[Telemeno] 1985 – T.J. Hooker

È esistito un tempo in cui la passione marziale ha spinto alcuni visionari a tentare una strada senza uscita: portare il “cinema di menare” in TV. Per lo più sono esperimenti falliti, ma hanno comunque lasciato tracce importanti nell’immaginario collettivo. Ecco le loro storie.


Anno 2002. L’agente di polizia Eddie Murphy e il detective Robert De Niro si ritrovano protagonisti di un reality poliziesco diretto da William Shatner: cioè lo spunto del film Showtime (2002).

Due dei più noti finti poliziotti di sempre

Murphy fa subito il lecchino, va da Shatner e gli dice:

«”T.J. Hooker” è stata purtroppo la serie meno apprezzata di tutte quelle sui poliziotti: credimi, T.J., nessuno entrava dalle porte meglio di te.»

Shatner, che interpreta Shatner, insegna a De Niro a saltare sulle auto senza farsi male, facendosi male: la scena è così verosimile che appena finita tutti i membri della troupe accorrono per salvare l’attore, che sicuramente si è fatto male. Shatner si alza illeso, stava solo recitando: ci vuole altro per fermare il poliziotto più poliziotto dei poliziotti in TV.

Quando vedete un’ombra che corre, Shatner è lì!

Avevo nove anni quel 1983 in cui Canale5 portò in Italia la serie TV “T.J. Hooker“, abbondantemente replicata dalle reti Fininvest ma solo all’interno degli anni Ottanta, quindi è facile che i “nati dopo” non abbiano mai avuto la fortuna di aver visto il secondo poliziotto più gagliardo della storia. Il primo è ovviamente Terence Hill in Poliziotto superpiù (1980), che ho avuto l’onore di vedere in sala considerandolo il film più grandioso mai visto nella mia vita. (Avevo sei anni!)
Vista oggi, potreste considerarla una serie datata, troppo piena di stereotipi anni Ottanta, ma sbagliereste: l’unica differenza tra “Supercar”, “A-Team”, “Hazzard”, “Chips” e “T.J. Hooker” è che solamente quest’ultima non va in onda tutti i giorni da quarant’anni. All’epoca, quando tutte queste serie sono arrivate e il giovane Etrusco faceva la spola da una all’altra, state certi che Shatner e i suoi capelli diversamente naturali non era secondo a nessuno.

La serie che ha accompagnato i miei anni Ottanta

Era il decennio della saga di Scuola di polizia, finiti gli anni Settanta dell’odio contro “la pula” e sfumati gli anni di piombo dei primi Ottanta, ormai la divisa in TV spaccava, e come portava la divisa Shatner non la portava nessuno.

Va’ che divisa: e i pigiamini colorati di “Star Trek”… muti!

«Il mio nome è T.J. Hooker, ma non perdete il sonno a chiedervi per cosa stia T.J.: per quel che vi riguarda, il mio nome è… sergente!» Così si apre l’episodio pilota girato perché fosse approvata la serie, racconta Shatner nella sua biografia Up Till Now (2008), raccontando la storia di un veterano del Vietnam, ex Berretto Verde, che è diventato detective ma quando il suo collega è stato ucciso ha indossato di nuovo la divisa ed è sceso in strada: a scatenare una guerra al crimine che neanche se la sognano.

All’inizio, ricorda l’attore, doveva essere una serie su un istruttore e otto giovani poliziotti alle prime armi, con le loro storie e i loro rapporti personali, «si pensava ad una specie di Dallas ma con i poliziotti». Poi si capisce subito che il pubblico vuole altro e la serie si focalizza su Hooker, che invece doveva essere una figura marginale di istruttore: d’un tratto diventa il protagonista e il nome nel titolo. «Comunque non mi hanno aumentato il compenso».
Per capire il successo immediato a livello popolare, Shatner racconta che dagli anni Sessanta ogni volta che la gente lo vedeva a girare per strada diceva «Guarda, c’è il capitano Kirk»: il giorno dopo la messa in onda del primo episodio di questa serie, ha sentito qualcuno dire «Guarda, c’è T.J. Hooker».

