Torna Lorenzo, il ninja del Zinefilo, che completa il dittico di film action italiani che aveva iniziato con Delta Force Commando (1988), recensito anche da Willy l’Orbo.
Questo seguito riceve il visto della censura italiana il 20 dicembre 1990 e, come capita a quasi tutte le produzione italiane di quell’annata infausta (come per esempio Black Cobra 3) non conosce alcuna distribuzione in sala, rimanendo un film molto più conosciuto all’estero che in Italia. Però, al contrario di altri suoi colleghi, almeno conosce una distribuzione in VHS (Deltavideo). Entra addirittura nell’americana Blockbuster Video Guide almeno dal 1995.
Rete4 lo trasmette nella notte fonda di martedì 12 novembre 1996: non ho trovato tracce di altri passaggi d’epoca.
Lascio la parola a Lorenzo, ricordando che il film è stato riesumato da Prime Video.
In coda da mesi, finalmente è arrivato il turno di Delta Force Commando II: Priority Red One. Diretto da Frank Valenti (Pierluigi Ciriaci), già regista di Delta Force Commando (1988) e Afganistan – The Last War Bus (1986), mi aspettavo spari e scoppi a cervello spento. Purtroppo non è andata così.
Questo seguito ha in comune col primo capitolo solamente il Capitano Samuel Beck (Fred Williamson), che per l’occasione diventa Samuel Back, e questo già la dice lunga sulla cura che è stata messa nella scrittura del film. Svogliato come non mai, Fred appare per dieci soli minuti di chiacchiere incomprensibili. Raramente capita, ma capita, che non capisca niente, in senso letterale, di quello che sto vedendo. Questa è una di quelle volte: il problema è che non si tratta di uno strambo film d’autore, ma di uno degli ultimi esemplari di action all’italiana.
La trama è un intrigo di spionaggio di cui ho perso il filo fin dalla prima scena. C’è una base americana, forse della Delta Force, dove un militare, nel cuore della notte, chiama Samuel Back per avvertirlo di una minaccia. La situazione è critica, a giudicare dalla quantità di ciance tra Back e il Generale McCailland (Van Johnson, vecchia gloria di Hollywood, finito a raschiare il fondo del barile in Italia come i suoi colleghi Ernest Borgnine e Lee Van Cleef). Pare che cerchino un infiltrato, una talpa, parlano di cospirazioni, di bombe atomiche.
Nel frattempo, un ufficiale della Delta Force (Richard Hatch, il Capitano Apollo della serie originale “Galactica”) e una donna (Giannina Facio) sono in qualche altra parte del mondo, invischiati in una vicenda che coinvolge dei terroristi mediorientali, in quello che sembra un secondo film, visto che corre in parallelo con la storia dello spionaggio senza mai incrociarla.
Per essere un action guerraiolo guerra non ce n’è, action nemmeno, non si capisce niente e l’unica battaglia è quella che sto combattendo, perdendola, contro il sonno. Trenta minuti di dormiveglia in cui si intrecciano i personaggi dell’episodio di “Star Trek: Deep Space 9” che ho visto poco prima con quelli di Delta Force Commando II: la base della Delta Force e la stazione spaziale, Fred Williamson e il Capitano Sisko, le spie e i mutaforma, tutto si mescola in un unico incubo lisergico.
Al risveglio, però, sono pronto a riprendere la missione. A metà film si intuisce che Apollo e la donna sono in una nazione “tra l’Afghanistan e il Pakistan”, ma non saprei dire se: sono i buoni o i cattivi, quale sia la loro missione, perché stia perseverando nella visione.
Nonostante abbia smesso di cercare un senso nelle cose, improvvisamente dopo un’ora un particolare desta la mia attenzione: i due entrano in una casa che mi sembra familiare. Una rapida ricerca su YouTube ed ho la conferma: è la stessa casa usata in una scena di Afganistan – The Last War Bus. L’ambientazione finto afgana, in realtà slava, è la stessa di quel film.
Comunque, verso la fine la talpa viene scoperta, è McCailland (non era difficile da indovinare, visto che nella base praticamente ci sono solo lui e Fred Williamson), e improvvisamente Samuel Back sta pilotando un aereo, forse impegnato in un duello aereo proprio con lo stesso McCailland. Dico forse perché in realtà si vedono solo i caschi dei due piloti mentre si minacciano a vicenda.
Sull’altro fronte Apollo e la donna vengono catturati, ma in qualche modo vengono mandati i soccorsi, anche se non ho capito come e quando le due storie si siano intrecciate. In ogni caso arrivano i soldati della Delta Force a salvarli e il film finisce, con un’unica scena di azione di dieci minuti in un film che ne dura cento.
Una cosa spiazzante, e forse qualche esperto di uniformi potrà spiegarmi, è che i soldati, oltre al cappello di lana e giubba neri già visti in altri film, indossano jeans, così da sembrare dei pescatori di tonno insuperabile invece che militari.
Tanto era diretto, divertente e scoppiettante il primo Delta Force Commando, tanto è lento e contorto il seguito, reso ancora più incomprensibile da un montaggio sconnesso. Si salva qualche bella inquadratura, specialmente degli aerei da guerra, ma è davvero poca cosa per quello che vorrebbe essere un thriller militare.
