Bloodfist 1 (1989) Pugni d’acciaio

Credo sia finalmente ora di vedere in ordine la storica saga di Bloodfist, che ha lanciato nei marzialissimi anni Novanta il talento dell’ex campione del ring Don “The Dragon” Wilson.
Data la pessima distribuzione italiana non ho mai visto in sequenza questi film, sempre sparsi in formati diversi, quindi sentendo il bisogno di riportare la marzialità nel blog prendo la palla al balzo e comincio a tirare… pugni d’acciaio!

Solo il Zinefilo vi regala il rarissimo e introvabile titolo italiano!

Non ho trovato la minima traccia di distribuzione italiana di Bloodfist se non l’unico passaggio televisivo sicuro, cioè la prima visione di Italia1 nella prima serata di venerdì 5 giugno 1992, con il titolo Pugni d’acciaio.
Io ero là, quella sera, davanti alla TV con il videoregistratore in funzione, ma rimasi decisamente indifferente al film: va ricordato che all’epoca lo standard era così alto che questa robbetta ci si poteva permettere di snobbarla. Nelle mie cassette antologiche ho conservato solamente il titolo italiano e la breve scena di combattimento di Billy Blanks, che in realtà non avevo neanche riconosciuto!

L’anno scorso il film era disponibile in italiano sul canale YouTube di Cinema ZOO, ma oggi sono andato a cercarlo e non c’è più: è sempre cosa buona e giusta salvarsi le primizie di YouTube prima che spariscano…

Un film destinato eternamente a scomparire

Grazie al numero del luglio 2015 della rivista specialistica “Black Belt”, che intervista Don Wilson, abbiamo un accenno di biografia direttamente da lui. Non è facile crescere in Florida negli anni Sessanta, come unico ragazzo asiatico della scuola, ma Don eccelle in tutti gli sport quindi impiega poco ad annullare gli effetti di avere sangue giapponese nelle vene. Entra presto nel mondo delle arti marziali, studiando molti stili, e nel 1974 disputa il suo primo incontro, guadagnando cento dollari: il conto dell’ospedale per la sua mano rotta sarà decisamente più alto.
Una volta dato l’addio all’agonismo – ma in realtà continuerà a frequentarlo ancora nei decenni a venire – Wilson si trasferisce a Los Angeles dove prende lezioni di recitazione: è seriamente intenzionato ad entrare nel cinema e comincia subito a prepararsi.

Don Wilson che mena il suo intervistatore Rod M. Lott

Il resto della storia Don l’ha racconta a Rod M. Lott di “Psychotronic Video” n. 22 (novembre 1996). Appena sbarcato nella Mecca del Cinema è andato ad ingaggiare il più grande studio pubblicitario del settore, e lì il primo consiglio d’immagine ricevuto è stato di cambiare nome. «Don Wilson non è il nome di un asiatico che fa arti marziali», ma visto che il nostro eroe non demorde, ecco l’idea di aggiungere il suo nomignolo di quando combatteva, “The Dragon”, al suo nome.
Stando alla leggenda, Roger Corman voleva per il suo film un vero campione, così incaricò il suo direttore del casting di trovargliene uno: questi (Eric Hahn) è andato in biblioteca per cercare un elenco di campioni marziali in carica, ha trovato un elenco e ha cominciato a telefonare. A Los Angeles le persone di rilievo non mettono il proprio nome sull’elenco, ma Wilson ancora non lo sa e quindi appena arriva si iscrive alle “pagine gialle” locali: questo gli cambia la vita, perché è contattato dalla produzione di Corman. Il messaggio in segreteria recita: «Se tu sei quel Don Wilson che fa il kickboxer, ti vogliamo provinare per un film».

Eccomi, Corman, sono tuo!

Presentatosi al provino, il direttore del casting lo guarda allibito: nessuno aveva pensato che un tizio di nome Don Wilson fosse asiatico! Portato al cospetto del grande Roger Corman, che però Wilson non conosceva, dopo aver recitato la parte il Re della B se ne esce con questo vaticinio:

«Don, tu sarai una grande stella, farai film marziali, film d’azione e magari anche l’attore drammatico di grandi film.»