Secondo voi, una serie televisiva di ben cinque stagioni, con novanta episodi di vita poliziesca per le strade e ospitate di alto profilo – ancora oggi è mitologica la puntata in cui appare Leonard Nimoy: Kirk e Spock insieme in borghese! – poteva ignorare la febbre della marzialità orientale? Giammai!
Il 15 ottobre 1983 va in onda l’episodio 3×03, Chinatown, un titolo quasi obbligatorio per l’epoca, e un’occasione per chiamare tutti i caratteristi asiatici di Los Angeles: tutti volti che abbiamo già incontrato in ogni puntata di questa rubrica.
Il primo passaggio italiano sicuro dell’episodio risale al 9 febbraio 1987, ma è facile ce ne siano anche di precedenti.

E ti pareva che George Cheung non faceva il cattivo?

Il solito George Cheung tanto per cambiare fa il boss cattivo, stavolta impegnato nella vendita di armi illegali importate dall’Oriente: i mitragliatori Uzi. Che uno dice “Uzi” e pensa al Vietnam, infatti Hooker ci spiega che i Viet-Cong rubavano quelle armi ai soldati americani.
Va bene, qualche puntiglioso potrebbe chiedersi perché mai invece dei consueti M16 i soldati americani dovessero girare con gli israeliani Uzi (così chiamati dal loro inventore Uziel Gal, israeliano appunto), ma questa non è una “serie di concetto”: non va ascoltata, va vissuta!

Tutti a scuola marziale da Al Leong

Immancabile la scena della palestra con gli sgherri che si allenano, un’occasione per mostrare in azione il decano baffuto Al Leong, ma tranquilli che a fare il bullo troviamo anche il suo pupillo James Lew, futuro re del settore.

James Lew, a sinistra, sempre più bullo

Erano anni che Hooker non entrava a Chinatown, per via di una brutta storia di donne: in realtà è quello che io chiamo “Fattore Jigen”. Quando da ragazzino amavo alla follia la serie animata “Lupin III”, mi infastidiva che ogni singolo episodio vedesse Jigen ricordare accigliato qualcuno che aveva conosciuto in passato e ora quello aveva ripercussioni sul presente. Il personaggio non ha mai avuto altra caratterizzazione, e purtroppo non era il solo.
Appena gli sceneggiatori avevano bisogno di inventare un personaggio, tranquilli che l’eroe di turno già lo conosceva in passato. Proprio come Kirk, che appena nella puntata di “Star Trek” veniva citato qualcuno di nuovo esclamava “Ma certo, abbiamo fatto l’Accademia insieme”, così Hooker ogni volta già conosceva qualcuno e aveva vissuto un’esperienza traumatica in passato. Fattore Jigen, grande protagonista della narrativa dell’epoca.

Invece Hooker era in anticipo con il tonfa, visto che i film marziali ancora non l’avevano sdoganato sullo schermo. Storica arma del kobudo di Okinawa, il tonfa fa parte di molte arti marziali asiatiche ma è anche in dotazione alle forze di polizia: ignoro se tutti i poliziotti americani ce l’abbiano, ma quelli della Los Angeles televisiva anni Ottanta lo usano che è un piacere.
In questa puntata dunque Hooker ritrova il passato amore a Chinatown, regola i conti col passato e già che c’è ferma il boss locale a colpi di tonfa, dimostrandosi più in gamba di un maestro marziale. Giusto per ricordare che gli altri eroi giocano: T.J. Hooker è maledettamente serio!

Saltiamo all’episodio 4×14 (2 febbraio 1985: il primo passaggio italiano sicuro risale al 18 marzo 1987) e continuiamo a parlare di vietnamiti: ma che c’entrano con i cinesi? Perché mai Chinatown dovrebbe essere piena di vietnamiti? Forse perché all’epoca erano gli asiatici più famosi nella cultura popolare, visto che ormai l’odio per i giapponesi era evaporato dai tempi della Seconda guerra mondiale.
Stavolta i cattivi hanno altre facce, così ad interpretare due vietnamiti signori del crimine troviamo il coreano Soon-Tek Oh e l’hawaiiano Clyde Kusatsu, entrambi volti molto noti dell’epoca.

Il coreano che non ha mai interpretato un coreano

Tranquilli, c’è spazio anche per il nostro James Lew, che non possiamo mica ridurre troppo la quota marziale.

