Morti viventi 6. Le notti degli attori viventi

Dopo le testimonianze del giornalista Kris Gilpin e dell’attrice Linnea Quigley, torniamo alla ricostruzione di Jewel Shepard del suo saggio biografico If I’m so famous, how come nobody’s ever heard of me? (1996).


Le ultime notti di Jewel

Girare scene per tutta la notte in condizioni non certo ottimali non è piacevole, così come dormire di giorno non garantisce la ripresa delle energie consumate: già dopo un paio di settimane di questo ritmo i veri morti viventi sul set sono gli attori che interpretavano i vivi, con sforzi sempre maggiori da parte dei truccatori per coprire le loro borse sotto gli occhi. «Durante le prime due settimane di prove eravamo tutti gentili e disponibili, sentendoci come una famiglia, ma ora ci davamo sui nervi l’un l’altro. Tutti speravano che gli altri non sbagliassero qualcosa, così non toccava stare di più sotto la pioggia o nel fango.»

Finalmente arriva l’ultimo giorno di riprese. Non ci sono lunghi dialoghi da girare sotto la pioggia, giusto qualche ripresa di gente che corre per il cimitero, inseguita da quanti più zombie si possano ottenere con il budget a disposizione. «Quando il sole si affacciò all’orizzonte, il film era finito».

Il regista Dan O’Bannon non dice una parola, lasciando che sia l’assistente a ricordare a tutti l’appuntamento per la settimana successiva alla festa di fine riprese. Il film è finito da pochi secondi e già Jewel si sente triste, fissando sconsolata i tecnici che vanno a sradicare le tombe finte e infilandole nelle loro auto. Quel finto cimitero è stata casa sua per quattro settimane, ed ora sta tornando ad essere un anonimo frutteto. Si diventa sensibili nel cinema… soprattutto quando si è privati del sonno.

La settimana dopo Jewel si presenta alla festa ed ora, finite le riprese e i relativi motivi di attrito, sono tutti di nuovo amici. Ci si promette di rimanere in contatto sapendo benissimo che non accadrà mai. Soprattutto per una spogliarellista come Jewel, che non ci tiene affatto a rivelare il suo “vero” lavoro ai colleghi: va infatti ricordato che, secondo la versione dell’attrice risalente al 1996, nessuno – né gli attori, né i tecnici, né la produzione – sapeva che per vivere lei lavorava in un locale di spogliarello. Nel documentario More Brains (2011) invece tutti gli attori pronunciano la parola stripper, spogliarellista, prima di parlare di Jewel, senza neanche cercare di nascondere un certo sottile disprezzo: lo sanno ora da dove venisse l’attrice o lo sapevano anche allora? Purtroppo non è chiaro.

Jewel (a sinistra) e gli altri attori che la tratteranno malino, in More Brains (2011)

Intanto già negli ultimi giorni di riprese la direttrice del casting ha chiamato Jewel per darle un altro ruolo: deve fare la sorella di Chris Lemmon (figlio del celebre Jack) nel film Going Undercover (in Italia, Incontro pericoloso), che l’attrice girerà subito dopo il Ritorno ed uscirà di lì a poco. Due film in rapida sequenza forniscono all’attrice un’idea affascinante e purtroppo errata: quella di aver iniziato una carriera cinematografica.

«I due film pagarono bene: mi consentirono di stare cinque mesi senza spogliarmi. Pensai di usare quel tempo per implementare la mia carriera d’attrice, ma c’era un problema: avevo un agente incapace di procurarmi un provino.»

La “carriera cinematografica” non arriverà mai, perché l’agente ha sempre “troppe” risposte per Jewel – «Ero troppo giovane, troppo vecchia: ero sempre “troppo” qualcosa» – ma mai una vera occasione. I mesi passano e i soldi finiscono, mentre il locale di spogliarello è sempre lì che l’attende. Jewel tornerà a spogliarsi ma in seguito riuscirà anche ad apparire in qualche film, a volte spogliandosi anche lì, e farà capolino anche in capolavori Z come Scanner Cop II (1995).


