Torna Lorenzo, il ninja del Zinefilo, che completa la filmografia di Pierluigi Ciriaci, in arte Frank Valenti, con questo Soldier of Fortune: come quasi ogni altro film italiano presentato nel 1990, annus terribilis in cui è morto il cinema nostrano in favore della fiction, anche questo titolo non ha conosciuto alcun tipo di distribuzione nel nostro Paese, rimanendo noto solo all’estero.
Lascio la parola a Lorenzo.
Mancava solo l’ultimo sforzo per completare la missione, cioè la visione dell’opera omnia di Pierluigi Ciriaci, regista anche noto come Frank Valenti. La missione non era impossibile, visto che le opere in questione sono solo quattro.
Eppure, ancora stordito dalla noia di Delta Force Commando II (1990), non avevo ancora avuto il coraggio di premere Play, nonostante Soldato di ventura fosse da settimane nella mia lista di Prime Video. In ogni caso, mi sono deciso appena in tempo, visto che il film adesso non è più in catalogo (ma si trova su YouTube).
Di solito i film di cui continuo a rimandare la visione alla fine si rivelano i migliori, e questo non fa eccezione. Scritto da Dardano Sacchetti e Ciriaci stesso, così come Delta Force Commando (1988) e Afghanistan: The Last Warbus (1986), è un’avventura ignorante per gente semplice come me.
Vincent Miles (Daniel Greene) è un militare che risponde ad un annuncio sulla rivista “Soldier of Fortune”: deve trovare i resti di un MiG sovietico precipitato in Afghanistan, per un motivo ancora misterioso. Ancora Afghanistan? Per la terza volta, su quattro film, l’ambientazione è la stessa, e già mi viene da ridere. Vuoi vedere che spunta di nuovo, per citare Lucius, la “casetta in Afghanistà”?
Dunque Miles si presenta dal Colonnello Preston (Bo Svenson) che gli introduce il suo compagno di viaggio, tale professor Rossi, uno scienziato mezzo sfigato il cui unico scopo sarà quello di sparare cazzate per tutta la missione.
I due si infiltrano nel territorio nemico, ma ogni tanto Miles ha dei flashback del passato, visioni di una misteriosa donna e di luoghi già visitati. Finché non viene catturato dai russi (anch’essi alla ricerca del MiG), che riconoscono subito la sua vera identità: non è altri che il mitico Johnny Hondo, protagonista di Afghanistan: The Last Warbus (anche se in quel film era interpretato da Mark Gregory) che, a causa di un’amnesia, aveva dimenticato tutto. Ora, non ricordo nemmeno io bene la spiegazione della faccenda dell’amnesia (sempre che ce ne sia una), perché detta così la cosa non ha molto senso, ma in fin dei conti non ha importanza, e va bene così.
Tra l’altro mi piace pensare che Frank Valenti abbia voluto dare un indizio allo spettatore: nella prima scena, infatti, Miles indossa lo stesso maglione dolcevita bianco che indossava Mark Gregory nell’altro film… ma sicuramente è solo una coincidenza.
In ogni caso i due si liberano, trovano i resti del MiG ma non c’è niente di valore nei rottami. Però, appena dietro alle rocce… eccola! Ancora lei, la casetta in Afghanistà. Non poteva mancare, e quando l’ho vista non ho potuto fare a meno di sorridere. A questo punto le cose in comune nei film di Frank Valenti sono troppe, mi viene il sospetto che li abbia girati tutti assieme. Facciamo uno schema riassuntivo:
Il film, finora rispettoso dei canoni ramboidi, giunge ad una conclusione in stile Indiana Jones. Di fianco alla casetta ci sono delle caverne, dove è nascosto il congegno segreto che trasportava il MiG: una sonda contenente tutto lo scibile umano, dal nome Ulisse 2000, lanciata dai russi nello spazio dieci anni prima e creduta dispersa, un macchinario fantascientifico, potenzialmente micidiale, venerato come un dio dagli afgani e capace di comunicare telepaticamente con l’enigmatica donna che lo custodisce, la stessa donna delle visioni di Hondo, che non erano altro che memorie di una missione precedente.
Non è chiaro come abbia fatto la sonda dallo spazio a finire nella casetta afgana, si accenna a viaggi nel tempo, non si capisce bene ma, di nuovo, va bene così.
Dopo aver visto il film, il dubbio è: si può considerare Soldato di ventura il seguito di Afghanistan: The Last Warbus? Probabilmente nessuno a parte me si è posto questo problema, Ciriaci e Sacchetti per primi. Alcuni elementi farebbero pensare che sì, lo è: il protagonista, seppur interpretato da un altro attore, è lo stesso, e l’ambientazione pure. Ritornano pure un paio di interpreti, anche se per complicare le cose nei due film fanno parti diverse, e la missione dimenticata a cui si accenna non è quella con Mark Gregory. D’altra parte è anche vero che, nei filmacci, i seguiti non hanno quasi mai elementi di continuity coi capitoli precedenti, figuriamoci quelli scritti al volo come questi.