C’è sempre un’inquadratura pronta per James Lew

Visto che i cattivi vietnamiti gestiscono un circuito di prostituzione, servirebbe una poliziotta bionda e piacente per andare sotto copertura: toh, guarda la combinazione, ce l’abbiamo. L’agente Sheridan interpretata da quella Heather Locklear di cui ero pazzamente innamorato da bambino.

Ah, quando in TV c’erano le poliziotte bionde…

Tutto va come deve andare ma non c’è spazio per la marzialità, stavolta si risolve tutto a pistolettate. Però poi arriva il 1986 e non si può più presentare un prodotto televisivo d’azione privo di marzialità.
Il 21 maggio 1986 va in onda il doppio episodio 5×16 (in pratica un film televisivo) dal titolo più che esplicativo: Blood Sport, giusto un paio d’anni prima che Van Damme renda celebre l’espressione.
Non sono riuscito a stabilire l’arrivo in Italia del doppio episodio, ma è facile che sia avvenuto in tempi successivi alla serie, visto che il nome del protagonista viene pronunciato Hòker: dopo dieci anni a pronunciarlo Hùker, il miglior doppiaggio del mondo ha colpito ancora.

Trasformazione da T.J. Hooker e Magnum P.I.

All’epoca era una grande consuetudine televisiva la “puntata speciale alle Hawaii”, in cui una serie cittadina veniva mandata in trasferta per farle prendere un po’ d’aria. Mitica la doppia puntata di Jessica Fletcher incontra Magnum P.I. (novembre 1986).
Qui l’agente di polizia che domina le strade di Los Angeles si trasforma in investigatore da spiaggia, facendo anche la guardia del corpo di un suo vecchio amico – come sempre, secondo il Fattore Jigen – diventato ora politico: la yakuza vuole morto il politico, perché è noto come le statunitensi Hawaii brulichino di mafiosi giapponesi. E il capo dei giapponesi non poteva essere che… il coreano Soon-Tek Oh, di ritorno dal Vietnam di Missing in Action 2 (1985)
In fondo fra il 1981 e il 1986 è apparso in ben quattro episodi di “Magnum P.I.” in ruoli sempre diversi: un vietnamita, un giapponese, un cinese e ancora un vietnamita. Un coreano che sta bene su tutto.

Ma almeno una volta me lo fate fare il coreano?

«Riconosco un farabutto di Yakukza a prima vista», esclama aspro Hooker, e lui che fa l’agente di polizia a Los Angeles di yakuza ne incontra tutti i giorni: lo chiamano per le fiere di paese a tenere lo spettacolino “Riconosci lo yakuza”.

Un mese prima che esca Karate Kid 2 vediamo Yuji Okumoto fare l’hawaiiano, quando poteva fare benissimo il giapponese, ma a forza di fare un minestrone di razze e di vestiti – c’è gente in camicia e giacca e gente ignuda! – ad un certo punto gira la testa: diciamo che non è una puntata per palati fini.

Ghirlande, kimoni, costumi, giacche… ma che è ’sto casino?

Però si riscatta con l’idea che alla fine Hooker se la deve vedere a mani nude contro Al Leong: l’incontro dell’anno!
Peccato che la totale cialtroneria del regista renda completamente inguardabile la scena.

Tranquilli, c’è sempre spazio per Al Leong

Proprio l’incapacità del regista di girare una semplicissima scena d’azione fa capire la novità di quella “moda”: non sono più le storiche scazzottate all’americana presenti in un mare di film, è qualcosa di nuovo che prevede non più una camera fissa sull’eroe bensì una costruzione della scena e un montaggio che sappia capire quando mostrare la tecnica e quando mostrare chi la subisce.
Qui tutto è sballato, la cinepresa è sempre nel punto sbagliato e il povero Al Leong si ammazza ad eseguire tecniche che non vengono inquadrate. Addirittura tira un calcio volante che finisce a rompere il finestrino di un’auto, ma non si vede perché la cinepresa sta inquadrando Hooker. Insomma, è un mondo nuovo, quello marziale nella TV americana, e tutti stanno procedendo un po’ a tentoni.

