Jackie Chan Story 20. Supercop

Continua il viaggio agli albori della carriera di Jackie Chan, mediante la sua corposa autobiografia I am Jackie Chan. My Life in Action (1998), eventualmente integrata con l’altra autobiografia Never Grow Up (2015). Sono entrambe inedite in Italia, quindi ogni estratto del testo riportato va intendersi tradotto da me.

Come abbiamo visto in precedenza, all’inizio della loro collaborazione Leonard Ho, co-fondatore della Golden Harvest insieme a Raymond Chow, ha messo in chiaro con Jackie che non avrebbe mai avuto problemi di soldi o di tempo: lui pensasse ai film, che a farci i soldi ci avrebbe pensato la casa. Il “patto” ha funzionato al di là di ogni più rosea aspettativa… all’inizio. Poi i numeri hanno cominciato a dire cose diverse.

I film di Jackie sono sempre un successo, ad Hong Kong e in Asia, ma se il nostro eroe alza sempre di più i costi allora il risultato cambia di segno. Ad Hong Kong i suoi film della seconda metà degli anni Ottanta guadagnano in media trenta milioni di dollari locali: se ne sono costati dieci è un grande successo… se ne sono costati 115, come Operation Condor, allora è un disastro. Visto che ormai sono troppi i film che, sebbene facciano il pieno di pubblico in sala, non guadagnano tanto da giustificare le pretese esagerate di Jackie, è il momento di Leonard Ho di rivedere quel patto. È il momento di chiamare dei registi talentuosi ad arginare l’esultanza di Jackie.


Indice:


Magnifici guerrieri

Anno 1987, siamo sul set del film Magnificent Warriors di David Chung, un’avventura con il comico Richard Ng e con protagonista la nuova eroina del cinema d’azione: Michelle Yeoh, che ha esordito due anni prima con il grande successo Yes, Madam! (1985), diretto da Corey Yuen.

Mentre uno dei tecnici delle scene d’azione le sta legando dei cavi ai pantaloni per una scena di lotta “svolazzante”, la 25enne Yeoh si gira a guardare quel tecnico che sta adempiendo al compito con uno sguardo tutto serio e concentrato, così pensa bene di ammorbidire la situazione con una battuta: «Smettila di pizzicarmi il sedere!» Il ragazzo arrossisce subito e comincia a giurare di non averlo fatto, finché una risata dell’attrice gli fa capire lo scherzo, anche se (a detta dello stesso interessato) rimarrà rosso in volto per i successivi minuti. Quel tecnico si chiama Stanley Tong.

L’attrice è fidanzata con il produttore di Hong Kong Dickson Poon e lo sposerà di lì a poco, ritirandosi dal cinema: come vuole l’usanza cinese, un’attrice smette di lavorare una volta sposata. (L’ha fatto anche la moglie di Jackie, che era una famosissima attrice taiwanese da nubile.) Tre anni dopo il matrimonio naufraga e Dickson Poon abbandona la produzione cinematografica. Yeoh e Tong sono però rimasti amici, ed è quest’ultimo che racconta quanto sin qui descritto, intervistato da Fredric Dannen per il saggio Hong Kong Babylon (1997). Per consolare l’amica attrice depressa, le promette che appena avrà l’occasione giusta la chiamerà a lavorare con lui.

Passa qualche tempo e Tong riceve una telefonata di Leonard Ho, che gli propone la regia di un terzo film della serie Police Story. Tong sa benissimo che è un’occasione enorme, soprattutto per uno come lui che ha una sola regia all’attivo: quel The Stone Age Warriors (1991) che ha molto colpito Ho. Ritrovarsi come seconda regia a gestire la star più famosa (e capricciosa) d’Asia è una sfida che farebbe tremare chiunque. Tong, raccontandosi a Dannen, spiega che la sua paura principale era che nel momento esatto in cui una sua scelta di regia non fosse piaciuta a Jackie, si sarebbe ritrovato cacciato a pedate dal set.

