[Big Fanta Gun] I fucili di Star Trek (3)

In Italia negli ultimi vent’anni saranno arrivati forse un paio di romanzi di Star Trek, per lo più novelization, ma in lingua anglofona escono regolarmente romanzi originali dagli anni Settanta. Se andate a leggere i ringraziamenti dei libri usciti negli ultimi dieci anni, troverete spesso il nome di Kirsten Beyer, una romanziera specializzata in universi narrativi televisivi (ha scritto romanzi per “Alias” e “Buffy”) ma ancor di più specializzata in “Star Trek”.

Stando a Wikipedia, la scrittrice è rimasta così folgorata da “Star Trek: Voyager” da spingerla a contattare il curatore Jeri Taylor, che l’avrebbe invitata a proporre storie: tutte le sceneggiature proposte dalla Beyer per la serie, dalla quinta alla settima stagione, sono state ignorate. Però la scrittrice non demorde e su consiglio di una collega va a parlare con la Pocket Books: la casa appartiene allo stesso gruppo della Paramount, quindi in pratica è la casa editrice ufficiale di Star Trek. Stavolta le sceneggiature della Beyer fanno breccia e dal 2005 ha cominciato a trasformare in romanzi tutte quelle idee che non ce l’hanno fatta ad arrivare in TV.

Entrata in pianta stabile nell’universo di Star Trek, comincia ad essere la regina delle convention, la sua conoscenza enciclopedica di qualsiasi aspetto di questo universo la rende la “Wikipedia personale” degli altri romanzieri della Pocket Books – che infatti la ringraziano a fine libro, raccontando di cene di famiglia in cui lo scrittore e la Beyer partono per la tangente cominciando ad analizzare ogni più minuzioso aspetto di una trama trekiana – pare che la IDW l’abbia subito chiamata come consulente al momento di acquisire il marchio Star Trek e iniziare a presentarne i nuovi fumetti, e lo scorso 13 ottobre 2020 è uscito To Lose the Earth: il decimo romanzo di una saga iniziata nel 2009 che racconta il seguito di “Voyager”, con le nuove avventure del capitano Janeway e del suo equipaggio.

La CBS alla fine cede davanti alla granitica e monolitica autorità trekiana della Beyer, vera e propria Memory Alpha vivente, Custode e Paladina del Canone trekiano, e nel 2016 le fa la proposta che la donna aspettava da più di quindici anni: entrare nel gruppo di sceneggiatori della serie televisiva. Ma mica una qualsiasi, no… “Star Trek: Discovery“, la serie che con un “me ne frego” nel cuore grida spavaldamente «E ’sticazzi» in faccia a tutti i fan!

Malgrado firmi solamente un episodio a stagione, la Beyer non solo è stabile nella “stanza degli scrittori”, ma è responsabile anche degli altri media legati a “Discovery”, quindi lavora ai romanzi della Pocket Books controllando storie e particolari e addirittura firma lei stessa (con Mike Johnson) i fumetti originali nati dalla serie, per IDW. Tanto è costato alla CBS far mandar giù alla scrittrice, paladina e fulgida protettrice del Canone, la pillola amara di lavorare ad una serie che con il Canone ci si fa un clistere.


I progenitori
dei Type 3 Phaser Rifle

Ciò che conta in questa sede è che “Discovery” è ambientata prima della serie originale che ha dato il via all’universo, quindi le scintillanti e super-mega-iper-tecnologiche trovate visive spaziali e spettacolari della serie dovrebbero esser “più vecchie” del cartone pressato e del polistirolo delle scenografie di Kirk, in cui il computer si azionava con bottoni quadrati e lucette di Natale. Nell’ottica della totale re-invenzione, non stupisce che le armi siano mille volte superiori a qualsiasi altra serie Trek vista, sia in TV che al cinema.

Intervistato da StarTrek.com il 7 marzo 2018, il property master della serie Mario Moreira (proveniente dalla saga Saw e già curatore degli oggetti di scena di “Heroes Reborn” e “The Expanse“) racconta:

«Ci hanno detto: stiamo raccontando una storia che si svolge duecento anni nel futuro. Quando lavoro ad una serie ambientata duecento anni nel passato, la prima cosa che faccio è un lavoro di ricerca, per capire il tipo di cultura e società nella vita quotidiana: per “Star Trek” valeva lo stesso, ma nel futuro invece che nel passato. Così abbiamo guardato la serie classica, rivisto tutti gli episodi, studiato gli oggetti di scena, immaginato il loro valore nel linguaggio tecnologico, il loro impatto nella vita quotidiana.»

