Morti viventi 0. Introduzione

Venerdì 10 agosto 1990, ho 16 anni e da pochissimo sono impazzito per i film horror, conosciuti “di rimbalzo” grazie alla lettura delle varie citazioni nei fumetti di Dylan Dog. La serata di Italia1 mi regala una nuova puntata del mitico “Venerdì con Zio Tibia“, trasmissione-contenitore di prodotti horror trasmessa dopo un pomeriggio televisivo di ben altro livello, a base di “Supercopter”, “Casa Keaton” e “Alvin rock and roll”. Alle 22,30 – prima dei campionati mondiali di basket Italia-Cina – andrà in onda un episodio della serie “Venerdì 13” che non ho mai voluto seguire, non so perché. Il piatto forte è quello delle 20,30, con la prima visione televisiva de Il ritorno dei morti viventi.

Ritaglio “Radiocorriere TV” del 10 agosto 1990

Il mio fido videoregistratore Panasonic a due testine entra in funzione e un’atmosfera particolare mi prende alla gola. Ho visto un numero così esiguo di film horror da essere ancora impressionabile: L’ululato (1981) e Aliens (1986) mi hanno terrorizzato dall’inizio alla fine, e già nei primi istanti di questo Ritorno sento che ripeterò l’esperienza. In realtà solamente la parte iniziale del magazzino sanitario mi contorcerà le budella dalla paura, il resto del film sarà solo gioia splatter, ma rimane comunque uno dei film che mi ha colpito di più all’epoca.

Quella fu una calda estate zombie. La Mondadori Video presentava in VHS La notte del morti viventi (1968), l’originale di Romero all’assurdo prezzo di 145 mila lire (per fortuna l’anno dopo prenderanno piede le versioni economiche dei film, a circa 20 mila lire), mentre Playtime offriva i relativi seguiti Zombi (1978) e Il giorno degli zombi (1985). La Warner Home Video invece già aveva in catalogo il seguito del Ritorno di O’Bannon: Il ritorno dei morti viventi 2 (1988).

La TV aveva iniziato già a febbraio a fare un corso zombie agli spettatori. La mitica Odeon TV lunedì 19 febbraio in seconda serata presentava Zombi di Romero e la piccola ma cazzuta Italia7 domenica 13 maggio rispondeva, sempre in seconda serata, con Virus. L’inferno dei morti viventi (1980), bojata del premiato duo Mattei-Fragasso: quell’estate venne chiusa da Rai3 lunedì 1° ottobre, quando in seconda serata va in onda il decano La notte dei morti viventi (1968).

Ad agosto Zagor affrontava un capo indiano creduto morto che invece si ripresentava in vita, con “Testa di morto“, mentre Dylan Dog a settembre ci portava nel suo “Horror Paradise“, parco dei divertimenti con tutti i più celebri mostri cinematografici. Anche per i fumetti è stata una gloriosa estate.

Oggi, trent’anni dopo, mi sembra il momento giusto per festeggiare quell’estate zombesca iniziando un viaggio nella lavorazione di un film nato cinque anni prima ma caro agli italiani solo dal 1990.

Prima però, a mo’ di introduzione, è necessario metterci d’accordo sul perché Romero non parli di zombi.


Nel nome degli zombi

Molti credono che il personaggio dello zombie sia stato inventato da George A. Romero con il suo La notte dei morti viventi (1968), così che sfugge il gioco del regista che invece ha fatto l’esatto contrario: il successo della sua opera si deve proprio al prendere completamente le distanze da un personaggio che esisteva da decenni, era ampiamente noto agli americani e non godeva proprio di grande stima. Il fatto che la trilogia di Romero non parli di zombie, ma di morti viventi, dovrebbe farci capire l’equivoco che da decenni continua ad avvolgere questi prodotti. Forse però un ripassino può aiutare.

