Rage of Honor (1987) Questione d’onore per Kosugi

Ci sono misteri ninja che noi comuni mortali non potremo mai comprendere, e il più misterioso di tutti è il successo che pare aver riscosso quell’immondo filmaccio di Preghiera di morte (1985).

Per il numero dell’estate 2021 della rivista “Shadowland Magazine” Dan Richard prepara un corposo speciale di diciotto pagine dedicate al fenomeno Shô Kosugi: credo che non sia mai stato scritto tanto su di lui nella storia del giornalismo cinematografico!
In questo specialone si ripercorre passo dopo passo la carriera dell’attore non nascondendo passi falsi come Il colpo segreto del ninja (1985), il cui insuccesso viene imputato a un montaggio sbagliato (com’è che è sempre colpa del montaggio?) e al fatto che nelle copie distribuite in America al nostro Kosugi capita un doppiatore pessimo. Va be’, è sempre colpa di tutti, tranne degli autori dei filmacci.

Per la stessa ragione – cioè per motivi indipendenti dagli autori – Preghiera di morte è stato un grande incasso, sia perché secondo Dan Richard è stato il primo film di Kosugi ad essere distribuito nei cinema della sua terra natale, il Giappone, sia perché presentarlo ai distributori del Festival di Cannes è stata una buona mossa per farlo conoscere nel mondo. Mentre era insieme ai produttori della TWE, a Cannes, il nostro Shô riceve la visita di Clint Eastwood, con cui passa il pomeriggio. Che darei per sapere cosa si siano detti…

Stando dunque a questa ricostruzione, quella che ha tutta l’aspetto di una caduta rovinosa, seguita infatti dalla scomparsa dagli schermi, è invece un buon successo, e la conferma che l’attore ha fatto bene a slegarsi dalla Cannon. Mi permetto di conservare i miei dubbi.
Di sicuro Kosugi non è uno sprovveduto e sin da subito sa far fruttare il proprio successo, aprendo una società che vende le armi ninja che possiamo ammirare nei suoi film: quale miglior campagna pubblicitaria che usare in video le armi in vendita? Visto che conservo ancora le shuriken con la sua effige comprate in una armeria di Roma all’età di 15 anni – quando temo fosse illegale vendermele! – probabilmente sono un suo cliente indiretto.

Stando al giornalista a Kosugi nell’estate del 1985 è stata proposta una serie TV a tema ninja, ma lui ha rifiutato: il mondo televisivo dedicava poco tempo per le coreografie marziali, quindi ha preferito continuare la propria carriera al cinema. E qualche mese dopo (novembre) ha iniziato la lavorazione di Rage of Honor: onestamente, a me continua a sembrare ua susseguirsi di scelte sbagliate, invece ci viene spiegato che è una carriera fulminante.

Il film è una fotocopia di Preghiera di morte, stessi produttori, stesso regista, stessa resa cialtronesca, tutto uguale. E infatti in pratica non esiste distribuzione italiana, ad esclusione di una rarissima VHS Skorpion di data ignota.
Nel 1999 un collega di lavoro dell’epoca mi ha fatto conoscere un negozietto dell’usato sperduto nei meandri della Capitale, e fiondatomi lì ne sono uscito con il CD antologico “Il re del silenzio” dei Litfiba e Questione d’onore, l’edizione italiana del film di Kosugi che conservo ancora.

Come si può vedere dalla schermata del titolo, i distributori italiani devono essersi un attimo confusi, così leggiamo Shiro la furia d’Oriente – che sembra un titolo tipico degli anni Settanta! – mentre in locandina c’è scritto il più attinente Questione d’onore. È incredibile come un film pressoché inedito in Italia abbia addirittura due titoli italiani!

Non si sa da dove arrivi ’sto titolo farlocco

Il secondo titolo si rifà al nome del protagonista, Shiro Tanaka, e tutti qui si sono esaltati: sarà mica una citazione di 007 – Si vive solo due volte (1967)? Vuoi vedere che Shiro è il figlio di Tiger Tanaka? In fondo entrambi i film mostrano ninja d’azione. Il fatto che l’attore nelle prime scene si presenti con uno smoking bianco ha fatto impazzire tutti, ma lascio queste sottigliezze ai relativi estimatori.

Un po’ Tiger Tanaka, un po’ James Bond, ma tutto deludente

Shiro Tanaka è un agente della narcotici tipico degli anni Ottanta, di quelli che non aspettano i rinforzi, che non hanno tempo per le scartoffie e che mal sopportano le procedure legali, quelle usate dai cattivi per passarla liscia: lui e i suoi colleghi preferiscono colpire subito, colpire duro e fregarsene del resto. Sono gli anni Ottanta, baby, e i poliziotti giocano senza regole.
Curiosamente invece le regole ci sono e Shiro non può fare come cacchio gli pare, ma quando i suoi colleghi vengono uccisi dal cattivo che non ha gradito il blitz anti-droga ecco che Shiro decide che è appena diventata una “questione d’onore”: dà le dimissioni, come fanno tutti gli eroi anni Ottanta, e procede a una vendetta personale.

