Platoon Leader (1988) La collina dell’onore

Il nostro amico Michael Paré, ormai Angelo Custode ad honorem del blog, ci regala uno dei film più “invisibili” della produzione Cannon: Platoon Leader.

I film in lingua italiana con Michael Dudikoff sono di una rarità eccezionale, visto che l’Eroe della Z soffre di un immotivato odio da parte dei distributori nazionali, quindi recuperare uno qualsiasi dei suoi film è una festa: trovare uno di quelli più “invisibili” è ancora più da applauso. Quindi ancora grazie al nostro fenomenale “stanatore”.


Le guerre di Piero

Alla cerimonia degli Oscar del 1987 il film Platoon (1986) di Oliver Stone lascia la sala con quattro statuette, su otto nomination: miglior film, miglior regista, miglior suono e miglior montaggio. È un momento d’oro per i film di denuncia sul ’Nam.

Subito dopo esce Full Metal Jacket (1987) di Kubrick, Giardini di pietra (1987) di Coppola e Good Morning, Vietnam (1987) di Levinson, e arriveranno Nato il quattro luglio (1989) di Stone e Vittime di guerra (1989) di De Palma, giusto per citare qualcuno dei titoli più famosi. Mi piace aggiungere il piccolo ma struggente Vicino alla fine (1992) con giovani attori di mostruosa bravura del calibro di Ethan Hawke, Gary Sinise e Frank Whaley, che ho visto nascere e crescere (non sempre bene).
Anche prima di quelle date cinema e videoteche erano piene di film sul Vietnam, ma di solito sono “muscolari”, con eroi duri e puri che vanno a sventagliare di piombo quei cani di Vietcong, segno che grandi film denuncia del passato come Il cacciatore (1978) di Cimino e Apocalypse Now (1979) di Coppola non sono serviti a un cazzo. Da quel 1986 nasce (di nuovo) l’esigenza di analizzare la guerra e far scoprire – chi l’avrebbe mai pensato? – che non è bella e pulita come dice la propaganda americana.

Tempi ovviamente lontani, dimenticati. Oggi la propaganda americana – grazie anche al cinema revisionistico del post-11 settembre – dice che chi muore per la patria vissuto è assai, che è l’aratro che traccia il solco ma la spada che lo difende, e via a riciclare cose vecchie che però al cinema sembrano nuove: ogni grande film di Hollywood inneggia alla guerra, segno che l’ondata antibellica degli anni Ottanta, portata avanti dalle migliori firme della stessa Hollywood, non è servita a un cazzo (di nuovo).


La (pessima) distribuzione

Ormai sapete già come funziona: quando un film è distribuito in Italia dalla Warner Bros, è come se fosse inedito. A parte un numero limitato di titoli, quando un film è targato Warner Home Video dovete rivolgervi alla pirateria, perché non c’è altro modo di recuperarlo. Se c’è Clint Eastwood o Mel Gibson è facile che passerà in TV: per le migliaia di altri film dove non c’è Eastwood o Gibson vi attaccate ai Pirati.

Dirigenti Warner che si assicurano di spazzar via ogni distribuzione dei propri film

Platoon Leader è targato Cannon e disgraziatamente la casa aveva spesso la Warner Home Video a distribuirla nelle nostre videoteche, facendo in modo di seppellire vivi i suoi titoli e farli scomparire per sempre: per ogni Chuck Norris o Charles Bronson che avete visto, ci sono decine di titoli persi per sempre, sepolti vivi negli archivi segreti Warner.

Malgrado la Cannon distribuisca nelle sale americane il film nell’ottobre 1988 (fonte: IMDb), solamente nel gennaio 1993 la Warner Home Video lo porta in VHS, lasciandogli il titolo originale.
Ci penserà Italia1 a ribattezzarlo La collina dell’onore, e mi piace pensare che sia un titolo in omaggio all’ottimo Hamburger Hill. Collina 937 (1987), che aveva mandato in prima visione nel 1990.