Tong non può fare altro che prendere tutto il suo coraggio e pretendere una condizione dal potente produttore della Golden Harvest: accetta la regia ma solo se gli garantiranno il controllo assoluto. Non sarà un film di Jackie, sarà un film di Stanley Tong. In altri tempi è difficile pensare che Leonard Ho potesse accettare, ma come detto la casa stava perdendo troppi soldi nel lasciare “libero” Jackie, quindi il produttore accetta subito la richiesta.

Il giovane Stanley Tong riesce ad essere l’unico re sul set

«Quando vedo il film ora, sto seduta lì e penso: devo essere stata pazza», così commenta Michelle Yeoh intervistata sempre da Fredric Dannen, ma all’epoca era la regina dell’azione, smaniava per tornare al cinema dopo il fallimento del suo matrimonio e quel film le dava l’occasione migliore. In realtà Jackie, che non è mai stato un “progressista” riguardo alle donne, era molto dubbioso sull’avere una co-protagonista marziale. «Jackie la pensava così», ricorda la Yeoh, «le donne non dovrebbero combattere. A lui piacciono carine e decorative, ma per mia fortuna Stanley la pensava come me». Eppure Jackie ad inizio carriera ha creato spesso ottime coreografie in cui combatteva contro donne marziali, ma forse con il tempo il suo gusto è cambiato.

Yeoh: Bond Girl 1997

Quando nel 1997 la Yeoh diventerà Bond Girl ne Il domani non muore mai (1997), sarà un’esplosione mediatica perché proprio l’anno precedente è stato distribuito in America Supercop, e tutti i giornalisti statunitensi vogliono intervistare l’unica donna che abbia mai fatto la “compagna alla pari” di Jackie Chan. «Se io fossi Jackie Chan, lo vorrei anch’io», afferma l’attrice riguardo al non avere altri attori che rubino la scena in un proprio film, parlando con Michael Gingold di “Starlog” (n. 245, dicembre 1997).

«Ad essere onesti, quando Stanley mi ha chiamato per Supercop la prima cosa che ho detto è stata di guardare gli altri film di Jackie: tutte le donne alla fine gridano “Jackie, Jackie, salvami!” e io non sono molto brava con queste battute». Per fortuna il regista ha avuto completo potere dalla Golden Harvest e può assicurare alla Yeoh qualcosa che nessun’altra attrice ha ottenuto: non sarà la solita bella damigella in pericolo dei film di Jackie, ma sua co-protagonista alla pari. «Ho accettato di lavorare in quel film perché la vedevo come una grande opportunità di mettere una donna contro Jackie, alla fine: e non credo che lui vorrà ripetere l’esperienza». Infatti…

La futura Bond Girl in missione alla pari con Jackie Chan

Un’ultima parola la merita il nome. Al momento di distribuire Supercop negli Stati Uniti la Golden Harvest e Michelle Yeoh hanno discusso del nome di quest’ultima: i suoi precedenti film sono stati distribuiti in quel Paese con lo pseudonimo “Michelle Khan”, tanto vale continuare così che gli spettatori capiscano che è la stessa eroina d’azione che già hanno avuto modo di apprezzare. Grazie al successo del film, molti giornalisti chiamarono colleghi e agenzie asiatiche per avere un’intervista con Michelle Khan… ma nessuno lì sapeva chi fosse! Capito di chi parlassero gli americani, gli asiatici cominciarono a tartassare l’attrice: per caso aveva sposato qualcuno di nome Khan in segreto? Uno scoop gustoso che però ovviamente non era vero. A questo punto è stato più semplice lasciar “morire” il nome Michelle Khan e presentarsi sempre con il suo vero nome anche all’estero.