Il termine “zombi” esiste nel mondo europeo almeno dal Cinquecento e ha avuto diversi significati (come ho raccontato). Il grande pubblico americano ha iniziato a conoscere l’aspetto esotico della “maledizione voodoo” all’inizio del Novecento, quando iniziano a prendere piede racconti fantastici spacciati per resoconti di viaggi, come per esempio The Magic Island (1929) di William Seabrook. All’epoca il mondo dei musical di Broadway è il primo ad esserne influenzato e dallo stesso 1929 cominciano ad apparire vari spettacoli dal semplice titolo “Zombi”, con un successo di critica e pubblico che spinge il cinema a seguire il fenomeno, sfornando un classico come The White Zombie (1932; in Italia, successivamente, “L’isola degli zombies”) di Victor Halperin.

Uno zombie del 1932 guidato dal perfido Bela Lugosi

Dopo il successo con Bela Lugosi che controlla corpi umani privi di volontà arrivano subito prodotti meno memorabili, come Revolt of the Zombies (1936) sempre di Victor Halperin, con soldati cambogiani riportati in vita. La Warner Bros si rende conto che il soggetto “tira” e sforna The Walking Dead (1936; in Italia, “L’ombra che cammina”) con Boris Karloff ucciso per errore che viene riportato in vita e, deambulando rozzamente, si vendica dei torti subiti. Altre grandi major partecipano al gioco e la Paramount sforna la commedia The Ghost Breakers (1940; in Italia, “La donna e lo spettro”) dove di nuovo lo zombie è il corpo privo di volontà comandato da qualcuno, così come in King of the Zombies (1941) di Jean Yarbrough, di nuovo una commedia, i corpi deambulanti dovrebbero diventare soldati di un esercito comandato a distanza.

Lo zombie che nel 1940 minacciò Bob Hope

Torna la serietà con un altro grande classico come I Walked with a Zombie (1943; in Italia, “Ho camminato con uno zombie”) di Jacques Tourneur, dove si torna ad atmosfere caraibiche splendidamente inquietanti. Questo non vuol dire che non sbuchino ancora commedie sull’argomento, come Revenge of the Zombies (1943) con John Carradine che vuole creare una razza di super-soldati ai suoi ordini, così come lo stesso Carradine diventa lui stesso zombie in Voodoo Man (1944) agli ordini di Bela Lugosi: almeno Zombies on Broadway (1945) è volutamente comico, al contrario di film involontariamente ridicoli. Non mancano infine sceneggiati della Republic come Valley of the Zombies (1946), mentre addirittura Dean Martin e Jerry Lewis affrontano il loro bello zombie in Scared Stiff (1953; in Italia, “Morti di paura”).

Da Zombies of Mora Tau (1957) di Edward L. Cahn agli zombie con la Z maiuscola di Ed Wood, fino addirittura a Roma contro Roma (1964) di Giuseppe Vari con John Drew Barrymore, distribuito in America come War of the Zombi: anche gli antichi Romani hanno dovuto vedersela con i morti viventi!

Due anni prima del Night di Romero la britannica Hammer presenta The Plague of the Zombies (1966; in Italia, “La lunga notte dell’orrore”), e lo stesso anno torna Carradine con The Astro-Zombies (1968). Proprio per differenziarsi da questo fiume di film che ha riempito sale e drive-in americani per decenni Romero non ha parlato di zombie, ma di morti che tornano dalle tombe senza l’aiuto di alcun intervento umano. Questa sì una novità, in un ambiente saturo di stregoni e scienziati pazzi. Forse è per sottolineare questa differenza che Romero non ha mai usato il termine “zombie”.