Ah, i titoli “fosforescenti” anni Ottanta…

Tanto per iniziare col botto la sua non-vita italiana, La collina dell’onore va in onda lunedì 15 novembre 1993 in prima serata, ma niente foto sul “Radiocorriere TV” perché c’è l’anteprima di Coppa Campioni, subito dopo il film, che è molto più importante: mettere la foto del calciatore Jean Pierre Papin (Milan) è molto più importante che metterla di Dudikoff. Il problema è che su Canale5 c’è Johnny Stecchino (1991), il film più immotivatamente amato dagli italiani, quindi le altre reti devono mandare robaccia inutile per non coprirlo: un film di guerra della Cannon è perfetto per la missione.

Niente trametta del film su “La Stampa” di quel giorno, malgrado il quotidiano abbia sempre presentato le prime visioni di Italia1 dell’epoca, ma capite che c’è La casa dalle finestre che ridono (1976) di Pupi Avati su Odeon TV e L’ambizione di James Penfield (1983) di Richard Eyre su TMC che necessitano di parecchie righe di trama: non c’è spazio per tutti.
In compenso, sempre “La Stampa” due giorni dopo (17 novembre) ci racconta come sono andate le serate televisive: Johnny Stecchino per un pelo non è riuscito a entrare nella classifica dei dieci film più visti della TV italiana, al cui primo posto c’è Il nome della Rosa (almeno all’epoca) con 14 milioni di spettatori: il Benigni nazionale ha tenuto davanti allo schermo “solo” 12 milioni di spettatori. A fargli concorrenza sulla RAI c’era In fuga per tre con Nick Nolte su Rai1 (5.714.000 spettatori) e l’inossidabile “Derrick” su Rai2 (5.052.000). Bazzecole.
In questa guerra casalinga allo share nessuno poteva salvare il soldato Dudikoff, che comunque ha tenuto davanti a Italia1 ben 2.434.000 spettatori, non poco dato il film. È riuscito persino a battere il documentario di Rai3 La grande attesa sui mondiali di calcio USA ’94 (1.544.000 spettatori).

Dopo una replica di sabato 30 settembre 1995, in seconda serata dopo Rocky IV (1985), il film con Dudikoff scompare per sempre dall’Italia, riapparso trent’anni dopo grazie al nostro Angelo Custode che si fa chiamare Michael Paré.


Eravamo Dudikoff in Vietnam

Ufficialmente il film è tratto dal libro Platoon Leader (1985) di James R. McDonough (inedito in Italia), un memoriale in cui l’autore racconta la propria esperienza in Vietnam come tenente al comando di un battaglione (platoon), un’occasione per mostrare ai civili cosa volesse dire stare in un campo di battaglia dall’altra parte del mondo. Non ho letto il libro, ma visto che McDonough ha continuato la sua carriera nell’esercito diciamo che non è stata un’esperienza così profonda da spingerlo a mettere in discussione le proprie scelte di vita.

Lo stesso leggiamo negli occhi spenti del nostro Eroe della Z preferito: nessuna guerra potrà mai smorzare ciò che non è mai stato acceso, cioè la scintilla negli occhi di Michael Dudikoff.

Neanche il Vietnam può dare vita agli occhi di Michael Dudikoff

Il tenente Jeff Knight (Dudikoff) arriva fresco fresco sul campo a prendere il comando di un battaglione, ma l’inserimento non sembra molto facile. Secondo la moda imperante – quella che James Cameron aveva portato nello spazio con Aliens (1986) – i soldati sul campo più passa il tempo, più acquistano esperienza, più seguono le proprie regole: rispettano l’autorità ma si ritengono liberi di giudicarla, di criticarla e anche di irriderla.

Tempi dimenticati, con la svolta del Duemila Cameron stesso rinnegherà i suoi Colonial Marines, specificando che da quando suo fratello si è arruolato ha scoperto che non sono per nulla come li ha ritratti lui nel 1986: unisciti a noi, Jim, la Propaganda vuole anche te.

