Halloween Kills (2021) Intervista a John Carpenter

Probabilmente sono fra i pochi (se non l’unico!) a NON essere in attesa dell’imminente Halloween Kills (2021), convinto come sono che sarà una schifezza assurda come il Blumoween del 2018: magari invece questo dodicesimo episodio della saga di Michael Myers mi sorprenderà e mi rimangerò tutto – mangiandomi anche il cappello, come Rockerduck – ma ne dubito fortemente.

Però quando scopro che Jordan Farley è riuscito a strappare un’intervista a John Carpenter, notoriamente allergico a questa pratica, non posso rimanere indifferente: eccovi in traduzione etrusca il testo apparso lo scorso agosto 2021 sulla rivista “Total Film” (n. 314).


Field of Screams

di Jordan Farley

da “Total Film” n. 34
(agosto 2021)

Potrebbe non essere pronto a dargli una pacca sulla spalla, ma Carpenter si unisce alle lodi per il regista: Green è un «regista spettacolare!» e Halloween Kills «un film dieci volte slasher». È un titolo a cui è entusiasta di essere associato, soprattutto perché non deve più «soffrire sotto la pressione della regia» e può lavorare in una veste che gli piace: il maestro dietro la colonna sonora nostalgica e minacciosa, composta insieme a suo figlio Cody e al figlioccio Daniel Davies. «Questa volta abbiamo provato alcune sonorità diverse. Lasciamo che il film ci guidi», dice, «ed è divertente. Sono molto, molto orgoglioso di questa colonna sonora e del film in sé. Questo è ciò che dovrebbero essere i film dell’orrore».

da “Total Film” n. 314 (agosto 2021)

Carpenter avrebbe potuto seguire le orme paterne e diventare professore di musica, ma nel 1956 [all’età di 8 anni] la visione de Il pianeta proibito gli ha fatto scegliere un altro percorso di vita. «Mi ha folgorato tutto di quel film», ricorda, «specialmente la colonna sonora elettronica: era come ritrovarsi sotto LSD. Pensai: “Uau, devo fare questa roba”». Alla USC School of Cinematic Arts ha «imparato a fare l’idraulico» e ha iniziato a lavorare a quello che sarebbe diventato la sua prima opera cinematografica: la commedia fantascientifica Dark Star (1974). Girato “a pezzi” in più di quattro anni per un costo totale di 60 mila dollari, Carpenter considera Dark Star «un film studentesco trasformato in film cinematografico», sebbene oggi molti film studenteschi siano visti come titoli di culto.

John Carpenter e Dan O’Bannon sul set di Dark Star, da “Cinefantastique” (inverno 1974)

Nel 1976 è la volta di Distretto 13: le brigate della morte, ispirato da Rio Bravo (1950). A parte i problemi di censura per quella scena ancora oggi di forte impatto, con la bambina colpita da un proiettile mentre prende un gelato, Carpenter ricorda che il film – da girare in venti giorni – ha richiesto un lavoro durissimo. «Non avevo idea che sarebbe stata così dura. Però ho dovuto usare il formato Panavision che ho amato».

Da ragazzino questa scena – vista in un trailer – mi terrorizzò a morte

I successivi dodici anni sono stati i più fruttuosi e impegnativi della carriera del regista, e per una ragione semplice: «Una volta iniziato, non sapevo per quanto ancora sarei riuscito a fare film», ammette. «Il mio scopo nella vita era diventare un regista di professione e vivere di quel mestiere, quindi se si presentava l’occasione di fare un film, o anche due, la prendevo al volo e lavoravo a testa bassa. Ero stanchissimo, ma non potevo rifiutare alcun lavoro: quando sei giovane e agli inizi non puoi dire di no».

Malgrado la stanchezza e la pressione, Carpenter ricorda Halloween (1978) come il film più divertente che ha diretto. «È stata una forza, eravamo un gruppo di ragazzi che facevano un film: da allora niente ha avuto più quel gusto, solo dolore».

Salve, sono un gggiovane e battezzo la nascita dell’horror gggiovane

In seguito Halloween sarebbe diventato un fenomeno di costume, ma all’epoca fu tutt’altro che un successo. «Credevo di aver fallito a Hollywood. Le prime uscite in provincia hanno avuto pessime recensioni. Alcune le ricordo ancora a memoria: “Carpenter non sa gestire gli attori”. Oh mio Dio! Solamente dopo l’uscita di New York è iniziato il passaparola ma io non lo sapevo, così accettavo lavori a destra e a manca.