Poliziotto superpiù

Police Story III: Super Cop esce nei cinema di Hong Kong il 4 luglio 1992, poi dopo il successo statunitense di Terremoto nel Bronx gli Stati Uniti vogliono distribuire altri titoli di Jackie e se lo comprano nel 1996. La Dimension Films lo distribuisce nel 1997 e grazie a lei il film arriva anche in Italia, distribuito dalla Medusa in VHS con visto censura del 23 luglio 1997. Non sono riuscito a ritrovare la data esatta di quel passaggio su Tele+1 ad inizio Duemila che mi ha fatto conoscere (ed amare) il film, di sicuro Italia1 lo trasmette nella seconda serata del 6 settembre 2002 ma in generale è fra i titoli meno trasmessi di Jackie, ed è un maledetto peccato.

Torna dunque per la terza volta Chan Ka-Kui, che nel doppiaggio internazionale è Kevin Chan: i doppiatori italiani del 1997 usano questo secondo nome, mentre quelli del 2010 – ignari di doppiaggi precedenti, com’è tradizione del miglior doppiaggio del mondo – hanno preferito il primo. Stavolta il super-poliziotto di Hong Kong, nomignolo datogli più per sfotterlo che per altro, viene mandato sotto copertura in una pericolosissima missione per incastrare il narcotrafficante Chaibat (Kenneth Tsang).

Non si sa chi abbia scelto il nome fittizio per l’identità di copertura del protagonista, se cioè sia stato un volere di Jackie o degli sceneggiatori, comunque il suo nome finto è Fu Sheng, sicuramente in omaggio all’omonimo artista marziale (che tentò di sfondare all’estero con il nome Alexander Seng) il cui destino tragico è legato curiosamente alla “Maledizione di Bruce Lee”: malgrado tutti gli avessero sconsigliato di farlo, Fu Sheng comprò la casa che fu di Lee e morì in un incidente d’auto nel 1983, esattamente dieci anni dopo il Maestro e dieci anni prima di Brandon. Se i giornalisti occidentali si informassero, avrebbero bel materiale per arricchire la “maledizione”.

Per un omaggio supposto, ce n’è un altro dichiarato: dallo stesso glorioso passato marziale di Hong Kong arriva Lo Lieh, il primo asiatico della storia a diventare star marziale internazionale con Cinque dita di violenza (1973), qui chiamato a fare un signore della droga del Triangolo d’oro.

Da giovane Lo Lieh aveva cinque dita di violenza, ora… solo un dito!

La missione prende l’avvio con un classicone: il poliziotto che si finge criminale ed aiuta il braccio destro del capo ad evadere di prigione. In questo caso il braccio destro è Pantera, interpretato da quel Yuen Wah che fu controfigura ufficiale di Bruce Lee nonché compagno d’infanzia di Jackie alla Scuola dell’Opera: è una delle Sette stelle fortunate che poi hanno conquistato il cinema.

Due amiconi d’infanzia che poi hanno avuto successo… in parti diseguali

Visto che la missione è nella Repubblica Popolare Cinese, cioè “all’estero” rispetto ad Hong Kong, il nostro super-poliziotto viene affiancato ad una soldatessa locale, il capitano Yang Chien Hua, interpretato da una Michelle Yeoh più grintosa che mai, che fa il suo splendido ed esplosivo ritorno in scena dopo il ritiro matrimoniale. Stando alle dichiarazioni dell’attrice, Hong Kong ha poca memoria e basta essere assenti per un po’ dalle scene per essere dimenticati, quindi era importante tornare alla grande, non limitarsi a contare sulla memoria dei vecchi fan: l’attrice doveva conquistarsi di nuovo il favore degli spettatori, e c’è riuscita alla grande.

Compagna Michelle pronta all’azione

Il poliziotto di Hong Kong e la soldatessa di Pechino non è solo un’accoppiata esplosiva, dati gli storici problemi che intercorrono tra i due popoli – diciamo che è il corrispettivo asiatico del quasi coevo Danko (1988) di Walter Hill – è anche un’occasione d’oro per “smorzare” la megalomania di Jackie, abituato a lavorare con attrici più impegnate nella loro carriera di modelle e cantanti e quindi ben poco desiderose di fargli “concorrenza”. Michelle Yeoh è una spettacolare eroina d’azione e sin da subito la chimica fra i due è esplosiva: la rivalità che si instaura sia fra gli attori che fra i personaggi arricchisce il film, perché entrambi fanno di tutto per dare il meglio di sé.