Tipico soldato ribelle, critico dei propri superiori: un perfetto Colonial Marine

Fra gli uomini più problematici che Knight dovrà gestire mi piace citare il soldato Bacera, perché interpretato da Michael DeLorenzo. Chi è cresciuto negli anni Ottanta sicuramente l’avrà visto spuntare da qualche parte, era la Comparsa per eccellenza: non appena serviva un giovane ispanico, state tranquilli che DeLorenzo appariva, anche se non citato nei crediti. L’attore del Bronx era anche fra gli studenti della scuola di “Saranno famosi”, e appena nella serie c’era un ballo di gruppo, se stavate attenti lo vedevate spuntare da qualche pizzo.

Bacera avrà il compito di far perdere le staffe a Knight, è il soldato che simboleggia la ribellione giovanile a quel massacro del Vietnam, addirittura la messa in discussione di tutto l’impianto bellico americano. Non stupisce che il personaggio esca di scena in pessimo modo: a dimostrazione che chi contesta il sistema è un drogato e vigliacco.

Sono felice della tua libertà di pensiero, ma ora mi tocca ammazzarti

Mentre il compositore George S. Clinton scopiazza l’intro del tema di Superman di John Williams – guarda caso l’anno prima la Cannon aveva prodotto Superman IV (1987) – il nostro Dudikoff cerca di fare il duro ma l’abbiamo già visto nei panni militari di American Ninja (1985), una decina di chili addietro, quindi non possiamo che sghignazzare. La scena poi in cui non riesce ad infilarsi il giacchetto è da antologia: come può cavarsela sul campo di guerra se non riesce manco ad indossare la divisa?

Guarda che mica è facile indossare questi giacchetti militari

La sceneggiatura abbonda di firme, c’è pure Harry Alan Towers, lo storico produttore di serie Z che in quegli anni collaborava con la Cannon, ma il risultato è pressoché nullo. Vediamo un susseguirsi di azioni di guerra dove i Vietcong muoiono a pioggia e ogni tanto ci rimane secco pure un americano. Nessun commento, l’approfondimento dei personaggi è rimasto in uno dei bagagli perduti durante il viaggio della troupe.
Capisco che all’epoca è tutta roba nota grazie ai grandi film, ma scrivere una sceneggiatura più lunga di due pagine sarebbe stato auspicabile: è un film o un cine-giornale del ’Nam?

Il mio discorso motivazionale sarà breve… Vuoi che lo ripeta?

Le sequenze belliche sono ben fatte, come co-produttore c’è il mitico Avi Lerner quindi c’è il cuore della futura Millennium Films che batte a piena potenza. Il problema è che il film non si schiera mai: è al tempo stesso pro e anti la guerra del Vietnam, il che è davvero curioso.

In quel momento il grande cinema hollywoodiano sta sfornando prodotti di fortissima e accorata critica, in cui si mostrano le atrocità commesse dai soldati americani e capitate loro – in fondo Adrian Lyne sta preparando il suo Allucinazione perversa (1990) – ma al tempo stesso TV e videoteche sciabordano di film di genere, dalla serie B alla Z, con eroici protagonisti che fanno fuori i dannati musi gialli: quale scegliere di queste due fazioni?
Platoon Leader è inequivocabilmente un film da videoteca, la Cannon non è diventata famosa con il pacifismo e la morale anti-bellica, ma è un periodo troppo infuocato, qualcosa di buono tocca dirlo. E buttiamoci du’ ragazzini vietnamiti, che risolviamo tutto.

A quale età precisa diventa giusto ammazzare un Vietcong?

I film di guerra americani adorano i ragazzini nemici, che sono tanto innocenti. Poi crescono e tocca sterminarli, ma finché sono piccoli fanno tanta tenerezza. Così in Platoon Leader ci sono ben due scene, praticamente gemelle, che si chiudono col soldato americano che salva un bambino. Perché? Così, solo per fare i buoni: a livello di trama sono scene appiccicate con lo sputo che non vogliono dire niente, visto che il film dice che la guerra è giusta e anzi dobbiamo farla fino ad esaurimento scorte (umane).

Eppure alla regia c’è Aaron Norris, uno dei tre fratelli Norris: il secondo fratello è Chuck, il terzo fratello… l’hanno ammazzato in Vietnam. Possibile che un regista con un tale lutto in famiglia giri un’apologia della guerra che gli ha portato via il fratello? Sì, infatti pure Chuck ha sempre preso a calci i dannati musi gialli: perché Dudikoff dovrebbe essere da meno?

