È esistito un tempo in cui la passione marziale ha spinto alcuni visionari a tentare una strada senza uscita: portare il “cinema di menare” in TV. Per lo più sono esperimenti falliti, ma hanno comunque lasciato tracce importanti nell’immaginario collettivo. Ecco le loro storie.
12 maggio 1997, va in onda l’episodio 7×22 della serie di successo di “Baywatch” ed è l’ultimo con il personaggio di C.J.: Pamela Anderson è disoccupata. Dove portare ora le sue… potenzialità?
A lei ci pensa J.F. Lawton, esploso ad Hollywood con la sua sceneggiatura di Pretty Woman (1990) e poi passato all’azione marziale: prima con Trappola in alto mare (1992), dove Steven Seagal fa l’eroe diehardo, poi con In trappola (1995), dove Christopher Lambert affronta i ninja. Insomma, un autore che ama le sfide, come per esempio adattare un videogioco di lottatrici poppute in un film privo di poppe come DOA: Dead or Alive (2006).
Per Pamelona, la cui immagine all’epoca è ancora quella della bomba sexy, crea una serie con cui l’attrice palesemente non ha molto a che fare… e fa proprio di questo il punto di forza.
Il 26 settembre 1998 va in onda l’episodio pilota di “V.I.P.“, destinata a quattro stagioni di cui in Italia si avrà raramente sentore.
La prima traccia sicura di distribuzione italiana risale al settembre 2001 nel pomeriggio di Italia1, poi riappare nel 2004 e ogni tanto si affaccia qualche episodio, ma non sembra aver avuto molta copertura nel nostro Paese.
Ad Hollywood anche un semplice servizio fotografico di moda può essere rischioso, visto che tra vestiti firmati e gioielli si parla di centinaia di migliaia di dollari addosso a delle modelle: chi si occupa della protezione, in questi casi? State tranquilli, a vegliare su di voi c’è quella gran faccia da schiaffi di Bryan Cranston.
Dieci anni prima di conquistare il mondo con “Breaking Bad” (2008) Cranston era un normale attore che appariva in decine e decine di ruoli, tra cinema e TV, portando come firma d’eccezione la propria faccia da mascalzone. Qui infatti interpreta un ex attore televisivo tronfio e vanesio – sarà mica autobiografico? – con un nome finto come una banconota da tre dollari, Colt Arrow, che ha usato i propri guadagni per aprire la Colt Arrow Security: agenzia per guardie del corpo di alto profilo.
Funziona così: i suoi dipendenti sottopagati, o non pagati affatto, fanno tutto il lavoro e rischiano la vita… mentre lui si spupazza le attricette raccontando di quando era uno famoso. Lui può, perché è Bryan Cranston.
Ora però Colt Arrow ha portato la sua faccia da schiaffi in un paradiso fiscale per evitare la galera, lasciando le povere guardie del corpo con un’agenzia avviata ma azzoppata: senza le conoscenze giuste, chi assumerà tre trizi capaci ma sconosciuti? Servirebbe un nome famoso nell’ambiente a guidare l’agenzia.
Intanto la venditrice di hot dog Vallery Irons (Pamela Anderson) uscendo con un altro attore tronfio e vanesio lo salva casualmente da un assalitore, e per tutta Hollywood gira la voce di questa misteriosa nuova super-guardia del corpo in città, chiamata Vallery Irons.
Le nostre tre guardie del corpo hanno l’idea vincente: perché non assumere Vallery per far finta che sia il loro capo? Tutti ad Hollywood vogliono essere protetti dalla super-guardia del corpo, quindi ci saranno clienti a iosa. Nasce così V.I.P. Vallery Irons Protection.
Il primo cliente è l’attorino scemotto Brad Cliff (Kevin Light), che viene minacciato dal paramilitare Jackson Lasarr, interpretato da quel Dean Norris che è apparso in ogni serie TV esistente ma è noto anche lui principalmente per “Breaking Bad”.
Grazie a Vallery che ha più capacità di una semplice venditrice di hot dog e alle tre super-addestrate guardie del corpo, la situazione è salva, con ironia, tante sparatorie e qualche colpo marziale.