Sull’onda del successo di Halloween esce The Fog (1980) e diventa uno dei pochi successi al botteghino di Carpenter, che però è profondamente insoddisfatto del primo montaggio del film. «Avevo calcato troppo la mano in alcuni punti: ad essere onesti avevo fottuto tutto. Mi sono detto: non posso farlo uscire così, devo sistemarlo. E così abbiamo fatto.» Riguardo al remake del 2005, «ne sono stato deliziato, perché non ho dovuto fare niente e mi hanno pagato lo stesso: meraviglioso!»

I fantasmi escono dalla nebbia per punire i critici che stroncano Carpenter

Durante gli anni Ottanta un collaboratore fisso di Carpenter è stato un ex “ragazzo Disney” chiamato Kurt Russell. I due sono diventati «amici in fretta su base professionistica» durante le riprese di Elvis (1979) e si sono ritrovati per le riprese di 1997: Fuga da New York (1981) che, con un budget di sei milioni di dollari, è stato il suo progetto più ambizioso dell’epoca. Lavorare con Ernest Borgnine e l’icona western Lee Van Cleef ha intrigato Carpenter, mentre Fuga da Los Angeles (1996) rimane il suo unico seguito da regista. Iena Plissken ha un posto speciale nel suo cuore? «È un personaggio a cui Kurt è profondamente legato, è lui che mi ha convinto a fare un seguito», dice. «C’è una terza e forse una quarta storia con Iena: non so se riusciremo mai a farle, ma penso che il personaggio lo meriti».

Una spremuta di mito che basta per dieci secoli

Il film La Cosa (1982), o meglio com’è stato accolto dal pubblico, rappresenta un punto di svolta nella carriera del regista. Girare in Alaska con gli impegnativi effetti speciali di Rob Bottin poteva essere un disastro, ma la Universal è stata «molto di supporto», avendo già vissuto un’esperienza simile con Lo Squalo (1975), cioè un film pieno di problemi ma che aveva riservato molte soddisfazioni. Dove lo studio ha avuto problemi è stato con il finale nichilista del film. «Le ultime parole del film le abbiamo pensate lì, in quel momento sul set», ricorda Carpenter. «Una volta visto il risultato finale, la Universal ha chiesto: “Non puoi essere più positivo, qui?”. Ho avuto un sacco di pressioni per cambiare quell’ultima frase». Non c’è bisogno di dire che il regista ha tenuto il punto, e ciò che ferisce di più dall’insuccesso di botteghino è che quello era esattamente il film che Carpenter voleva, senza alcun compromesso. «È stato odiato da tutti, alla sua uscita, perché era troppo oscuro, ed è stata la fine di tutto».

Forza, chi è il primo a fare il tampone?

Non era la fine della carriera di Carpenter, ma certo per un po’ lo è sembrato. «Sono stato licenziato dal film Fenomeni paranormali incontrollabili (1984) per colpa de La Cosa: mi hanno cacciato a pedate nel sedere. Così mi misi a cercare un lavoro e ho fatto Christine. La macchina infernale (1983)».

Che darei per avere anch’io un’auto così…

Un anno dopo Carpenter sarebbe tornato nelle grazie di Hollywood, dopo aver diretto Starman (1984), un film fuori dal suo stile ma grazie al quale ha ottenuto il suo principale successo. «È stata un’opportunità per fare una storia d’amore. È incredibile che sia arrivato quel progetto, è stato splendido lavorare con Jeff [Bridges]».

Questa è la carriera di Carpenter: un gioiello nella tempesta

Bridges è stato nominato agli Oscar per la sua prova attoriale, e il successo di Starman ha permesso a Carpenter di far partire un altro progetto lasciato indietro: Grosso guaio a Chinatown. «Ho amato i film di kung fu sin dal primo che ho visto: Cinque dita di violenza (1973). Oh mio Dio, era gioia pura». Girare Grosso guaio è stata una gioia simile per lui, mentre lo è stato molto meno lavorare per la 20th Century Fox, un’esperienza che ha spinto il regista a tenersi a distanza dalle grandi major. «Con Grosso guaio ho dovuto lavorare con un dirigente di una crudeltà intenzionale spaventosa: non ho più voluto trovarmi in una situazione simile.»

