Palma d’acciaio (1971)

Questa è la storia di un Paese in bilico tra rivoluzione sessuale, rivoluzione culturale, rivoluzione sociale e rivoluzione proletaria, un’Italia del 1973 in cui nessuno si aspettava che in un cinema di Roma proiettassero per la prima volta… mani cinesi piene di dita di violenza!

Disprezzato da tutti, tranne dal pubblico che ne ha decretato un successo fulminante, il cinema marziale in Italia è un fenomeno mai davvero raccontato: è il momento che il Zinefilo si rimbocchi le maniche e trasformi le sue mani… in mani che menano.


Palma d’acciaio

Il 29 dicembre 1971 esce nei cinema di Hong Kong The Invincible Iron Palm (無敵鐵沙掌), prodotto dalla minuscola San Yang Brothers e diretto dal cinese continentale Chu Mu.

Google Translate dice: “Invincible Iron Sand Palm”

A rischio di ripetermi, mi preme notare come i distributori italiani abbiano subito smesso di rivolgersi ai grandi produttori di qualità, preferendo andare a bussare alla porta delle più infime (e plausibilmente economiche) casupole di serie Z che orbitavano intorno ad Hong Kong: non stupisce quindi che l’Italia sia stata invasa da filmacci inguardabili, mentre tutti i grandi titoli del genere o sono rimasti inediti o noti solo ad un ristrettissimo gruppo di appassionati.

Il film cinese continentale – che palesemente si rifà allo stile di Hong Kong, senza però averne le capacità – riceve il visto della censura italiana il 29 marzo 1973 con il titolo Palma d’acciaio. Un turbine di violenza ma solo con il mese successivo si affaccia in sala: dal 4 aprile in prima visione al cinema Torino di… be’, di Torino, e dal 7 aprile al Paris e Universal di Roma. In quest’ultimo caso sostituisce il migliore La mano sinistra della violenza (1971) in cartellone.

Rimane anni a girare per le sale italiane, almeno fino al 1978, poi scompare per sempre: ignoto all’home video e alla TV, è un altro film perduto in lingua italiana.

Di nuovo ItaliaTaglia.it conserva la trama riportata dal documento di visto censura, ma è così balzana che le ipotesi sono due: o la versione italiana proiettata al cinema era parecchio rimaneggiata, o a chi ha scritto la trama il film gliel’hanno raccontato al volo.
Per fortuna il mitico canale YouTube Wu Tang Collection presenta il film completo, con tanto di sottotitoli in lingua inglese, così da poter confrontare la vicenda con la trama del visto censura.

Grazie a Wu Tang Clan per aver salvato questo “capolavoro”…

Eroi della vicenda sono due cugini, interpretati con poca convinzione e tante facce buffe da Alan Tang e Charlie Chin, entrambi cinesi continentali molto attivi nel settore, sebbene le rispettive prove attoriali non lo lascino supporre.
I due cugini tornano alla casa di famiglia e lungo la strada salvano una fanciulla da un bieco stupratore: i due cugini non sanno che l’aggressore poi si presenterà in paese e, con il suo braccio destro maestro di kung fu, a suon di sganassoni si imporrà come signorotto locale, con tanto di riscossione pizzo e creazione di una sala da gioco. Gioco truccato, ovviamente, come ogni altra sala da gioco.

L’attività di famiglia dei due cugini è colpita da questo nuovo racket in città, e i loro interessi vengono lesi da un bullo locale interpretato da Pai Ying, che interpreta sempre l’infame: sarà qualcosa nella sua faccia che lo bolla come tale?

Chissà perché Pai Ying fa sempre l’infame, nei film

Mentre ancora decidono il da farsi, alla casa dei nostri eroi si presenta il nuovo boss e il suo braccio destro: quest’ultimo non solo malmena tutti, ma ammazza pure uno dei padri dei nostri protagonisti. Scatta l’allenamento per irrobustirsi e migliorare nel kung fu.
Una volta diventati due esperti della Mano de Ferro, i due cugini indossano il loro cappello più stupido e si presentano alla sala da gioco, pronti a mettere il paese a soqquadro a suon di schiaffoni pieni di vendetta.

