Bushwick (2017) Il Nulla in piano sequenza

La coppia di ragazzacci terribili Jonathan Milott e Cary Murnion è oggi nota per Becky (2020), ma i due hanno iniziato a giocare con il cinema qualche anno prima, con Bushwick, presentato al Sundance Film Festival il 21 gennaio 2017 e poi distribuito normalmente nell’agosto successivo.
Eagle Pictures e Leone Group lo portano in DVD e Blu-ray italiani dall’aprile 2018.

Lo trovate su Prime Video.

Un tipico film da festival

Intervistati il 24 agosto 2017 da ScreenAnarchy.com, è Murnion a raccontarci che nel 2006 i due hanno sentito il governatore del Texas Rick Perry (in seguito segretario per l’energia di Trump) scherzare su cosa sarebbe successo se il Texas fosse uscito dagli Stati Uniti.
Credo che in questo momento tutti stiamo pensando a La seconda guerra civile americana (1997) di nostro fratello Joe Dante, ma Milott e Murnion sono “giovani d’oggi”, ignari che è esistito il cinema anche prima dei Duemila e quindi hanno trovato incredibilmente nuova e fresca l’idea di scrivere una sceneggiatura su una nuova guerra di secessione.
Essendo però giovani d’oggi, non è che si può perdere tempo fare detta sceneggiatura troppo complessa, usando quelle robe strane chiamate “personaggi”, “intreccio” e vecchiume vario, anche perché nel Duemila il supporto usato per veicolare un messaggio è il messaggio, quindi non importa la trama (che di fatto non esiste) bensì il modo in cui è veicolata. Cioè male.

C’è gente che spara: non serve altra trama

Milott e Murnion hanno la bella pensata di fare un film composto quasi unicamente di lunghi piani sequenza, interminabili scene formate da un’unica ripresa o supposta tale, con l’aiuto cioè di quelli che chiamano magic cuts: stacchi di montaggio “fantasma” fatti in modo che non si notino e che l’intera sequenza risulti girata in un’unica soluzione.
L’idea è di tutto rispetto, lo storico Nodo alla gola (Rope, 1948) di Alfred Hitchcock è girato interamente in piano sequenza, sulla carta, mentre in pratica sono lunghi piani sequenza inframmezzati da “tagli fantasma”. (Anche se decenni dopo sono più che visibili i punti in cui ci sono i magic cuts.) Ma questo è vecchiume, i due giovani cineasti probabilmente ne ignorano l’esistenza perché vivono nei Duemila e non esiste cinema prima di quest’epoca. Infatti nell’intervista citata affermano che l’idea è venuta loro dopo aver visto il film I figli degli uomini (2006) di Alfonso Cuarón, che ha una lunghissima scena d’azione in piano sequenza “magico”. In realtà è risultato troppo complicato fare un intero film in un’unica ripresa, come Victoria (2015) di Sebastian Schipper – altro film citato espressamente dai due registi come esempio – quindi si è optato per vari lunghi piani sequenza incastonati fra di loro.

Malgrado i due giovani d’oggi non lo sappiano, hanno in pratica voluto fare un film con la trama di Dante e lo stile di Hitchcock, il che è una gran bella cosa – sebbene inconsapevole – il problema è che tutto è virato alla modernità da nuovo millennio: il vuoto come cifra stilistica. Quindi abbiamo il vuoto pneumatico in piano sequenza, cioè un insieme di lunghissime e noiosissime scene in cui la noia e la vacuità sono moltiplicate per mille.

In alcuni punti credo di essermi appisolato, insieme agli attori

Solamente a metà film sapremo che c’è in ballo una guerra civile dopo che alcuni Stati hanno dichiarato guerra agli altri ed è iniziata l’invasione più stupida della storia, cioè quella di un quartiere malfamato dove pure gli alberi sono armati di pistola. Quindi per metà film vediamo personaggi a noi ignoti muoversi in un quartiere a noi ignoto mentre gente a noi ignota fa cose incomprensibili. C’è gente che spara e gente che è colpita, non sappiano chi siano gli uni e gli altri né perché sia tutto girato nel piano sequenza più inutile di sempre, composto quasi unicamente di comparse che vanno e vengono.