Quando dieci anni dopo il successo del primo film Romero, che nel frattempo non aveva certo avuto una grande carriera, torna ai suoi morti viventi raccontandone l’alba dopo la notte, tutto sfugge di mano. L’autore continua a non parlare di zombie ma nel frattempo l’immaginario collettivo ha fuso i due personaggi: ha cioè preso il corpo senza volontà e l’ha confuso con il cadavere resuscitato. Molti si sono accorti (apprezzando) della feroce critica sociale di Romero con il suo Dawn of the Dead (1978), molti meno si sono accorti che l’edizione europea del film si è inventata gli zombie a casaccio. L’edizione italiana non solo si inventa un titolo apocrifo come “Zombi” (perché usare un termine che Romero volutamente non ha mai usato?), ma ha inserito la parola nel doppiaggio, in almeno due punti in cui non c’entrava niente. «È pieno di zombie laggiù» (minuto 30 dell’edizione da 114 minuti), giusto per fare un esempio di frase inventata dal doppiaggio italiano. Lo stesso, comunque, a Romero uno “zombie” scappa detto: un’unica menzione in un’intera trilogia, giusto per ricordare che qui non si parla di zombie.

L’unico “zombie” scappato detto a Romero

Un’ultima curiosità. Non pago di aver infilato la parola “zombie” dove non c’era, il doppiaggio italiano prende un discorso radiofonico in cui il presentatore incita a stare in casa e si inventa… «Gas contenenti certe tossine che potrebbero avere ragione di questi esseri». Come mai mentre il presentatore continua a parlare della visita del Presidente, il doppiaggio italiano ci racconta che sono in corso degli esperimenti chimici per fermare i morti viventi? Fatto sta che con diversi anni di anticipo su Dan O’Bannon viene accostata l’idea delle tossine a quella dei morti viventi.


Gli zombie in Italia

«Un tale Zombi suo discepolo ed individuo di pastafrolla», così si lamentava di un collega un professore universitario italiano del 1859 (“Gazzetta medica italiana”, serie II, volume IX), riferendosi ad uno dei tanti significati che il termine ha assunto in Italia sin dall’Ottocento. Già nel 1842 infatti il Dizionario universale della lingua italiana curato da Carlo Antonio Vanzon recitava:

«Zumbi. mitol. africana. Così nel regno di Congo chiamasi l’apparizione de’ morti. Fare il Zumbi gli è lo stesso che tornare dagli estinti, e turbare il riposo de’ vivi con tal sorta d’apparizione.»

Per qualche curioso rito voodoo, una parola nota agli italiani dall’Ottocento è morta e risorta più volte, assumendo sempre l’aspetto di “novità”. Quando poi un secolo dopo, nel 1949, la Mondadori presenta ai giovani lettori di “Topolino” la storia di Carl Barks in cui Paperino è inseguito da uno zombie (“Paperino e il feticcio“), il termine viene cambiato in gongoro, così come le rare volte in cui qualche film zombie riesce ad arrivare nelle nostre sale si preferisce non utilizzare una parola che è citata in italiano dall’Ottocento ma di cui in realtà nessuno è sicuro del significato.

Quando anche la Disney raccontava storie di zombie

Il noto giornalista Vittorio Zucconi, raccontando su “Europa” del 7 gennaio 1974 quell’Haiti la cui squadra l’Italia avrebbe affrontato nei mondiali di calcio estivi, non resiste a scrivere «Haiti, nei Caraibi: terra della più nera stregoneria, terra del voodoo, il rito terribile e misterioso degli “zombi”, i cadaveri viventi.» Il tono è sicuramente scherzoso, ma dimostra la conoscenza di certe nozioni, sicuramente apprese dai film. Su “La Stampa” di domenica 17 aprile 1977 invece il giornalista Luigi Firpo usa l’espressione «lo zombi di Frankenstein» per indicare ciò che oggi chiamiamo “creatura”, denotando un po’ di confusione sull’argomento.

Il termine “zombi” o “zombie” è perfettamente noto agli italiani ma per evitare confusioni prima del 1978 si è scelto di usarlo molto più per i romanzi che per il cinema, perché i lettori sono molto più informati degli spettatori, come dimostrano gli zombi di Star Trek. Dal 1978 in cui il Dawn di Romero invade l’Italia con la scritta “Zombi” in copertina, il termine può finalmente entrare in pianta stabile in una lingua che lo conosceva da più di cento anni. Addirittura il nostro Zagor cinque anni prima del film era uscito in edicola con la stessa identica scritta: come sempre, i lettori sono molto più informati degli spettatori.


