2019). Non andrei a vantarmici in giro. All’epoca è un 22enne che ha firmato un contratto con la Miramax per scrivere tre film, il primo sarà il piccolo Paid in Full (2002). «Appena consegnata la sceneggiatura per quel film», racconta Cirulnick ad Hughes, parlando di Paid in Full,
«la Miramax ha comunicato al mio agente che volevano passare al secondo film del mio contratto. Mi è stata fornita una lista di titoli, fra cui c’era Total Recall 2: sono andato fuori di testa. Ricordo ancora la fonte usata per la scritta, ricordo l’emozione nel leggerla e ricordo me stesso dire “prendo questo”. Sono nato nel 1976 e ho visto Total Recall appena è uscito in videocassetta, è uno dei miei film preferiti. Il mio agente mi ha guardato e ha sorriso: “Ragazzo, tu sei ad inizio carriera, c’è gente molto esperta su questo progetto”, bla bla bla e questo mi ha fatto infuriare. Perché pensavo: “Non posso farci niente per l’età che ho, ma posso controllare la qualità delle parole che metto su carta”. Così ho risposto: “Guarda, io lo scrivo e poi lo metto a confronto con la sceneggiatura di chiunque altro, e vediamo quello che succede. Devo fare questa prova.”»
Quando esce fuori che la Dimension sta proponendo la sceneggiatura a Bob Gale, co-autore dei film di Ritorno al futuro insieme a Robert Zemeckis, la situazione sembra senza speranza: nelle parole di Cirulnick, la somma che il giovane avrebbe guadagnato nel caso avesse venduto il copione corrispondeva già solo alla commissione che il suo agente avrebbe avuto da Bob Gale. Erano professionalità che non potevano stare sullo stesso piano, ma si sa che nel cinema niente è scontato: quando Bob Gale rifiuta l’offerta, Cirulnick non si fa cogliere impreparato. Chiusosi in una stanza ed uscitone con un soggetto per Total Recall 2, comincia a pressare ogni produttore Dimension fino a salire in alto, a Weinstein in persona. È Bob stesso che, sfinito, gli dice: «Okay, sei a bordo: vai!».
Tutti sono felici. Bob Weinstein ha dato il via al progetto e Cirulnick ha ottenuto un’opportunità di altissimo livello per mostrare quanto vale. Si siede alla scrivania, prende un foglio e scrive Total Recall 2… e bussano alla porta. È il Destino. E dal 1979 il Destino ha un solo volto. Ronald Shusett…
Stavolta c’eravamo andati davvero vicini, ma non importa quanto lontano e quanto intensamente corri: Terminator Shusett ti raggiungerà… e ucciderà il tuo film.
(continua)
Fonti
- James G. Boutilier, Philip K. Dick scores another media hit, da “Science Fiction Age” (Volume 7) n. 3 (marzo 1999)
- Benedict Carver, Chris Petrikin, Dimension eyes Recall 2, da “Daily Variety” (12 maggio 1998)
- David Hughes, Tales From Development Hell (2003)
- Ian Spelling, Thought Policeman. Total Recall 2070, da “Starlog” n. 261 (aprile 1999)
- Rex Weiner, Anita M. Busch, Recall in New Dimension, da “Daily Variety” (15 gennaio 1997)
L.
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Bel film👍
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L’idea sui poliziotti che devono indagare nel mondo di “Atto di Forza” non sarebbe nemmeno stata male se (e sottolineo il “SE”) l’avessero sviluppata come si deve. Inutile provare ad adattare “Blade Runner” spacciandolo per “Atto di Forza”.
Hai la Rekall? Si. Bene… Cosa fa la Rekall? Installa finti ricordi facendoli sembrare veri. Ecco, con questa base di una riga, perché non far indagare gli sbirri su casi in cui delle persone “manipolate” da ricordi sballati compiono atti criminali. Ad esempio tentano di uccidere un personaggio importante (un senatore, un giudice,…) perché nel ricordo finto impiantatogli gli ha sterminato la famiglia. In realtà non è vero nulla ma il finto ricordo pare vero e la sete di vendetta è fortissima.
Trama verticale, episodi auto-conclusivi che magari possono svilupparsi in una trama orizzontale lunga una stagione (la Rekall è malvagia? O c’è qualcuno che usa la tecnologia “buona” della Rekall per scopi criminali? Magari spunta fuori un certo Cohaagen che con queste mosse destabilizzanti vuole rovesciare il governo marziano). Non serve far saltare per aria tutto ogni episodio! La serie poteva benissimo essere un normale poliziesco però ambientato in quel mondo con continui rimandi (più o meno velati) al film del ’90. Perché incaponirsi a forza con Blade Runner?
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In un episodio usano la stessa trama che hai scritto, segno che un minimo tentativo c’è stato, ma più in piccolo: un uomo uccide un tizio perché un falso ricordo gli dice che è l’amante della moglie. Ma poi va tutto per affari suoi.