«Oggi abbiamo strumentazioni davvero eccezionali. Abbiamo macchinari per creare oggetti in alluminio che fino a cinque o dieci anni fa era impossibile concepire. Abbiamo stampanti 3D che fanno cose impossibili già tre mesi fa. Possiamo creare oggetti molto più tecnologici di quanto potessero fare i nostri predecessori. Detto questo, l’aspetto dei nostri oggetti doveva però riconciliarsi con la serie originale, ambientata dieci anni dopo i nostri eventi. Potevamo prenderci delle libertà, ma eravamo tenuti a pensare: “come appare una cosa dieci anni prima di quella serie ma duecento anni da oggi?”.»

Mario Moreira e i suoi giorni di futuro passato

Moreira ci spiega che di solito per una serie di fantascienza si creano dei modellini grezzi degli oggetti di scena che si immagina possano servire, poi si gira per ferramenta o negozi di elettronica alla ricerca di oggetti con cui “condire” il modellino per farlo sembrare più futuristico, quindi fondamentalmente è un lavoro di decoupage. Oggi invece si va dal regista e si chiede cosa voglia, poi si comincia a disegnare e solo una volta capito su carta la forma finale dell’oggetto lo si comincia a costruire, senza più girare in cerca di “accessori” da incollarci sopra.
Per quanto riguarda i phaser, però, il modello già c’era ed era un’icona pop: com’è stato modificare qualcosa di così amato da milioni di fan?

«Ogni giorno con i phaser era puro terrore, al cento per cento. Dico questo perché studiavamo i phaser originali, le loro forme, i loro colori, l’ergonomia: erano già dei capolavori di alta tecnologia. Come fai a costruire qualcosa di dieci anni precedente ma che si capisca come diventerà in seguito? Sapendo poi che parliamo di oggetti di scena diventati giocattoli e finiti in musei e gallerie: è stato un processo allucinante per un property master, gestire qualcosa di così noto e amato.»

Eh la Peppa, che fucile che c’ha la Philippa!

Stando alle sue dichiarazioni, insieme alla sua squadra Moreira ha disegnato e creato all’incirca 120 oggetti di scena di “Discovery”: divise, stemmi, armi, suppellettili, arredamenti, ogni tipo di oggetto futuristico mostrato dalla serie. Chissà quante storie avrà da raccontare riguardo il Type 3 Phaser Rifle, un fucile assente nella serie classica e che quindi si è dovuto inventare di sana pianta. Dico “chissà”, perché Moreira non dice niente sull’argomento, quindi non sappiamo altro se non che nei primi minuti di questa nuova serie (24 settembre 2017) il capitano Philippa Georgiou (Michelle Yeoh) appare in scena impugnando un corposo fucilone.

Si vede proprio che è in linea con la serie di Kirk…

Nell’episodio 1×05 (15 ottobre 2017) tornano questi fucili che teoricamente sono i progenitori del fucilone impugnato da Kirk nel secondo episodio pilota del 1966, ma che ovviamente sono più moderni di qualsiasi cosa mai vista nell’universo Trek.

È un po’ sfocato perché è l’unico fotogramma dove il fucile si vede bene

Grazie al capitano Lorca (Jason Isaacs) e a Tyler (Shazad Latif) che si esercitano contro Klingon olografici, possiamo ammirare un’intera rastrelliera piena di armi…

Sì sì, proprio in perfetta linea con “Star Trek – Serie classica”

… e scopriamo che questo nuovo phaser rifle ha addirittura il contatore dei nemici uccisi: come faccia a capire quando un colpo va a segno rimane un mistero.

Alla fine ci sarà un premio per chi ne uccide di più?