Ogni volta che i due si guardano, non sembrano contenti di lavorare insieme

Stavolta il consueto Edward Tang, sceneggiatore di fiducia di Jackie, viene affiancato da altri nomi e il film non è un classico Jackie Chan Movie, bensì un vero poliziesco in tutto e per tutto, con tanti personaggi ed intrecci che non vertono tutti su “Jackie fa cose”. E anche dal punto di vista marziale stavolta il divertimento è doppio, sia perché il nostro eroe è costretto a cadere meno e a combattere di più – va ricordato che Jackie da anni non combatteva più in video, nei film tutti suoi, limitandosi a mossette striminzite come introduzione alle cadute – sia perché la marzialità della Yeoh è così splendente che per la prima volta Jackie ha un comprimario più grintoso di lui. Di nuovo, i “dispetti” fra i due personaggi nella finzione rispecchiano quelli dei due attori sul set.

Un calcio volante doppio segna il grande ritorno di Michelle Yeoh

Per ogni colpo di Jackie, Michelle replica, ogni caduta spettacolare dell’uno corrisponde ad una dell’altra; entrambi gli attori in eterna competizione ci regalano un film d’azione spettacolare di grande impatto, perché ha ben due grandi star al massimo della loro forma.

Una corsa al rialzo da cui ci guadagniamo noi spettatori

Dal 1992 tutti non fanno che citare la scena in cui Jackie è trascinato in giro per la città appeso ad un elicottero: uno stunt spettacolare, certo, ma tutt’altro livello è vedere un’ex Miss Malesia, cioè una modella e ballerina, saltare con la moto su un treno in corsa: Jackie fa il suo mestiere, Michelle Yeoh fa molto di più.
Molte fonti riportano che l’attrice abbia davvero eseguito in prima persona il salto dal montarozzo al treno in corsa, ma è una scena controversa, quasi sicuramente era una sua controfigura, ma di sicuro è Michelle a correre in moto “saltellando” sul treno, il che rimane un’impresa da togliersi il cappello.

Provate a chiamarla “quota rosa”…

Stando al saggio Jackie Chan: Inside the Dragon (1997) di Clyde Gentry, il film è costato dieci milioni di dollari ma non è chiaro se siano dollari americani o di Hong Kong: in quest’ultimo caso è un grande successo, avendone incassati più di trenta.

Ad ulteriore dimostrazione che Jackie renda meglio diretto da altri, nella sua autobiografia del 1998 afferma di aver vinto un premio in un importante festival di Taiwan come miglior attore, per questo film: il primo consegnato ad un eroe d’azione. «È stato piacevole ricevere un riconoscimento non soltanto per i miei combattimenti e le cadute spettacolari», commenta l’attore. Quel premio – aggiungo io – è la prova che quando la sua megalomania è “controllata”, il risultato è decisamente migliore, anche dal punto di vista attoriale.

Supercop non è la solita storia dove Jackie fa tutto lui, è sempre in scena, sempre inquadrato, mena tutti lui e fa le facce buffe: è un film completo, con una trama, con personaggi che non si limitano a fare da spalla a Jackie ma hanno il loro arco narrativo, con un intreccio credibile, scene molto ben costruite, addirittura una bella tensione fino all’ultimo, trattandosi in fondo di un classico poliziesco da “operazione sotto copertura”. Permettere ad altri personaggi di stare in scena non come semplice carta da parati consente al film di essere memorabile e qualitativamente superiore a quelli (purtroppo tanti) in cui Jackie fa tutto lui ed esiste solo lui, senza altri personaggi né storia.