Forza, ragazzi: qualcuno mi chieda se sono pronto…

Carpenter ha trovato una casa provvisoria nella compagnia indipendente Alive Films, che gli ha offerto un contratto semplice: un budget di circa tre milioni in cambio di totale libertà creativa. Il primo progetto nato è stato Il Signore del Male (1987), un film ispirato a Quatermass che fonde teologia e fisica teoretica, seguito poi da Essi vivono (1988), «un grido contro il reaganismo» che ha acquisito fama nel corso degli anni, il che riempie d’orgoglio Carpenter. «Nel bel mezzo del film c’è un combattimento che non ha nulla a che vedere con la vicenda!» Le immagini di Essi vivono sono state usate come forma d’arte di protesta contro il capitalismo, ma in anni più recenti Carpenter si è ritrovato davanti ad interpretazioni errate della sua opera. «La destra sta cercando di fare suo quel film, pensando che gli alieni simboleggino gli ebrei: che cazzo, siete degli idioti!»

Non bastano gli occhiali per proteggersi dagli idioti di questo mondo

In retrospettiva Essi vivono è stata la fine di un’èra. Ci sarebbero voluti quattro anni prima del film successivo, Avventure di un uomo invisibile (1992), che non riuscì a rendere lo spirito degli anni Ottanta che incarnava. Stancatosi nel girare Fantasmi da Marte («Non mi piace svegliarmi la mattina, preferisco rimanere a dormire»), Carpenter non ha più voluto dirigere fino a The Ward. Il reparto del 2010. Cosa l’ha spinto a tornare dietro la macchina da presa? «La pressione, solo la pressione», ammette. «E ho lavorato con alcune giovani signore davvero talentuose».

Giovani attrici alla corte del Re

Le cose sono drasticamente cambiare per Carpenter nel 2015, dopo essere sopravvissuto ad «una malattia abbastanza seria». Negli anni si è concentrato sulle cose che lo rendono felice: principalmente videogiochi (attualmente trascorre ore con Assassin’s Creed: Valhalla e Fallout ’76) e musica. Agli inizi del 2021 ha presentato il suo quarto album da studio, Lost Themes III, e in aggiunta al suo lavoro sulla nuova trilogia di Halloween ha acconsentito a scrivere la colonna sonora per il prossimo film. E non esclude neanche un ritorno alla regia. «Ci sto lavorando. Ci ho sempre pensato, sono sempre alla ricerca di un progetto che potrebbe essere grandioso. Di sicuro lo farei, ma le condizioni dovrebbero essere giuste. Dovrebbero esserci soldi e tempo a sufficienza». Ha anche un’idea, e scherza solo a metà: «Ora Kurt è Babbo Natale, ma vorrei fargli interpretare un Babbo Natale satanico! Credo che sarebbe grandioso».

Con il terzo e ultimo Halloween di David Gordon Green in uscita nel 2022, Carpenter potrebbe decidere di chiudere in bellezza il suo rapporto con Haddonfield, ma in realtà non vede questa trilogia come la fine della strada per Michael Myers. «Se Halloween Kills e Halloween Ends incasseranno, mi sa che non sarà la fine [ride]. Magari sarà la fine della mia partecipazione, magari diranno “Vogliamo carne fresca, porta via il culo di qui”. Ormai ho cambiato il mio atteggiamento a un certo punto della mia vita: accetto tutto, tutto è meraviglioso».


Non posso chiudere questa carrellata carpenteriana senza ricordarvi la cavalcata della Bara Volante nell’opera del Maestro.

L.

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26 risposte a Halloween Kills (2021) Intervista a John Carpenter

  1. Madame Verdurin ha detto:

    Nemmeno io smanio all’idea di vedere l’ultimo Halloween (mi sono fermata al primo, pensa) però mi è piaciuto molto leggere questo excursus su Carpenter e la sua intervista, grazie! Che divertente sapere che io e il Maestro passiamo il tempo libero nello stesso modo: giocando ad Assassin’s Creed XD

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Mi stupisce che al momento di trasformare in film quel gioco non abbiano chiamato lui a dirigerlo! Il risultato sarebbe stato decisamente migliore, e bastava davvero poco 😛
      A parte l’Halloween originale del 1978, il resto è paccottiglia di una bruttezza che mette paura, una caduta a corpo morto che anno dopo anno ha sfornato il peggio che il cinema potesse offrire. E purtroppo continua, segno che il Male non muore mai 😀