Quando Hitchcock inizia il suo piano sequenza con due uomini che ne stanno uccidendo un terzo, lo spettatore immediatamente entra nella storia, sa chi sono i colpevoli e quindi è partecipe degli eventi che iniziano da quella scena. Bushwick inizia con gente di cui ignoriamo tutto, che viene aggredita da non si sa chi, non si sa perché, e dopo aver corso di qua, corso di là, corso di su, corso di giù, tutto in piano sequenza, incontra un tizio che non si sa chi sia, e insieme si va non si sa dove a fare non si sa che, mentre è in corso non si sa cosa.
È il nuovo millennio: il Nulla che avanza, come ne La storia infinita (1984).

A chi devo sparare per avere una sceneggiatura?

Sicuramente Dave Bautista crede nel progetto ed è infatti tra i produttori, oltre a metterci tutto se stesso nel ruolo di un tizio che non si sa chi sia, che prima ci racconta una storia, poi un’altra e poi una terza ancora, quindi conosceremo man mano la totale vacuità del suo ruolo, invece di scoprire subito la banalità del suo personaggio.
Lo stesso non basta a riempire il vuoto pneumatico di un film in cui la noia risuona potente in ogni scena, essendo tutto buttato a casaccio in quanto non esiste né trama né sceneggiatura: è un filmino amatoriale di due tizi che vogliono fare i fighi con lunghi piani sequenza, così che gli spettatori dicano “Va’ che fighi, con tutti quei piani sequenza”. Sono contento che si siano divertiti, ma i filmini amatoriali dovrebbero infastidire solo i parenti e gli amici degli interessati, costretti a subirseli, non ignari spettatori.

La perizia tecnica del film va certo lodata, perché organizzare tutti quei piani sequenza in giro per il quartiere, con esplosioni e sparatorie non dev’essere stato facile, il problema è che per la maggior parte del film non sappiamo chi stia sparando e perché ci siano esplosioni, e quando lo sappiamo non cambia la noia totale di una trama vuota.
Magari se invece di rifarsi ad opere del nuovo millennio i nostri cineasti avessero spolverato un po’ di classici, sarebbe nato un prodotto più ricco. Basta poco per essere più di niente.

L.

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18 risposte a Bushwick (2017) Il Nulla in piano sequenza

  1. Cassidy ha detto:

    Lo hai descritto alla perfezione, il classico film che campa sui piani sequenza che fanno sempre molta impressione ai cinefili, anche quando fanno uso di piccoli aiuti in fase di montaggio. Inoltre se il modello di riferimento era “I figli degli uomini” capisco molte cose, un film visivamente molto bello, con una trama, dei personaggi e uno sviluppo che potevamo riassumere sul retro di un tovagliolo. Se deve emergere il piano sequenza aiuta sempre, per il resto vale la regola Zinefila, bella locandina film scarso, poi dipendesse da me, proietterei i film di Dante e Hitchcock a rotazione, perché due appassionati di cinema così hanno solo da insegnare, certo per chi vuole imparare. Cheers!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Quando scegli un argomento già trattato da Dante e usi uno stile reso celebre da Hitchcock, e decidi di ignorarli entrambi, dimostrando non solo di non aver imparato ma di non aver proprio studiato, allora il senso di fastidio è parecchio intenso.
      Bautista ci ha creduto tanto e non sfigura, ma è davvero solo un film da festival 😛

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  2. Sam Simon ha detto:

    Questa storia che ora non basta fare un film, bisogna fare un film tutto in piano sequenza, o bisogna fare un film tutto girato come negli anni 30 col sonoro degli anni 30, o bisogna fare un film muto, o bisogna fare un film in bianco e nero…

    Ma non si possono più fare dei film e basta? Magari con buone sceneggiature, buona regia, buona colonna sonora… come almeno si provava a fare un tempo? Che poi, come hai giustamente scritto te, sono tutte idee vecchissime, questa gente non inventa niente di nuovo! Certo, se sono ignoranti e pensano di innovare è tutto un altro problema. :–/

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      La risposta l’hai già data tu: buone sceneggiature, buoni registi… valli a trovare! 😀
      Invece di salire sulle spalle dei giganti, come i giganti hanno fatto prima di loro, i “giovani d’oggi” vogliono cambiare le regole così da non doversi annoiare a studiarle, e fanno prodotti vecchi nell’animo.

