Necronomicon (1993) Lovecraft e il Libro della Morte

Oggi, 130 anni fa, nasceva Howard Phillips Lovecraft: ecco il blogtour per festeggiarlo:

Ci sono un americano, un francese e un giapponese che fanno un film su Lovecraft… No, non è la solita barzelletta sugli stereotipi etnici ma la pura realtà di questo Necronomicon: tre registi profondamente diversi, non solo per estrazione geografica, che collaborano per una di quelle opere antologiche che a cavallo tra anni Ottanta e Novanta andavano parecchio di moda.

Presentato al London Film Festival nel novembre 1993, secondo l’IMDb il 14 giugno 1994 il film rientra nel celebre Fantafestival italiano: purtroppo è l’unica apparizione sul nostro suolo. Il film risulta ancora oggi inedito in lingua italiana.


La nascita del progetto

Gli autori e motori dell’operazione sono due. Uno è Brent V. Friedman, che prima di diventare un prolifico produttore televisivo si è sporcato con la sceneggiatura, e insieme a questo film è uscito il suo Il guerriero d’acciaio (1993), ma soprattutto si appresta a regalarci Mortal Kombat 2 (1997): spero abbia lavorato meglio in TV.
L’altro è Brian Yuzna, nome di culto che è riuscito ad azzeccare tanti progetti quanti ne ha miseramente falliti: ad essere ottimisti è finito in pareggio! La sua passione per Lovecraft lo portava da tempo a sognare un film fedele ai suoi scritti, ma alla fine si è accontentato di un atto d’amore più che di filologia.

«L’intrattenimento oggi ruota intorno a Stati Uniti, Asia ed Europa: ho voluto fare un film che rappresentasse queste tre parti del mondo», così racconta Yuzna alla rivista “Shivers” (n. 9, ottobre 1993). «Ad un certo punto avevamo anche pensato di girare in Paesi differenti, ma il nostro budget modesto non ce lo ha permesso».

Il progetto con cui Yuzna voleva girare il mondo

Recuperando un progetto iniziato da Lisa Morton, che pare abbia scritto tre storie per nulla “paurose”, Friedman ha concepito tre episodi molto liberamente adattati da altrettanti racconti lovecraftiani – The Rats in the Walls, Cool Air e The Whisperer in Darkness – tre reinterpretazioni moderne delle storie accomunate da una divertente idea di fondo: sono storie che Lovecraft in persona sta “copiando” dal Necronomicon, su cui è riuscito fortunosamente a mettere le mani, in una vicenda-contenitore girata da Yuzna con grande voglia di divertire e divertirsi.
L’operazione è di quelle tipiche dell’epoca: un regista gira la storia-contenitore mentre altri registi girano i rispettivi episodi: tutto semplice, no? No.

«Avere tre registi è come fare tre film separati, per non parlare del fatto che devi gestire tre differenti culture. Shu Kaneko non conosce una sola parola di inglese e Christophe Gans non ha mai diretto un film prima d’ora, quindi è stata una lavorazione parecchio difficoltosa.»

Quello che stupisce da queste parole di Yuzna, rilasciate ad Anthony Ferrante di “Fangoria” (n. 135, agosto 1994), è che Gans di lì a due anni girerà un autentico capolavoro come Crying Freeman (1995), segno che gli è bastato poco per imparare a regalare sogni.

Il grande protagonista librario del film

Il supervisore degli effetti speciali Thomas C. Rainone specifica a “Fangoria” che «i fan otterranno molto di più di quanto si aspettavano pagando il biglietto». Siamo nel 1993, apice dell’èra dello splatter, quindi Rainone sta parlando di effettacci protesici e sanguinolenti.
Necronomicon infatti mette in campo la Todd Masters Company, la Optic Nerve e Tom Savini, che è davvero una bella tripletta, ma non basta: c’è pure in giro quel giapponese matto che si fa chiamare Screaming Mad George, che si occupa della storia-contenitore.

Effettacci di prima scelta per attori di prima scelta e registi al bacio. Quindi è un filmone? Be’, andiamo piano.