Be’, non è proprio andata così, ma sicuramente Wilson ha fatto un sacco di film marziali. Non buoni, non memorabili, ma un sacco.

Il kickboxer “benedetto” da Roger Corman

Corman vuole assolutamente Wilson ma il problema è che il film è scritto con un protagonista caucasico, quindi gli chiede del tempo per riscrivere la sceneggiatura: Wilson è più che convinto che sia un modo educato per dire “non ci vedremo mai più”, e invece Corman era sincero.
Stando alle dichiarazioni di Wilson, è stato ingaggiato nel 1988 per le riprese del suo film d’esordio, e potremmo pensare che Corman abbia notato l’entusiasmo con cui era stato accolto Bloodsport (febbraio 1988) della Cannon e abbia voluto farne una propria versione. Parliamo del primo film di arti marziali moderno di produzione americana, che ha rilanciato un genere ancora fermo a tematiche anni Settanta: ci sta che Corman, re del cinema di intrattenimento, abbia capito come il genere “di menare” stava per tornare di moda.

Quello che non torna è altro. La rivista specialistica “Black Belt” nel numero di luglio 1989 annuncia che il campione del mondo di kickboxing Don Wilson parteciperà da protagonista ad un film, Bloodfist, che sarebbe dovuto uscire già in primavera. In realtà uscirà negli Stati Uniti il 22 settembre successivo, guarda caso una decina di giorni dopo Kickboxer (8 settembre), che però girava per il mondo già dall’inizio dell’anno.
Corman conosceva il film che la Kings Road Entertainment stava girando in Thailandia? E nel caso lo sapesse, perché ha ritardato l’uscita di Bloodfist a dopo quella di Kickboxer?

La domanda nasce dal fatto che Bloodfist è la perfetta, minuziosa e accurata fusione delle sceneggiature di Bloodsport (1988) e Kickboxer (1989), nata però fra i due film. In realtà “Hollywood Reporter” del 1° marzo 1988 ci informa che le riprese di Kickboxer sono in corso nel sud-est asiatico, quindi Corman è partito con la sua versione dei due film con Van Damme quando entrambi avevano sceneggiature già stabilite, e probabilmente – essendo il re indiscusso dell’ambiente – le trame gli erano ben note.
Va lodata la classe di Roger di far uscire dieci giorni dopo il film che ha palesemente reinterpretato!

Il lottatore senza un rene!

Jake Raye (Don Wilson) poteva diventare un campione di kickboxing ma ha preferito salvare la vita del fratello donandogli un rene, e così rinunciando all’agonismo. (L’essere senza un rene lo rende un maestro sciancato?) Cosa fa il fratello? Se ne va a Manila per combattere clandestinamente, stuzzicando i criminali locali che alla fine lo ammazzano in un vicolo. Investire un rene in quel beota di fratello non è stato un buon affare per Jake.

A Manila è pieno di scuole di karate con due guardie alla porta, armate di bastoni

Il nostro eroe si ritrova a Manila ad indagare sugli assassini del congiunto e scopre che era entrato in una brutta associazione, chiamata Pugno Rosso. In città scommettere è vietato per legge, quindi tutti scommettono, su qualsiasi cosa, e non mancano associazioni semi-segrete che organizzano combattimenti clandestini su cui tutti scommettono: se poi uno dei lottatori stira le zampe, non è un problema per nessuno.

Pugno Rosso non avrai il mio scalpo! (semi-cit.)

Dunque il protagonista è un lottatore fratello di campione che deve vendicarlo nel sud-est asiatico, entrando in un torneo di lotta clandestino che si svolge su una grande pedana bianca dove si affrontano lottatori di ogni origine e stile. Cosa manca perché la fusione dei due primi film con Van Damme sia completa? Ah sì, manca il saggio maestro asiatico che alleni il protagonista.

La versione di Roger Corman di Bloodsport

Ecco Kwong (il filippino Joe Mari Avellana), che si prende a cuore la causa di Jake e lo allena, ma il nostro eroe deve pensare a ben due film da reinterpretare, quindi si fa amico un coglione del posto che lotta senza saper lottare, con in testa una ridicola fascia. Spero abbiate già capito: il Bolo Yeung filippino ridurrà in fin di vita l’amico, strappandogli la fascia, così nell’ultimo combattimento catartico Jake dovrà vendicare tutto e tutti.