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      • Giuseppe ha detto:

        Eh, ma infatti c’è un aspetto fondamentale che trascurano: conoscere PRIMA e BENE (cioè studiare) le regole che vuoi cambiare… sì, perché, in caso contrario, ci spiegano come diavolo farebbero a cambiarle se NON le conoscono? Nello specifico, poi, mostrare di essere all’oscuro dell’esistenza di piani sequenza ante-duemila è certo un indizio di scarsa conoscenza del cinema, in generale. E, con queste premesse, pretendere di giocare sullo stesso terreno di Hitchcock e Dante non può che portare a prendersi delle sonore legnate 😉

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Diciamo che quelli che aggrediscono i protagonisti non sono nemici, sono spettatori di cinema ante-Duemila 😀

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  3. Madame Verdurin ha detto:

    Il piano sequenza unico, che Hitchcock è riuscito a tirar fuori con una quantità spropositata di pazienza, lavoro e ingegno e che è riuscito ancora meglio a Sokurov con L’Arca Russa (ah, Arca Russa…), dovrebbe essere la tecnica suprema, la più difficile (un tempo impossibile) e la più coinvolgente, come dici tu. Ora invece che si può realizzare posticciamente la usano tutti, e ovviamente non tutti lo fanno bene o con ragione (mi è piaciuto Tyler Rake per esempio ma da lì in poi è diventata una specie di necessità e ha iniziato a stancare). Però ora mi sento grandiosa per aver girato il filmino della recita a scuola!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Hitchcock qualche “magic cut” l’ha adottato, si vedono dei punti in chi chiaramente hanno staccato, ma parliamo di quisquilie in un film capolavoro. Che senso ha però puntare SOLO sul piano sequenza quando in pratica non hai né trama né sceneggiatura? Allora è solo per fare il figo con il pubblico da festival!

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      • Madame Verdurin ha detto:

        Hai ragione, Hitchcock ha dovuto inserire tutte quelle strane inquadrature sulle schiene dei personaggi per nascondere il cambio di rullo… non poteva fare altro, i rulli non erano abbastanza lunghi per un film intero! Ora però che i piani sequenza sono facili da fare li usano tutti finché stancheranno, è un peccato. Ci sono ottimi esempi in tutti i campi, come il video Wannabe delle Spice Girls 🙂

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        E pensare che Brian De Palma – il più noto usatore di piani sequenza prima che diventasse di moda usarli – pare abbia stancato subito, e a sorpresa la tecnica è stata “riscoperta” con l’inizio del Duemila… dal cinema marziale!
        Ne parlerò meglio in uno speciale a cui sto lavorando, ma prima ancora che i giovani cineasti la riscoprissero, il cinema marziale si faceva vanto di usarla. E anche bene!

        Teoricamente è un vezzo stilistico di grande classe perché richiede una grande preparazione e una grande bravura da parte del cast tecnico e artistico, ma visto che ormai la fanno cani e porci temo che non sia più la “cosa difficile” di un tempo 😛

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  4. Il Moro ha detto:

    Ah peccato, i piani sequenza sono sempre belli da vedere, ma se non ci metti una storia… Non sapevo dell’esistenza di “Victoria”, ma dalla trama mi sembra una palla assurda quindi credo che eviterò anche quello.

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  5. Nick Parisi ha detto:

    Rai 4 lo replica spesso, diciamo che una visione abbastanza distratta glial si può dare, ma non di più. Sbaglio o tra gli sceneggiatori c’è anche quel Nick Damici già responsabile di Stake Land?

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Proprio lui, e anche “Stake Land 2”, a quanto pare. E’ anche stato fra gli autori di “Cold in July” (2014), ecco perché il film mi ha lasciato totalmente indifferente, malgrado avessi amato il romanzo di Lansdale.

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  6. Willy l'Orbo ha detto:

    Film visto e recensione con cui concordo al 100%: vuoto, noia, distacco dalle sorti delle presenze che popolano il film stesso, “fighetteria” tecnica senza reale costrutto. Dispiace per Batista, che non sarà un attore da stropicciarsi gli occhi ma nel suo piccolo (inteso non fisicamente!) guardo sempre con complicità e divertimento, invece in questo film, nonostante l’impegno, non mi ha troppo “alleviato” la visione. Ergo, delusione doppia! (poi però si è rifatto con Final Score 🙂 )

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      E pensa che qui è anche co-produttore, quindi ci credeva sul serio. Magari gliel’hanno un po’ intortata,esaltando la fighetteria tecnica che piace tanto ai festival, così Dave può andare in giro a dire che non fa solo lo scemone nei Guardiani della Galassia ma fa pure film da festival 😛

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  7. Kukuviza ha detto:

    che tristezza madonna, forse sarebbe andato bene giusto per qualche esame universitario di tecnica cinematografica. non hanno capito questi che la tecnica è al servizio di un significato. ma più di questi che girano cose del genere, mi danno fastidio quelli che lodano cose del genere, perché sono sicura che ce ne sono a bizzeffe!

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