Un coreano con spada giapponese alle Hawaii!!!

Stando alla biografia di Shatner, i poliziotti americani amano da morire “T.J. Hooker”, e che una serie così conservatrice, omologata e omologante, si apra alla moda marziale – cioè un qualcosa di importato da quell’Asia vista con così profonda diffidenza – fa capire la potenza di un fenomeno che nessuno poteva ignorare, men che meno una fucina di miti come la narrativa televisiva.

Figaccioni anni Ottanta

A serie avanzata si inventeranno che T.J. sta per Thomas Jefferson, ma potevano evitarsi questa cafonata: T.J. Hooker è il nome più gagliardo della polizia televisiva, e rimane un mito anni Ottanta che porto nel cuore. E ora, vai con la sigla: ta-ta-tah ta-taaaaaaaaah…

L.

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37 risposte a [Telemeno] 1985 – T.J. Hooker

  1. Austin Dove ha detto:

    non credo di avere presente l’attore xD
    ho visto tutti i Scuola di polizia ma a parte quelli nient’altro e lui non me lo ricordo xD

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  2. Cassidy ha detto:

    Vengo accusato di eresia se dichiaro pubblicamente che il primo personaggio a cui penso quando si parla di William Shatner per me è T.J. Hooker? (storia vera). I salti sulle auto, la sigla bellissima almeno quanto Heather Locklear, il lancio del Tonfa, io ci campavo su questa serie! Non nego che possa aver influito sulla mia passione per gli “Strambi sbrirri”, in ogni caso ancora oggi se citi “Supercar” e “Magnum P.I.” tutto bene, ma se tiri fuori “T.J. Hooker” già vedi i punti interrogativi negli sguardi. Cheers!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Sono assolutamente con te! Fra Hooker e Starsky e Hutch sono cresciuto a pane e sbirri, quindi le serie poliziesche hanno sempre una corsia preferenziale nel mio cuore. Vedere poi gli scontri al tonfa sono stati pura gioia per gli occhi!
      Una serie che non meritava l’oblio a cui Mediaset l’ha costretta, visto che può lasciare parecchi lividi su quelle che invece trasmette costantemente.

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  3. Il Moro ha detto:

    Ammetto di non aver MAI visto una puntata di questa serie, la conosco solo di nome perché è interpretata dal capitano Kirk! Si vede che la davano in orari a me preclusi…
    Non avevo mai pensato al “fattore Jigen”, ma in effetti…
    Ormai questo speciale “telemeno” sta diventando una filmografia delle solite facce da orientali! Al Leong mito immancabile!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Spesso queste serie venivano girate in California, per non dire nei dintorni di Los Angeles, quindi i caratteristi asiatici disponibili finivano per essere sempre gli stessi: sarebbe da ipotizzare una sorta di racket, visto che ci saranno pure stati altri attori asiatici disponibili, ma alla fine chiamavano sempre quelli della cerchia di Al Leong ^_^
      Fininvest nei Novanta l’ha replicata in vari orari, ma in effetti in famiglia la vedevamo registrata, quindi temo andasse in orari non proprio comodi.

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  4. Sam Simon ha detto:

    Me lo ricordo di brutto questo telefilm! E il tonfa era anche featured nella sigla, se non ricordo male, quando veniva tirato da diero alle caviglie di un malvivente in fuga che cadeva e veniva catturato dal solerte Hooker (o forse dalla bella bionda)!

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  5. Lorenzo ha detto:

    L’ho notato solo ora… T.J. Hooker, J.T. Kirk…

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  6. Nick Parisi ha detto:

    Beh il fatto che spesso siano gli attori di origine coreana ad interpretare personaggi giapponesi o cinesi è una costante che nella televisione americana dura ancora oggi, se non sbaglio anche in “Heroes” il personaggio di Ando (giapponese) è stato interpretato da James Kyson Lee (coreano). E non solo….
    In passato mi sono sempre chiesto il perché di questa scelta, un poco come quando per interpretare degli italiani o comunque storie ambientate nel nostro paese ad Hollywood chiamino spesso attori spagnoli o latino-americani.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      E’ però incredibile il fatto che gli americani non usino mai attori asiatici “giusti”: se hanno un cinese, un coreano e un giapponese, fanno in modo che interpretino ognuno un’etnia diversa dalla propria. Posso capire quando in “Berretti Verdi” John Wayne chiami una secchiata di attori non vietnamiti a fare i vietnamiti, posso capire che all’epoca non era facile trovare attori di quel Paese, ma chiamare oggi un coreano a fare il giapponese è davvero ridicolo, così come quando chiamano i cinesi a fare i giapponesi, i thailandesi a fare i cinesi e via dicendo. E’ troppo preciso questo processo perché sia solo casuale 😀

