Il 21 luglio scorso è uscito al cinema Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini di Robert Schwentke, targato Paramount, e già Cassidy sta sul pezzo con le recensioni del primo e del secondo dei pessimi G.I. Movies.
Nell’attesa di questo nuovo film, ho rispolverato le origini del personaggio e ora tocca.. alla sua fine e al suo nuovo inizio.
Gli eroi affrontano sempre la morte, altrimenti non sarebbero eroi, ma raramente ne escono sconfitti. Ogni eroe porta incise nel proprio DNA le parole di Jackie Chan in Hollywood brucia (1997): io non muoio, e se muoio… risorgo.
Da Superman a Wolverine siamo abituati alle finte morti, quelle che servono solo a sollevare un po’ di clamore mediatico e aumentare un po’ le vendite, poi tanto gli eroi tornano sempre, uguali a prima. «Always a hero comes home» canta Idina Menzel nei titoli di coda de La leggenda di Beowulf (2007) Un eroe torna sempre a casa. E se invece tornasse… ma niente fosse più come prima?
Questa è la storia di quando Snake Eyes è morto. Morto sul serio.
La fine di un eroe
Nel marzo 2015 il numero 212 della testata “G.I. Joe – A Real American Hero” porta in copertina un titolo che è tutto un programma: «The Death of Snake Eyes». Andiamo, chi segue la narrativa sa che questi sono trucchetti per attirare lettori, quindi è ovvio che alla fine di questa storia in quattro parti nessuno morirà.
Il consueto Larry Hama, che da quarant’anni cura questi personaggi a fumetti, ci porta in una caciarata caciarosa, con azioni militari di ogni sorta, robottoni giganti e qualsiasi cosa possibile. In mezzo a varie vicende intrecciate c’è quella di un manipolo di eroi che sta affrontando un esperimento genetico dei Cobra, che sono riusciti a far tornare un vecchio nemico: Serpentor. Non sarà facile fermare questa minaccia, e sebbene indebolito Serpentor sta per sferrare il suo ultimo colpo contro Scarlett… quando Snake Eyes si lancia per difendere la donna a cui storicamente è più vicino.

L’ultima frase di un eroe muto
Dopo trent’anni di completo silenzio, l’ultima vignetta che ritrae Snake Eyes (di spalle) ci regala la sua frase d’addio:
«Oh, isn’t this heart-lifting? The last hurrah of the noble underdog!»
“Oh, non è commovente? L’ultima azione del nobile perdente!”
Con queste parole una delle colonne portanti dei G.I. Joe si commiata da questo universo narrativo. Perché si immola per salvare Scarlett. E muore. Sul serio.
Chi crede alla morte degli eroi a fumetti? Ogni eroe che ha parlato di morte è sempre tornato, sono tutte truffe pubblicitarie, per questo il numero 14 (maggio 2015) è il più particolare di tutta la serie, perché il sommario recita solo «Un eroe muore» e quello che segue… sono venti pagine totalmente prive di dialoghi. Venti pagine di saluto finale ad un eroico G.I. Joe caduto in missione. Un intero albo dedicato ad un addio senza parole.

Tutti i G.I. Joe in doppia splash page a salutare Snake Eyes
La fine di un eroe non è mai una vera fine, è sempre un inizio. Durante la lunga missione un nuovo arrivato – Sean Collins detto Throwdown – è stato gravemente ferito, rimanendo con il volto sfigurato e le corde vocali danneggiate. Esattamente come è successo a Snake Eyes all’inizio della sua storia. Ecco che è obbligatoria l’offerta che viene fatta al nuovo arrivato: vuole diventare il nuovo Snake Eyes?
Ammettere pubblicamente di aver subìto perdere è squalificante per i G.I. Joe e darebbe ai Cobra la sensazione di star vincendo, nella loro eterna guerra, così sarebbe opportuno avere di nuovo Snake Eyes tra le fila: tanto è tutto mascherato, chi se ne accorge che non è il vero Snake Eyes? Così, ricevuta la spada Lesser Light – che malgrado il nome pare essere migliore della Morning Light di Snake Eyes – Sean Collins accetta di morire, di far sapere ai suoi familiari che è caduto in azione, di troncare ogni legame personale, e così diventa Snake Eyes.