Come abbiamo visto, Kirsten Beyer è fra gli sceneggiatori e mi piace pensare che sia lei a ricordare agli altri il nome dei fucili della Federazione, Type 3 Phaser Rifle, anche se è un nome nato al volo nel 1991 e rimasto sempre nei manuali o tra i fan. La Beyer forse non nota l’ovvio, cioè che il nome del fucile è nato quando le armi in dotazione all’Enterprise erano tre – phaserino-telecomando, piccolo aspirapolvere e fucilone squadrato – così come non ha notato che sulla Discovery di armi ce ne sono solo due: non importa, quel fucile si chiama “3” e questo nome va citato, soprattutto perché l’unica altra serie in cui è citato è l’amata “Voyager” (1×05, 7×09).

Questo fucile s’ha da citare! E basta!

Così nell’episodio 2×05 (14 febbraio 2019) l’incontenibile Tilly (Mary Wiseman) cerca di fare la voce minacciosa e dice:

«Ho un fucile phaser di tipo tre: è più potente e in generale più grande del tipo uno e del tipo due. Immagino sia per questo che è chiamato tre».

L’episodio è firmato dalla Beyer stessa, sia come sceneggiatrice che come executive story editor: non può essere una frase buttata lì per caso, così come non posso credere che una professionista decennale dell’universo di Star Trek non sappia che quella nomenclatura nascerà solo con “The Next Generation” e quindi non ha senso in una vicenda ambientata decenni prima, in un universo fatto solo di due armi d’ordinanza. Preferisco pensare che l’autrice si sia divertita a giocare con il nome del fucile, oppure… a prendere in giro i fan del Canone! Come se già l’intera “Discovery” non stesse lì per questo unico motivo.

Alzate le vostre aspettative di fan e uscite con il Canone in alto!

Il fucile appare molto spesso nella serie, ma sin da subito è chiaro quale sia l’unico argomento che interessi a “Discovery”: leccare così tanti sederi che servono vari impianti linguali. Protagonista donna e un po’ nera, coppia omosessuale maschile, icona della comunità lesbica, attore orientaleggiante, comparsa diversamente abile, amica della protagonista un po’ in carne, personaggio che non si sente a suo agio con il proprio corpo, e via: per andare spavaldamente là dove ogni minoranza di peso sociale e voce influente ha messo piede. È una serie delle pari opportunità, figuriamoci quanto se ne frega delle armi o di sciocchezze come i collegamenti con le altre serie dello stesso universo.

La Beyer dunque quando si tratta di romanzi e fumetti è la Protettrice del Canone e non si sgarra neanche di mezza virgola rispetto a quanto visto in TV, ma quando lavora in TV… è la Casa delle Libertà! Meno male che, non paga di “Discovery”, poi è andata pure a lavorare a quell’altro capolavoro di “Picard”, come vedremo la settimana prossima.

(continua)

L.

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36 risposte a [Big Fanta Gun] I fucili di Star Trek (3)

  1. Austin Dove ha detto:

    più leggo sti post più mi tengo alla larga dal franchise, sembra un enorme minestrone

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Proprio perché effettivamente è un enorme minestrone puoi trovarci di tutto, materiale per tutti i gusti. A seconda dell’aspetto che ti piace di più della fantascienza, c’è una serie più adatta per te. Se invece non ti piace la fantascienza, allora evita del tutto 😛

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  2. Conte Gracula ha detto:

    Oggi come oggi è un ginepraio creare una nuova storia senza essere messi al rogo, figuriamoci lavorare a un universo narrativo già esistente, è come trovarsi tra Scilla e Cariddi: una storia non è mai abbastanza pro qualcuno e in più bisogna competere con fan che hanno dissezionato quel mondo lungo qualunque asse e lo conoscono meglio degli autori XD
    Ai tempi dei film di JJ, ricordo che c’è stata qualche voce che si lamentava del “what if” perché rendeva nulla la conoscenza di nerd appassionati, ma ormai si è capito, sono loro gli unici a badare a certi dettagli (anche se tu hai evidenziato il problema dei fucili, per quanto riguarda Star Trek).