La versione di Beverly

Se rimane misteriosa la doppia versione di Jewel – che nel 1996 afferma di essere arrivata al film tramite semplice provino mentre nel 2011 dice di aver ottenuto la parte perché O’Bannon la apprezzava come spogliarellista – a meno di non ipotizzare una “bugia” detta quando Dan era in vita, trasformatasi in verità dopo la dipartita del regista (peraltro uno noto per intentare causa a chiunque!), lascia addirittura a bocca aperta un’altra storia pruriginosa legata a O’Bannon: quella raccontata dall’attrice Beverly Randolph, che nel film interpreta la dolce Tina, nel documentario More Brains (2011):

«Per conoscere Dan mi chiesero di andare a casa sua per leggere le battute. Ero un po’ agitata, perché è una cosa che di solito si fa in ufficio. Mi presentai a casa sua, entrai e c’era una pistola sul tavolino. Pensai: “Oddio, è un po’ inquietante”. E poi c’era… della roba porno in TV: a quel punto ero molto agitata. Avevo solo 19 anni e mi sentivo molto a disagio, allora mi affacciai in cucina e dissi: “Dan, me n’ero dimenticata, ho un impegno e devo andare”, e corsi via. Molte persone sapevano che teneva delle armi in casa, ma io no: se avessi saputo che collezionava armi, probabilmente sarei stata più a mio agio. Ma la TV e le armi fu un’esperienza terrificante per me.»

La dolce e innocente Tina che ci va giù duro, in More Brains (2011)

La storia finisce qui, è un ricordo citato quasi per caso e non viene approfondito. Perché O’Bannon ha accolto una diciannovenne in casa lasciando pistole in giro e un porno in TV? Forse voleva mettere alla prova l’attrice calandola in una situazione fortemente destabilizzante per vedere come avrebbe reagito poi davanti ai morti viventi: di certo gli zombie saranno sembrati una passeggiata, a Beverly, dopo essere stata nell’antro oscuro di Dan! In effetti quando il giornalista Bob Strauss la intervista sul set per un pezzo che apparirà su “Fangoria” (dicembre 1984), la giovane attrice… fa venir voglia di spaventarla!

«Io non riesco a guardare i film horror, mi metto davvero tanta paura. Sudo, mi fa male lo stomaco, semplicemente non posso. Quando ho iniziato ad uscire con il mio ragazzo lui insisteva per andare a vedere questo o quel film: se c’era Jamie Lee Curtis nel cast, rispondevo sempre di no!

[…] La mia attività principale in questo film è essere rincorsa e gridare un sacco. Sarei stata davvero spaventata se non avessi visto come tutti venissero truccati da morti viventi: grazie a questo ho potuto sopportarlo.»

Forse O’Bannon sperava che l’attrice fosse più spaventata, tanto che – secondo i racconti di tutti – le ha tenuto nascosto fino all’ultimo secondo l’aspetto di Tarman, il morto vivente dal “corpo sciolto” interpretato da Allan Trautman sotto una pesante tuta scura: pare che l’espressione di sorpresa di Beverly che vediamo nel film sia quella assunta dall’attrice alla vista del mostro per la prima volta. Data la quantità di leggende che ruota intorno a questo film e alla scarsa spontaneità dell’espressione dell’attrice, mi permetto di dubitare della veridicità dell’aneddoto.

Sicuramente Beverly sta pensando al suo primo incontro con O’Bannon

Sarà stato il ricordo di quella pistola e porno in casa O’Bannon, sarà stato il ritrovarsi circondata da morti viventi in un genere di film che non sopportava, comunque finito il film Beverly Randolph decide che l’esperienza basta per un’intera vita, e molla il cinema.

«Non era affatto un set felice. C’erano sempre litigi, ogni giorno qualcuno andava fuori di testa con qualcun altro, c’era sempre tensione. Avevo fatto alcuni spot pubblicitari e una soap opera quando sono stata ingaggiata per il Ritorno, ma dopo quel film ho smesso di recitare: è stata un’esperienza troppo traumatica.»

Così l’attrice racconta i motivi del proprio ritiro a Pat Jankiewicz di “Fangoria” (gennaio 2006), il che però non le ha impedito di apparire in fiumi di convention horror nel corso degli anni, dove insieme ad altri membri del cast tecnico-artistico del Ritorno assisteva a proiezioni commemorative e rispondeva alle domande dei fan: i tanti soldi delle ricche fiere di genere non mettono mai paura.

Comunque tranquilli, Beverly ha superato il suo blocco e nel 2015, trent’anni dopo aver voltato le spalle al cinema, è tornata a recitare. La sua ultima fatica è una piccola apparizione in Death House (2017), un filmaccio horror di serie Z pieno di attori storici, dove il suo personaggio fa di cognome Tarman. Soltanto J.J. Abrams dà strizzate d’occhio più forti.