E a proposito di scrittura, segnalo qualche dialogo:
Subito dopo che Hondo e il professor Rossi sono partiti per la missione, scambio laconico tra il Colonnello Preston ed un soldato.
Soldato: «Ce la faranno?»
Preston: «No.»
Comandante russo a Johnny Hondo:
«Tu stai cercando di fregarmi. Stai cercando di fottere il tuo vecchio amico Sadinski. Allora sai cosa ti dico? Sarò io a fottere te.»
Johnny Hondo consegna una pistola al professor Rossi, che non vede l’ora di accoppare qualcuno. Inizia a sparare ai russi:
«Porca puttana, la pistola deve essere storta! Ho mirato tutte le volte a quello col bazooka e non l’ho mai centrato!»
Che altro dire, Soldato di ventura è il classico action guerraiolo all’italiana, sebbene fuori tempo massimo (distribuito nel 1990, stando a IMDB sarebbe stato girato del 1987, cosa che confermerebbe la mia ipotesi che Ciriaci abbia girato la trilogia afgana in un’unica trasferta in Jugoslavia). La parentesi fantascientifica è una nota originale, anche se gli italiani sono sempre stati i primi a fare mischioni di ogni genere.
Quindi: morti sparati a volontà, cafone quanto basta… per me, va bene così.
Lorenzo
P.S.
Ringrazio Lorenzo della disponibilità e rimaniamo in attesa di sempre nuove recensioni.
L.
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Posso dire che della trama non si capisce un MiG e mi sembra anche un po’ una MiGiata? Però lo schemino è fantastico, lo avrà usato anche il regista per tirare fuori una trilogia con due attori e una casetta? L’idea dell’ansia con cambio di attore poteva anche essere sfruttata meglio, ma in questo pasticcio sarebbe come lamentarsi di aver rovesciato l’acqua durante un dirottamento 😉 Cheers
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Me lo vedi Frank Valenti in Jugoslavia, che si sbriga a girare tre film con lo stesso panorama e la stessa casetta, tanto poi ci sarà tempo in sala montaggio di inventarsi una trama a caso 😀
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Vedo solo ora la locandina alla Indiana Jones, ed eccola! Sulla sinistra c’è anche lei, la casetta afghana. In fondo è la vera protagonista dei film di Frank Valenti. Chissà chi ci abita, chissà se esiste ancora 😀
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Non esistendo alcuna distribuzione italiana, come succede per quasi tutti i film nostrani con visto censura del 1990, esistono solo rarissime locandine di distribuzioni internazionali. In Germania o nei Paesi anglofoni devono credere che noi italiani conosciamo questi film, quando in realtà sono materiale per un ristrettissimo numero di appassionati :-_D
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Grazie Lorenzo e complimenti per la tua tabella, dovrebbe diventare un template, secondo me può essere utile anche a Lucius 🙂
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Lui ha inventato la “casetta in Afghanistà” ®, quindi gli concedo volentieri l’uso della tabella 😀
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A fare questi schemi però diventa subito chiaro la pochezza di mezzi e idee di certi grandi autori, soprattutto italiani: meglio rimanere sul vago 😛
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Che meraviglia Z: direi “venduto e comprato”! 😍
La casetta in Afghanistà, lo schema riassuntivo (spettacoloso), l’ipotesi-seguito, i dialoghi…ho adorato tutto 🙂
Missione compiuta Lorenzo, compiuta alla grande! 👏🙂
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Sapevo che avresti apprezzato 😛
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Spero che, a differenza di Johnny Hondo, non mi venga un’amnesia, altrimenti devo rivederli tutti 😀
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Sono film così leggendariamente Z che rileggerei anche nuovi post conseguenti a “ri-visioni”, quindi…ben venga l’amnesia! Ahahah! 🙂
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Ma anche una sonda telepatica? E perché mai? D’accordo che l’anno precedente Daniel Greene aveva interpretato un cyborg in “Vendetta dal futuro”, ma non penso proprio possa esser bastato questo ad aver ispirato a Valenti una qualsiasi idea fantascientifica da piazzare dentro al suo film. Appunto perché è suo, però, forse non dovrei farmi tante domande, visto che saranno destinate a non avere mai una risposta 😀
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E se fosse Valenti stesso un cyborg? 😀
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Ah, con lui tutto può essere 😀
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