Insomma, la delusione è tanta, ma questo non mi impedirà di completare la missione e di visionare l’opera omnia di Pierluigi Ciriaci, meglio conosciuto come Frank Valenti: tutti i suoi quattro film sono disponibili su Amazon Prime, compreso l’unico che ancora mi manca, Soldato di ventura (1990), il cui protagonista, se non ho capito male dal breve riassunto, non è altri che il mitico Johnny Hondo, interpretato da Mark Gregory in Afganistan – The Last War Bus (di cui dovrebbe essere il capitolo successivo).
Lorenzo
P.S.
Ringrazio Lorenzo della disponibilità e rimaniamo in attesa di sempre nuove recensioni.
L.
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Ho seguito il consiglio (o avvertimento?) di Lorenzo e ho visto il primo film su Prime Video, a questo punto per il secondo continuerò la mia maratona Star Trek, visto che anche lui è stato preda di visioni da DS9 😉 Cheers
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Vai tranquillo (e spavaldo) là dove nessun filmaccio italiano è mai giunto prima 😀
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Per apprezzare l’action guerraiolo italiano si deve amare il genere, non è roba per tutti 😛 Ci sono casi in cui, però, l’amore non basta: Delta Force Commando 2 è uno di questi casi. Ma è solo la mia opinione, qualcuno magari più sveglio di me riesce a capire la trama 😀
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Quindi sei ancora dell’idea che esistesse una trama a monte? 😀
L’americano “Aquile d’attacco” (1988) fece esplodere da noi la passione per la versione B dei film aerei patinati alla “Top Gun” (1986), quindi per un regista Z italiano bastava mostrare due aerei in volo che il gioco era fatto. Poi c’era l’Afghanistan di “Rambo III” (1988) e quello era già pronto sin da “War Bus 2” (1989) quindi al regista non serviva alcuna trama, aveva tutti gli strumenti per sfornare un tipico film di rozzo intrattenimento. Peccato abbia sbagliato la data, perché – come raccontato da Margheriti figlio – nel 1990 tutte le case distributrici italiane hanno chiuso le porte al cinema degli anni Ottanta, perché avevano visto che a guadagnare era esclusivamente la fiction televisiva. In un lampo un’intera generazione di registi che per tutti gli anni Ottanta avevano portato al cinema la versione Z dei successi americani, puf, spazzata via e scomparsa per sempre, finché trent’anni dopo i loro lavori sono riapparsi su Prime Video, in qualità altissima. (Probabilmente proveniente da copie estere, visto che fuori dall’Italia questi titoli piacevano e hanno sempre girato tranquillamente.)
Almeno “DFC2” ha avuto l’onore di una distribuzione in VHS, cosa che altri non hanno avuto.
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Ero convinto di essere io poco sveglio, ma poi, anche in virtù dei pochi commenti che ho letto in giro, in cui nessuno ha capito niente, ho visto che il problema non era solo mio.
Ho dovuto consultare il libro “Last Action Heroes” per capirla, ma forse gli autori hanno telefonato a Ciriaci per farsela spiegare 😛
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ahhaha credo anch’io 😀
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Meno male che non so usare bene il menù di Prime Video! Non lo guarderei manco con gli occhi di un altro.
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ahahaha, è da scrivere sulla fascetta del film come frase di lancio 😀
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Dopo western e Star Trek, per riportare in vita il povero Willy, ci voleva una dose di Z potentissima, eccomi servito! Grazie a Lucius per aver dato spazio a Lorenzo (e per la citazione) e a Lorenzo per aver dato a sua volta spazio a cotanto film: a tale proposito ti dirò che sui pescatori di tonno insuperabile la recensione ha toccato il suo apice ( 🙂 ), che visionare l’opera omnia di Ciriaci è una delle missioni Z più eroiche di cui sia a conoscenza e che, se ti può consolare, pur avendo visto il film in oggetto, se ci ripenso, si materializza una nebulosa nei miei pensieri, segno che il sonno potrebbe aver preso il sopravvento anche col sottoscritto.
Ah, e soprattutto: la casetta in Afghanistà è la nuova pineta di Ostia??? 🙂
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Credo che neanche Ciriaci abbia mai visto tutti i suoi film 😀
Aspettiamo che Lorenzo continui la sua Missione Impossibile e ci faccia sapere quanti altri paesaggi finto-Afghani Ciriaci riuscirà a regalarci.
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Già, proprio uno degli ultimi esemplari di action all’italiana, che vuol fare di tutto per lasciarci un pessimo ricordo del genere (del resto, ai primi ’90 si era davvero agli sgoccioli)… usare così poco e male Fred Williamson, poi, è un autentico delitto capitale. E manco ci possiamo giocare la carta del gioco di parole: il nome Samuel Back non sta qui a indicare che il personaggio di Williamson è tornato (“back”, appunto) dopo il primo “Delta Force Commando”, è solo scritto sbagliato e basta!
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ahhahah dici che non volevano fare un sottilissimo gioco di parole con il nome “Sameuele Tornato”? 😀
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Sottigliezza e Ciriaci non si sono mai conosciuti nemmeno da lontano 😛
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Una nazione tra Afghanistan e Pakistan… Considerato che le due nazioni confinano. Vabbè!
CB
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