Il boss è così cattivo che fa karate in giardino: che cattivo!

Se già non bastasse il pessimo Gordon Hessler alla regia, dal precedente film arriva pure il cattivo buffonesco dai capelli strani, in questo caso Havlock (Lewis Van Bergen), che è il braccio destro del solito boss da operetta e tutto va esattamente come nel precedente film: in vacca.

Perché i cattivi devono avere i capelli strani?

Invece delle Filippine stavolta l’ambientazione esotica ce la fornisce l’Argentina, dove si svolge la “questione d’onore” di Shiro, il quale per inseguire i cattivi – che nel frattempo gli hanno ammazzato la moglie, ancora! – passa per le note giungle argentine piene di uomini primitivi armati d’arco e freccia…
Ma possibile che tocca vedere un film ninja in cui Kosugi affronta i primitivi dell’Argentina? Ma manco Carmelo Bene sotto amfetamina avrebbe concepito una roba del genere!

I tipici uomini primitivi delle giungle argentine…

Lo vogliamo mostrare poi un po’ di folklore argentino? Che magari così ci fanno lo sconto per girare in loco.

Dal ninja passiamo al gaucho, tanto ormai vale tutto

In tutto questo si aggira Kosugi, menando la gente a caso stando sempre attento a non usare un solo briciolo della bravura che ha mostrato nei prodotti precedenti, ma è anche vero che la regia è così pessima che sbagliare tutte le inquadrature dei combattimenti è una conseguenza logica.
Soggetto e sceneggiatura non esistono, l’impressione è che sia tutta un’improvvisazione estemporanea di Kosugi, che butta lì dei tizi che fingono di aggredirlo così da menarli malamente, mettendo in vista un po’ di armi strane che poi venderà tramite la sua azienda. E questo sarebbe un avanzamento di carriera rispetto ai tempi della Cannon?

Dove trova quei fantastici giocattoli? Ah, se li costruisce da solo!

Posso capire che Kosugi volesse guadagnare in prima persona dai propri film, cosa che immagino fosse difficile con una personalità così ingombrante come Menahem Golan, e sicuramente la (inesistente) distribuzione italiana non è rappresentativa: questi film ninja magari non vendevano come i film Cannon, meglio distribuiti, ma vendevano, e Kosugi guadagnava invece di aspettare la “paghetta” da Golan.
Però essere protagonista assoluto di questo ciarpame fa davvero male al cuore, per chi ha venerato l’unico “vero” ninja mai apparso su schermo.

Due robbette ninja per puzza è il massimo che si ottiene da questo film

Mezzo ninja, mezzo agente segreto, mezzo poliziotto, mezzo Commando, mezzo Rambo… boh, a me tutti ’sti “mezzi” scelti da Kosugi sembrano un minestrone indigesto e che non sa di niente. Eppure il film è stato in tempi recenti riversato in una prestigiosa edizione Blu-ray, con tanto di documentario in cui i protagonisti – compreso l’anziano Kosugi, dai capelli ancora misteriosamente neri (sarà una magia ninja?) – raccontano la lavorazione e tutto il resto. Segno che un minimo di mercato ancora c’è: sono contento che i ninja siano ancora vivi, ma non questi ninja.

Ombre nella notte ormai sfocate

Per quanto ti voglio bene, Shö, non te lo compro il Blu-ray d’importazione: ho preso il tuo cofanetto della Trilogia Ninja Cannon perché è un pezzo di cuore, ma ’sta robaccia che altri considerano una “crescita” per me è una ignominiosa caduta.

L’ultimo chiodo sulla bara è la scelta di usare quasi esclusivamente armi da fuoco per tutto il film, e limitare a due fetecchie l’arte ninja. Shô, eri l’unico ninja del cinema, eri unico nel mondo marziale, e invece hai scelto di essere uno delle decine di eroi Z che fanno stupidate in pessimi film. Contento tu…

L.

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12 risposte a Rage of Honor (1987) Questione d’onore per Kosugi

  1. Zio Portillo ha detto:

    Tutti abbiamo uno shuriken in casa comprato da ragazzini! Io ne avevo ben due: uno comprato in un’armeria (l’unica) che c’era in città, e uno comprato in gita con la scuola a Verona (metà anni ’90). Poi si andava con gli amici in un “campasso” semi-abbandonato, una roba che ad andarci in età adulta ci vorrebbero 10 sieri tra vaccini e antitetaniche, si faceva un percorso di guerra e poi si doveva lanciare lo shuriken addosso ad un albero tentando di infilzarlo. Anni dopo (fine anni ’90) lo stesso terreno lo utilizzammo per giocare alla guerra con armi soft-air a pallini colorati.