Eravamo Dudikoff in Vietnam

Il problema di Platoon Leader è l’assenza di una qualsiasi sceneggiatura, il voler tenere un piede in due staffe – un po’ a favore ma un po’ contro, un po’ compagni un po’ camerati – e la conseguenziale totale assenza di scene di un minimo interesse. Anche gli italiani dell’epoca giravano film di guerra più divertenti di questo, che si limita ad una sterile panoramica di eventi e personaggi con cui non instauriamo il benché minimo rapporto.

A parte Dudikoff che guarda nel vuoto, che fa sempre ridere, non trovo altri elementi che meritino la visione di questo film, ma rimane una grandissima chicca che solo grazie all’Angelo Custode Michael Paré ho potuto vedere in lingua italiana.

Nessun Vietcong può resistere all’espressione di Dudikoff

Chiudo con la scheda del doppiaggio, miracolosamente presentata dalla VHS Warner:

Personaggio Attore Doppiatore
tenente Knight Michael Dudikoff Marcello Cortese
sergente McNamara Robert F. Lyons Paolo Bessegato
maggiore Flynn William Smith Alarico Salaroli

Edizione italiana a cura della S.E.D.E. S.p.a. Milano.
Adattamento dialoghi: Mary Pellegatta.
Direzione del doppiaggio: Maria Teresa Letizia.

L.

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23 risposte a Platoon Leader (1988) La collina dell’onore

  1. Zio Portillo ha detto:

    Vedi il lato positivo: forse quelli della WB Italia sanno quello che hanno in magazzino e forse è meglio per tutti che tengano tutto chiuso a doppia mandata.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Be’, sono loro che se li sono comprati: se avevano un gusto così sopraffino potevano non sporcarsi le mani con certa roba 😀
      Giustamente preferiscono mandare in TV mille volte l’anno Callaghan e Arma letale, lo capisco, ma allora perché continuano a comprarsi tonnellate di film che NON vogliono distribuire? Lasciateli alla MHE o alla Eagle Pictures, case che – sembra strano specificarlo – per mestiere distribuiscono i film invece di nasconderli per sempre come fa la Warner.
      A meno che a sorpresa un loro attore non diventi famoso, la Warner da default brucia sul rogo tutto il proprio catalogo, ogni anno, lasciandosi quei due o tre titoli da mandare in TV una volta ogni due o tre anni, giusto per fingere di essere una casa distributrice. Non so perché non si limiti a produrre, visto che è chiaro non gliene freghi niente di altre mansioni.

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  2. Sam Simon ha detto:

    Splendido post! Mi sono goduto anche quanto ti sei speso a mettere nel contesto questo film, non solo storicamente a livello cinematografico ma anche con la chicca sul regista (assurdo che i due fratelli Norris si siano spesi tanto a portare MALE sullo schermo una guerra che gli ha portato via un fratello).

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    • Lorenzo ha detto:

      Beh, credo di interpretare correttamente il pensiero dei Norris se dico che, secondo loro, se il fratello è morto in guerra la colpa non è della guerra, che avranno ritenuto giusta, ma dei nemici che sono cattivi.
      Conoscevo questo film ma non l’ho mai visto. Avevano anche i parrucchieri in Vietnam? Per farsi ogni giorno quell’acconciatura Michael Dudikoff avrebbe dovuto passare più tempo con lacca e phon che col fucile 😛

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Sono punti di vista. Se io entro con il fucile in casa del mio vicino e quello mi spara, diciamo che ho contribuito parecchio alla mia stessa morte.
        Sicuramente il soldato Norris ci avrà creduto come ci hanno creduto tanti americani, e di sicuro Aaron e Chuck ci credevano altrettanto, a dimostrazione di come la propaganda funzioni bene, e invece della rabbia da un lutto faccia nascere altra propaganda che provochi altri lutti. Purtroppo non sembrano più esistere vaccini per questo virus…

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      La mia sensazione è che convincere il pubblico (e quindi se stessi) che fosse una guerra giusta servisse a rendere almeno eroica la morte del fratello, se non proprio giustificata. Ammettere che era morto per una guerra inutile forse sarebbe stato troppo doloroso.