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      • Nick Parisi ha detto:

        Forse dipenderà da esigenze di politically correct, magari per non subirsi gli strali delle varie associazioni, un poco come quando ultimamente si fanno sempre più spesso scrupolo di inserire coppie interetniche o sempre almeno un personaggio omosessuale all’interno delle varie serie. A volte è per reali convinzioni degli autori alle volte per superficialità o esigenze di bilancino.
        Vorrei tornare però un’attimo al “fattore Jigen”,da te citato, hai notato per esempio che nelle varie puntate, ogni volta che veniva introdotto un personaggio femminile come guest dell’episodio veniva quasi sempre fuori che si trattava di una ex fidanzata di T.J. Hooker?

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Appunto, il Fattore Jigen è sempre lì, e si adatta a uomini e donne ospiti della puntata: se sono uomini, “eravamo amici a scuola”, se sono donne, “abbiamo avuto una storia insieme”.
        Oggi capita di meno, o forse è usato meglio e si nota meno, ma all’epoca era una presenza fissa sia delle serie TV che dei cartoni animati. Non arrivava un personaggio completamente nuovo, serviva sempre un legame con uno dei protagonisti storici, per avere così subito un coinvolgimento emotivo e non perdere tempo a crearlo, che in 45 minuti di tempo ce n’è poco.
        “T.J. Hooker” abusava dell’espediente ma lo facevano un po’ tutti all’epoca. Per esempio nei tredici episodi di “The Master” credo che in tutti appaiano vecchi amici o vecchi amori del protagonista. Magari in altre serie la cosa era più sfumata, per fortuna, ma “Lupin III” mi mandava ai matti: non poteva apparire una persona che Jigen non ci aveva già avuto a che fare in passato 😀

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  7. Willy l'Orbo ha detto:

    C’è un pizzico di Star Trek che, come ben sai, mi angustia ma poi ho dimenticato tutto tra T.J.Hooker, Poliziotto superpiù, Fattore Jigen, Locklear, il coreano che sta bene su tutto…questo ciclo è sempre più adorabile! 🙂

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  8. Zio Portillo ha detto:

    Il mio rapporto con T.J. fa il giro doppio: prima lo guardavo le mattine quando stavo a casa da scuola o andavo dai nonni. Non lo amavo ma nemmeno lo disprezzavo. Però lo reputavo un telefilm “da vecchi” e lo mettevo sullo stesso pieno di Derrick, giusto per dare un’idea di come appariva ai miei occhi (scusami William…). Forse il suo essere così “classico”, con le divise, gli arresti, il protagonista non così giovanile,… Mi dava l’idea di un intrattenimento datato e meno “fresco”. Non so se mi spiego…

    Poi passai a vederlo da solo e un mio amico lo vedeva a casa sua per poi, quando ci incontravamo per andare fuori ad allenamento o a c@zzeggiare ce lo raccontavamo perculandolo. Quindi sono passato a prenderlo sottogamba, come fosse una parodia estremamente seria del genere poliziesco. Dove un solo poliziotto armato con una pistoletta da 6 colpi sbaragliava bande criminali con irrisoria facilità.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Visto che tutti gli eroi anni Ottanta fermavano interi eserciti da soli, con soluzioni decisamente meno credibili di quelle di Hooker, direi che forse avevi un pregiudizio verso una serie invece perfettamente inquadrata nella sua epoca e nella moda narrativa del periodo.
      Non esistevano ancora i “giovani”, tutti erano uomini adulti, e anzi rispetto agli eroi delle serie poliziesche anni Settanta, che dimostravano sessant’anni, Shatner era un “giovincello” 😀
      Di certo non era una serie per “giovani ribelli”, sicuramente era conservatrice, ma da una serie di poliziotti per le strade era quello lo standard richiesto, prima che “The Shield” nel 2001 cambiasse per sempre il modo di fare TV.
      Per finire, vorrei ricordare che “Supercar” raccontava di un tizio che da solo, disarmato e senza alcuna conoscenza particolare, sbaragliava eserciti con un’automobile, a proposito di plausibilità 😀