Segreti sul set

Come abbiamo visto, c’erano tanti segreti su quel set nell’estate del 1984. Jewel non aveva detto a nessuno di essere una spogliarellista (o almeno così dichiara nel 1996), Beverly probabilmente non andava in giro a raccontare dell’esperienza con porno e pistola a casa O’Bannon, ma anche altri avevano segreti. Per esempio Miguel A. Núñez jr., l’unico nero della comitiva, all’insaputa della produzione era un senzatetto, «vivevo per le strade» confessa al documentario More Brains (2011), ma la palma del segreto peggiore di tutti va a Mark Venturini (Suicidio), che si portava dietro una leucemia che l’avrebbe stroncato all’età di 35 anni. Nel raccontarlo, i colleghi lasciano intendere che forse già all’epoca del Ritorno l’attore sapesse di essere malato, sebbene morirà solo nel 1996. Sono sempre i migliori che se ne vanno, quindi nei racconti Venturini è stato il più gentile e disponibile del set, al contrario dei morti viventi che lo circondavano. Truccati da vivi.

(continua)


Fonti

  • Pat Jankiewicz, Still Parting!, da “Fangoria” n. 249 (gennaio 2006)
  • Jewel Shepard, If I’m so famous, how come nobody’s ever heard of me? (1996)
  • Bob Strauss, On-the-Set Report: Return of the Living Dead, da “Fangoria” n. 40 (dicembre 1984)
  • More Brains! A Return of the Living Dead (2011), documentario presente nel cofanetto Midnight Classics Limited Edizion, 3 DVD o 3 Blu-ray.

L.

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10 risposte a Morti viventi 6. Le notti degli attori viventi

  1. Cassidy ha detto:

    Quella parte sul porno e la pistola del documentario non l’ho proprio capita, viene buttata nel mucchio così, senza ulteriori spiegazioni, di sicuro Dan aveva messo su un bel set tranquillo e sereno per tutti, la deprivazione del sonno era la parte più spassosa 😉 Cheers

    Piace a 1 persona

  2. SAM ha detto:

    Sicuramente la Jewel non andava in giro a dire che faceva la spogliarellista, ma vuoi che Dan non lo abbia detto a qualcuno ?
    E quel qualcuno a qualcun altro ?
    Un segreto è tale fino a quando lo sa una persona.
    Due persone, e non è più un segreto.

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  3. Willy l'Orbo ha detto:

    Liti, spogliarelliste, segreti, pistole & film porno (a proposito,ora so come accogliere in casa qualche visita molesta 🙂 ), orari ammazza-nervi…il ritorno dei morti viventi doveva essere il titolo di un film o si trattava di un ardito nonché futuristico esperimento sociale??? 🙂 🙂

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  4. Zio Portillo ha detto:

    Hehehe! Dan, Dan, Dan, a chi vuoi darla a bere amico mio? Guarda che il sottoscritto ne ha fatte più di Bertolodo e non mi freghi mica (del tipo: io aprivo la porta e accoglievo in mutande le compagne di classe che venivano a chiedermi gli appunti…).
    Jewel di qua, il porno acceso di là,… Ma chi vuoi prendere in giro Dan? Guarda che ti conosco mascherina!

    Comunque al di là dei pettegolezzi, il set deve essere stato un vero e proprio manicomio. Fortuna che è durato solo 4 settimane!

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    • Zio Portillo ha detto:

      A questo però non ci sono mai arrivato (tranne una volta):

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Povere compagne di classe, che per avere gli appunti dovevano sopportare lo Zio in mutande! 😀
      Comunque sì, Dan ha proprio l’aspetto di un farfallone da sbarco, ma magari le apparenze ingannano… 😛

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      • Giuseppe ha detto:

        “Beverly, ma dove vai? Guarda che io mi stavo solo SPARANDO un film porno!” disse Dan alla sua giovane protagonista in fuga 😀
        Che bell’ambientino su quel set., comunque.. E questo nemmeno le testimonianze a versione variabile nel tempo riescono a negarlo.
        Quand’anche poi i colleghi conoscessero già la professione di Jewel, trovo alquanto moralista e fuori luogo il loro disprezzo (pure se sottile)…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Stessimo parlando poi di attoroni sussiegosi che si ritrovano a recitare con una spogliarellista improvvisata attrice: parliamo di ragazzetti che bazzicavano le strade sognando il cinema, e uno pure senza-tetto, quindi la puzzetta sotto il naso che dimostrano ancora nel 2011 – quando sono rimaste mere comparse nel cinema, che se non fosse per questo film nessuno chiamerebbe – è assolutamente ingiustificata.
        Di sicuro comunque il non sentirsi impauriti abbastanza dagli zombie è la chiara conseguenza di aver molta più paura dei vivi che si aggiravano su quel set 😛

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