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      • Sam Simon ha detto:

        Hai probabilmente ragione. E riguardo alla qualità dei film che facevano forse essendoci dentro non arrivavano a capire se fosse alta o bassa…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Può darsi invece che seguissero la moda. Negli anni Ottanta i film di cassetta parlavano di eroi in guerra che ammazzavano i nemici senza farsi troppe domande, quindi un regista, un attore o un produttore cercava di fare quel tipo di prodotto, se voleva vendere. Per lo stesso motivo dopo il 1992 tutti facevano noir pieni di sesso, brutti da morire ma quello tirava: non è che necessariamente credessero nella bontà del “messaggio”.
        Menahem Golan era un tipino abbastanza espansivo, non so quanto i propri registi avessero voce in capitolo o libertà di manovra: può darsi benissimo che Aaron Norris rivesse ingaggi a cui si applicava senza necessariamente essere d’accordo con il “messaggio” dei vari film. Sarebbe bello avere dichiarazioni dei registi della Cannon ad anni di distanza, quando cioè non devono più leccare il sedere a nessuno.

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  3. Cassidy ha detto:

    Grazie per aver inquadrato alla perfezione il momento storico, in effetti la Cannon non si smentisce mai, ma nemmeno la Warner a ben guardare! Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Sono sicuro che se questo film non fosse stato maledetto dal marchio Warner, sarebbe stato la gioia degli spettatori di Odeon TV e canali simili: malgrado sia senza trama e senza scene di un qualsiasi peso, Dudikoff in trincea fa sempre il suo bell’effetto dirompente 😛

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      • Giuseppe ha detto:

        E tu pensa che quest’estate, quand’ero andato in montagna per un paio di settimane, su TV7 Triveneta davano una serie di titoli (recenti e meno recenti) con il nostro “occhi spenti” Dudikoff… purtroppo, son state ferie troppo corte per scoprire se anche “Platoon Leader” facesse parte del palinsesto agostano, ma lo ritengo comunque probabile considerato che su quell’emittente, nel corso di varie estati, mi è capitato di vedere pellicole scomparse da anni da ogni altro canale a me conosciuto. Sarei stato curioso di rivederlo, nel caso, retorica bellica (ma, ambiguamente e con non poca ipocrisia, pure antibellica) a parte: quanto ai Norris, credo che niente (lutti da Vietnam -o qualsiasi altra guerra “giusta”-compresi) potrà mai scalfire la loro ferrea fede repubblicana e interventista (non che i democratici al governo abbiano dato chissà quali grandi esempi, eh)…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        TV7 fa retrospettive su Dudikoff???? Come si fa prenderla nel Lazio???? 😀
        Da molti anni ho impostato il “FilmTV Alert” che mi mandi una mail ogni volta che viene programmato in TV un film di Dudikoff: sto ancora aspettando, quella mail.
        A parte “Midnight Ride” su IRIS non c’è traccia del nostro eroe sui canali in chiaro, e sulle piattaforme streaming la ricerca non dà mai frutti. (Se non ricordo male forse c’è qualcosa a pagamento.) E invece TV7 ne manda a piene mani?
        Sentiti libero di registrare quei film a tuo piacimento 😛

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      • Giuseppe ha detto:

        Eh, sarebbe un’ottima cosa… è che appena esco dai confini trentini cala ogni volta la mannaia delle frequenze, e di conseguenza non riesco mai a beccarla nemmeno qui in Lombardia (perlomeno Milano e provincia ne sono escluse)! Ma con le risintonizzazioni del nuovo digitale terrestre chissà che non pensino di allargare i confini… 😉

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Ieri ho scoperto che TV7 ha il LIVE streaming sul proprio sito, ma il problema è che dopo qualche minuto si mette stop da solo! Come se lo sapesse che altrimenti la gente si registra i suoi film!
        Ieri ogni volta che mi collegavo c’era il TG, proverò a collegarmi in vari orari per vedere se riesco a beccare qualche fotogramma chiccoso 😛

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      • Giuseppe ha detto:

        Ultimissima: tieni d’occhio il canale 642 del digitale terrestre (dovrebbe essere la loro frequenza per il Lazio) 😉

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Grazie della dritta, ci proverò.

