Bells of Innocence (2003) guest post

Torna Lorenzo, il ninja del Zinefilo che colma una lacuna nel mio Ciclo su Chuck Norris, recensendo un film inedito in italiano.

Gli lascio subito la parola.

Seguite questo ciclo a vostro rischio e pericolo!

Per gli appassionati di cinema è piuttosto comune avere un debole per alcuni attori, vedere i loro film, non importa di che genere siano. Per me è l’opposto. Seguo (o meglio, seguivo) alcuni attori solo perché la loro presenza è garanzia di filmacci. Privi della capacità di recitare, non possono che regnare nel mondo della Z.
Uno come Chuck Norris, ad esempio, ha sempre interpretato il medesimo personaggio per tutta la carriera: se stesso. Tuttavia, anche a causa di soggetti sempre più bacchettoni, la sua produzione dai primi anni Novanta in poi è, secondo me, non all’altezza del periodo d’oro della Cannon.

Quindi, pur essendo il mio attore preferito (ma solo perché Delta Force e Invasion USA sono due miti della mia giovinezza, che gli hanno garantito stima imperitura ed incondizionata), avevo sempre rimandato la visione di Bells of Innocence, l’ultimo film che mi mancava della sua filmografia.
Provvidenziale fu un guasto alla linea telefonica che mi lasciò sconnesso per ben ventuno giorni, e che mi fece mettere mano ai DVD accumulati nel corso degli anni.

Jux (Mike Norris, il figlio di Chuck) è un uomo che ha perso la fede dopo che la figlia è stata investita da un’auto, ma accetta di recarsi con gli amici Conrad e Oren in Messico per distribuire Bibbie. Il loro aereo però si guasta e devono atterrare in mezzo al deserto. La combriccola riesce a raggiungere un villaggio chiamato Ceres, il solito “villaggio dei dannati” dove gli abitanti sono pallidi, fanno cose strane e odiano gli stranieri. I tre si recano in un bar, ordinano una birra ma non gliela portano. Capito? Un villaggio chiamato Ceres dove non servono la birra.

Comunque, il trio cerca inutilmente un telefono per chiamare i soccorsi, ma niente da fare, non esiste modo di comunicare con l’esterno. Finché non spunta Matthew (Chuck Norris), un cowboy solitario che vive fuori dal villaggio e che possiede una radio.

Per farla breve, gli abitanti del villaggio sono in realtà esseri indemoniati, l’anziano a capo della comunità, Joshua (Marshall R. Teague), è un legato di Satana che da tempo immemore prepara l’Armageddon. Matthew invece è un angelo mandato da Dio per tenere sotto controllo la situazione e aiutare gente disillusa come Jux a non perdere la fede, e arruolarla per combattere insieme la battaglia finale.

Purtroppo, nonostante la premessa, che avrebbe potuto regalare qualche risata se realizzata a dovere, il film è terribilmente lungo, noioso e al risparmio. Qualche scena scuote dal torpore, come Chuck Norris che ad un certo punto lancia delle sfere infuocate dalle mani, una fugace apparizione di un paio di zombie, un gruppetto di bambini indemoniati. Forse in tutto due minuti di film, non di più. Come se non bastasse, Chuck compare sporadicamente, perché il protagonista è Mike Norris: cosa non si fa per i figli.

Qualcuno definisce Bells of Innocence un film dell’orrore, e, se consideriamo la qualità del prodotto, sì, potrebbe essere una definizione azzeccata. Molti lo definiscono un film cristiano, ma non si capisce quale sia il suo scopo: proselitismo? Rinfrancare la fede? Più probabile che, dopo la visione, succeda il contrario, e che gli spettatori si mettano a bestemmiare.

In ogni caso il mio dovere l’ho fatto, e posso barrare l’ultima casella della filmografia del mio eroe di gioventù.

Chuck Norris’s Epic Guide to Military Vehicles

Proprio quando la missione sembrava finita, dal catalogo Prime Video salta fuori, come un coniglio dal cilindro, il TV special “Chuck Norris’s Epic Guide to Military Vehicles” [in italiano, “Chuck Norris pilota d’assalto“].