Il passaggio del testimone al nuovo Snake Eyes
Il trucco è riuscito ancora, Snake Eyes è ancora lì tra i G.I. Joe, ma non è più il vero personaggio, morto nel 2015. Ma perché è morto? Perché Larry Hama ha fatto quello che nei fumetti non si fa mai? Forse la risposta risiede… nell’avvento delle lettrici!
La rinascita in corpo di donna
Negli anni Dieci del Duemila le case a fumetti americane hanno scoperto un’entità di cui nessuno aveva mai sentito parlare, dal nome mitologico di “lettrici“. Da quando in qua le “femmine” leggono fumetti? Questo stereotipo d’un tratto non ha più avuto valore per i dirigenti delle grandi case, i quali hanno deciso di sfruttare quella fetta di mercato ipoteticamente vasta.
In fondo i lettori maschi non leggono più fumetti come un tempo, come in quelle epoche mitiche in cui uscivano tirature da capogiro, perché non puntare sull’altra metà del cielo? Sicuramente la IDW Publishing che cura la testata dei G.I. Joe è ben conscia della situazione, infatti a maggio di quel 2016 sfoggia una copertina alternativa tutta al femminile (qui a sinistra), come a dire: “non siamo solo un fumetto per maschi”.
Quale che sia stato il motivo, sta di fatto che dopo il 2010 si assiste ad un irrefrenabile cambio di rotta. Ms Marvel da biondona mozzafiato con le generose grazie al vento diventa una rachitica ragazzina vestita col burqa; nell’annus mirabilis 2016 la Dynamite prende tre eroine sexy adulte storicamente ignude come Red Sonja, Vampirella e Dejah Thoris e le trasforma in ragazze di parrocchia, mentre Iron Man da mascalzone sciupafemmine col baffetto da sparviero diventa ragazzina nera riccioluta. Probabilmente è in questo periodo burrascoso di “rivestizione delle ignude” e di “cambi di sesso dell’eroe” che Snake Eyes diventa donna.
Il numero 226 (marzo 2016) di “A Real American Hero” si apre introducendo il personaggio di Dawn Moreno, che è donna, ispanica, sportiva e grintosa, ben quattro punti sulla tabella delle pari opportunità politicamente corrette.

La prima apparizione di Dawn Moreno, la nuova Snake Eyes
La giovane viene reclutata dai Cobra che vedono in lei grandi potenzialità per l’esercito del male, ma per diventare una vera Cobra la ragazza dovrà sottoporsi ad una sorta di lettura mentale, grazie al Brainwave Scanner del dottor Mindbender (ammazza che nomi!), che però ha un malfunzionamento: la macchina va in tilt… e riversa nel cervello di Dawn tutte le memorie di Snake Eyes.
Con il numero 233 (ottobre 2016) Dawn esordisce in copertina con forti richiami a Snake Eyes, e da questo momento avrà tante copertine per lei: è la nuova arrivata, la punta di diamante per aprire la testata al pubblico femminile – almeno nelle intenzioni degli autori – e mentre il “nuovo” Snake Eyes rimane sullo sfondo la nuova eroina si prende tutte le attenzioni.
Malgrado il numero 244 (settembre 2017) presenti in copertina i due storici ninja dei G.I. Joe, è chiaro che ormai sono stati scalzati dalla kunoichi, la donna ninja con le memorie e le abilità di Snake Eyes, che infatti all’interno dello stesso numero riceve l’onore di una divisa da G.I. Joe.
Seguendo la moda che da allora impera, è un vestito che copre ogni centimetro di pelle, perché evidentemente le lettrici non comprano fumetti se l’eroina non è completamente vestita: voglio sperare che le case abbiano fatto dei sondaggi prima di arrivare a questa conclusione.

Nasce il ninja delle pari opportunità
Dal successivo ottobre 2017 Dawn Moreno apparirà spesso in copertina, così da attirare le fantomatiche nuove lettrici di fumetti, che scalpitano per seguire le avventure di una serie di pittoreschi personaggi militari che sparano a tutti e si fanno la guerra coi robot e i carri armati: il sogno di ogni lettrice!

La prima di tantissime copertine per Dawn Moreno
Snake Eyes è morto perché sono morti gli anni Ottanta, in cui la figura del ninja è esplosa potente nella narrativa occidentale: oggi, che i ninja sono roba da ragazzini, fra Tartarughe e Lego, una figura tragica come Snake Eyes – forgiato nella stessa guerra dei grandi eroi – non ha più senso. Così è stato ucciso, sostituito da un anonimo figurante e sbattuto a fare la carta da parati. Al suo posto è stata messa una ragazza, che per completare lo schiaffo al suo predecessore è diventata anche capo del Clan Arashikage.