Il film

Nel 1932 il protagonista scopre che il Necronomicon è in America, custodito da un ordine clandestino di monaci Ohm Yati, ed è importante impossessarsene perché «tra le sue pagine giacciono i segreti dell’universo, del passato e del futuro»: a parlare, è niente meno che Howard Phillips Lovecraft, interpretato da un irriconoscibile Jeffrey Combs.

Sfido chiunque a riconoscere Combs sotto naso e mento finti

«Quando ho fatto l’audizione per Re-Animator non avevo idea di chi fosse Lovecraft, poteva essere uno scrittore ma anche un parrucchiere. Oggi sono così immerso nel suo mondo… che sono diventato lui!» A parlare a “Fangoria” è il mitico Jeffrey Combs, l’attore che deve proprio l’esplosione della sua carriera al geniale film Re-Animator (1985) di Stuart Gordon, non certo a Lovecraft, ma che era irresistibile calare nel ruolo proprio dello scrittore di Providence, con un un incredibile trucco protesico – firmato da John Vulich della Optic Nerve – che distrae l’attenzione da una differenza sostanziale: che Lovecraft era almeno dieci centimetri più alto di Combs, che sembrano pochi ma che fanno la loro differenza. Malgrado l’accuratezza del trucco facciale, il Lovecraft che fa da coro agli episodi viene purtroppo ripreso sullo stesso piano degli altri attori e quindi sembra un nanetto.
Molto più bravi i registi delle tante apparizioni televisive di Combs, che lo riprendono sempre dal basso e mai sullo stesso piano degli altri attori. In fondo è stato uno dei più memorabili nemici dell’universo di Star Trek, sempre ripreso dal basso!

Il mio tesssssoro… (cit.)

Il nostro Jeffrey ha il compito di calarsi nei panni di Lovecraft in persona a caccia del Necronomicon, un bel tomone dalla copertina “spinosa” e dalla carta ingiallita dove le scritte sono di un rosso sospetto: che avesse ragione Sam Raimi ed è scritto con il sangue?

Ehm, di questi tempi… io non lo toccherei a mani nude…

Lovecraft non è lì per limitarsi a leggere il contenuto del celebre libro, bensì per carpirne storie da poter rivendere come proprie: un atto eticamente biasimevole che però fornisce la storia-contenitore delle tre vicende raccontate.


The Drawned

Diretto da Christophe Gans su sceneggiatura propria, scritta insieme a Brent V. Friedman, liberamente ispirata al racconto I ratti nei muri (1924).

L’ultimo dei De Lapoer torna in patria dalla Svezia ed ha la faccia di Bruce Payne appena sceso dall’aereo di Passenger 57 (1992), uno dei migliori film d’azione aerea con un Wesleny Snipes in stato di grazia assoluta. Qui Payne smette i panni del sadico omicida ma sempre con la morte deve trattare.

Spero che sul volo di ritorno non trovo ancora Wesley Snipes

Prende possesso del castello fatiscente lasciato da un suo avo, e tramite una lettera si apre una storia nella storia dove scopriamo che tale avo, Jethro De Lapoer, ha la faccia di Richard Lynch.

Uno dei rari ruoli “quasi” da buono di Lynch

Questi naufraga con la nave e perde moglie e figlio. Una misteriosa creatura pesciosa gli consegna il Necronomicon e Jethro ne comincia a recitare uno dei rituali magici:

That is not dead which can eternal lie.
And with strange aeons even death may die.
In his lair Cthulhu waits dreaming.
That which is not dead can eternal lie.

Viene riciclato il “distico” preso da Il richiamo di Cthulhu (1926), in cui nel Necronomicon viene letto: «Non è morto ciò che in eterno può attendere, / E col passar di strani eoni anche la morte può morire», e sembra funzionare.
Moglie e figlio di Jethro tornano in vita… ma non mi sembra si possa considerare vita.

Papà, ho voglia di polpo con le patate!

Sebbene sia conscio del pessimo risultato ottenuto dall’avo, il nostro Edward decide comunque di ripetere l’operazione per far tornare l’amata moglie, e trovato il Necronomicon nascosto in casa torna a ripetere la formula, ottenendo gli stessi identici risultati. Neanche il Necronomicon può salvarti, quando sei de coccio.

Incredibile, ho fatto lo stesso errore e ottengo lo stesso risultato: chi l’avrebbe detto?