La Rekall viene considerata un modo per vivere esperienze fasulle che sembrino vere, e la serie inizia con una procace signorina diversamente vestita che vive esperienze sensoriali particolari con il suo amante: al che si capisce subito che con il film del 1990 non c’entra una mazza!
Il desiderio ossessivo di infilarci androidi a tutti i costi – personaggi assenti nel film del 1990 – perché così si acchiappano i fan di Blade Runner non porta da nessuna parte, visto che sono storie superficiali e insoddisfacenti.
La stramba coppia di sbirri umano-robotici poteva essere una buona trovata, ma neanche J.J. Abrams con la sua serie “Almost Human” è riuscito a sdoganare l’idea.
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Rileggendo quello che ho scritto mi è venuto un flash e ho fatto una brevissima ricerca. Da ragazzino leggevo qualche manga. Mi piaceva moltissimo GHOST IN THE SHELL di Shirow. Al di là dei pippotti filosofici alla Scott sbagliato, c’era una puntata in cui un netturbino piazzava delle bombe in giro per la città. Se hai tempo-voglia leggilo (vai oltre l’intro porno-lesbo del Maggiore Kusanagi…)
http://www.nonsolomanga.it/manga5/shirow_gits03_01.htm
Dimmi cosa ti pare. E’ del 1991…
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E’ un sito di non facile consultazione, puoi riassumere qui? La puntata dello spazzino la ricordo nell’anime di Ghost in the Shell, credo sia ripresa in parte anche dal film americano.
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Infatti! Sono diventato scemo per scorrerlo…
Comunque c’è questo netturbino che durante il giro di raccolta rifiuti si ferma a dei telefonici pubblici per prendere qualcosa. Secondo quanto racconta al collega con lui nel camion, la moglie ha deciso di punto in bianco di divorziare da lui e l’ha bloccato, o meglio, gli ha bloccato la possibilità di connettersi a lei per parlare e/o chiarire (nel mondo di Ghost in the Shell quasi tutti gli umani sono ibridi: mezzi uomini, mezzi macchine e hanno la possibilità di connettersi tra di loro da remoto, come se avessero un cellulare impiantato in testa. Poi ci sono gli androidi-ginoidi usati/e per difesa personale o piacere e hanno una AI variabile. Da bambola gonfiabile creata per il puro piacere a personalità quasi senziente).
Questi oggetti che il netturbino raccoglie sono, secondo la sua versione, dei chip che una volta uniti permettono l’hackeraggio della barriera che la moglie e l’avvocato divorzista hanno imposto. Glieli ha lasciati in giro un signore conosciuto in un bar e che venuto a conoscenza della storia ha deciso di aiutarlo.
La squadra del Maggiore sta seguendo un hacker che ogni 7 minuti invia un segnale che ha iniettato un virus nel cervello semi-robotico dell’interprete del ministro degli esteri. Ovviamente le due cose sono collegate… L’hacker utilizza il netturbino e il suo camion di raccolta per non essere rintracciato. La squadra becca il camion e arresta il netturbino dopo un’inseguimento e una sparatoria.
La moglie, il divorzio,… Era tutto nella sua mente. Qualcuno gli ha installato un ricordo fasullo che l’ha fatto diventare ossessionato. Il finale si chiude col Maggiore e il suo capo che filosofeggiano su come un ricordo, per giunta falso, possa rovinare l’esistenza di un uomo (il netturbino, disperato e con le mani nei capelli non si capacita di come la moglie non possa essere reale perché lui se la ricorda benissimo!). Visto che non esistono tecnologie che espiantino i ricordi con successo, l’uomo dovrà conviverci.
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Sì, allora l’episodio è finito pari pari nell’anime, molto bello. Non credo che i fiacchi autori di “Total Recall 2070” si siano presi il disturbo di leggere in giro, anche perché non è che esistano così tante storie con la memoria. Ciò che arricchisce il manga è una corposa storia scritta intorno allo spunto, invece nella serie TR ci sono solo spunti buttati a casaccio.
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Ma il tizio che vuole vendicarsi perché gli hanno ucciso la famiglia, per poi scoprire che è un falso ricordo impiantato, non è l’ultimo film della serie Universal soldier?
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Anche un vecchio episodio di “Starsky e Hutch” usa lo stesso spunto: un tizio si risveglia senza memoria e il dottore gli rivela che la moglie è stata uccisa da un uomo politico, ovviamente è un trucco per farglielo uccidere. Credo potremo trovare questo spunto in tanti altri prodotti, ma poi dipende da come sono sviluppati.