Zombi!
Zagor n. 95 (14 maggio 1973)
Soggetto e sceneggiatura: Guido Nolitta
Disegni: Franco Bignotti/Gallieno Ferri
Copertina: Gallieno Ferri

«Zagor ha capito che O’Keefe è soltanto un pazzo sanguinario, deciso a sterminare i seguaci di quella che giudica una religione falsa e menzognera. O’Keefe lo fa imprigionare, ma ormai i sacerdoti del vudu sono esasperati dalle sue violenze e lo vogliono ripagare della sua stessa moneta. A chi appartengono i passi lenti, strascicati che si avvicinano al covo di O’Keefe?»


Ad onor del vero già “Il piccolo ranger” nel giugno 1970 aveva sfoggiato il titolo “Zombies!”, e nel dicembre successivo il numero 156 di “Satanik” sfoggia un “Lo zombie”. A maggio del 1971 il decano Tex affronta uno zombie mandatogli da Mefisto (in “Magia Nera” , n. 127) ma poi il dominio del termine passa al fumetto erotico italiano.

La testata “Jacula” nel giugno 1972 aveva già chiamato un albo “Gli zombi”, “Oltretomba” presenta nell’agosto successivo “Tre zombi per una vergine” e nel novembre 1973 “Polvere sei, zombi diventerai!”.

Nel giugno 1973 “Vampirissimo” sfoggia un ghiotto “La notte degli zombi” e nel gennaio 1971 “Wampir” continua il gioco citazionistico con “L’isola degli zombies”.

Nell’aprile 1972 l’antologico “Mezzanotte con Zio Tibia” racconta tranquillamente storie di zombie, mentre nel maggio 1978, qualche mese prima dell’arrivo in sala del film di Romero, “Peter Paper” presenta “47 zombi che parla!”.

Insomma, gli zombie sono tra noi da decenni, ma solo dal 1978 il grande pubblico se ne è accorto: grazie ad un autore che non parla di zombie!


L.

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49 risposte a Morti viventi 0. Introduzione

  1. Cassidy ha detto:

    La versione di Dario Argento del film dell’amico Romero del 1978 intitolata “Zombi” (senza la “e” finale) ha fatto più danni della grandine, infatti Romero si è tenuto il termine “Dead” mentre il suo socio Joe Russo “living dead”, in ogni caso già dall’introduzione mi sto sfregandoble mie manine (cadaveriche) sarà un altro gran viaggio! 😉 Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Non ho ritrovato il vecchio appunto, ma anni fa addirittura l’autorevole dizionario Devoto-Oli attestava il 1978 come anno di arrivo in Italia della parola “zombi”, giusto a ricordare che casino ha fatto quel film 😀
      Però è un titolo di culto e gli vogliamo bene, questioni lessicali a parte. Se però le creatures si fosse evitato di tradurle in italiano “zombi”, rispettando il volere del regista, magari era meglio 😛

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  2. Austin Dove ha detto:

    molto ma molto interessante, finalmente sei tornato all’orrore più che all’azione.
    a quando hatchet?

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  3. theobsidianmirror ha detto:

    Tu sei infilato in un tunnel zombesco che immagino durerà sei mesi…
    Ovviamente quel numero di Zagor del 1973 è parte della mia collezione. Non ricordo se lo lessi prima o dopo aver visto il film di Romero, ma sono quasi certo di averlo fatto prima, visto che non mi ero affatto stupito dell’ambientazione haitiana della vicenda. Fumetto straniante e dalle atmosfere più adatte a un albo di Mister No, è forse uno dei pochi casi in cui Zagor fa da spettatore, lasciando che le magagne si risolvano da sole….