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      E’ una questione molto sottile, ma principalmente il problema è l’equilibrio: sarebbe auspicabile avere una via di mezzo fra un estremo (fan talebano) e l’altro (sceneggiatore menefreghista che non ha idea di cosa parli).
      Non esiste una storia che accontenti tutti, quindi è giusto che gli sceneggiatori ignorino i fan talebani, perché tanto non potranno mai accontentarli. Però primo dovere di uno sceneggiatore è scrivere una buona storia: sta’ tranquillo che se la storia è buona, i personaggi piacevoli e le trovate ghiotte, alla fine anche il fan più integralista si ammorbidisce. Il problema è che se la storia è così così, allora ci si comincia a porre domande.
      “Discovery” semplicemente non è Star Trek, eppure la prima stagione ha molte buone idee, se l’avessero chiamato semplicemente “Discovery” sarebbe stata un’ottima serie di fantascienza, ma volevano fare i soldi coi fan e il merchandise così hanno subito messo da parte le buone storie e si sono dedicati all’onanismo da fan. Che per forza di cose scontenterà qualcuno.
      Scrivere una storia in un universo esistente è facilissimo, anzi è molto più facile che scriverla partendo da zero. Sai perché pochi ci riescono? Perché servirebbe conoscere l’universo in cui si scrive, ed è rarissimo. Ti assicuro che se uno conosce anche per sommi capi l’universo in cui scrive, e sa scrivere, il risultato è oro puro e non esiste fan che possa lamentarsi.

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      • Giuseppe ha detto:

        Proprio così. Semmai, paradossalmente, può capitare che a farlo (lamentarsi, intendo) siano i legittimi proprietari dei diritti riguardanti quell’universo qualora chi ne scriva dimostri di saperlo fare fin troppo bene, specialmente in caso di non professionisti (che, però, avrebbero tutte le carte in regola per poterlo diventare): pensa a “Prelude to Axanar”, responsabile suo malgrado del famigerato editto -perché di questo si tratta- CBS/Paramount nei confronti di fan film e fan serie, teso a “castrare” tutte quelle future produzioni poco disposte a rientrare nei ranghi dell’amatorialità pura, seguendo l’esempio del suddetto cortometraggio (di fatto, per via delle nuove linee guida, condannato a non poter mai più prendere la forma di film vero e proprio), con il rischio di vederle proporre storie più ispirate e coerenti rispetto a quelle “ufficiali” per grande e piccolo schermo. Non che riguardo ai professionisti ci si siano sempre stati occhi di riguardo, se consideriamo il comportamento nei confronti di Kirsten Beyer da parte di Jeri Taylor la quale, del resto, non era nuova ad atteggiamenti simili (tra l’altro, sappi che se detesti i film di TNG almeno in parte lo devi pure a lei)…
        Curioso destino quello della nostra Kirsten, canonica e de-canonizzata a fasi alterne 😉

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Forse consapevoli del fatto che i fan considerano i film Dio, e quindi solo quello che appare nei film “è vero”, le case non vogliono che si presentino film privi del loro controllo, perché sarebbe un tilt assurdo e sarebbero poi costrette a scrivere buone storie: ma siamo matti? 😀
        E’ come negli anni Ottanta quando i poveri ghostrwriter scrivevano i romanzi dell’ispettore Callaghan con la pistola di Eastwood puntata alla tempia: era loro assolutamente vietato creare una trama che sarebbe stata buona per il cinema, altrimenti l’avrebbero “bruciata” e Clint, unico effettivo padre e padrone del personaggio, si incazzava! Quindi la Warner era disposta a pubblicare romanzi con trame volutamente sottotono pur di non attentare al buonumore del suo cavallo di razza.
        Una volta pagati i diritti, non vedo perché degli autori appassionati non siano liberi di fare un corto o mediometraggio, soprattutto visto che i produttori se ne fregano e non hanno voglia di impegnarsi. Ho visto che attori Trek storici si prestano volentieri ad apparire anche in produzioni minori, perché non lasciare loro più spazio? Loro sono contenti, i fan sono contenti, la casa è contenta perché comunque è tutta pubblicità pagata per i suoi prodotti, perché opporsi?

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      • Giuseppe ha detto:

        Eh, vallo a capire. All’epoca c’era addirittura chi sospettava i responsabili di Axanar di aver approfittato del crowdfunding per finanziare la creazione di un proprio studio cinematografico professionale (il che avrebbe significato, agli occhi della Paramount, mettersi in diretta competizione trekkiana con lei) attraverso i soldi dei fan… Invece di sospettare, e senza peraltro portare nessuna prova concreta, avrebbero fatto meglio a chiedersi se per caso il successo di progetti come Axanar non fosse dovuto alla capacità di saper venire incontro alle aspettative di tutti quei fan del Prime Universe che NON si riconoscevano (o che, comunque, NON ritenevano fosse l’unica strada da seguire) nel nuovo Kelvinverse di J.J. Abrahams.