Stando al citato numero di “Fangoria”, per il suo episodio di mezz’ora Gans ha più storyboard dell’intero film: la sua vicenda è più corposa e piena di avvenimenti, e soprattutto può contare su Tom Savini per gli effetti speciali, anche se il poco tempo a disposizione ha fatto sì che il mago italiano chiamasse in aiuto la Optic Nerve. La quale mette affida a John Vulich diversi mostri fra cui un “mostro pescioso” che l’artista afferma essere un dichiarato omaggio al racconto La maschera di Innsmouth (1931).

Richard Lynch e il Necronomicon

«Ho scritto la sceneggiatura a Parigi in due giorni», racconta Gans a “Shivers”. «L’ho scritta al buio mentre ascoltavo della strana musica, perché la mia scrittura arriva dalle profondità di me stesso, attingendo ai miei incubi e paure personali». Sarei curioso di vedere come fa Gans a scrivere al buio…

«The Drowned è una storia di redenzione, perdono ed accettazione della volontà di Dio», spiega Richard Lynch, sempre a “Shivers”. «Dopo aver interpretato cattivi per tanti anni, sono contento di avere un ruolo che, onestamente, è più una vittima delle circostanze: è una buona occasione per il pubblico di vedere un altro aspetto della mia personalità.»

Gli attori sono ottimi e gli effetti molto ghiotti, ma la totale banalità e scontatezza della storia la rende comunque sonnacchiosa. E pensare che è l’episodio migliore!


The Cold

Diretto da Shûsuke Kaneko (unica prova americana di un prolifico regista giapponese) su sceneggiatura di Kazunori Itô (che di lì a poco scriverà il celebre anime di Ghost in the Shell), liberamente ispirata al racconto Aria fredda (1928).

Un giornalista molesto e maleducato piomba in casa di una vecchia signora lanciando accuse: possibile che il vecchio dottor Madden sia ancora in vita? Sarebbe ultracentenario. Oh, ma che si entra così in casa della gente? Io non lo so, eh? Signora mia, non ci sono più i gentiluomini di una volta.
Seduto e calmato, il giornalista beve il suo tè mentre la padrona di casa inizia a raccontare la storia di sua madre, che non è proprio la reazione tipica di quando uno ti piomba in casa lanciando accuse.

Intervallo Necronomicon

La povera Emily (Bess Meyer) ha un grande problema nella vita: il suo patrigno è interpretato da Gary Graham, che da anni in TV fa il protagonista buono di Alien Nation e ha voglia di fare un po’ il cattivo. Per sfuggire alle sue attenzioni moleste affitta una casa dove vive il dottor Madden (David Warner), che chissà che esperimenti strani fa in casa.
Al primo minuto già abbiamo capito che il professore usa vittime per rimanere giovane, ma alla protagonista servirà mezz’ora per arrivarci. Così come sin dal primo secondo abbiamo capito che il tè del giornalista è drogato, ma lui è così beota da capirlo troppo tardi. Fine dell’episodio.

David Warner al massimo della sua potenza espressiva

«Grazie a Dio questo film non ha molti dialoghi tecnici», tira il fiato l’attore Warner confessandosi alla rivista “Shivers” (n. 10, gennaio 1994). «Quando questo succede, di solito mi ritrovo sotto pressione. Alla fine della giornata, quando sali in auto e torni a casa, i ragazzi degli effetti speciali ti rifilano quattro pagine di complicate formule chimiche da imparare. In questo caso, invece di snocciolare termini scientifici interpreto una persona empatica, sebbene sia il cattivo della vicenda.» Sono contento che a Warner non sia pesato mandare a memoria le venti battute che deve dire, non sia mai gli si chiedesse un impegno più gravoso.

Intervallo Necronomicon

Alla rivista il regista Kaneko racconta, tramite un interprete, che pensava di avere tre settimane per girare il suo segmento: scoperto che invece erano solo otto giorni, tutto è diventato parecchio più difficile, ed è pieno di rimpianti per inquadrature ed angolazioni che avrebbe voluto usare ma non c’è stato tempo.
Vorrei tranquillizzarlo, non è la regia il problema dell’episodio, è la trama inesistente: visto che quella aveva avuto il tempo di scriverla con calma, era lecito aspettarsi di più.