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      E’ incredibile come in Italia gli zombie fossero ovunque ma poi è nata l’idea li avesse inventati Romero.
      Non so quanto durerà questo ciclo sul “Ritorno”, credo molto meno di quello su Total Recall o Alien, comunque ho trovato chicche e testimonianze dirette davvero gustose, che mi piacerà condividere 😉

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  4. Willy l'Orbo ha detto:

    Ciclo che si preannuncia gustoso e che inizia nel migliore dei modi, con un amarcord su palinsesti, ahinoi, passati e con una disquisizione sul termine zombie che ho trovato assai interessante!!! 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Quando i venerdì di Italia1 infiammavano l’estate ^_^

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      • Giuseppe ha detto:

        Eh, quel venerdì 10 agosto davanti alla tv c’ero anch’io (a proposito: che O’ Bannon abbia preso spunto dall’italico doppiaggio romeriano per creare la Trioxina?) 😉
        Adesso capisco cosa volevi dire quando hai anticipato che saresti tornato non solo sulla terra, con il nuovo ciclo, ma anche sottoterra… e l’ottima nonché documentata introduzione/disquisizione su zombie e morti viventi mi ha chiarito ancora di più le idee, quindi mi preparo a una nuova serie di appassionanti venerdì (e senza tempi MORTI) 😉

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Quell’estate è nel cuore di tanti appassionati, così come gli zombie: anche se ogni tanto va fatto uno sguardo generale per ricordare il lavoro di Romero. La sua forza è stata proprio NON parlare di zombie, per togliere qualsiasi magia esotica e inserire una critica sociale completamente assente nei film Z (che sta sia per zombie che per la loro qualità): continuare a dire che Romero ha inventato gli zombie lo trovo denigratorio per il suo lavoro. Così si rischia di non capire il lavoro di O’Bannon, come vedremo più avanti.

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  5. Zio Portillo ha detto:

    Mo’ mi segno i venerdì in rosso in calendario…

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  6. Sam Simon ha detto:

    Bello! Avevo letto il tuo articolo su nonquelmarlowe e ora mi godrò anche questo viaggio. Coi miei tempi dilatati, come al solito… :–/

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  7. Evit ha detto:

    Questa era una storia che attendevo! Ce la racconti settimanalmente o quotidianamente?
    Proprio il 3 luglio, anniversario di quando i morti tornarono in vita in Kentucky nel 1984 (tutti fatti reali) anche io ho parlato del film https://doppiaggiitalioti.com/2020/07/03/il-ritorno-dei-morti-viventi-1985-un-doppiaggio-senza-cerveeello/ anche se devo ammettere che sia stata una pura coincidenza, sono settimane che mi trascinavo questo articolo.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Infatti ho visto il tuo pezzo e mi ha stupito: come abbiamo fatto a metterci d’accordo…. senza metterci d’accordo? 😀
      Non ho pensato alla data, semplicemente sono riuscito a finire Total Recall e questo progetto era in attesa da mesi. Il nuovo viaggio del venerdì: dopo Chuck Norris, Alien e Total Recall, ora tocca ai morti viventi ritornanti ^_^

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  8. Evit ha detto:

    Anche la mia esperienza con questo film è stata analogica. Un compagno di classe mi prestò la VHS che la sorella, bontà sua, registro da Notte horror, infilandoci prima Chi è sepolto in quella casa? e poi Il ritorno dei morti viventi. Quella cassetta non gliel’ho mai più resa ed è ancora nella mia collezione. Morale: mai prestarmi film belli. Potrebbero non ritornare mai più.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Hai fatto benissimo, perché sicuramente il tuo amico o la sorella avrebbero buttato la cassetta con l’avvento del digitale, invece così è finita nel Museo Evit delle Versioni Italiane ^_^
      Mentre ti parlo sto riversando in digitale una copia del film da VHS, che ho ritrovato miracolosamente sepolta in mezzo alle cassette marziali: quando e perché io abbia duplicato il film noleggiandolo in videoteca mi è ignoto, così come è un mistero che questa vecchia VHS sia ancora lì. (A giudicare dagli adesivi e dalla marca Fuji, credo risalga ai primi anni Duemila.)
      Intanto sono a caccia per trovare nel mio Cimitero delle VHS qualche manciata di minuti del film che dovrebbero risalire a quella prima visione di Italia1: nel mio archivio c’è un appunto che testimonia la passata presenza di quei minuti, tocca vedere se la cassetta è ancora in giro per casa.