Tartarughe e Lego però non usano tutto quel sangue!
Il tutto mi sembra terribilmente squalificante, perché cosa impariamo da questa vicenda? Che i capaci, che hanno conquistato la loro posizione con il sangue e il sudore di lunghi anni, devono lasciare il posto a ragazze appena arrivate, che meritano il loro posto solo perché sono ragazze? Dawn Moreno non ha fatto nulla per meritarsi il posto d’onore tra i G.I. Joe, si limita a portare in sé le memorie di un eroe: è davvero questa la “morale”? Che in fondo tocca fare spazio alle donne perché sono donne e non perché meritino quello spazio? Quando nel 1981 Frank Miller ha creato Elektra, una donna ninja, non ha avuto bisogno di alcun “trucco” per giustificare una donna in un ambiente all’epoca prettamente maschile come i guerrieri delle ombre: e sì che erano i maschilisti e patriarcali anni Ottanta!
Esce ancora per la Dark Horse la saga fantasy a fumetti “Elf Quest” creata e sceneggiata da Wendy Pini, che poi l’ha trasformata anche in una serie di romanzi: nel 1976 la giovane Pini, all’epoca solo lettrice di fumetti, ha partecipato al primo Sonjacon e ha vinto come migliore cosplayer del personaggio Marvel, posando nell’evitico costumino di Red Sonja insieme al mitologico disegnatore Frank Thorne. Forse le lettrici amano i personaggi al di là delle mode del momento o della quantità di pelle esposta. E Red Sonja non ha bisogno di “pari opportunità”: è più che in grado di prendersi da sola ciò che vuole.

