Torno ad attingere allo scaffale dove custodisco i DVD dove la Z è più letale, la cui puzza emana dalle custodie e mi indica il prodotto più rancido da recensire: il mio naso dice che è il momento di parlare di Blackwater Trail (1995), preso sulle prime bancarelle del 2020.
Number One Video lo porta in VHS (in data ignota) con il titolo Il sentiero delle vedove. Il primo passaggio televisivo noto è su Rai2 nella prima serata di mercoledì 19 novembre 1997.
La famigerata Vistarama (Quinto Piano) lo porta in DVD nel settembre 2003.
Andy si è suicidato e questo ha gettato nella depressione tutti i suoi amici: chi mai avrebbe immaginato un gesto simile? Si potrebbe capire se Andy scrivesse sceneggiature per filmacci di serie Z, cosa che prima o poi si paga, ma non sembra fosse questa la sua professione.
Mentre tutti piangono al suo funerale, ripentendosi che Andy si è ucciso, c’è solo una donna – Cathy (Dee Smart) – che sussurra una verità ben diversa: Andy è stato ucciso. Allora mi sa che le scriveva davvero sceneggiature per filmacci, e qualche spettatore gliel’ha fatta pagare.
Allo stropicciato amico Matt (Judd Nelson: ve lo ricordate? Dopo solo dieci anni dal lancio di Breakfast Club è già nella Z profonda da almeno venti!) la donna rivela che ha ricevuto un nastro registrato dall’assassino di Andy, un serial killer con parecchie vittime nel curriculum e che, desideroso di dare un indizio alla donna, continua a ripetere un passaggio del Vangelo di Marco:
«Divorano i beni delle vedove e fingono di fare lunghe orazioni: saranno più severamente giudicati.»
Mentre nell’originale viene letta fedelmente la versione americana, la storica traduzione di Re Giacomo, in italiano addirittura si “migliora” il testo, e invece di «le case delle vedove» riportato nelle varie traduzioni nostrane si preferisce «i beni delle vedove». L’originale greco è tas oikias, “le case”, ma evidentemente il traduttore italiano sa che il vero senso è “i beni”. Per me ci può anche stare, tocca vedere che ne dice Marco.
Certo, sarebbe stato più gagliardo se per il film avessero scelto qualche passo successivo, così da avere un nuovo Mark 13 dopo Hardware (1990).
Matt tituba, tentenna, non crede a Cathy ma poi non può fare a meno di notare come i di lei “amici” stiano disponendo delle proprietà del defunto (i beni delle vedove) e nel discorso guarda caso esce fuori che il bacino idrico del posto, chiuso da anni, si chiama “Il sentiero delle vedove” (Widow’s Track). Anche uno dalla faccia diversamente sveglia come Matt comincia a mettere insieme i puntini del mistero.
Il personaggio ci viene presentato come uno di provincia che ha abbandonato il paesello in favore della grande città, dove è diventato un famoso romanziere (con però un solo libro all’attivo, per di più un’antologia di racconti), però non ci viene detto che tipo di romanzi scriva. Forse non gialli, visto il modo in cui gestisce questa sorta di “indagine” paesana.

Una citazione biblica dal Manoscritto della Mano Morta
Servono indizi belli grossi per smuovere il sonnolento pseudo-investigatore, che ficcando il naso dove non dovrebbe trova un’altra citazione biblica:
«Mantieni la fede e la buona coscienza, perché coloro che l’hanno ripudiata hanno fatto naufragio.»
Non so perché venga specificato come questa sia una parafrasi del passo di 1 Timoteo (1,19), visto che è la citazione esatta, comunque subito dopo il nostro eroe trova Salomone (6,12), «Un giardino recintato è mia sorella, la mia sposa è una sorgente asciutta, una fontana sigillata». A un certo punto è lecito aspettarsi una citazione da Babbei (6,1): «E il Signore disse: Andy non è morto suicida».
Arrivati alla ventesima citazione biblica ho capito come mai lo sceneggiatore (che non merita di essere citato) non ha più lavorato in seguito: va bene condire, ma usare riferimenti religiosi come unica trama è davvero criminale. In pratica il vero assassino ha letteralmente riempito ogni centimetro del paesello di “indizi” in una folle caccia al tesoro che i due protagonisti devono seguire. Trovano un orecchio qua, una mano là, due zebedei di spettatori annoiati qui e via dicendo.
