Povera Sharon Stone, una meteora che ha attraversato Hollywood così velocemente da distorcere il continuum spazio-temporale. Infatti dopo Basic Instinct (1992) la sua Catherine Tramell alla stazione di polizia ha avuto un successo così veloce, ma così veloce… che ancora l’anno dopo la si è vista alla centrale di polizia, in Last Action Hero (1993)!
Tra partecipazioni come questa e qualche spot televisivo, la nostra eroina è tornata ai primi tempi della gavetta anni Ottanta, malgrado ora sia un nome noto a livello internazionale… e non necessariamente per il suo volto!
Come fosse già un’attrice in fase calante, o all’inizio della gavetta, in questo periodo la vediamo apparire in ruoli altamente dimenticabili e infatti dimenticati, malgrado abbiano protagonisti attori molti amati.
Trappola di noia mortale
Ci sono eventi che segnano per sempre la Storia: nel 1986 c’è stato l’incidente di Chernobyl, nel 1989 è caduto il Muro di Berlino e nel 1990 Richard Gere si è presentato coi capelli brizzolati in Pretty Woman. Vi lascio immaginare quale dei tre eventi citati sia stato il più importante.
Dopo secoli di pastrocchi e tinture per mascherare il fatto naturale per cui all’età di trent’anni in media un uomo ha già dei capelli bianchi, Richard Gere si è mostrato “a nudo” lanciando il genere “brizzolato” e facendo svenire contemporaneamente ogni donna sull’emisfero occidentale. Oggi molti credono che il film abbia lanciato Julia Roberts, che in realtà all’epoca non si filava nessuno: erano i capelli di Richard Gere i veri protagonisti esplosivi della pellicola e l’unico argomento citato dagli speciali.
Prima del 1990 Richard Gere era famoso, dopo è diventato un dio. Ovviamente il dio del sesso. Lo dimostra interpretando quel gioiello noir di Analisi finale (1992), puro amore hitchcockiano che al botteghino ha incassato solo pernacchie: è chiaro che nessuno vuole vedere Gere recitare, lo vogliono vedere brizzolato a fare gli occhietti malandrini. Infatti Gere non ha più recitato in carriera, limitandosi a fare gli occhietti malandrini. Dopo la nullità di Sommersby (1992) passa al dichiarato onanismo: fa cioè film senza trama basati unicamente sui suoi primi piani con gli occhietti malandrini, come Mr. Jones (1993) e Trappola d’amore (1994). Per fortuna dopo l’abisso di ignominia che è stato l’abominevole Il primo cavaliere (1995) il nostro Richard è riuscito ad imbrigliare il suo Ego, diventato grande come Godzilla, e ha iniziato a fare anche qualche lavoro decente. Giusto qualcuno.
Intersection di Mark Rydell, che per motivi ignoti in Italia si chiama Trappola d’amore sebbene non ci sia alcuna trappola, vede un esercito di sceneggiatori partorire la cacchetta di un topolino, che però puzza come quella di un elefante. Pare sia tratto dal romanzo Les choses de la vie (1967) di Paul Guimard, già portato al cinema da Claude Sautet nel 1970 con Michel Piccoli, Romy Schneider e Lea Massari. Edito da Mondadori nel 1968 come Le cose della vita, viene ristampato da Sperling & Kupfer nel 1994 del film, con lo stesso titolo e la locandina in copertina: l’ho trovato su bancarella anni fa ma è dall’epoca che sono schifato da questo film che mi sono sempre rifiutato di leggere il libro, anche se comunque do per scontato che sarà milioni di volte meglio del film. (E ci vuole poco.)