Wendy Pini (Red Sonja) e Frank Thorne (Mago cattivo) al primo Sonjacon del 1976
(Photo by Chris Padovano e Bob Pinaha – da “Savage Sword of Conan” n. 23, ottobre 1977)
Temo che nella foga di sembrare politicamente corrette oggi queste case a fumetti facciano più danni che altro, dando un’immagine ancora più falsata dell’universo femminile nel tentativo di parlare una lingua che non padroneggiano. Prima della moda della “sostituzione di genere” sceneggiatrici più che valide avevano prodotto storie a fumetti per tutti i gusti e per tutti i sessi, senza alcun bisogno di rivestire le eroine ma anzi sfruttando i loro punti forti e il loro pubblico già consolidato, mentre creavano per conto loro altre saghe ed eroi che non avevano bisogno di fare attenzione al sesso dei lettori.
Diamo dunque l’addio ad un eroe anni Ottanta, che non poteva sopravvivere alla fine del suo mondo, e salutiamo la nascita di un’eroina anni Dieci. In attesa del prossimo cambio di moda fumettistica.
L.
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Sposo in pieno le tue parole su “rivestimenti” e “cambi di sesso” non richiesti, mi sono talmente ritrovato che è come se avessimo scritto quel brano insieme (ho un po’ esagerato, lo so 🙂 ): tutto ciò che è imposto (imposto!) in modo forzato con siffatta tendenza non ottiene mai il risultato che si prefigge, anzi, va proprio nella direzione contraria, estremizzando le posizioni, favorendo chiusure là dove vorrebbe “aprire”, almeno questa è la mia impressione, ovviamente discutibile, e non solo in ambito fumettistico.
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E’ palese che non c’è alcuna esigenza creativa dietro questi cambiamenti, così come nessun fan li ha richiesti. Nella rubrica delle lettere di “G.I. Joe” è piano di lettori maschi che fanno i complimenti a Larry Hama che lo leggono da decenni: escluderei quindi che la testata si rivolga a giovani e men che meno a lettrici. Perché se i tuoi lettori sono in prevalenza maschi adulti dovresti seguire la moda per inseguire lettrici giovani? Siamo sicuri che esistano giovani lettrici desiderose di soldati dai nomi roboanti che si sparano addosso?
Ci sta il cavalcare la moda, ma inseguirla ciecamente fa sì che si dovrebbero cambiare personaggi ogni anno, stando a quanto quell’anno si pensa sia politicamente corretto. Con il rischio di perdere la propria identità.
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Amen: il tuo supplemento di riflessione è ulteriore, condivisibile, balsamo per le ferite procurate dalla “moda cavalca-moda”! 🙂
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Come ho già avuto modo di commentare in altri luoghi, l’uomo (cioè scusate, devo dire l’uomo E la donna E tutto il resto, o “essere umano” se no non vale) è un animale imperfetto soprattutto quando si lascia condizionare dalle “mode”, alla fine solo per vendere un prodotto. Pretendere la parità è sacrosanto, ma qua siamo oltre. Ci faccio brutta figura a dirlo, ma l’inclusione a tutti i costi si avvia diventare una nuova forma di esclusione. Se si continua con questa storia de “il mio gender è mejo der tuo” la nostra società rischia di fare una triste fine (profetizzata dal solito Stan in tempi non sospetti)
https://en.wikipedia.org/wiki/Badoon
P.S.: Ottima la riflessione su Red Sonja, e ottima pure la foto di Wendi. Pure Frank Thorne sta pensando “Mi dispiace di morire, ma son contentoo..” Bei tempi. 😀
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E’ proprio il mio stesso timore: il sesso di una persona dovrebbe sparire da qualsiasi discussione, lasciando spazio a quello che una persona è, di cosa è capace, mentre invece si parla SOLO di sesso. Invece di aprire nuove possibilità, le pari opportunità hanno creato maggiore discriminazione, perché ora si guarda alla forma dei genitali delle persone, non a quello che le persone valgono.
Per anni è stato giustamente condannato certo sessismo televisivo – anche se all’epoca in cui è uscito era perfettamente calato nei valori della sua contemporaneità – ma invece di combatterlo con l’abbattimento del sessismo… si risponde con lo stesso identico sessismo, solo di altro genere.
Così escono fuori prodotti come “Star Trek: Low Decks” o quella bojata immonda di “Masters of the Universe: Revelation” che sono prodotti di un sessismo assurdo, razzisti e discriminatori, ma siccome sono i maschi a subire tutto questo allora va bene. Quindi il messaggio è: “il sessismo è giusto, ma solo se lo fanno le donne”. Io preferisco il messaggio “il sessismo è sbagliato, indipendentemente da chi lo faccia e da chi lo subisca”.
Tornando a “G.I. Joe”, perché non creare una una Elektra? Avete deciso di portare alla ribalta una donna ninja? Ottimo, noi maschietti da sempre adoriamo le donne ninja, ma perché non farne una capace, che si è allenata duramente e che si è guadagnata la sua posizione? Perché invece hanno scelto una ragazzina che d’un tratto assume un posto di potere con un trucco, bruciando le tappe? Mi sembra un messaggio sbagliato da veicolare, quando invece i G.I. Joe e in generale l’eroismo “macho” anni Ottanta – quello maschilista, fallocratico, prevaricatore e patriarcale! – spingeva i lettori/spettatori ad impegnarsi per raggiungere i propri scopi, mediante l’esercizio e la capacità, non ingannando o usando trucchi.
Se invece si è donna, allora tutto è concesso, solo per via della forma dei genitali: di nuovo, mi sembra davvero un pessimo messaggio.
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“maschilista, fallocratico, prevaricatore e patriarcale”. Hai dimenticato “reaganiano” :D, ma sono completamente d’accordo con te.
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Ormai “reaganiano” non avrebbe più senso, a dirlo oggi, mentre tutto il resto a quanto pare ancora sì, visto che lo si trova nel citato “Masters”, dove Tee-La e Evil-Lyn concordano che hanno sbagliato a seguire i loro “uomini” (ma da quando in qua le due sono state succubi di He-Man e Skeletor????) perché le hanno tenute in ombra e, con i loro muscoli paternalisti, hanno impedito loro di determinare autonomamente il proprio destino. Sembra roba anni Sessanta con la differenza che negli anni Sessanta aveva senso, oggi no.
Mi preme infine sottolineare come Tee-La e Evil-Lyn sono sempre state donne indipendenti che non hanno mai seguito alcun uomo: non so da dove nasca il folle delirio vomitato da Kevin Smith su Netflix.
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Ma poi, alla fine, c’è davvero ANCORA un messaggio? O, almeno, uno straccio di autore a cui interessi trasmetterne uno? 😦 Perché fino ad ora l’unica cosa certa, qui, è che il vero “G.I. Joe” è “morto” negli anni ’80 e le riproposizioni/rivisitazioni successive -a partire da quest’ultima, rivolta a non si sa bene quali nuove lettrici- temo fortemente siano destinate soltanto a lasciare il tempo che trovano…
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Il post è bellissimo e il tuo discorso impeccabile, speravo che i G. I. JOE ne fossero immuni, visto che andiamo chi tra i giovani maschietti li conosce? Invece nulla, pensare che avevano già la loro Elektra ovvero Jinks, ma meglio cavalcare la moda della versione femminile del personaggio famoso e storicamente macho, che fino ad ora ha creato zero icone. Applicato così, sembra un piano del Cobra per portare ancora più caos invece che risolvere un problema. Cheers!
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ahahah in effetti non ci avevo pensato: sono i Cobra a scrivere i fumetti dei G.I. Joe!!!! 😀
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Attento Lucius, se non ti guardi le spalle potrebbero ucciderti e fare una versione femminile anche di te!
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ahaha l’Etrusca è dietro l’angolo 😀
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