Il Bolo Yeung di Manila: oh, la recitazione è uguale!

Lo sceneggiatore Robert King in seguito si è “riverginato” scrivendo serie di enorme successo come “The Good Wife”, co-creata e co-prodotta, quindi nessuno gli va a rinfacciare un passato parecchio burrascoso: prima di scrivere Corsari (1995), lo storico insuccesso ingiustamente accusato di aver ucciso la Carolco (in realtà già morta e sepolta prima di iniziare le riprese), prima dell’ottimo piccolo marziale Dragon Fire (1993), King ha avuto il non invidiabile compito di prendere Senza esclusione di colpi! e Kickboxer e fonderli alla perfezione, cambiando qualcosa perché non fosse proprio un plagio smaccato. Sapete che vi dico? Ha fatto un ottimo lavoro!
Bloodfist è un minuscolo filmaccio pezzente recitato malissimo e diretto da un incapace totale, visto che il quasi esordiente Terence H. Winkless non è in grado neanche di mettere a fuoco gli attori in primo piano, ma la storia è buona e addirittura ha un ottimo colpo di scena finale che dà più sapore alla vicenda. Quindi non una copia ma una reinterpretazione dei due storici film di culto vandammiani.

Billy Blanks ha l’olio nelle mani!

Il primo problema del film non è l’essere interpretato da attori cani, ma da lottatori che non sanno combattere – malgrado i titoli di testa si inventino fantomatici campioni internazionali chiamati a partecipare al film, tipo “Campione mondiale di rubamazzo” e “Maestro di mano morta, settimo dan” – diretti da un regista incapace che non ha idea di cosa stia facendo. Invece dall’altra parte i due film con Van Damme hanno registi da applauso, che da soli hanno dettato le regole per i successivi dieci anni di regia marziale. Diciamo che il confronto è impari.
Quindi una volta che si arriva al succo di Bloodfist, cioè le scene di combattimento, tutto si trasforma in Nutella. Che però non odora di Nutella…

Questo è il fotogramma migliore del film, pensate un po’ il resto…

Don Wilson sarà pure il campione mondiale dell’universo ma non ha mai saputo combattere in video. Nelle interviste sputava veleno sui suoi “colleghi” – in particolare Van Damme e Seagal, i grossi nomi dell’epoca – specificando giustamente che non erano mai saliti sul ring, testimoniando quindi come non avesse capito nulla di cosa sia il cinema marziale: bisogna saper mostrare, non saper fare.
Wilson saprà anche fare, ma non sa mostrare: combatte come un ubriaco al bar e se ci uniamo un regista che non sa mai dove inquadrare, ecco che abbiamo un filmaccio inguardabile e totalmente inutile, visto che l’unico motivo della sua esistenza sono le arti marziali e non se ne vedono in nessun fotogramma.

Sbagliare un combattimento con Billy Blanks è un reato da pena capitale

Totalmente sprecato il grande Billy Blanks, non ancora famoso: lui sì che è un talento naturale e una forza della natura, ma se il regista inquadra sempre da un’altra parte mentre lui esegue le sue tecniche è tutta roba sprecata.

Malgrado dunque un’ottima trama, sulla carta, il film è spazzatura pura e non mi stupisce che all’epoca io l’abbia totalmente ignorato, dimenticando persino d’averlo visto. Purtroppo sarà una costante del cinema di Wilson, visto che non ha mai imparato a combattere in modo finto, cioè con quelle tecniche che vengono bene in video.
Comunque è nato un nuovo eroe marziale: vedremo come crescerà all’interno di questa saga.

L.

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16 risposte a Bloodfist 1 (1989) Pugni d’acciaio

  1. Evit ha detto:

    Finalmente tornano le botte in questo blog di botte!

    Io voto per non qualificare come sciancato un eroe a cui manca un rene. Non so gli altri come la vedono 😄 ci sarà una votazione?