Project S

Il ritorno di Michelle Yeoh nel cinema d’azione è stato esplosivo, e al di là della sana competizione durante le riprese Jackie Chan sa riconoscere un talento. Così il 21 ottobre 1993 esce ad Hong Kong Project S, prodotto dalla Golden Harvest e girato dalla Golden Way di Jackie: protagonista assoluta Michelle Yeoh, con comparsata del super-poliziotto Chan Ka Kui. (L’unica apparizione in Italia del film risale al 19 giugno 2003, quando è trasmesso di notte su Sky Cinema Max in lingua inglese sottotitolato in italiano, passaggio che conservo ancora.)

Il film è intitolato anche Supercop 2 per far capire il collegamento con il film di Jackie e che sono gli stessi personaggi impegnati in un’altra missione, ma sebbene alla regia ci sia sempre Stanley Tong il tono della vicenda è molto diverso e il film è molto più simile ai film marziali prodotti dall’attrice prima del suo ritiro.

Proprio questo secondo film, molto meno spettacolare del precedente, ci aiuta a capire la grandezza di Supercop: è come se l’unione di due opposti come Jackie Chan e Michelle Yeoh avesse creato un’opera diversa rispetto ai prodotti tipici dei due, di respiro molto più ampio e con un fascino molto più spettacolare.
È davvero un peccato che i due non siano tornati a lavorare insieme.

Mentre la nostra eroina affronta una pericolosa banda di rapinatori, intanto Jackie Chan e l’amico Eric Tsang si ritagliano il ruolo di due poliziotti sotto copertura: presentandosi entrambi vestiti da donna, assicurano al film quel siparietto comico che in un prodotto di Hong Kong non può mancare, oltre a dargli il lancio che può assicurargli la presenza di due grandi nomi di quel livello.

Oserei dire che Jackie vestito da donna… è davvero bello!

(continua)


L.

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35 risposte a Jackie Chan Story 20. Supercop

  1. Madame Verdurin ha detto:

    Grazie, grazie, grazie per avermi mostrato Jackie vestito da donna! 🙂 Povera Michelle, per fortuna l’ha presa bene per il suo nome d’arte o avremmo subito tutti l’Ira di Kahn.

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  2. Cassidy ha detto:

    “Supercop” mi è sempre piaciuto molto proprio perché la coppia di “Strambi sbirri” mi affascina sempre, inoltre erano davvero in uno stato di forma notevole, a volte il genio non voglio dire che vada limitato, ma per lo meno incanalato nella giusta direzione, questo è uno di quei casi in cui tutti fila per il verso giusto 😉 Cheers!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Sai che non ci avevo pensato agli strambi sbirri? In effetti i due protagonisti, insieme controvoglia, sono una perfetta accoppiata male assortita, uno serio e l’altro “sciolto”, che però scopriranno di apprezzare le relative differenze e combatteranno insieme contro il cattivo.
      In un film che so che apprezzi, “6 gradi di separazione” (1993), Donald Sutherland racconta di una maestra d’arte i cui scolari sono tutti piccoli grandi artisti. Interrogata su come faccia a forgiare così tanti talenti, la maestra risponde: “so quando togliere loro il quadro dalle mani”. Non è detto che un artista sappia capire quando la sua opera è completa, e può rischiare di esagerare: con bravi registi ad arginarlo, che gli dicono quando fermarsi, Jackie tira fuori dei film spettacolari come questo 😉

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  3. Il Moro ha detto:

    Ok, questo me lo segno, potrei averlo già visto in qualche passaggio ma non me lo ricordo per nulla.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      In TV è difficile, sono rarissimi i suoi passaggi, e non esiste in digitale (almeno ufficiale!)
      Te lo consiglio caldamente, per me è senza dubbio uno dei migliori film di Jackie, e Michelle Yeoh è spettacolare 😉

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      • Willy l'Orbo ha detto:

        “Prendo appunti” anche io in quanto sicuro di non averlo visto e poi devo decisamente riprendermi dalla due giorni di Z, letta & vista, che mi ha lasciato cunfuZo e felice (?) 🙂
        E comunque, pur di poco e sconfinando nell’off topic, arrivo a dire che ho preferito Beyond the law ad Acceleration (Dolph, perdonami)! 🙂

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        noooooooo sento il povero Dolph che piange sangue! 😀
        Scherzi a parte, immagino che ti riferisci alla quantità di risate grasse in faccia agli attori: di sicuro “Beyond the Law” ne garantisce tantissime, mentre “Acceleration” regala solo sbadigli. Però occhio che Dolph potrebbe venire a trovarti, stasera 😀

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      • Willy l'Orbo ha detto:

        Esatto, mi riferisco proprio al discrimine risate grasse/sbadigli…e stasera mi renderò irreperibile!!! Ahahahah! 🙂 🙂

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      • Charlie Chan Spencer ha detto:

        Il problema è che esiste solo in VHS. Più che vederlo su qualche sito di streaming non è possibile.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Peccato sia stato distribuito così male in Italia Io ho avuto la fortuna di vederlo su Tele+1, quando tra 1999 e 2000 esplose Jackie e lo si poteva trovare facilmente in TV, quindi so a memoria il film e lo considero ancora probabilmente quello che mi piace di più della sua carriera. Invece poi è scomparso ed oggi è fra i meno noti da noi. Un gran peccato.

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  4. Zio Portillo ha detto:

    Domanda da mille milioni di dollari (di Hong Kong): può essere stato trasmesso sotto falso nome? Perché ero sicuro di non averlo visto ma leggendo la trama con Jackie sotto copertura che poi se va in Cina con la Yeoh che lo accompagna in missione mi suona stranamente familiare…
    C’è una scena con Jackie che si mena con un poliziotto cinese davanti ai cadetti?

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Sì, all’inizio del film, quando Jackie si presenta ad una caserma militare cinese e gli viene chiesto di affrontare il campione locale.
      Può darsi che sia stato trasmesso come “Police Story 3: Supercop” ma è davvero difficile. Italia1 due o tre volte l’ha mandato, l’ultima volta è stato avvistato su Cielo nel dicembre 2019 (passaggio che ho registrato).
      E’ un film che ti consiglio caldamente, perché è molto più complesso rispetto ai soliti film di Jackie e l’accoppiata Jackie-Michelle è da togliersi il cappello 😉

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  5. Giuseppe ha detto:

    Stanley Tong + Michelle Yeoh a fargli da argine ed ecco i risultati… Come da prassi, più Jackie viene tenuto a bada e più riesce a sfornare perle da manuale 😉

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      E’ un peccato che il film in Italia resti fra i meno noti, semplicemente fra i più difficili da reperire, perché è davvero il manifesto del meglio che Jackie può fare. Anche perché nei suoi film non accetterà mai più un comprimario così forte, quindi è un’occasione unica.

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  6. Charlie Chan Spencer ha detto:

    Io ho sempre preferito il primo Police Story al terzo (probabilmente perchè fù il film che mi fece innamorare di Jackie). In ogni caso per quanto riguarda lo stunt di Michelle Yeoh è lo stesso Jackie a dichiarare in un intervista che Michelle ha ripetuto tantissime volte quel salto fino a che non gli è riuscito bene e che lui invece la consigliava di non farlo ma era la persona più determinata che avesse mai visto. Credo che si trovi facilmente sottotitolata quell’intervista perchè io tempo fa la riuscii a trovare.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Quando ho visto “Supercop”, nel 2000 o giù di lì, non esisteva ancora da noi Police Story in italiano: lo conoscevo per via dei documentari “My Story” e “My Stunts” ma solo nel 2010 è stato tradotto da noi. L’ho visto in inglese anni dopo e con “Supercop” negli occhi non c’era confronto: è un film importantissimo e storico, ma non mi ha conquistato il cuore 😛
      Recentemente la scena è stata analizzata anche in “Art of Action” di Scott Adkins, parlando con un coreografo occidentale che lavora ancora ad Hong Kong sin dai tempi di Jackie, e hanno fatto vedere alcune riprese sul set dove si vedeva che a saltare dalla terra al treno non era la Yeoh.
      Il problema è che le dichiarazioni a voce in questi casi sono poco affidabili, Jackie non riesce a raccontare i propri stunt due volte nello stesso modo, figurarsi quelli degli altri 😀
      Di sicuro tutti sono concordi nel definire la Yeoh più che disposta all’impegno, sia perché era il suo grande ritorno sulle scene e aveva bisogno di un’esplosione, sia perché non voleva fare la sottomessa di Jackie ma la sua co-protagonista alla pari. Mi sento di credere a questa versione 😛

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      • Charlie Chan Spencer ha detto:

        ah ok. Beh meglio delle immagini video che delle semplici chiacchiere. Le immagini non mentono. Anche se va detto che non è completamente da escludere che la scena l’avesse provata a fare sia lei in persona sia qualche stuntman.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Come detto, è indubbio che sia sorprendete e da lodare come un’attrice, non un’atleta, con addirittura un passato da modella e semmai di ballerina, si metta a saltare con le moto sui treni: quand’anche avesse fatto solo le “corse sul treno”, senza salti, comunque è da applaudo. Purtroppo stabilire con certezza “chi ha fatto chi” ad Hong Kong è impresa ardua se non impossibile: lo stesso Jackie ha sempre usato controfigure malgrado abbia sempre detto il contrario, perché alla fine le scene sono un montaggio di inquadrature di controfigure e cadute di Jackie, quando invece – come in “Project A 2” – a Jackie non va proprio e si tiene giusto un paio di scene dov’è indiscutibilmente lui.

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    • Charlie Chan Spencer ha detto:

      Però Jackie Chan dice pure un sacco di stronzate. Io ho visto diverse volte interviste di anni differenti dove si contraddice sullo stesso argomento. Però tendo a credere che qui non dicesse cazzate perchè di solito le cazzate le dice se può trarne un vantaggio mediatico personale. Qui era un complimento ad una sua collega, per quanto durante le riprese probabilmente gli sarà stata sul cazzo perchè teneva tranquillamente il suo passo.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Purtroppo le dichiarazioni sono sempre “insicure”, mi piacciono perché sono fonti ufficiali – cioè è ciò che l’interessato vuole che si sappia – ma sulla loro veridicità stendiamo un velo pietoso. Le autobiografie che sto seguendo bene che vada sono vere a metà, ma è la versione ufficiale che Jackie vuole far sapere ed è meglio di un qualche stupido su YouTube del tipo “10 cose che non sapevi su Jackie Chan” 😀
        Jackie non ricorda quante volte si è lanciato dalla torre di “Project A” e invece ricorda cos’ha fatto sul set Michelle Yeoh??? 😛

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      • Charlie Chan Spencer ha detto:

        beh come dici te. non è che sono vuoti di memoria. E’ ciò che Jackie vuole che si sappia, e ciò che Jackie vuole che si sappia cambia in basa al suo umore.. E’ un pò un simpatico cazzaro visto dall’esterno. Probabilmente per chi lo conosce bene bene bene è solo un cazzaro! Però sti cazzi

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Magari invece è sincero, noi stessi quando raccontiamo un nostro ricordo può succedere che cambiamo dei particolari in buona fede, figurarsi a decenni di distanza. Quando poi nel 2015 ricorda particolari che non ricordava nel 1998, la cosa un po’ puzza, ma è sempre una testimonianza di prima mano.
        Quando poi però Mars dice che era lui in una delle inquadrature sulla Torre dell’Orologio, e dal video è chiaro che è lui, anche quella è una testimonianza di prima mano 😛

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