    Comunque il sottotitolo della settimana sarà: “Il Zinefilo presenta: speciale Argentina. Tutti a menare gli argentini!”. Ieri Carradine, oggi Kosugi, domani Seagal? (avrà fatto una trasferta in Argentina il buon Steven?).

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      La mia collezione di shuriken è pressoché intonsa, perché malgrado comprai addirittura il bersaglio apposito mi divennero subito chiare due cose: 1) avevo (ho) una mira schifosa; 2) le shuriken non facevano che cadere con il rischio di rovinarsi. Il collezionista che è in me ha battuto il ninja che è in me, così sin da subito le mie shuriken sono diventate “da esposizione”.

      Brent Huff e Carradine sono andati in Argentina perché prodotti da Aljandro Sessa, mentre Kosugi ci è andato da solo, o forse ce lo hanno mandato 😀
      Seagal è il Re dell’Est Europa, se andasse a girare in Argentina il PIL della Romania crollerebbe e scoppierebbe un incidente diplomatico! 😛

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  2. Madame Verdurin ha detto:

    Il Tiger Tanaka di Si Vive Solo Due Volte aveva due figlie campionesse di arti marziali che a tutti questi ninja della domenica avrebbero fatto vedere le stelle! XD
    Grazie per la citazione! Ultimamente si parla molto di un possibile James Bond di colore, ma per uno 007 asiatico confesso di non essere pronta (a meno che non sia Jackie Chan in smocking, ovviamente) 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Vorrei proprio vedere la faccia di Broccoli davanti al provino con Jackie, il Bond sornione che non fa mai male ai nemici e non guarda le donne 😀
      Il fatto che all’epoca qualcuno abbia parlato di legami tra questo Tanaka e il Tiger bondesco significa che non c’era altro da dire su questo film, e in effetti non c’è proprio altro da dire: un prodotto che fa mal al cuore.
      Quando un ninja va in missione a viso scoperto, vestito di jeans e giacchetto, e spara con il mitra… che senso ha chiamarlo ninja???

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  3. Cassidy ha detto:

    Anche io credo che vendere gli shuriken non fosse legalissimo, ma mai quanto questo filmaccio, tanto poi si può sempre dare la colpa al montaggio e si risolve quasi tutto 😉 Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      E’ la scusa fissa che sento citare da chiunque. Ma quando all’inizio leggi il copione e vedi che le battute fanno schifo, la storia è ridicola e gli attori chiamati sono di talento discutibile… davvero pensi che un buon montaggio possa mai migliorare la situazione? 😀

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      • Giuseppe ha detto:

        Per credere davvero a qualcosa del genere l’unica cosa che puoi esserti montato per bene è la testa (quale montaggio miracoloso avrebbe mai potuto salvare “Rage of Honor” ?) 😀
        Certo che se queste rappresentavano le “folgoranti” scelte per garantirsi una luminosa carriera, allora forse Shö avrebbe fatto meglio ad aprire un’armeria e mettersi a vendere shuriken (in memoria dei tempi in cui ninja lo era stato sul serio)…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Proprio perché aveva messo su un’azienda che vendeva armi ninja non si capisce perché d’un tratto abbia smesso di fare il ninja iniziando a sparare col mitra, a meno che nella sua azienda non vendesse anche mitra 😀

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  4. Lorenzo ha detto:

    Più che uomini primitivi direi nativi americani, qualcuno ancora sopravvive spero, a meno che Sho Kosugi non li abbia uccisi tutti 😀

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  5. Willy l'Orbo ha detto:

    Questo viaggio attraverso le scelte filmiche scellerate di Sho regala emozioni Z a profusione: già le immagini parlano da sole, con in più le tue parole che condiscono il tutto…il gioco è fatto! 🙂
    Inoltre, una riflessione: sbaglio o negli ultimi post l’Argentina sta diventando la nuova Pineta di Ostia??? 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      ahaha verissimo! Tra “Stormquest”, “Kain il mercenario” e questo “Questione d’onore” caso ha voluto che infilassi tre film dove l’Argentina si tinge di Z 😛
      Il mio cuoricino ninja ha parecchio sofferto per questo film di Kosugi, altra profonda delusione dopo “Preghiera di morte”. Per fortuna sono titoli mai distribuiti al di fuori delle VHS quindi all’epoca in TV passava solo il Ninja Cannon, quello “serio” ^_^

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