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  3. Sam Simon ha detto:

    Discovery è il male e la Beyer ha venduto l’anima al diavolo!

    I fucili col contatore di morti… Questo è il futuro ottimista in linea con gli ideali di Roddenberry!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      ahahahh vedo che hai le idee chiare sulla questione 😀 😀
      Sì, il “conta-morti” sicuramente sarà stato presente tra le carte lasciate da Gene, uno che ha dotato i suoi militari spaziali di pistolette stordenti 😀

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      • Sam Simon ha detto:

        Gene si rigira nella tomba… :–(

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Eppure di questa roba già hanno firmato per la quarta stagione: evidentemente qualcuno se la vede, a qualcuno piace. Forse slinguazzare così tante minoranze importanti funziona 😛

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      • Sam Simon ha detto:

        La gente non ha idea di cosa sta guardando, e ora è il periodo di massima popolarità delle serie. Tutti fanno binge watching e ne guardano una intera a settimana dimenticandola istantaneamente (ma almeno possono riempire le conversazioni di consigli su serie bellissime e imperdibili).

        Io continuo a godermi The X-Files come se vivessi nel 1995… :–D

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Su X-Files sai che la pensiamo diversamente, ma credo anch’io che l’essere a portata di mano e apparire “giovane” abbia valorizzato una serie che non merita nulla.

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      • Sam Simon ha detto:

        So che non ti piace, ma secondo me è innegabile che ci fosse la volontà di fare qualcosa di nuovo, di qualità e che durasse nel tempo (anche solo a livello di fotografia, regia, cast…)!

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Quello è indiscutibile, ci mancherebbe. Ad avercene di serie oggi con quella voglia di “fare la differenza”.

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      • Sam Simon ha detto:

        Esatto (poi i gusti personali naturalmente non si discutono!)! :–)

        C’è da dire che forse un mercato come quello odierno spinge verso prodotti fatti con lo stampino e generici perché tanto si perdono in un mare magnum e non vale la pena investirci troppo. Se poi ti va bene fai successo, ma più che questione di qualità è questione di fortuna. Il buzz giusto, se hai o no gli elementi che in quel momento tirano (tipo la questione delle minoranze)… Mi diceva un amico che in Assassin’s Creed Valhalla che si svolge nell’Inghilterra dell’Ottocento (mille e ducento anni fa) è pieno di arabi, africani, giapponesi, cinesi… Eh sì, è probabile che sia storicamente accurato!

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Quella è una piaga moderna devastante. Nel recente filmucolo con Henry Superman Cavill che fa Sherlock Holmes (imbarazzante), vediamo un’Inghilterra variopinta in modo imbarazzante, con nobili asiatici e di colore e via di slinguazzate politicamente corrette. E nessuno fuma! Nella patria in cui fumare era un’attività così elogiata che i nobili si cambiavano d’abito apposta, inventando ciò che noi ancora oggi chiamiamo “smoking”, guarda caso nessuno fuma perché fa male…
        Ormai dal Duemila non esiste più il “romanzo storico”, semmai è esistito: c’è solo la falsa società ideale politicamente corretta che non esiste da nessuna parte se non nei film e serie a sfondo storico 😀

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      • Sam Simon ha detto:

        Verissimo. Anche le recenti versioni di Emma e Little Women sono Inspiegabilmente moderne. Anche solo 20 anni fa sarebbe stato impensabile proporre cose del genere.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Il falso storico c’è sempre stato, ma ormai siamo a livelli imbarazzanti. Che senso ha raccontare una storia del passato se non puoi mostrare NIENTE del passato?
        Questa cosa delle pari opportunità e del politicamente corretto sta decisamente sfuggendo di mano…

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  4. Lorenzo ha detto:

    Da appassionato, non mi dà fastidio che la Discovery sembri più futuristica di tutte le navi successive. Non si può pretendere che un programma televisivo moderno, specialmente di fantascienza, non si adegui ai tempi.
    Per lo stesso motivo, immagino le pressioni e i compromessi a cui sarà stata sottoposta Kirsten Beyer quando ci avrà lavorato, dato che a tutti gli effetti Discovery è stato il rilancio di una serie di Star Trek dopo la cancellazione di Enterprise anni prima. Sicuramente non sarà stato come stare a casa da sola, bella paciarotta a scrivere romanzi.
    La cosa che non mi piace, anche se è la conseguenza naturale di quanto ho scritto sopra, è che si è perso lo “spirito” di Star Trek. Pare che oggi se non sei “dark” non sei figo. Questa cosa mi dà più fastidio che vedere fucili apparire a caso… e infatti continuo a procrastinare la visione dei nuvi episodi di Discovery 😛

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Essere dark è uno specchio dei tempi esattamente come le astronavi luccicanti, quindi fa parte del pacchetto: se cambi, cambi tutto, mica solo un pezzo 😛
      E poi in realtà non hanno cambiato niente, perché l’Universo Specchio con le versioni cattive di personaggi buoni esiste sin dalla serie classica, e per motivi misteriosi è amato in maniera violenta dai fan (a me ha sempre annoiato) quindi semmai i personaggi dark sono la parte più Star Trek di tutta la serie.
      Nessun romanziere di Star Trek scrive a casa da solo, è una rete fitta di autori che si consultano costantemente, fanno ricerche, vivono nel terrore di ritrovarsi i fan alla porta col forcone e devono sottoporre le loro trame e le loro scelte al vaglio di una commissione: se scrivono il numero sbagliato di peli in testa a Picard, non gli pubblicano il libro. Non è un lavoro comodo, lo fai solo se sei infognato anche tu in quell’universo, e dalle interviste che ho trovato (e tradotto nei blog) di solito gli autori di questi universi sono infognati il giusto: sanno trovare il giusto equilibrio fra rispettare le regole e aggiungere cose nuove. (Un’autrice è riuscita pure a far passare un figlio di Spock!)
      Discorso totalmente diverso per la TV, dove se ne fregano di tutto e si sentono liberi di inventare cose a casaccio, totalmente privi di qualsiasi responsabilità con ciò che li ha preceduti.
      “Enterprise” faceva così schifo che non capisco come siano riusciti ad arrivare ad una quarta stagione: la considero la peggiore in assoluto di tutte le serie, semplicemente perché è scritta malissimo, impegnata com’era a cambiare le tette della vulcaniana ad ogni puntata 😀

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      • Lorenzo ha detto:

        Purtroppo il dark ha dilagato ben oltre lo specchio nelle nuove serie, al livello che la parte “oscura” ormai è diventata quella “reale” 😛
        Credo che le serie e i film debbano soddisfare principalmente i boss della produzione, che nella fregola del rilancio vogliono tutto diverso, poi chiamano la Beyer perché è esperta di canone, però deve fare quello che vogliono loro.
        In quanto ai romanzi, sono scritti da fans per fans, quindi tra nerd ci si intende 😛
        PS Ne ho letti un paio scritti da Shatner (o chi per lui). “Il ritorno” ce l’ho ancora.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Shatner è un caso particolare, l’Uomo Fumetto dei Simpson conserva ancora la pistola usata per tenere l’attore lontano dalla serie di film 😀
        A scrivere i romanzi che portano il suo nome (e almeno su questo Bill è sempre stato onesto nel non dichiararsene mai l’autore) c’erano una coppia di coniugi scrittori professionisti, come lo sono tutti quelli che viaggiano per universi, da Star Trek a Star Wars. Sono scrittori di mestiere, che creano anche propri universi narrativi, sebbene ovviamente meno famosi degli altri. E se fossero semplici fan poi non saprebbero scrivere per altri universi, mentre i nomi li ritrovi dappertutto, da Halo a Warhammer. Non possono essere fan di TUTTI gli universi!
        Per esempio recentemente un grande professionista di Star Trek come R.A. de Candido è stato chiamato a scrivere un romanzo alieno, per raccontare il passato di Amanda Ripley, diventata famosa con il gioco “Alien Isolation”. Lo scrittore ha preso l’unica cronologia aliena “ufficiale” esistente (quella inventata da Charles de Laurizika per il DVD del 1999) e l’ha seguita così da pararsi le chiappe coi fan, ma poi è andato per conto suo e ha scritto un romanzo bellissimo, la cui forza è l’essere una bella storia raccontata bene, al di là se si è fan di quell’universo.
        Qualche mese fa ho letto un bellissimo romanzo ambientato su DS9, la cui forza non era usare personaggi della serie ma usare una bella storia, piena di temi intriganti, ambientata sulla stazione, raccontata bene.
        Idem per il mondo dei fumetti in universi condivisi: le storie migliori sono le storie belle, raccontate bene, non le storie da fan sfegatati. Quelle ogni fan può inventarsele 😀