Prodotto da History Channel, è una parata di mezzi militari degli Stati Uniti intervallata da qualche breve apparizione di Chuck, che deve decidere quale sia il suo preferito. I carri armati e gli aerei mostrati possono anche essere interessanti, per un americano con la bandiera a stelle e strisce sul caminetto e il fucile nell’armadio: io ho saltato direttamente agli intermezzi con Chuck, che lo vedono in visita a qualche caserma, fare foto coi soldati, e alla fine scegliere il veicolo vincitore. Qualche minuto in tutto su un’ora di programma.

Malgrado gli ottant’anni suonati Chuck è ancora in gamba, anche se per non uscire dal personaggio si sente costretto a non far vedere la propria età, nascondendosi dietro tinte, cappellini e lifting. Vorrei potergli dire che non importa se ha la barba bianca, e che per me sarà sempre un mito, nonostante Walker, nonostante gli stupidi meme.

Quindi grazie Chuck, grazie per quella manciata di film indimenticabili, e grazie per tutte le ore di divertimento che mi hai regalato nel corso degli anni.

Lorenzo


P.S.
Ringrazio Lorenzo della disponibilità e rimaniamo in attesa di sempre nuove recensioni.

L.

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17 risposte a Bells of Innocence (2003) guest post

  1. Cassidy ha detto:

    Il finale perfetto sarebbe Chuck Norris che dopo aver scelto il mezzo militare più grosso e cattivo, torna a Ceres per raderla al suolo, per poi persi una Ceres sulle rovine ancora fumanti 😉 Cheers

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  2. Willy l'Orbo ha detto:

    Quando vedo un post targato Lorenzo so che ciò è garanzia di filmaccio godurioso e quindi parto già con gli occhi a cuoricino!
    Come se non bastasse ci regala un doppio post, condito con film insulso di quelli che emozionano i seguaci della Z e il tutto con protagonisti Norris padre e figlio, tra richiami religiosi, indemoniati, zombi e paesi che portano la birra nel nome ma non agli avventori. Top.
    E comunque io che Chuck fosse un angelo mandato da Dio l’ho sempre sostenuto! Ahahaha! 🙂 🙂

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  3. Madame Verdurin ha detto:

    Grazie Lorenzo, mi sono divertita a leggere la recensione; poteva essere una cosa divertente alla From Dusk till Dawn, invece…
    Ho visto da poco un pezzo della nuova serie su Walker. Per quanto mi piaccia Padalecki, la serie non ha nulla del divertimento dell’originale, in cui si tiravano calci e pugni a tutti e si riempivano i furgoncini di cattivi svenuti… Di Chuck ce n’è davvero uno solo, ed è stato Dio a mandarcelo! XD

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    • Lorenzo ha detto:

      Se ti ha fatto divertire allora ne è valsa la pena di scriverla 🙂
      Non sapevo stessero già trasmettendo il remake di Walker, per curiosità un episodio magari lo vedo 😛

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Anch’io ho visto la prima puntata del nuovo Walker, e non ho capito per quale motivo l’abbiano chiamato in quel modo, visto che non c’entra assolutamente nulla. Potevano chiamarlo “John Smith” e sarebbe stato lo stesso 😀

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      • Madame Verdurin ha detto:

        Vero, non c’entra nulla col vecchio WTR (nemmeno un calcio volante), più che altro è un The Mentalist (che a ma poi non dispiace) più giovane. Ma io non me lo vedo Chuck Norris che passa una puntata a risolvere il cubo di Rubik…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Inoltre Walker è “figlio” dei muscolari anni Ottanta, pieni di botte e “frasi maschie”, ora invece questo giovincello è figlio del politicamente corretto, dell’eticamente sostenibile, della green economy, delle pari opportunità e via dicendo… andiamo, è un personaggio nato morto! 😀

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  4. Giuseppe ha detto:

    Un film dell’orrore nel senso di “realizzato in maniera orribile”? Allora sì, così ha un senso 😉
    Poteva venirne fuori qualcosa di divertente, hai ragione, ma purtroppo quando si tratta di fede e cristianità Chuck nostro tende sempre a prendersi fin troppo sul serio, scivolando nel ridicolo involontario (del tipo però che NON strappa nessuna risata)…

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  5. loscalzo1979 ha detto:

    Una domanda importante: i Calci rotanti a girare li fa?
    Sennò va disconosciuto come film di chuck norris

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  6. Pingback: Ciclo Chuck Norris (auguri, Chuck!) | Il Zinefilo

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