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      • Giuseppe ha detto:

        Ragion per cui, giustamente, il mitico T.J. Hooker è ben più credibile al confronto 😉
        Peccato che, essendoci comunque di mezzo Bill, le repliche della serie abbiano avuto molta meno fortuna di quelle di Star Trek (il che è tutto dire, visto come quest’ultima è sempre stata trattata dai palinsesti italici)… parlando poi di “Supercar”, ecco, non mi dispiacerebbe se Michael Knight e la sua KITT si facessero finalmente da parte per lasciar un po’ di spazio anche al nostro sergente (e alla sua abilità con il tonfa).
        P.S.1) Bella e azzeccata definizione quella del “fattore Jigen” 😉
        P.S.2) Come ho già detto più di una volta, James Darren viaggia avanti e indietro nel tunnel del tempo fin dagli anni ’60 e quindi non potrà MAI invecchiare 😛

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Ormai temo che Hooker sia materia da archeologia del video, per fortuna FOX Retro se l’è comprato e l’ha trasmesso per intero in tempi recenti, così che i Pirati dei Caraibi – gli unici custodi italiani – siano riusciti a conservarlo.
        Un giorno la scienza dovrà interessarsi di James Darren: ce l’hanno menata per anni con David Bowie alieno e nessuno dice niente di Darren? ^_^

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  9. pirkaf76 ha detto:

    T.J.Hooker era un appuntamento fisso delle mie mattine su Italia Uno quando non andavo a scuola o si era in vacanza.
    Di Heather credo che fossimo innamorati un po’ tutti.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Una poliziotta che ha fatto battere il cuore di un’intera generazione ^^
      Sul finire degli Ottanta, quando appunto andava di mattina, anch’io la ricordo come appuntamento “festivo” di Italia1, nel senso che se la potevo vedere voleva dire che non c’era scuola quindi era sempre festa ^
      ^

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  10. Kukuviza ha detto:

    Tanto per dire a che livello di arte-marzialità sto, pensavo che quella tonfa lì fosse uno sfollagente…
    comunque quando vedevo hooker, mi sembrava impossibile fosse sempre il sexy capitano kirk 😀
    Questa storia dell’effetto Jigen (bellissimo nome :D) ho idea che sia veramente troppo abusata. Mi pare che anche in tanti libracci tendao a usare questo espediente.
    E alle Hawaii… vuoi non metterti la camicia a fiori?

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Non sono riuscito a trovare informazioni su precise sul perché d’un tratto la polizia di Los Angeles (almeno quella ritratta nella serie) abbia iniziato ad usare i tonfa (non credo lo facciano ancora), un’arma asiatica che dubito abbia avuto una storia parallela in America. Facile che a forza di addestrarsi nelle discipline di combattimento alla fine si siano portati dietro un’arma semplice ma molto efficace e l’abbiano inserita nella dotazione della polizia.

      Inserire un nuovo personaggio e creare un minimo di compartecipazione emotiva è un processo lungo che mal si adatta ad una serie TV, quindi immagino che all’epoca venisse considerato più efficace sfruttare l’Effetto Jigen e far finta che l’ospite della puntata già era noto e già c’è un coinvolgimento, velocemente descritto. In un romanzo non avrebbe senso, visto l’ampio spazio a disposizione dell’autore, ma è anche vero che alla pigrizia degli scrittori in serie non c’è mai fine 😛

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  11. Pietro Sabatelli ha detto:

    Che poi io Shatner ho conosciuto grazie a questo telefilm 😉

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  12. Gioacchino Di Maio ha detto:

    Una serie che mi ricordo vagamente, forse perché è stata ripetuta poche volte, ma comunque deve essere stato curioso vedere Shatner e Nimoy insieme vent’anni dopo in abili civili.

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