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  5. Cassidy ha detto:

    Da quanto ho capito la serie “Discovery” è il “L’ascesa di Skywalker” della saga di Star Trek, vecchi Trekkie e nuovi uniti insieme nell’odio. Ma che senso ha un fucile con il contatore? Per fortuna sono ancora molto lontano dall’arrivare a “Discovery” e “Picard”, anche se ormai ogni volta che spunta un fucile in DS9 penso a questa tua rubrica 😉 Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Una volta ho avuto un compagno di scuola tifoso malato della Juventus, tanto che veniva in classe con la maglietta indosso. Un giorno si è presentato con la maglietta della Roma, dicendo che aveva cambiato squadra: il disprezzo generato sia nei tifosi della Juve che della Roma credo sia pari a quello provato da tutti gli spettatori di “Discovery”, sia i fan integralisti che gli spettatori normali 😀
      Scherzi a parte, a qualcuno piace, visto che è appena andata in onda la terza stagione ed è fissata la quarta, ma onestamente non c’è rimasto gran che di fantascienza. E di Star Trek già ce n’era poco all’inizio.
      Tieniti stretto e cara DS9: scoprirai che è l’apice mai più raggiunto delle trame di questo universo. Dopo è tutta discesa…

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  6. Willy l'Orbo ha detto:

    Dal fucilone pisellone dell’altra volta al fucile che c’ha la Philippa, Star Trek mi fa una…! 😅
    Scusa ma la tentazione è stata troppo forte! 🤣😂

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  7. Madame Verdurin ha detto:

    Sottoscrivo tutto quello che hai detto su Discovery: se avessero speso più tempo su una buona sceneggiatura e meno sul casting arcobaleno magari sarebbe anche venuto fuori qualcosa di bello… Direi che Cassidy ha ragione, Discovery è L’Ascesa di Skywalker del mondo di Star Trek (infatti anche nell’ultimo film di guerre stellari c’era un finale corale popolato di tutte le sfumature dell’arcobaleno possibili, nel numero di ben più di sette). Non posso credere che qualcuno possa volerne ancora… e dopo questa esperienza traumatizzante ho anche il terrore di iniziare a vedere Picard…

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Da un certo punto di vista Picard è più omogeneo, pur rimanendo una serie di rara bruttezza. Nel senso che ha una trama, un pathos che sulla carta funziona (non in video) e i personaggi sono lì perché utili alla storia. Invece “Discovery” sembra scritta al volo, partendo dal cast. Buttiamo qui una coppia gay: che gli facciamo fare? Boh, poi vedremo. Metti lì la bianca, lì la nera, poi la roscia, la riccia, l’asiatico, l’arabo, non si vedono solo i due liocorni. Ah eccoli. E ora dite qualcosa, non importa cosa 😛

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  8. Zio Portillo ha detto:

    Quando c’è di mezzo Star Trek, mi limito a leggere quanto scrivi e ad alzare le mani. Pur avendoci provato più e più volte e pur rimanendo affascinato dalla vastità degli intrecci e dell’universo del marchio, ammetto che Sar Trek non fa per me.

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  9. Daniele ha detto:

    “Discovery” unisce aspetti piacevoli (il design delle astronavi, la plancia, l’alloggio di Michael Burnham e Tilly) con una trama poco piacevole (la propulsione a spore oppure il brutto aspetto dei Klingon). Conosco abbastanza il media franchise di Star Trek da poter esprimere un giudizio su diverse serie:
    -The Original Serie è troppo vecchia per essere vista al giorno d’oggi (ho visto qualche episodio), sembra girata da dilettanti fans di Star Trek;
    -The Next Generation è anch’essa vecchia e pesante da vedere oggi;
    -Deep Space Nine è un po’ meglio ma anch’essa è datata e noiosa da vedere (come si possono sopportare i Ferengi)? La CGI è agli esordi, alcuni effetti speciali in computer graphic sono orrendi. La trama è più “statica”, perché ambientata in una stazione spaziale.
    -Voyager è un’autentica meraviglia: sono (quasi) tutti bravi, Jeneway è un bravo capitano, Tuvok è un ottimo vulcaniano per non parlare poi del MOE, di Tom Paris o Sette di Nove. I Borg spaventano veramente, sono davvero una minaccia, potrebbero uscire dallo schermo televisivo per iniettare le nano sonde. Voyager non sembra così vecchia vedendola oggi sia perché utilizza la CGI sia perché la tecnologia futuristica è “nascosta” nelle schermate LCARS o negli strumenti medici dell’infermeria. Anche Kes, prima di essere “sostituita” da Sette di Nove è un personaggio interessante. Nel corso delle puntate c’è la possibilità di approfondire il carattere di tutti i personaggi come Neelix, Henry Kim o il primo ufficiale. Molto interessante anche saperne di più sulla struttura gerarchica dei Borg e sul comportamento della loro regina;
    -Enterprise non è male, l’astronave ha un design ancora più moderno, probabilmente gli sceneggiatori avevano poche idee e hanno insistito troppo sulla “guerra fredda temporale”. Simpatico il capitano, Malcom Reed, T’Pol e anche gli altri attori (come Trip o il dottor Phlox).
    -Picard è una brutta serie. Ho visto tutta la prima stagione (alcuni episodi, come l’ultimo, anche in alta definizione).
    -I film di J.J. Abrams sono godibili ma non lasciano il segno.
    Sono arrivato quindi a questa specie di giocattolo luccicante chiamato Discovery, incentrato su Michael Burnham che prima viene condannata alla prigione perché ammutinata, poi diventa addirittura comandante (pero’!). L’universo dello specchio mi è sembrato un modo per far recitare attori i cui personaggi erano morti (come Philippa), per “riciclarli”. Poco piacevole anche l’idea di Ash Tyler “fatto a pezzi” e poi “ricucito” per contenere al suo interno un Klingon (non sembrava più Star Trek, ma un film horror splatter). Ma la “rete del micelio” è davvero una trovata poco piacevole, era molto meglio la propulsione a curvatura (e ad impulso), che almeno erano plausibili a livello scientifico.
    Avrei altro da dire ma mi fermo qui.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ti ringrazio dell’analisi completa, sebbene io sia abbastanza vecchio da aver visto in diretta l’arrivo di Star Trek e averlo trovato meraviglioso e appassionante. Almeno all’epoca 😀
      Parli molto di design e sono anch’io sensibile all’argomento, ma lo reputo totalmente ininfluente: se una trama è buona, anche un fondale di polistirolo va bene; se una trama non è buona, il miglior design del mondo non può salvare il film.

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      • Daniele ha detto:

        Prego 🙂
        Come sicuramente avrai visto, nella serie Voyager si notava la curvatura degli schermi dove venivano visualizzate le animazioni LCARS (perché erano schermi con il tubo catodico, non esistevano gli schermi piatti). Questo aspetto, insieme alle animazioni LCARS che a volte avevano un basso numero di fotogrammi al secondo (in un episodio ho visto ad esempio la sagoma dell’astronave Voyager ruotare a scatti) annullavano la sensazione di stare assistendo ad eventi appartenenti ad un lontano futuro. Chiaramente le animazioni ruotavano a scatti perché i computer dell’epoca (1995-2001) non permettevano un numero di fotogrammi al secondo maggiore.
        Nella serie Discovery la trama non mi sembra molto buona, anzi è piuttosto contorta. Era molto meglio per me ad esempio vedere, sulla Voyager, i progressi di Sette di Nove, mentre cerca di riacquisire la sua perduta umanità con l’aiuto del Dottore.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Non avrei mai notato queste specifiche tecniche, né mi sarebbero mai interessate. Discovery non mi piace perché ha pessime trame, pessima sceneggiatura e pessimi personaggi, mentre mi piacciono DS9 per le ottime storie, sceneggiature e personaggi, e VOY perché tra alti e bassi comunque ha buone storie. Quand’anche avessero dei Commodore64 come computer di bordo per me sarebbe uguale 😛

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