Whispers

Scritto e diretto da Brian Yuzna, il cui soggetto condivide con Brent V. Friedman, molto liberamente (e vagamente) ispirato al racconto Colui che sussurrava nelle tenebre  (1928).

La poliziotta Sarah (Signy Coleman) e il suo collega-amante Paul (Obba Babatundé) mentre inseguono un criminale hanno un brutto incidente. L’uomo viene trascinato via da qualcuno, mentre la donna si salva da sola.
Cercando il suo compagno, ferita e sanguinante, Sarah si imbatte in un curioso senza-tetto interpretato da Don Calfa, che non ti serve sapere chi è: basta guardarlo in faccia perché sia giustificato sparargli!

Bastano quegli occhi a farti premere il grilletto

Yuzna ha dichiarato a “Fangoria” che dopo averlo visto ne Il ritorno dei morti viventi (1985) voleva Calfa anche per Il ritorno dei morti viventi 3 (1993), così che oltre ai morti tornasse pure il becchino, ma non essendoci riuscito – pare per incompatibilità di impegni, dice “Fangoria” – ha ripiegato sull’episodio da lui diretto di Necronomicon.
Comunque il senza-tetto e sua moglie cieca guidano Sarah nel dedalo inestricabile di strane stranezze in cui si è trasformata quella parte di città, dove pare che divinità antiche convivano con gli umani a patto di avere sufficienti sacrifici. Una serie di colpi di scena così ovvi e scontati da bruciare la pelle rendono un po’ difficile apprezzare l’episodio. Per fortuna almeno la prova di Calfa è spettacolare.

Intervallo Necronomicon

Raccontandosi alla rivista “Shivers” (n. 10, gennaio 1994), Calfa specifica di aver fornito dei personali valori morali al personaggio. «Ho tolto tutte le parolacce, dicendo heck invece di hell e Judas Priest invece che Jesus Christ. E poi essendo un personaggio schizofrenico, quando non dice la verità non sta mentendo: è completamente preso da ciò che considera la propria verità».
A parte i bei mostriciattoli creati da Todd Masters, non c’è altro da segnalare di quest’ultimo segmento.


Conclusione

«Non credo che il nome di H.P. Lovecraft basti a vendere, ed è così abusato che non sarà mai come Stephen King o Clive Barker, semplicemente perché loro hanno il controllo su ciò che viene prodotto in loro nome». Queste parole di Brian Yuzna che chiudono il citato pezzo di “Fangoria” sono particolarmente ispirate, soprattutto perché dette in quel 1993 in cui sembrava che Lovecraft stesse conoscendo una seconda giovinezza. Proprio perché il suo nome è stato messo sulla locandina dei più sbandati prodotti in circolazione, distribuiti malissimo e spesso immeritevoli di essere visti, l’ha reso un nome dozzinale che non significa nulla. «È Necronomicon il nome che vende, il libro che contende a Lovecraft la sua notorietà».
Di sicuro questa frase, detta nel 1993 dell’uscita de L’Armata delle Tenebre di Raimi e delle ristampe continue del Necronomicon di H.R. Giger ha un senso. Dubito che lo conservi in seguito.

Intervallo Necronomicon

Purtroppo né “Lovecraft” né “Necronomicon” sembrano essere parole chiave efficaci per questo film, che non sembra aver avuto il successo sperato pur rimanendo un piccolo titolo di culto per appassionati.
Gli attori sono tutti bravissimi, gli effetti trucidi a dovere e le rispettive regie più che soddisfacenti: il problema è la sceneggiatura. Non c’è una sola virgola che non sia facilmente intuibile con largo anticipo, quindi la visione è priva di qualsiasi interesse e si va avanti solo per gustarsi effettacci e prove attoriali.

Il Lovecraft più violento della storia del cinema

I temi affrontati dai tre racconti erano ampiamente inflazionati, nel 1993, quindi sarebbe stato necessario una maggiore dose di coraggio nel trattarli in maniere più fresche invece di cambiare le parole per dire le stesse cose vecchie di quarant’anni. In un momento come i primi Novanta in cui l’horror è il “genere principe” dell’intrattenimento, dove eserciti di autori si stanno avventando nel rielaborare un numero straordinariamente esiguo di temi, Friedman e gli altri avrebbero dovuto osare di più che presentare una minestra fredda: fatta con ottimi ingredienti, questo sì, ma sempre minestra fredda rimane.