Dato poi che il paese in questione appartiene ad una qualche deriva genetica per cui tutti hanno la faccia brutta da cattivi e colpevoli, la visione diventa subito imbarazzante.
Per fortuna Judd Nelson ci ha abituati alla Z più letale mai immaginabile, da anni vediamo la sua testa dotata di occhi tristi spuntare dai sanitari cinematografici più intasati – e te credo che ha gli occhi tristi! – quindi non è una sorpresa vederlo impegnato in questo ridicolo ruolo di “romanziere fallito che cerca riscatto risolvendo un caso nel suo paese natale”, tutta roba solo immaginata perché nel concreto Matt non fa proprio nulla se non mostrare in giro i suoi occhi tristi.
Ian Barry dirige uno nientino televisivo che sfuma nel vuoto mentre ancora scorrono le immagini: ad un certo punto ti accorgi che stai fissando la parete, peraltro molto più interessante del film, e che il DVD ha finito di girare ed è tornato al menu. Quand’è finito il film? Chi era poi il colpevole? Non importa, il vuoto ti ha avvolto e ti ha rubato preziosi minuti di vita appresso agli occhi tristi di Judd Nelson.
Insomma, Z che puzza e che fa male. Quella che non può mancare nella videoteca casalinga di tutti noi!
L.
– Ultimi film con Judd Nelson:
- Dark Asylum (2001) Il trucidatore
- Blackwater Trail (1995) Il sentiero delle vedove
- Stagecoach (2016) Napule Jack
- Steel (1997) L’uomo d’acciaio
- Lost Voyage (2001) Ritorno dalle acque maledette
– Ultimi post Vistarama:
- [Multi-Recensioni] Tre DVD Futu-Vistarama
- Icebreaker (2000) Minaccia nucleare
- Blackwater Trail (1995) Il sentiero delle vedove
- Revelation (1999) La profezia di Jeff Fahey
- A Twist of Faith (1999) La mente perversa di Ironside
SEVEN, la citazione finto-biblica di PULP FICTION, EVENGELION e i suoi riferimenti religiosi (tutti usciti tra il ’94 e il ’95) hanno fatto più danni della grandine creando centinaia di “Mostri Z” fatti di cacce al tesoro con indizi sacri e frasi prese a cazzum dalla Bibbia e dai Vangeli da usare a sproposito.
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La “citazionite biblica” è purtroppo un male che affligge la narrativa americana da ben prima di quelle opere, che semmai si sono distinte per aver usato bene (a parte Pulp Fiction) un artificio comunissimo che troppo spesso scade nella banalità.
So che gli italiani sono fermamente convinti che gli americani impazziscano per gli stessi identici anime che piacciono tanto agli italiani, tipo Evangelion, ma mi sento di dubitare sia che un prodotto di nicchia abbia un qualsiasi peso nella grande narrativa, sia che il Paese più cristiano del mondo, che citava a raffica passi dalla Bibbia quando il Giappone era ancora uno shogunato, abbia bisogno di un anime per riscoprire un’usanza che ha inventato lui! 😀
Basti pensare che Tom Cruise va dicendo che è stato lui ad aver ricordato i samurai ai Giapponesi, che avevano dimenticato quella parte della loro storia, per avere un’idea del rapporto che l’americano medio ha con il Sol Levante 😀
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Tu sei di Roma, quindi Ridley vi ha ricordato i gladiatori, giusto? Non era così la storia… 😉
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Sembra assurdo ed è dannatamente triste, ma purtroppo è così: dopo quel maledetto film a Roma sono esplosi i tatuaggi dei gladiatori e del Colosseo, mai visti prima.
In Giappone film di samurai si fanno sempre, da quando esiste il loro cinema, in Italia film di gladiatori si sono fatti negli anni Sessanta e poi sono stati vietati dal buon gusto, scomparsi per sempre, quindi per i giovani del 2000 temo sia stata davvero una “riscoperta”, anche perché nessuno a Roma entra mai nel Colosseo – ed è un peccato, perché è un luogo splendido e magico, almeno prima che lo deturpassero sul finire dei Novanta – quindi molti romani purtroppo l’hanno visto per la prima volta grazie a Ridley Scott. In fondo la generazione precedente era convinta che Bruce Lee e Chuck Norris avessero davvero combattuto nel Colosseo…
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Dal libro dei Babbei: ti rendi conto che ora non potrò mai più andare a messa senza scompisciarmi dal ridere??