E quell’Universal Soldier che citi me lo sono fatto rimuovere dalla Rekall 😀
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Ma a questo punto, perché non intitolarlo “Blade Runner 2070”? L’unico legame con il film (oltre al titolo di cui detenevano i diritti) è l’effetto finale, una serie che nessuno ricorda, cancellata dalla memoria come farebbero alla ReKall 😉 Dalla sudditanza psicologica nei confronti delle Scott sbagliato non ne usciremo mai credo. Cheers
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Quello sì che sarebbe stato un titolo onesto per la serie, che comunque è durata pochissimo quindi anche tutti questi fan di Dick non è che siano così interessati ad altre storie.
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Total Recall trasformato in serie (brrr vista la mia ostilità per le serie), oltretutto brutta (doppio brrr), ora ci manca la versione serie western (triplo brrr) e poi Willy vedrà affossata la sua ammirazione per l’opera suddetta! 🙂
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Ah mica male! Un futuro distopico, ucronico e steampunk dove i cowboy arrivano in città, lasciano i cavalli a vapore nelle stalle automatiche e vanno a rilassarsi impiantandosi ricordi alla Rekall. Strano non ci abbiano pensato 😀
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Ci hanno pensato ma ci hanno buttato dentro gli androidi e i discorsi filosofici pure là! (Westworld)
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Quella è un’altra mosciata assurda, a malapena ho sopportato di arrivare alla prima stagione, chiudendo lì per sempre il discorso. Povero Crichton, che fine gli hanno fatto fare…
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Ahahahah! Mi hai fatto quasi venire voglia di vedere partorita questa utopia, in barba alla mia nemesi western!!! 🙂 🙂
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Vedi che sotto sotto in te batte un cuore da selvaggio West? 😛
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Secondo me il fatto è che batte un cuore così Z che anche idee western
che rimembrano meravigliosamente la Z, mi tentano! 🙂
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Avevo indovinato, ricordo di aver parlato anche Total Rekall 2070 nell’articolo sul mio blog relativo a tutti i seguiti di Blade Runner. Non ho avuto la forza di guardare davvero questa serie, ma mi aveva già dato l’impressione di avere il titolo sbagliato.
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Per di più ha un doppiaggio abominevole che grida vendetta: in italiano è assolutamente inascoltabile.
Le tematiche sono tutte riconducibili a Blade Runner, quindi hai fatto bene a considerarlo un suo seguito 😉
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Non mi ricordo proprio di Total Rekall 2070. Probabile non l’abbia mai nemmeno vista o, in alternativa, l’essere così poco riuscita (oltre alla disonestà di scambiare Totall Recall con Blade Runner) deve aver fatto sì che la rimuovessi completamente (forse è opera della Rekall 😉 )… alla fine cambia poco, comunque, visto che non mi ha lasciato niente.
Riguardo ai sequel, ogni volta che qualcuno crede di riuscire a vedere la luce in fondo al tunnel, ecco arrivare puntuale Shusett a spegnerla (cosa che non ha mai smesso di fare, fin da quel lontano 1979)…
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Per fortuna Ron si è occupato di pochissimi film nella sua carriera, così almeno qualcosa è riuscito ad uscire 😀
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Nooo,ci lasci con un cliffhanger gigantesco… ,e ancora lui,inesorabile,non puoi patteggiare con lui,non sente ne pietà ne rimorso ne paura,Niente lo fermerà prima di aver eliminato il film,è l’uomo sbagliato nel posto sbagliato nel momento sbagliato (doppia cit.)
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ahahaha PERFETTO!!! Hai colto esattamente l’essenza di Ronald Shusett 😀
Credimi, mentre leggevo il saggio di Hughes sono saltato sulla sedia: ma ancora lui???? Ma non si riesce mai a neutralizzarlo? Qui servono Sarah Connor e l’Esorcista insieme! 😀
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Certo che a 22 anni ottenere un contratto per scrivere tre film per i Weinstein… complimenti!
Anche se poi i risultati decenti non sono mai arrivati, il giovane prometteva bene!
La serie Total Recall 2070 comunque non l’avevo nemmeno mai sentita nominare…
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La serie non te la consiglio, la voglia di fare una cyberpunkata è inferiore alla cialtronaggine nel gestire tutto.
Comunque la questione di essere assunti giovani ha un triste risvolto: queste case furbette amano circondarsi di giovani malleabili, che non possono alzare la testa e devono eseguire gli ordini. Va bene la star per fare cassetta, ma poi la star rompe le scatole con richieste e frigna sempre, mentre il giovane di 22 anni fa cose che un professionista affermato non farebbe mai.
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È purtroppo vero. Infatti sono numerosi gli esempi di case grosse che chiamano registi bravi per film ad alto budget solo per poi licenziarli quando non seguono i loro ordini (il primo che mi viene in mente è Edgar Wright su Ant Man)!
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Si sa che quelli bravi sono anche un po’ “dive”, tocca metterlo in conto, ma vale la pena. Invece molte case ai cavalli di razza preferiscono i muli da soma, perché ubbidiscono senza dare noie, solo che poi i risultati si vedono eccome!
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