Fine intervallo Necronomicon

In chiusura vorrei specificare quanto non ci sarebbe bisogno di specificare, ma temo invece vada specificato: il Necronomicon non esiste, è un libro inventato all’interno di quel grande gioco letterario nato nel Cinquecento fra autori colti e portato fra lettori più “ruspanti” a fine Ottocento da Chambers. Lovecraft e i suoi amici scrittori si sono divertiti a scambiarsi libri falsi nei loro racconti di inizio Novecento sulle riviste popolari, un esperimento durato qualche anno ma che con l’esplosione dell’esoterismo degli anni Settanta ha travalicato ogni confine, tanto che purtroppo molti infrangono il gioco credendo che il Necronomicon sia vero, giungendo addirittura a trovarlo nella Biblioteca Vaticana. (Mi fregio di avere nella mia collezione il saggio di uno studioso che ha fatto “davvero” questa scoperta!)

Come per tutti gli pseudobiblia (“libri falsi”), il fascino del Necronomicon sta nella sua non-esistenza: sta alla bravura dei vari autori successivi infilarci il contenuto più divertente e gustoso.

L.

– Ultimi film da Lovecraft:

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34 risposte a Necronomicon (1993) Lovecraft e il Libro della Morte

  1. Zio Portillo ha detto:

    Pure di qua: auguri Mr. Lovecraft!

    Amarissima verità quella di Yuzna che in poche righe ha sentenziato i destini di Lovecraft e del Necronomicon… Autore difficilissimo da portare su schermo visto che il “suo orrore” mal si sposa con cinema dove le cose bisogna mostrarle. Facilissimo che i suoi racconti si trasformino in filmacci tutto “sangue&budella”.

    Differente invece il discorso sul Necronomicon. Il fascino del male, il libro proibito che ESISTE (non è in Vaticano, ce l’ha in garage a mio cuggino assieme alla Playstation 6) ma non può essere mostrato è facilmente creabile e usarlo come fulcro di una storia, anche banale. Toh, puoi pure metterlo come MacGuffin in una storia di 007!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Il caro vecchio Necro è già stato McGuffin di romanzi non memorabili, spinti più dalla voglia di misteriologia spicciola alla Codice Da Vinci. Continua purtroppo a non essere simbolo di buone storie.
      Se Lovecraft avesse generato film splatter sarebbe da applauso, perché sono film difficili da fare e serve gente in gamba, quindi può capitare che siano memorabili. Invece giocando proprio sul “non mostrato” si ottiene semplicemente vuoto noioso.
      Se HPL fosse stato scoperto negli anni Sessanta, penso che la Hammer ne avrebbe tirato fuori dei film degni: lui parla di brughiere nella nebbia ed oscurità tentacolare, e la Hammer era bravina a mostrare questi classici del passato dando loro una patina di freschezza. Purtroppo HPL è “nato” solo nei Settanta e non gli ha detto bene. Nei Novanta era puro vecchiume, in confronto alle rielaborazioni che eserciti di scrittori avevano già fatto di tutti i suoi temi, quindi erano gli anni peggiori per usarlo.

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  2. Il Moro ha detto:

    Chissà se qualche pazzo sta collezionando tutti i finti necronomicon creati per i film… sono sempre dei libroni spettacolari!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Nel caso deve stare molto attento: il creatore del Necronomicon Ex Mortis di Evil Dead (a memoria non ricordo il nome) da decenni sta attento all’uso che ne viene fatto e, avendone il copyright, fa causa a chiunque lo usi senza permesso. Quindi mi sa che dovrà rimanere una collezione molto privata 😛

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  3. Sam Simon ha detto:

    Eh vabbè: Lynch, Warner, Combs… lo potevano chiamare Star Trekicon! X–D

    Interessante tutto quello che scrivi, però purtroppo il tuo giudizio mi fa capire che è meglio se non lo cerco sto film, che non sembra proprio granché.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Dipende tutto da quante storie horror hai letto: se sono più di due, allora è tutto di una scontatezza micidiale 😀
      Però gli attori sono tutti spettacolari, e occhio che ti sei perso per strada il povero Gary Graham, che qui fa il patrigno cattivo. Star di dieci anni di “Alien Nation” in TV, è uno della razza di Kes in “Voyager” e le insegna a far bollire il te, mentre è il capo-vulcaniano nella prima puntata di “Enterprise”, che osteggia Capitan America Archer nella sua missione 😛
      Tutto l’universo è Trek! ^_^
      P.S.
      Peraltro Warner e Combs li ho beccati pure in “Babylon 5”, autentica raccolta differenziata di attori trekiani!