La vicenda affronta temi filosofici altissimi, tra Hegel e Nietzsche con una sgommatina di Feuerbach, cioè il ricco architetto dagli occhietti malandrini Vincent Eastman (Richard Gere) che molla la moglie per un’altra donna, però non se la sente di impegnarsi con quest’ultima. Che dici, mi impegno? Naaaaaa, non mi impegno. Ma sì, dài, mi impegno. Naaaa, non m’impegno. E se… Naaaa, non mi impegno. Dopo cento minuti di puro onanismo con cui Gere cerca l’inquadratura dov’è più fico, con quegli occhietti malandrini, finalmente il film finisce nel peto che è, senza mai iniziare una qualsiasi trama, c’è solo Gere che balla sugli ultimi scampoli di maschilismo paternalista anni Ottanta, e se non bastasse la vicenda barzelletta abbiamo la sua amante, una totalmente inutile Lolita Davidovich in un ruolo da comparsa, che fa la giornalista femminista e firma un pezzo graffiante in cui afferma che le donne non devono accontentarsi della parità, visto che sono superiori. Poi la fanno agire come fosse l’ultima delle casalinghe frustrate, totalmente persa senza l’uomo forte che le fornisca una guida, che l’ami o meno. Un film da bruciare e da dimenticare per sempre.

Ma Sharon ha fatto l’abbonamento a Martin Landau?
Sharon interpreta la moglie mollata da Gere, una donna forte e che sa quello che vuole, nata ricca figlia di papà – di nuovo Martin Landau, dopo Sliver – e da sempre intenta a mantenere lo status quo con determinazione. Questo non vuol dire che non rimanga ferita dall’essere mollata dal marito ma per fortuna si rifà subito. Ovviamente Gere, da bravo ultimo giapponese sull’isola, a cui nessuno ha detto che gli anni Ottanta sono finiti e il maschilismo ha perso, si incazza da morire quando scopre che la moglie che ha mollato per una più giovane si è messa con un altro: l’uomo ha diritto di fare il farfallone, la donna no.
Solo un’attrice in caduta libera come la Stone poteva accettare questa immane porcata di film, spero che almeno l’abbiano pagata bene.
Lo specialista
Di come questo film potrebbe essere nato nel 1989 su spinta di William “Esorcista” Friedkin e di come potesse essere in origine la versione filmica di un titanico eroe letterario come Mack Bolan l’Esecutore ho già parlato, visto che poi – sempre rimanendo nel campo delle ipotesi – al posto di Sharon Stone all’inizio era stata scelta l’attrice marziale Cynthia Rothrock, la quale a Scott Adkins nel 2020 ha rivelato come all’epoca avesse avuto l’offerta di recitare accanto a Stallone in un film che poi purtroppo non ha visto la luce. Probabilmente sulle ceneri del film di Mack Bolan, l’Esecutore, è nato il film di Jack Sullivan, lo Specialista.
Ispirato malamente agli ottimi romanzi di John Cutter – pseudonimo dietro il quale si nasconde quel John Shirley che all’epoca si è appena fatto notare per aver scritto le prime stesure del film Il Corvo (1994) – The Specialist del peruviano Luis Llosa vanta l’unica altra sceneggiatura firmata da Alexandra Seros, autrice di Nome in codice: Nina (1993). Il cinema non sentirà la sua mancanza.
Del film non frega molto alle riviste di settore, sicuramente fa più scalpore il fatto che Sharon Stone svicoli via dalle riprese in Florida e voli fino in Georgia per festeggiare il compleanno del 61enne James Brown, salendo sul palco e cantando insieme a lui Happy Birthday, notizia che finisce addirittura sul “Time” (16 maggio 1994).
Con il visto di censura italiano del 21 ottobre 1994, già il 28 è in sala per rimanerci qualche mese. Ricordo ancora l’orripilante visione su Tele+1, qualche tempo dopo: non è un film da affrontare a cuor leggero.
Possono mettere il nome che vogliono nei titoli di testa, alla voce “sceneggiatura”, ma lo sappiamo tutti che i film con Sylvester Stallone sono scritti da Sylvester Stallone, infatti sono tutti uguali, fatti con la formina che usavamo da bambini sulla sabbia, per livello di approfondimento psicologico. Quindi che il protagonista si chiami Ray Quick (ma che nome è?) non ha importanza, è Stallone come in qualsiasi altro suo film.