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  2. wwayne ha detto:

    La presenza di ben 2 guardie fisse all’esterno della scuola di karate è inspiegabile per 2 motivi:

    1) E’ una scuola di karate, non una banca, quindi non si capisce perché abbiano così tanta paura di venire assaltati;
    2) Se anche succedesse, sono tutti più o meno esperti di karate, quindi dovrebbero essere in grado di fronteggiare un attacco anche da soli: che bisogno hanno di stipendiare 2 guardie (che tra l’altro dovendo stare sempre in piedi si faranno anche pagare bene)?

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  3. Cassidy ha detto:

    Ma quanti ne ha lanciati Roger Corman? Ha spedito più gente lui tra le stelle di Hollywood della Nasa. Ricordo il mito di “The Dragon” ma non questo film nello specifico, sicuramente ho visto qualcuno degli altri della saga ma questo è invisibile malgrado quel mito di Billy Banks, sul campione di mano morta settimo Dan sono scoppiato a ridere, il torneo delle gradi occasioni proprio 😉 Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Era un periodo in cui faceva figo scrivere nei titoli di testa fantomatici titoli agonistici conquistati dagli attori marziali, come a dire “E’ un filmaccio ma è interpretato da veri campioni”. Tanto non c’era bisogno di portare alcun documento, ognuno si autocertificava campione 😀

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  4. Zio Portillo ha detto:

    Ne ho un ricordo vago e lontanissimo ma credo di averlo visto da ragazzino e poi mai più (forse proprio quella mitologica sera su Italia 1?). E ti dirò di più! Probabilmente, conoscendomi, lo apprezzai pure. Ero veramente di bocca buona. Bastava un calcio in faccia, pure sfocato e fatto male, ma per me il film era portato a casa.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ti capisco perché all’epoca bastava un accenno di mezzo calcio per accendere il mio interesse, ma è anche vero che in quel periodo ogni venerdì Italia1 ci regalava una chicca marziale, per non parlare delle repliche e degli altri canali (tipo RAI e TMC) che facevano a gara a sfornare film d’ogni sorta: c’era così tanta scelta che ti potevi persino permettere il lusso di pretendere delle immagini messe a fuoco 😀

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      • Giuseppe ha detto:

        Sì, a raccontarlo oggi sembra impossibile ma ai tempi era proprio così 😀
        Eh, Don… lui voleva essere realistico e non dare spettacolo, dimostrando di aver capito proprio tutto. Se invece si fosse convinto del contrario (non essere realistico e dare spettacolo), allora forse in questa reinterpretazione di doppia origine vandammiana avremmo avuto almeno qualche combattimento degno di nota a dar manforte a una storia giusta.
        P.S. Un “Maestro di mano morta, settimo dan” e un “Campione mondiale di rubamazzo” sono avversari pericolosi, certo, ma io non sottovaluterei nemmeno una “Cintura nera di ciclismo”… 😛

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Visto quanto ha pedalato Don nella sua carriera, tutta in salita, direi che è anche cintura nera di ciclismo 😀

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      • Giuseppe ha detto:

        Ahahah vero! 😀

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  5. Willy l'Orbo ha detto:

    Ho gli occhi a cuoricino! Sia perché la marzialità anche in versione spazzatura è pane quotidiano per il sottoscritto e per lo zinefilo tutto, sia perché Wilson è uno di quegli attori di cui ammetto tutti i limiti da te evidenziati ma che ha su di me un’attrazione misteriosa (nel senso che sui suoi film mi fiondo!), sia perché questo film rientra nelle amabili categorie sopra (e mi sono divorato la rece con tanto di aneddoti e fase creativa del film stesso), sia perché, soprattutto, è solo l’inizio di un ciclo! Una notizia di cui sono entusiasta! 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Contento ti piaccia l’iniziativa, da tanto tempo volevo vedere in ordine questi film che negli anni ho raccolto nelle forme più disparate, in lingue e formati sempre diversi, e che meritavano finalmente un po’ d’ordine 😉
      Wilson per me è sempre stato fra gli ultimi eroi marziali, mi piaceva troppa gente prima di lui, ma ha lavorato tantissimo come protagonista, più della media degli eroi dell’epoca, quindi c’è materiale per noi zinefili a valanga 😛

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