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  2. Cassidy ha detto:

    Ogni giorno passato a leggere di John Carpenter sul Zinefilo è un giorno ben speso 😉 Grazie per le tantissime citazioni e per aver tradotto le frasi lapidarie del Maestro, quella su “Essi Vivono” è leggenda 😀 Speriamo nessuno legga la sua battuta finale o inizieranno a proliferare gli articoli acchiappa click: Carpenter dirige Kurt Russell Babbo Natale Satanico! Già li vedo 😉 Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Strano che non stiano già girando queste voci, ma più che altro è strano che il Maestro si sia concesso a questa intervista, anche se le sue risposte sono decisamente veloci e lapidarie.
      Massimo rispetto al povero intervistatore: non dev’essere stato facile raggiungere John e convincerlo a dire anche solo due parole 😛

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  3. Sam Simon ha detto:

    Spettacolare, grazie Lucius!!!!

    Voglio Babbo Natale satanico con Kurt Russell, spero di non essere l’unico qui dentro! Grande zio John, sempre cinico, sempre molot realista. Da anni che nelle interviews dice che vorrebbe rifare un film alle sue condizioni, e nessuno è così matto (o intelligente) da farglielo fare… :–(

    E grazie per tutti quei link ai miei post sul Maestro! :–)

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ho diviso i link fra te e Cassidy, che avete spaziato nella filmografia del Maestro. Io ho solo Halloween 😛
      La voglio vedere la faccia di un produttore che dia soldi in mano a Carpenter: già solo di ritorno pubblicitario sarebbe un colpaccio, ma non esiste più il pubblico dei tempi d’oro, quei quattro gatti che vanno ancora al cinema non premierebbero mai un film del Maestro. Se invece facesse una serie su piattaforma allora sì che farebbe il botto!

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      • Sam Simon ha detto:

        Ahahah! C’ha anche provato a farsi voler bene dalle piattaforme, ha twittato il suo amore per la serie Chernobyl, ma mi sa che nessuno è così avanti da dare soldi al vecchio John. E sinceramente credo che lo premieremmo solo noi quattro gatti, effettivamente, siamo in tempi bui in cui è gente come Muschietti, Bay e Snyder che guadagna tanti milioni con film e serie… :–(

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Eppure se facessero “The Thing – La serie” o “Escape from New York – Season 1” penso che un bel po’ di click li porterebbero a casa.

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      • Sam Simon ha detto:

        Sicuramente inizialmente sì, ma se la fanno fare a Carpenter come vuole lui… non so se incontrerebbe i favori del grande pubblico (che nella sua carriera ha, purtroppo, incontrato raramente).

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  4. Austin Dove ha detto:

    articolo interessantissimo, te lo ho condiviso sulla mia pagina fb
    interessante artista, ha avuto molta fortuna anche di trovare un fottio di lavori, ora vedo che i registi bravi fanno pochi film

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Anzi, il Maestro ha lavorato purtroppo molto meno di quanto noi suoi adoratori avremmo voluto! In pratica ha chiuso i battenti con l’arrivo degli anni Novanta il che è davvero un gran peccato. Fermo restando che basta un suo film a seppellirne cento di altri 😛
      Grazie della condivisione.

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  5. Willy l'Orbo ha detto:

    Che cavalcata spettacolare! Partita con la citazione di Rockerduck (gradita molto da un ex fissato con Topolino), conclusa con un Kurt “Babbo Natale” Russel satanico, passando per dichiarazioni lapidarie e incisive come quella a proposito di Essi vivono ( 🙂 ).
    Nel mezzo, l’emozione, di veder scorrere, oltre alle risposte del nostro, tanti titoli di film (visti quasi tutti), col sorgere di immagini, circostanze, emozioni…la magia del cinema! 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Per tutti gli anni Ottanta sono stato un “topolinaro” convinto e irriducibile, ogni settimana l’acquisto in edicola di “Topolino” era un momento sacro, e credo d’aver letto mille volte ogni volume che avevo in casa: l’omaggio a Rockerduck era dovuto ^_^
      Vuoi mettere poi quando riadattavano sceneggiati storici coi personaggi Disney? Marco Polo, Colombo, Shogun, Via col vento, consideravo quelle storie l’apice assoluto della narrativa! Tipo John Carpenter, che pur avendo tutto e tutti contro di lui riesce a sfornare capolavori iconici come fossero pizzette da un forno.
      Perché il sistema cinema tiene un maestro come lui a casa a giocare ad Assassin’s Creed e altri registi invece stanno lì a fare robetta che viene dimenticata già mentre la si vede???