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      • Sam Simon ha detto:

        È vero, me l’ero perso! X–D

        A mia parziale discolpa, Enterprise devo ancora cominciare a vederlo… ma no, non è una scusa! Oggi per rimediare guarderò due episodi di Voyager invece di uno! Come se fosse una punizione per me…! :–D

        E la risposta è effettivamente più di due, quindi lascio perdere sto film! X–D

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  4. Austin Dove ha detto:

    peccato, alcuni episodi dal plot mi sembravano interessanti^^

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Il problema è che è roba parecchio inflazionata, soprattutto all’epoca, quindi sarebbe stato meglio una sceneggiatura parecchio diversa, coraggiosa, che cercasse di elevarsi rispetto alle mille varianti delle stesse storie che giravano. Invece il film parte dal presupposto che nessuno ha mai letto/visto una storia horror in vita sua.

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  5. Pingback: Lovecraft 130 – La cupa voliera del Conte Gracula

  6. Cassidy ha detto:

    Il più famoso libro falso di sempre, non potevi non affrontare questo film, sia per tema che per facce coinvolte, che mito Don Calfa, il classico caratterista di cui pochi ricordano il nome ma che si riconosce al volo, non come Jeffrey Combs, che se non fosse per lo sguardo da folle, avrei fatto fatica a riconoscere. Ricordo che hai tempi ero bello gasato all’idea di un film horror ad episodi, tratto da Lovecraft e intitolato “Necronomicon”, però a distanza di tempo ricordo solo i nomi coinvolti e poco altro, il tuo post mi ha rinfrescato il ricordo 😉 Cheers!

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  7. Pietro Sabatelli ha detto:

    Non esiste eppure fa paura pure a nominarlo il Necronomicon 😀
    Neanche con i sottotitoli in italiano si può trovare?

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Sì, coi sottotitoli lo trovi tranquillamente. Non so come mai in tanti anni non sia mai riuscito ad avere uno straccio di distribuzione italiana, ma tutto ciò che Yuzna tocca soffre della stessa maledizione da noi 😛

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  8. Willy l'Orbo ha detto:

    Auguri Lovecraft 🙂
    Detto ciò, inizio la lettura e quella parola “inedito” mi procura tristezza, vedo citato Mortal Kombat 2 (un cult Z per il sottoscritto), vedo Yuzna (per motivi arcani sono legatissimo ai due The dentist) e il rammarico sull’inedito aumenta. Poi mi folgora l’apprendere che è un film a episodi: niente da fare, mi stanno atavicamente odiosi i film a episodi (di qualunque qualità/genere essi siano) e ciò riabilita, infine, quell’inedito iniziale! 🙂 🙂

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  9. Max ha detto:

    Ciao come stai?
    Mi è bastato leggere un commento più in basso per avere la risposta alla mia domanda
    sul Libro dei morti di Evil Dead.
    In pratica gli autori hanno aggiunto Ex mortis a Necronomicon e hanno buggerato H.P Lovecraft!
    O ho inteso male?
    Poi c’è una cosa che vorrei chiedere ma non son sicuro che sia tratto da un racconto dell’autore centotrentenne , From Beyond o Terrore dall’ignoto di Stuart Gordon , ne hai mai parlato qua da te?
    Quel film mi perseguita : vorrei trovare un edizione italiana in DVD ..ma è quasi impossibile.
    Recensioni nei vari blog che visito di quel film son quasi rare come il DVD.
    Ma perché tutto ciò?
    Non mi sembrava manco una ciofeca come film ,si parla molto di altri film di Gordon ma quello….anzi a dirti la verità speravo che qualcuno di voi nell’omaggio che avete dedicato al maestro ne parlaste.
    Pazienza.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Mi ero ripromesso di dedicare il mese intero a Lovecraft ma poi impegni precedenti e la mole sterminata di lavoro per i film già fatti mi hanno un po’ rallentato. Non riuscirò a trattare tutti i film famosi tratti da HPL ma di sicuro quel titolo di Gordon ce l’ho in canna, quindi un po’ di pazienza e arriverà 😉
      Spesso se un film è distribuito male magari anche i più appassionati se lo scordano per strada.