Un prologo ce lo mostra insieme al collega Trent (James Woods) come guastatori per la CIA a Bogotà, intenti a far saltare un ponte per fermare un terrorista – che a Bogotà di terroristi ne è pieno – e il lavoro è ben diviso: Stallone fa le bombe, Woods le fa esplodere. Solo che insieme al terrorista c’è una bambina, quindi il nostro eroe blocca tutto, seguendo quell’asfittico luogo comune presente in tutti i film di guerra per cui gli americani non colpiscono i bambini. Proprio come negli ultimi giorni dell’agosto 2021 non hanno affatto provocato vittime civili, fra cui bambini, bombardando degli afghani che dicevano essere terroristi.
In controtendenza a ciò che fanno realmente sul campo, cioè uccidere civili innocenti, gli americani dei film non lo fanno mai quindi Quick lo Svelto corre per salvare la bambina ma non ci riesce. Ah, che approfondimento psicologico sopraffino.

Nessun bambino è stato ferito durante questa esplosione di democrazia
Oggi Quick, sconvolto, mette bombe per ammazzare la gente ma solo se lo reputa giusto, al contrario dei terroristi cattivi che invece mettono le bombe per ammazzare la gente solo se lo reputano giusto: è una grande differenza…
Viene contattato da Sharon Stone per uccidere il boss che le ha ucciso il padre, e la trama finisce qui perché inizia una quantità così spropositata di stereotipi e macchiette tristi che i problemi intestinali provocati dalla visione impediscono di parlarne oltre.
Stallone fa la solita stallonata insopportabile credendo siano ancora gli anni Ottanta, ma in fondo è noto che proprio in quel 1994 molti eroi del decennio precedente sono stati colti di sorpresa dal calendario, sebbene il pubblico stesse mandando loro segnali belli forti, lasciando vuote le sale in favore di nuovi eroi un po’ meno di plastica, tipo il Keanu Reeves di Speed (1994), o di tutt’altro genere, come il Brandon Lee del citato Corvo.
Mentre Sly si sforza di avere sempre vene e tendini in sovrimpressione sui muscoli pompati – in più punti sembra stia facendo la cacca, ma forse è solo la sua solita recitazione – Sharon probabilmente si diverte di più, perché le viene richiesta un’unica espressione per l’intero film (“imbronciata sexy”) e ogni tre fotogrammi cambia abito e acconciatura: essendo queste le uniche due cose che le interessano nella vita, come testimoniato dalla sua autobiografia, allora ha trovato il paradiso.
Macchietta triste per Rod Steiger, che fa il solito boss da barzelletta, con il suo esercito formato da due uomini con cui semina il terrore in città. E ovviamente, come ogni altro boss della storia del cinema, viene mostrato a mangiare. Ti credo che i boss della mala so’ tutti ciccioni, stanno sempre a mangiare!
Come ogni altro boss della storia del cinema, anche questo ha il figlio demente che fa casini, e purtroppo ha la faccia da schiaffi del nostro amato Eric Roberts, nel punto più basso della sua carriera: nei suoi 600 film (non scherzo!), quasi tutti di Z profonda, non ha mai recitato così da coglione come in questo, ma è anche vero che per non rubare la scena a Stallone e alla sua recitazione sopraffina bisogna abbassarsi parecchio.
Teoricamente la storia verte sulla torbida relazione tra Sly e Sharon, lei lo ingaggia per una vendetta personale contro i malavitosi ma il boss ha come collaboratore proprio l’ex collega di Stallone, l’infame Trent, che è l’unico che sappia prevedere le mosse del protagonista e affrontarlo.
In realtà è un cartone animato tristissimo dove tutto è così posticcio ed esagerato da risultare insopportabile. L’ha capito James Woods, che recita così sopra le righe che neanche le vede, le righe.
Ogni gesto di Woods è mille volte esagerato, ogni parola è strillata, ogni movimento eseguito come sotto amfetamina, è un cattivo da Looney Tunes, e visto che Woods è il miglior attore sul set dubito fortemente che sia un’iper-recitazione da incapacità, semplicemente il nostro Woods ha capito sin da subito che questa roba è una stallonata animata e ha voluto divertirsi a fare il Diavolo della Tasmania.