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      • Willy l'Orbo ha detto:

        Detto che concordo con le riflessioni su Carpenter…wow!!! Al novero delle passioni che abbiamo in comune possiamo aggiungere Topolino! Anche io aspettavo come un rito l’acquisto settimanale, effettuato con fare quasi religioso da mia nonna, e pure io adoravo gli sceneggiati riadattati in salsa Disney! Che bellezza!
        Lucius, se non ci fossero di mezzo western e Star Trek, ti abbraccerei! Ahahaha! 🙂

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        ahahah un rapporto idilliaco incrinato dal capitano Kirk!!! 😀
        I gialli di Topolino, le storie a bivi, le prove di fumetto 3D, le saghe fantasy (ispirate a Guerre Stellari!): su quel settimanale c’era tutto, molto prima che diventasse di moda!
        Per non parlare delle pubblicità dei Masters, che attendevo con grande trepidazione ogni settimana, delle iniziative a figurine e mille altre cose. Raramente ho comprato altre pubblicazioni Disney (tipo gli Almanacchi o i Mega), perché tutta la mia infanzia (dai 6 ai 16 anni) è stata votata al settimanale.
        Per ragioni di spazio ho dovuto dar via quel quintale di carta, ma grazie ai Pirati dei Caraibi è possibile ricreare quella mia collezione, in digitale: basta risfogliarne qualche pagina per ritrovare mille memorie perdute. 😉

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      • Willy l'Orbo ha detto:

        Detto che io collezionavo pure Almanacchi e Mega (impazzivo per gli speciali dedicati ai mondiali di calcio), quando hai nominato storie a bivi (spettacolo!), Guerre Stellari e pubblicità dei Masters…a questo punto non c’è capitano Kirk che tenga, abbracciamoci e volemose bene! 🙂

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        ahhah ci sto! 😛

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      • Giuseppe ha detto:

        E ancora prima, nei tardi anni Settanta, quando sempre su Topolino trovavi storie degne di “Ai Confini della realtà”? Ne ricordo ancora una dove Paperone e Rockerduck, uno di fronte all’altro su di un marciapiede in una stradina nebbiosa, si lanciavano contemporaneamente al recupero di una strana monetina con l’effigie di un inquietante capitano di vascello (dagli occhi con pupille ridotte a un semplice punto), per scontrarsi a mezz’aria in una solenne craniata e risvegliarsi nella dimensione dell’essere raffigurato sulla moneta, a bordo del suo vascello in navigazione su di un misterioso mare perennemente avvolto nella nebbia: l’unica risposta che i due miliardari ricevevano da parte del capitano (in uniforme totalmente bianca) ai loro interrogativi era un gelido e beffardo “niente domande, niente bugie”… alla fine comunque fuggivano dalle sue spettrali grinfie, risvegliandosi doloranti (per la zuccata di cui sopra) sul marciapiede e convinti di essersi sognati tutto, se non fosse che la moneta maledetta era ancora lì. Ma stavolta si sarebbero guardati bene dal prenderla…
        Mare misterioso e nebbia non di questo mondo, ufficiali fantasma, monete che non dovrebbero esistere: qualcosina di “The Fog” qui c’era già, giusto per rimanere in tema con i capolavori del grande Zio John, del quale tra l’altro c’è da ammirare la diplomazia nell’aver evitato di dare un parere sincero su quell’immonda ciofeca di remake del suo gioiello originale, annata 1980 😉
        Magnifica intervista (altrettanto dicasi della traduzione) al Maestro, e impagabili le sue lapidarie e taglienti risposte! Che ci fanno pesare ancora di più la sua ingiusta, perpetua assenza dal grande schermo…
        P.S. Anni fa c’era nell’aria l’interessante progetto di una miniserie su La Cosa, con il coinvolgimento nientemeno che di sceneggiatori di razza come Ronald “BSG” Moore, ma poi purtroppo non se ne fece più nulla.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        La fantascienza di Topolinio fa impallidire il cinema, per freschezza e inventiva.
        Una ventina d’anni fa ricordo serate passate con il videogioco di “The Thing”, in cui si ritornava nella base artica ad indagare su cosa fosse successo a MacReady e ai suoi. Per non parlare del fumetto scrito dall’autore di “Virus”, insomma, di storie ce ne sono, mancano produttori coraggiosi e bravi autori. Cioè manca tutto!!!