La forza della serie sta nell’ironia sbarazzina, sul prendere in giro il fatato mondo hollywoodiano (dimostrando che fatato non è) e sull’autoronia di Pamela, che abbandona qualsiasi ambizione da “fatalona” per lasciarsi andare all’autoironia divertita. E ha potuto farlo solo perché sin da subito è entrata nel progetto come produttrice.
Nel mensile “Interview” del novembre 1988 Pamela racconta di che disastro sia stato Barb Wire (1996), un progetto che adorava perché rispettava il fumetto originale: una storia sopra le righe piena di umorismo folle, esagerazioni e puro intrattenimento. Poi, racconta l’attrice, i produttori hanno cominciato a cambiare strada mille volte, a riscrivere il copione all’infinito, a smanacciare in ogni modo il film per farne una “cosa seria”, quindi destinata al fallimento sicuro.
Forte della cocente delusione, in quel 1998 appena Pamela ha la possibilità di girare una sit-com vuole dire la sua in ogni aspetto e così diventa produttrice esecutiva, assicurandosi che “V.I.P.” sia colorata, spumeggiante e piena di vestiti folli.
«È come una sorta di Spice Girls Bodyguard Agency, tranne per il fatto che tutti sono molto seri nel fare il proprio lavoro, tranne me che piombo nel mezzo indossando qualcosa di ridicolo».
La forza della serie, inutile negarlo, sta nelle secchiate di volti noti che episodio dopo episodio si alternano in ospitate frizzanti. Pare che Pamela sfruttasse ogni occasione pubblica per avvicinare qualche star famosa e proporgli di partecipare ad un episodio di “V.I.P.”, e quasi sempre la proposta veniva accettata. Quindi il punto forte non è certo l’azione, eppure ce n’è parecchia.
Tra sparatorie e scazzottate, in ogni episodio c’è almeno un briciolo di marzialità, anche se di livello parecchio bassino. L’unico che sembra avere il fisico giusto e la giusta flessibilità è Shaun Baker, ma è più che palese come esegua tecniche imparate sul momento e lo faccia con davvero poca convinzione.
Sebbene di qualità bassina, comunque la marzialità di “V.I.P.” dimostra che anche una serie umoristica, sbarazzina e basata sulle star hollywoodiane ha bisogno di un po’ di calcioni come condimento.
L.
– Ultimi titoli del ciclo:
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- [Telemeno] 2012 – The Transporter - Dopo aver toppato con il terzo film della serie, perché non proseguire nell'errore e trasformarlo in serie TV noiosissima? Continua a leggere
Bryan “più grande attore del mondo” Cranston ha recitato ovunque prima di diventare famoso, l’unico attore ad avere un curriculum più nutrito del suo é proprio Dean Norris, che ha recitato in tutte le serie, ma proprio tutte, mi sembra giusto che siano diventati famosi insieme 😉 Lo confesso, io guardavo sempre “V. I. P.” era una serie che iniziavo a guardare sperando di vedere le Pamele di Pamela rimbalzare a rallentatore, ma poi restavo per l’ironia, quelle due o tre botte e l’atmosfera da Miami Vice in infradito rilassata e giascona, insomma abbiamo visto di ben peggio sul piccolo schermo 😉 Cheers
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La forza della serie per me sta proprio nell’autoironia e nel giocare con i canoni delle serie d’azione, per non parlare degli ospiti di alto profilo. E delle Pamele, che non guastano mai 😀
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Dean Norris fa SEMPRE il militare o il poliziotto, l’unico ruolo che mi ricordo di lui in cui non lo è è in Total Recall di Verhoeven. Ma 99 su 100 se arriva un poliziotto… è Dean Norris! Da Terminator 2 a Little Miss Sunshine, è sempre lui! X–D
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Ci sono caratteristi, ignorati da premi o dalle riviste, che collezionano centinaia di ruoli in carriera con professionalità e regalando valore al prodotto in cui appaiono: Dean Norris è uno di quelli. Dubito che lo vedremo in passerella o intervistato dai giornalisti delle riviste patinate, ma se c’è lui di sicuro il prodotto merita una visione 😛
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Totalmente d’accordo. Per qualche ragione è uno di quelli che mi fa simpatia sempre e di cui ammiro la qualità del lavoro ogni volta, tipo Bill Paxton e Michael Biehn!