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  4. Il Moro ha detto:

    Questa cosa è straniante: un fratello muore in vietnam, e gli altri due girano film che fanno apologia della guerra in Vietnam. Mah? Forse per loro andare ad ammazzare un sacco di musi gialli era un modo per gestire il dolore….
    Quanto è vera anche la parte iniziale, “Le guerre di Piero”. Dovresti approfondire l’argomento in un articolo dedicato… 😁

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ti ringrazio e sono contento che tu abbia colto il parossismo della questione: purtroppo nel Duemila revisionistico questi argomenti non sono più avvertiti, la guerra non è più messa in discussione come una volta. Come vedi dai nomi che ho citato, non sto parlando di gente dei “centri sociali” o di pericolosi sovversivi, ma di grande registi di Hollywood, che non consideravano girare film milionari come spinta a leccare il deretano all’amministrazione in carica.
      Oggi, con Hollywood impegnata a fare sempre e solo film di guerra, che siano Trasformers, Matrix, Pacific Rim o altro, con personaggi che ripetono sempre varie versioni di «I will stand and fight», temo non ci sia più il pubblico giusto.
      Visto però che io sono cresciuto in quell’ambiente culturale, sin da giovane età mi è stato detto ciò che oggi non si può dire – cioè che la guerra è brutta, chiunque la faccia – e sono cresciuto coin film anti-bellici, quando ai veterani gli sputavano in faccia, sarebbe bello ricordare quel periodo ai giovani d’oggi, in un’epoca in cui le stesse fonti di comunicazione dicono l’esatto contrario.

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  5. Willy l'Orbo ha detto:

    Chicca Z di dimensioni epocali e relativo post denso di tante cose: ironia tagliente, excursus sui palinsesti passati e sulla cronologia dei film sul Vietnam, riflessione incredula sull’approccio della famiglia Norris a tale guerra, Dudikoff tra espressioni “irresistibili” e giacchetti “inindossabili”! Grazie a Lucius e alla formidabile provvidenza che sullo zinefilo ha il volto di Paré! 🙂 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Paré ormai è un Nume Tutelare di questo blog, con le sue grandi chicche. Di questo film avevo solo visto la fotina nei cataloghi, all’epoca, e appartiene alla vasta filmografia di Dudikoff in pratica inedita in Italia, visto che a parte una VHS negli anni Ottanta e un paio di passaggi su Italia1 i suoi film sono tutti da considerarsi perduti, in italiano. Non so perché tutta questa cattiveria nei confronti del povero Michael, che non era certo il peggiore degli Eroi della Z!
      Sarebbe stato bello qui vedergli fare qualcosa, a parte fissare il vuoto e cercare di infilarsi un giacchetto, invece è un film un po’ sotto tono, ma è sempre una grande chicca 😉

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      • Willy l'Orbo ha detto:

        Concordo, ci vorrebbe una petizione per porre fine all’ostracismo ingiustificato e ingiustificabile nei confronti di Dudikoff, che anche se fissa il vuoto mi smuove emozioni Z inenarrabili! 🙂

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Un giorno qualcuno dovrà spiegarmelo il motivo di questo ostracismo, del perché Seagl sia TUTTI I GIORNI in TV e Dudikoff ne sia assente da almeno vent’anni. Non parlo solo dei canali tradizionali, ma anche delle piattaforme streaming.
        L’unica idea è che i film storici di Dudikoff sono targati Warner Bros, ma allora perché non ripescare almeno quelli fine anni Novanta, di piccole case decisamente meno costose?
        Nasce la pista del Grande Complotto contro Dudikoff…

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      • Willy l'Orbo ha detto:

        In tempi di complottismi vari, quello avverso al nostro Dudikoff mi sembra decisamente il più credibile e preoccupante per le sorti della nostra e delle future generaZioni! Ahahaha! 🙂

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