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      • Evit ha detto:

        Peccato che la VHS abbia un abbondanza di rumore di fondo da renderne impossibile un vero restauro audio (di cui questo film ha tanto bisogno, come leggerai nel mio articolo). Io al momento posseggo sia la VHS originale che quella registrata da Italia1. In più il DVD, il Blu-Ray e la versione bella della locandina originale (non quella con gli uomini zebrati ma quella con Trash-zombi che esce dal cimitero). Non sapendolo, sono tra i più grandi collezionisti di questo film in Italia.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Quando arriverò alla parte italiana del film, sicuramente rimanderò a te per i dati tecnici, di cui non saprei parlare 😉

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  9. Evit ha detto:

    Curiosa quella del gas e del presidente!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      La cosa assurda è che anche i sottotitoli inglesi del film riportano l’invenzione italiana!
      Un film così pesantemente manomesso andrebbe studiato, ma sarebbe da cercare materiale dell’epoca e già mi immagino i prezzi dei collezionisti…

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      • Evit ha detto:

        Mmmmmh mi puzza tanto di audio rimaneggiato dopo e che ha perso dei pezzi.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Essendo questo uno dei rarissimi film zombie d’annata noti agli amanti dei film zombie, se non sbaglio è stato smanacciato parecchie volte, negli ultimi decenni. Indagare sulle sue edizioni italiane però è un lavoro per l’investigatore Evit ^_^

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      • Evit ha detto:

        Infatti ora mi hai messo la pulce nell’orecchio. AHI!

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Ispettore Evit, il caso Dawn è tuo! ^_^
        C’è pure Dario Argento di mezzo, quindi occhio ai fan che mozzicano 😀

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      • Evit ha detto:

        AHAHAHAH, Argento deve solo stare attento con me, che a sputtanarlo è un attimo.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Tutti ripetono da decenni che è di Argento la versione di Dawn giunta in Italia: ma cosa abbia fatto concretamente nessuno lo dice, probabilmente perché nessuno è così informato. L’ha prodotto? L’ha rimontato? Ne ha girato parti in più? Ha tolto parti? Sicuramente qualche storico del cinema lo dice, ma nessuno di quelli che ripetono questa cosa sa di cosa sta parlando, quindi addirittura potrebbe non essere neanche vero 😀

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      • Evit ha detto:

        Lo ha PRESENTATO con un montaggio diverso, ci ha messo le musiche dei Goblin, gli ha tolto alcune gag tipo la torta in faccia allo zombi, perché si sa, in Italia l’horror è robba seria e non può far mai ridere! Insomma si è appropriato di un film altrui… si spera in “amicizia”. Perché Argento è amicone di tutti quando si tratta di appropriarsi di cose altrui. Strano che dopo la morte di Romero non abbia cominciato a dire che il film essenzialmente lo ha scritto lui, così come fece per C’era una volta nel West di Leone.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        ahahah vedo che sei un suo fan 😀
        Scherzi a parte, rimontare il film di un altro è qualcosa di gravissimo, spero almeno avesse l’autorizzazione per farlo. Ma è ufficiale ’sta cosa? Cioè ci sono fonti dell’epoca che riportano questo intervento? Meno male che in quegli anni Alien non era così famoso da noi, se no dopo O’Bannon, Shusett e Scott avevamo il quarto ad affermare di averlo creato tutto lui 😀

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      • Evit ha detto:

        Credo ci fosse un amicizia tra i due registi però non ho mai investigato a fondo come sia avvenuto. Un giorno ci toccherà investigare, caro mio.