Quando un uomo con quel cappello entra in città, sono botte per tutti

Immancabile il confronto finale con i cattivoni nella solita cava di pietra, dove inizia una gara a chi sa combattere meno: è un divertimento senza confini vedere come gli attori, palesemente incapaci, agitino le manine e i piedini scimmiottando le mosse che hanno visto al cinema. Perché nessuno di loro è mai entrato in una palestra, di questo ne sono sicuro.

«Manco le basi der mestiere!» (cit.)

Gli elementi sono tutti quelli tipici del cinema di Hong Kong, ma è chiaro che la fattura sia di bassa qualità, sia dal punto di vista marziale – visto che nessuno del cast sa fare altro se non scimmiottare mosse che solo con tanta fantasia possono sembrare kung fu – sia dal punto di vista del buon gusto: in ben due punti vengono mostrate donne a petto nudo, elemento che di solito appartiene alle produzioni di più bassa qualità.

Lo stesso dispiace che il film sia perduto in lingua italiana, e speriamo sempre che un giorno sbuchi fuori da qualche parte.


7 spade di violenza

La celebre Fida Cinematografica ci riprova e dopo Mani che stritolano (1972) va a comprare un altro filmetto, stando attenta a scegliere una casa di produzione asiatica sempre più invisibile ad occhio nudo, come la Eng Kin Film Company alla sua seconda uscita: cioè Redress (八步追魂, “Otto passi per inseguire l’anima”!), uscito nelle sale di Hong Kong il 18 dicembre 1969.
Già dalla data è chiaro si tratti di un wuxiapian, visto che il genere gongfupian non era ancora nato.

Ricevuto il visto italiano il 3 aprile 1973, con il titolo 7 spade di violenza, arriva nelle nostre sale almeno dal 10 aprile all’Arlecchino di Torino, poi dal 4 maggio a Roma in due cinema: al Mercury e all’Ausonia, non certo sale di prima scelta.

Scritto e diretto da Kiu Chong, originario di Shanghai, il film può vantare alla coreografia dei combattimenti un maestro come Lau Kar-Leung, il che non è poco. Anche se nessun italiano dell’epoca poteva apprezzare questa qualità.

da “La Stampa” del 10 aprile 1973

Vorrei invitarvi a leggere le tante scritte presenti sulla falsissima locandina italiana del film, che se da una parte con quell’«erano fortunati coloro che morivano» sembra citare lo slogan del primo film marziale in italia, Cinque dita di violenza («i più fortunati morivano subito»), dall’altra la falsa seria avvertenza di «non imitare la tecnica dei colpi appresa in questo film» si riallaccia ad una consuetudine dei giornali italiani: scrivere notizie false per far piacere ad aziende esterne.

Ho raccontato delle notizie false scritte per agevolare una casa editrice, e questa locandina scrive notizie false – non c’è alcun «trinomio che uccide», alcuna «tecnica dei colpi» – per agevolare una casa distributrice.
Per carità, parliamo pubblicità di libri e cinema, finzione per eccellenza, non sono cose serie: per fortuna invece quando si parla di cose serie i giornali italiani dicono sempre e solo la verità, senza guardare in faccia a nessuno…

La storia parla di un potente corrotto che manda i suoi quattro fenomenali assassini a rubare dell’oro, facendo fuori ogni testimone: fra i quattro pittoreschi personaggi spiccano Chen Kuan-Tai e Jason Pai Piao, che alla nascita del cinema marziale avranno il loro bello spazio sul grande schermo.
Un testimone però si è salvato, e raggiunta la casa della fidanzata con lei e il relativo padre riescono a recuperare il maltolto, incorrendo però in un pericoloso gioco di vendette, tradimenti e noia varia.

Colorato e ben fatto, ma sempre di un noioso wuxiapian si tratta

Il film è corale come quelli della Shaw Bros e ha una regia molto vispa e scintillante, ma parliamo sempre di un film di gente che vola in continuazione e poi sta in posa plastica: è un genere davvero troppo lontano dai gusti occidentali per funzionare. E infatti in Italia non ha mai funzionato, prima che tutti – immemori delle decine di wuxiapian distribuiti truffaldinamente al cinema – fingessero di impazzire per La Tigre e il Dragone (2001).