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      • Giuseppe ha detto:

        Il videogioco di “The Thing”, quante serate ci ho passato anch’io… e che film ne sarebbe potuto venir fuori, se solo ci fossero stati produttori disposti a rischiare (ma se già non c’erano allora, figuriamoci oggi)!

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Già all’epoca le trame per i videogiochi erano molto più curate che quelle per i film, e potevi ricreare nel tuo PC l’angoscia e la fottuta paura di una base artica assediata da mostracci “cososi” 😛

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  6. SAM ha detto:

    Se Carpenter dice che il nuovo Halloween è bellissimo, significa che sarà una schifezza micidiale !
    L’Uomo Fumetto dei Simpson insegna ( quando i produttori gli dicono che se parlerà bene, anche se fa schifo , del film tratto dai suoi fumetti, la gente lo andrà a vedere ).

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Carpenter ormai può dirsi fuori da certi giochetti, ma temo anch’io parli bene di questa roba più per gentilezza che per reale convincimento. O più semplicemente mi piace pensarla così perché provo ribrezzo davanti a questi film 😀

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  7. ophiucus75 ha detto:

    Mi è capitato di vedere Halloween 2018 proprio ieri, quindi mi permetto qualche considerazione volante. Il film in sé non è male, ci sono almeno un paio di scene notevoli [SPOILER DOPO 3 ANNI? BOH COMUNQUE SE NON L’AVETE VISTO SALTATE]: quella nel cortile dell’istituto psichiatrico con i degenti che cominciano a sclerare davanti alla maschera di M.M. (non è il caso che sottolinei non si tratti di Martin Mystère), che si ricollega al secondo film e al tentativo, non malvagio, di inserire brividi e rimandi soprannaturali in uno slasher ma, soprattutto, [RI-SPOILER, VEDASI SOPRA] quella in cui il nostro psyco preferito non trova più l’oggetto delle sue quarantennali meditazioni steso davanti al cortile di casa: lì tutto pare per un attimo invertirsi, il cacciatore diventare preda, le due figure sovrapporsi. Il resto è tutto molto rumoroso e sanguinario e molto calato nel politically correct sulle eroine di genere che funesta questo cupo periodo storico, ma non lo definirei né capolavoro né cagata, un discreto prodotto d’intrattenimento che non ha però neanche un’unghia del fascino del vero capostipite (e pure del secondo suvvia, per quanto rozzo, ma c’era un Pleasence ancora in gran forma). Credo che prima o poi guarderò anche HALLOWEEN KILLS e, se confermata l’idea di trilogia di uno stesso regista anche l’ENDS del 2022, pur sapendo che non valgono neanche un mezzo fotogramma di un “Cigarette Burns”. Ah, dimenticavo, la colonna sonora merita!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Una saga che procede da quarant’anni non conoscerà mai un “ends”: sfornava film quando incassavano risate, figuriamoci quando incassa fantastiliardi a pioggia! 😛
      Almeno Rob Zombie ha provato a inventarsi qualcosa, che piaccia o meno (e a me non è piaciuto) qui invece c’è solo la Sagra del Nulla Riciclato. Le donne forti al comando le ha inventate Carpenter nel 1978: nel 2018 è solo roba vecchia, se esistesse, ma in quel film non c’è niente: c’è Jamie Lee che spara a un bersaglio, fine del suo contributo alla vicenda.
      Ovviamente Jason Blum fa bene, ha fatto un film che parla di niente, che mostra le solite quattro cacchiate che mostrano tutti i filmacci horror di serie Z eppure ha incassato centinaia di milioni: chiamalo fesso! Quindi la ormula sarà sempre quella di tutti i seguiti di Halloween: apri la porta, chiudi la porta, scendi le scale, sali le scale, di’ stupidate, fai stupidate, fine del film. Soldi a pioggia. perché cambiare? 😉

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