A parte fare la facciuzza imbronciata, cambiarsi d’abito più volte di un concerto di Lady Gaga e mostrare le mutande – come a dire “stavolta le indosso” – Sharon non fa nulla. Facile che avesse capito la cialtronata a cui stava partecipando, ma al contrario di Woods preferisce l’immobilismo.
Entrambi questi film sono stati fallimenti su tutta la linea, spernacchiati da pubblico e critica ma quel che peggio tonfi al botteghino, malgrado i grandi nomi coinvolti. Il 1994 è stato un anno di transizione molto difficile tra due decenni con un carattere forte e incompatibili tra loro: se i grandi attori di serie A sono andati sotto con perdite in questa transizione, figuriamoci Sharon che era appena “nata”.

Sharon si conturba per tutto il film, si teme un virus intestinale
Forse per la nostra eroina è arrivato il momento di smettere di fare la bionda anonima nei film di altri e iniziare a scegliere con cura i propri copioni, magari diventando anche produttrice così da avere finalmente quella voce in capitolo che le era sempre mancata. È il momento di mollare il pessimo Ray Quick di questo Specialista, personaggio morente come il decennio da cui è nato, e scegliere un altro quick… magari insieme al dead… per morire più velocemente di qualsiasi altro attore. È il momento di Sharon di fare il più madornale errore della storia degli anni Novanta: un film western…
L.
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Hai detto bene, Analisi finale è un vero gioiello. E infatti gli ho dato un convintissimo 8 su imdb.
Nonostante in questo film lei si faccia spupazzare soprattutto da Stallone, la chimica mostrata da James Woods e Sharon Stone ne Lo specialista deve aver folgorato Scorsese, dato che poi ripropose questa coppia in Casinò. Il film in questione fruttò alla Stone la sua unica nomination all’Oscar, quindi immagino che nella sua autobiografia lei ne parli in lungo e in largo.
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Al di là delle facili allusioni estetico/sessuali, alla Stone voglio bene. Si, lo ammetto: dopo questa tua analisi settimanale, la vedo sotto una luce differente. Una che si è fatta un mazzo tanto apparendo nelle peggio cose, una che la gavetta vera l’ha fatta e che alla fine, ultima delle ultime è stata scelta e ha fatto un ruolo iconico nella vita. Uno. Ha capito il personaggio, lo ha fatto suo, ha recitato bene, avrebbe meritato maggior considerazione e invece… Bollata per sempre come quella che non portava le mutande. È esplosa all’improvviso ma la sua stella è “morta” immediatamente impantanata in quel momento di transizione del cinema dove lei, cresciuta professionalmente negli anni 80 e nel suo modo di vivere e recitare, non ha saputo adattarsi e probabilmente non aveva nemmeno l’esperienza e gli agganci per far parte dell’onda del cambiamento. Da quel maledetto “Basic Instinct” dove si è ritrovata il mondo tra le mani, non ne ha imbroccata mezza (toh, ne ha imbroccate due in 30 anni di carriera successiva). E poi l’infarto, l’aneurisma,…
Dai, come fai sotto sotto a non volerle bene? Sfigata come poche. Come aver vinto la lotteria in Lire e in un amen arrivano gli Euro e tu non puoi convertirli.
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Infatti è un’eroina tragica, perché non ha mai mollato e ha combattuto contro tutto e tutti, contro Hollywood e la malattia, contro i pregiudizi e i luoghi comuni, ma soprattutto ha combattuto contro il fatto di non vincere mai, e non è da tutti.