      Malgrado dubito che lo ammetta, Sam Raimi al momento di allungare il suo cortometraggio “Within the Woods” nel film “Evil Dead” si è limitato a ricopiare, scena dopo scena, “Equinox” (1970) di Jack Woods, e visto che in quest’ultimo film ad evocare i demoni nei boschi c’era un libro antico, Raimi s’è inventato il “Naturon Demonto“.
      Al momento di girare “Evil Dead 2”, Raimi non aveva più i diritti del primo film quindi s’è dovuto reinventare tutto, ecco che il libro antico e misteriosi è diventato “Necronomicon Ex Mortis“, che è un nome sballato – mezzo greco e mezzo latino – concettualmente sbagliato (“Il libro della legge dei morti dalla morte”?) ma di sicuro effetto. Poi spesso “Ex Mortis” se lo scordano e rimane “Necronomicon”, che però con lo pseudobiblion di Lovecraft condivide giusto il nome e la voglia di divertire. 😉

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  10. Federica Leonardi ha detto:

    “Neanche il Necronomicon può salvarti, quando sei de coccio.”
    Perfetto da usare pure come tagline del film.

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  11. theobsidianmirror ha detto:

    Ma chissà perché il Necronomicon al cinema ha sempre l’aspetto di un tomo di dodici chili con copertina di pelle umana e spuntoni vari da triceratopo. Non poteva essere un rotolo tipo quelli di Qumran? Giusto per variare un po’, non per altro….

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  12. Giuseppe ha detto:

    Non esattamente un capolavoro né tanto meno all’insegna dell’imprevedibilità, ma con un sacco di ottimi attori accompagnati da ottimi effettacci e che, alla fine, si lascia comunque guardare 😉
    Accanto alla presenza del Necronomicon e del suo creatore Lovecraft/Combs come “fili conduttori” della struttura ad episodi, nella storia contenitore io ci ho sempre visto affiancato un altro personaggio derivante dalla produzione letteraria di HPL, in particolare le sue collaborazioni con altri autori/autrici: nel monaco Ohm Yati che rivela a Lovecraft le sue reali fattezze nel confronto finale, infatti, è difficile non vedere il terribile Surama, servitore solo apparentemente umano del folle dottor Clarendon nel racconto “L’ultimo esperimento” (del 1927, revisione di un testo di Adolphe de Castro)…

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  14. Conte Gracula ha detto:

    Non l’h visto, ma da ciò che scrivi, è stato meglio così.
    Il problema di Lovecraft al cinema, secondo me, non risiede nell’infilmabilità dei suoi lavori, ma nel fatto che tanti ritengono che le robe cthuloidi siano solo tentacoli e libri illeggibili fatti solo di consonanti (al limite ci aggiungono un filo di tette, tanto per stemperare). E va a finire che La Cosa è uno dei film più lovecraftiani di sempre ^^

    Pazienza, prima o poi salteranno fuori più artisti con idee migliori.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Di sicuro non salteranno fuori al cinema: se HPL non è riuscito a sfondare quando il cinema era il medium principale, figuriamoci ora che è alla canna del gas 😀
      Da quei fumetti che ho letto con “strusciate di HPL” mi pare lì ci si diverta di più, sia per i costi ma anche perché ci si rivolge ai lettori, che sono molto più informati degli spettatori, quindi si può osare di più.

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  16. SAM ha detto:

    Lovecraft è infatti adatabilissimoa d altri media che non hanno come ostacolo la censura e il budget, come i fumetti.
    Da leggere , le versioni a fumetti di alcuni suoi racconti ad opera di Alberto Breccia.

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  19. Andrea Lanza ha detto:

    Per esempio io trovo il terzo segmento una bomba. Molto Yuzna prima maniera.

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