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ahaahhaha ora mi sento in colpa: non farti sentire a sghignazzare! 😀
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Judd Nelson vaga senza meta
perduto ormai nel labirinto della Zeta
vedi quegli occhi tristi, quell’espressione mesta
e ogni speranza (di un buon film) svanisce lesta
tal è la pletora di bibliche citazioni
che in poco tempo già pieni ne hai i coglioni
più non t’importa del reo, della sua colpa
‘sta trama è inconsistente, non ha polpa!
Ci sia chi sopravvive oppur chi muoia
poco ti frega, qui regna sol la noia
Poi, manco ti accorgi che il film è terminato:
come potevi, se t’eri appisolato?
Si sa, succede se Judd si mette a recitare…
a restar sveglio proprio non ce la puoi fare! 😀
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Ecco una corposa citazione dal Libro dei Babbei 😀
Scherzi a parte, grazie per lo splendido poema, anche se il film non lo merita ^_^
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Nella scena finale di “Breakfast Club”, Judd Nelson con il pugno in cielo sembrava salutare il suo esordio nel mondo del grande cinema, invece si stava prenotando un posto per la Z più profonda, il funerale del film poteva essere quello della sua carriera. Si libro dei Babbei sono morto, cercherò di farlo in silenzio ma mi hai steso 😉 Cheers
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Nel film si citano così tanti libri che non vedo perché debba mancare quello dei Babbei 😀
Non so se ad Hollywood esistano casi di “caduta nella Z” veloci e verticali come quello di Judd, almeno nei Novanta. L’unico altro caso simile che mi viene in mente è Casper “The Master” Van Dien, che un minuto dopo aver girato “Starship Troopers” era già nella Z profonda, ma erano i primi Duemila e il cinema era diverso.
Judd invece proprio all’apice dell’epoca d’oro del cinema è scivolato subito nella Z spinta, con filmucoli televisivi di dubbia qualità. Almeno C. Thomas Howell, che faceva film TV nello stesso periodo, si presentava bene e di solito appariva in ottime storie, Judd invece a parte gli occhi tristi non ha mai presentato altro.
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“quando è finito il film?” è la domanda più bella! X–D
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Ti assicuro che non ti accorgi della fine del film, tanto la noia ormai ti ha aggredito e tramortito 😀
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Alla fiera dell’eZt c’era un film fetente dentro una custodia puzzolente su uno scaffale sporgente da una bancarella proveniente… 🙂
Dalla citazione musicale si intuisce il mio entusiasmo per questo tipo di recensioni, entusiasmo accompagnato da fragorose risate sulle multiple citazioni bibliche (hai anche parlato di greco antico in una recensione Z, sei un eroe!), sulla patta che si apre, sugli zebedei qua e là sparsi e soprattutto sulle facce da assassini psicopatici degli abitanti del paese! 🙂 🙂
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Ho cercato di tirar fuori qualcosa da un film che fa del nulla la propria cifra poetica. E’ una storia così appassionante che manco ho capito chi era l’assassino, tanto me ne fregava assai 😀
Ieri in un raptus ho preso su eBay una secchiata di filmacci a 1 euro, quindi nell’immediato futuro arriveranno altre recensioni Z di questo tipo 😉
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L’acquisto di una secchiata di filmacci e l’annuncio di prossime recensioni Z…musica dolcissima per le mie orecchie! 🙂
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Mannaggia! Se avessi resistito a seguire il film fino all’assassino, avresti potuto scrivere Babbei (6,2): e l’assassino era questa persona, e vi fu giubilo nei cuori e grande festa per la scoperta.
Bella prova, è stato un articolo divertente 😀
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Ah, quindi lo conosci anche tu il Libro dei Babbei! E mi fai citazioni bibliche come l’assassino del film, allora è contagioso! 😀
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Io ho letto solo la versione apocrifa di Babbei, secondo cui l’assassino è il maggiordomo 😛
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Credo fosse la prima lettera agli Stereotipi 😛
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Dipende anche dalle correnti, certi testi cambiano nome e ordine di esposizione (so che la traduzione dei catodici non è molto fedele).
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