I primi anni Novanta sono stati una tragedia per attori che erano sulla cresta dell’onda più di dieci anni, e per produttori che erano considerati dèi ad Hollywood: nessuno ha capito quanto stesse cambiando il vento e sono stati presi tutti alla sprovvista, quindi la povera Stone non può certo essere accusata di non essere riuscita lì dove hanno fallito attori molto più d’esperienza di lei
Il suo problema è che il ruolo di “bionda sexy” le è rimasto attaccato per sempre e quindi non la chiamavano per altri ruoli se non di quel genere, e quindi sono tutti ruoli di bassissimo livello. Le uniche volte in cui Sharon si è fatta notare è quando è riuscita a fare ruoli diversi, a volta scegliendo lei a volte avendo la fortuna d’essere scelta, e lì almeno se l’è giocata a testa alta.
Questo non toglie che sia brava, personalmente la reputo un’ottima attrice, già nella sua gavetta anni Ottanta: prende su di sé i piccoli ruoli che le danno e li affronta con tutto il cuore, quindi per me al di là del successo rimane un’ottima attrice.
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Se soltanto avesse avuto occasione di dimostrarlo qualche volta di più 😦 Ma purtroppo, essendole ormai stato cucito addosso un unico ruolo (a vita, praticamente), sappiamo bene che non è andata affatto così. Come del resto anche i dimenticabilissimi “Trappola d’amore” e “Lo specialista” stanno a dimostrare…
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Sbagliare film di grandi case con un grande cast è stata una bella botta, per la carriera di Sharon, così come essere legata a uno stereotipo in caduta libera.
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Il trucco di Roberta sta nel cambiare il ciuffo, tutto avanti bravo ragazzo, tutti indietro sciupafemmine, ha imparato da Gere l’importanza dei capelli. “Lo specialista” pur avendo nel cast tutti i miei preferiti lo confondo con quasi qualunque altro film di Zio Sly del periodo, per fortuna la prossima settimana si va nel vecchio West con un regista di livello 😉 Cheers
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Peccato che il mitico Eric reciti uno stereotipo maleodorante, perché regala oro al film: le sue espressioni da duro fanno sbellicare che è un piacere 😀
Mi diverto a pungolare Sharon e il suo prossimo film, ma è chiaro che ad avercene di “madornali errori” come quello: so’ tutti bravi ad affondare con una barchetta, farlo dritti sulla prua del Titanic è solo dei grandi ^_^
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Pezzo mitico! Tra boss che mangiano sempre e Eric Roberts, mancate partecipazioni di Cynthia nostra (sigh!) e…Ray Quick (!?), occhietti malandrini e imbronciate sexy, mi sono proprio sollazzato! E per fortuna, il western è giunto all’ultimo, anche se venerdì prossimo credo che mi dichiarerò irreperibile! 🙂
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ahhah infatti non sapevo se citarlo espressamente, con il rischio di perderti per strada e averti “assente ingiustificato”, ma non potevo non citarlo 😛
Considera però l’autore di detto western, e la innegabile Z potente che si nasconde dietro le sue pieghe: vedrai che ne varrà la pena 😉
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Ma infatti vedrai che alla fine la tavola zinefila, anche venerdì prossimo, non perderà uno dei suo commenZali più affezionati! 🙂
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Ma veramente quell’uomo ha recitato in 600 film?!? Eroe!
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Considera che è dagli anni Ottanta che appare ovunque, in cinema e TV, con ruoli di pochi minuti o da antagonista o da protagonista. E’ un trita-carne da cinepresa! Lo batte solo un attore asiatico che pare abbia toccato il muro degli 800 titoli!
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Anche io sono rimasta meravigliata dai 600 film di Eric…
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Purtroppo sono quasi tutti titoli Z, apparsi su Rai2 o TV8 e quindi scomparsi nel nulla, ma da quarant’anni il fratello di Julia sforna apparizioni ovunque e in qualsiasi forma, senza sosta 😉
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Incredibile!
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Dai, anche “Schegge di paura”, con occhietti malandrini 😅, non è male! Anche se si fa rubare la scena dall’esordiente Edward Norton.
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Infatti l’ho specificato, dopo l’abisso ha cominciato a fare qualcosa di buono, e soprattutto i suoi thriller mi piacciono molto, anche perché di solito chiama bravi attori e bravi autori. Però il mestiere principale di Gere è fare occhietti malandrini 😀
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