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Assolutamente d’accordo! Ho sempre preferito i caratteristi agli attoroni, secondo me sono molto più bravi perché devono dare tanto in poco tempo, e spesso in storie piccole. Una cosa è avere una scena madre intensa, con un lungo dialogo ben scritto e di impatto, una cosa è fare il militare in una serie frizzante: lì sì che devi convincere il pubblico in pochi secondi e con di solito battute non proprio complesse 😛
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Il periodo televisivo di fine ’90-primi 2000, per me è parecchio nebuloso perché praticamente non ero mai a casa! Facilissimo che serie tv (famose o meno) uscite in quel periodo le abbia saltate a piè pari. E VIP è una di queste. Nonostante Pamelona, nonostante una trama ironica e passatempo, nonostante tutto quello che vuoi, sta di fatto che di questo telefilm avrò visto si e no 3 episodi.
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Anch’io l’ho incrociato molto poco, se non fosse per i santi conservatori di serie TV mi sarei perso pure la Pamelona in “Una pupa in libreria”, che è una serie deliziosa. Peccato che sulle piattaforme di oggi non vengano recuperati questi reperti del passato.
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Non sarebbe una cattiva idea, considerato come le emittenti che li hanno trasmessi ai tempi oggi non li replicherebbero nemmeno sotto tortura, e “V.I.P.” non fa eccezione: un recupero completo sarebbe l’ideale per avere e vedere finalmente tutti gli episodi in ordine (ai tempi, per me era già tanto riuscire a beccarli su Italia 1 con un minimo -ma proprio minimo- di regolarità).
P.S. “Una pupa in libreria”? Ne avevo a malapena sentito parlare. Mi dispiace essermi perso del tutto Pamela in versione commessa libraria…
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Pamela libraia è imperdibile, ha lo stesso grado di autoironia sbarazzina di “V.I.P.” e l’argomento librario ha generato decine di ghiotte citazioni, tutte catalogate su NonQuelMarlowe!
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Pamela in libreria va vista, è una sitcom divertente ^^
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D’accordissimo.
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Questa me l’ero persa, o almeno, la mia memoria l’aveva del tutto cancellata!
Tra l’altro, da ciò che scrivi, mi pare più godibile, sbarazzina e diciamo “marzialina” di altre serie molto più pompate…
E poi siamo sicuro che V.I.P. non stia per Very Important Poppe? Io mi documenterei! 🙂 🙂
p.s. grazie per la citazione su Barb Wire 🙂
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Con quella P si può giocare parecchio 😀
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Io ne ho visto diverse puntate: tra le serie volutamente cazzoncelle è una di quelle che ho preferito, e manco per le Pamele di Pamela (non vado matto per le maggiorate, preferisco fisici più equilibrati): era proprio una serie divertente, in ogni puntata lei combinava casini e la sfangava sbagliando qualcosa nel modo giusto, mentre indossava vestiti surreali e zampettava sui tacchi come un fenicottero zoppo! XD
E mi pare che i suoi “sottoposti” competenti avessero un po’ tutti dei retroscena assurdi: la ragazza coi capelli corti aveva parenti usciti da Il padrino, mi pare, mentre quella coi capelli lunghi forse era un’ex spia.
Ricordo che più avanti entra nel gruppo anche un personaggio marziale (o “marziale”?) asiatico, un tipo con cognome Nguyen che credo di aver visto tirar calci in qualche film (ma non so distinguere le provenienze).
Comunque, un po’ di repliche di V.I.P. me le rifarei, per alleggerire lo spirito (e non dico che darei carta bianca a Pamela per la produzione di qualcosa, ma ha un certo senso dell’umorismo e va sicuramente ascoltata).
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Sono sempre divertenti le situazioni in cui l’eroe fa la cosa giusta per semplice errore, e Pamela sicuramente fa la scelta giusta nel non mostrarsi fatalona o sexy bensì molto autoironica e come l’elemento comico di un’agenzia di musoni serissimi.
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