        Intanto beccati La Stampa che spiega il termine “zombi” in occasione della presentazione (da parte di Argento) del film Dawn a Torino http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,17/articleid,1471_02_1978_0201_0017_20664641/

        E ti lascio anche la fonte (Variety) che andrà investigata perché se si dovesse rivelare basata su dichiarazioni di Argento ci sarebbe da rivalutare l’intera vicenda:
        https://catalog.afi.com/Catalog/moviedetails/56245 “Romero collaborated on the concept and screenplay with Italian filmmaker Dario Argento. As described in a 29 Nov 1978 Var article, Argento was also responsible for editing an international version, released in Italy Sep 1978 under the title Zombie, which was five minutes shorter than Romero’s cut for the U.S. market. Romero acknowledged that the differences between the two versions were often unnoticeable to some viewers, but he explained that his cut included comedy and slang that was more appropriate for American audiences, while Argento’s release incorporated more action and exposition.”

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        “wo-doo”??? Perché sullo stesso quotidiano anni prima il termine era perfettamente noto e ora cascano dalle nuvole? Niente, “zombie” è una parola che continua a morire e rinascere 😀

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      • Evit ha detto:

        Leggo ora che è anche prodotto da Claudio Argento, quindi probabilmente avevano tutto il potere di farne una versione propria.

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  10. Celia ha detto:

    Alla fine ce l’ho fatta a capire la vera differenza!
    Che è evidente, d’accordo, ma non mi tange più di tanto, forse perché al contrario sono sempre stata più abituata a questo che alla magia caraibica, che pure conosco.
    E senza nulla togliere all’originalità, ovviamente, restano pur sempre morti che tornano a vivere (ma non esattamente a ragionare).

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  11. SAM ha detto:

    Penso che Zucconi ( e non solo) conoscesse il termine “zombi” proprio grazie ai fumetti di Tex o a quelli erotici, che negli anni 70 vendevano come il pane.
    il termine quindi, era già di uso comune da noi, e credo che il “Zombi” come titolo del sequel romeriano , venga anch’esso dai fumetti.
    NoM a caso, quando Fulci e compagni fecero gli zombi movie italiani, si spiravano alla tradizione haitiana, che tutti conoscevano grazie ai fumetti bonelliani .
    Zombi due , pare, nacque da un idea del produttore, a cui era piaciuta una storia di Tex contro gli zombi, e voleva qualcosa di simile.
    Mi pare che basti, no ?

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      E’ tanto che ti affacci in questo blog, dovresti averlo capito che non è “Dieci cose sugli zombie che non conoscevi”, o amenità varie: già la Rete è piena di notizie a casaccio e dichiarazioni che non si sa chi ha rilasciato, a chi o quando, non c’è alcun bisogno di aumentare il rumore di fondo.
      La Bonelli ha dedicato un numero spaventosamente esiguo di storie agli zombie, e Tex è fra gli ultimi ad aver trattato l’argomento: sarebbe davvero sorprendente che un qualsiasi film italiano si sia mai vagamente ispirato ai fumetti in generale o a Bonelli in particolare. Però se esce fuori un’intervista a qualcuno di questi produttori-autori in cui invece lo afferma, allora ne va tenuto conto.
      Così siamo alle semplici chiacchiere da bar, prive di qualsiasi valore.

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      • SAM ha detto:

        Be, ne parlava Maurizio Colombo in un Almanacco della Paura dedicato a Fulci, dove saltava questa storia di zombi 2 ispirato a Tex.
        Se io dico una cosa, è perché basata su fonti attendibili ( che però mi scordo sempre di citare )

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        E Colombo che fonti citava per perorare un’idea così sorprendente?
        Comunque non è questa la sede per parlare di Fulci né per citare le tante “curiosità” senza fonti legate ai film zombie. Il web ne è già pieno, non c’è bisogno di aggiungerne altre.

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