Le scene sono ricche, i colori sgargianti, i combattimenti ben curati e tutto è spumeggiante, ma rimane un wuxiapian di serie B.

L.

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18 risposte a Palma d’acciaio (1971)

  1. Zio Portillo ha detto:

    Sto commentando poco ma mi sto gustando quello bellissimo viaggio. Anche quando ci sono film minuscoli e dimenticati, è interessante leggere gli slogan pubblicitari. Tutto è “violento”, “mortale”, “sanguinoso”,… Un vortice di epiteti forti (e finti!) per richiamare più pubblico possibile.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Segno che (almeno secondo i pubblicitari) ciò che attirava il grande pubblico era la promessa di un uragano di violenza inusitata, con tecniche marziali strappa-budella a falsità varie. Anche al netto del consueto carico di menzogne pubblicitarie, è segno che un po’ di violenza esplicita intrigava i nostri connazionali del 1973 😉

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  2. Cassidy ha detto:

    Penso sia stato profuso più impegno per “vendere” questi film al pubblico italiano con quelle pubblicità roboanti, che nel produrli questi due film, resta un peccato che comunque siano scomparsi, malgrado la loro qualità. Cheers!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Confidiamo che un giorno qualcuno in un magazzino abbandonato ritrovi le pizze di questi filmacci marziali, pronti a insegnare di nuovo le loro tecniche mortali agli spettatori 😀

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      • Giuseppe ha detto:

        Chissà che almeno qualcuno di questi filmacci non si trovasse negli archivi della vecchia Odeon TV (nel caso, però, temo siano finiti più al macero che non nelle mani di qualche accorto collezionista, magari desideroso di ripetere tutte quelle mosse mortali a casa sua): ricordi quel vecchio varietà dell’87/88 che si chiamava “KappaO”? Lì poteva capitare di vedere sbertucciati, fra mostri giganti/peplum/scifi nostrana a basso costo e altro ancora, i peggiori titoli marziali appartenenti a quei primissimi ’70… compresi questi, con tutta probabilità 😉

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Non so che fine facciano le pizze una volta finita la loro vita in sala (che, va sempre specificato, per questi film consisteva in molti anni a girare l’Italia!): se la casa che ne ha curato la distribuzione fallisce o si scioglie o non è interessata, dove finiscono le pizze?
        Non conoscevo quella trasmissione che citi, ma per mandare in onda spezzoni di film marziali significa che si sono rivolti a qualche casa per farseli dare, mentre questi film perduti non ci sono prove siamo mai stati riversati su altro supporto se non la pizza da cinema.

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      • Giuseppe ha detto:

        Purtroppo, eventuali prove contrarie potrebbero venire SOLO da chi ne avesse a suo tempo registrato tutte le puntate su Odeon perché, che mi risulti, quel varietà non ha mai conosciuto repliche (a differenza del quasi contemporaneo “Sportacus”, ritornato in auge lo scorso anno in tempi di lockdown e andato avanti per parecchio tempo)…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Che peccato essermi perso il ritorno di “Sportacus”, ma temo che qui nel Lazio comunque non l’avrei beccato.

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  3. Marco Vecchini ha detto:

    Continuo a seguire il filone sperando di beccare un film che avevo visto più di 20 anni fa su Italia 7 e di cui ho solo delle scene impresse nella memoria. Pensa te com’è possibile che la mente umana riesca a conservare la memoria di filmacci dimenticabili. Forse è perché era stata forte la sòla presa perché non c’era Bruce Lee (credo fosse uno di quei film dove mettevano un nome simile o tra gli attori, o nel titolo)

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Purtroppo la piaga dei “titoli con Bruce Lee”, che indicavano film dove non c’era MAI Bruce, ha contagiato i titolatori italiani a lungo.
      Se ti può consolare, in quel 2001 (circa) in cui Italia7 mandò in onda un ghiottissimo ciclo di film marziali d’annata, ogni lunedì se non ricordo male, li ho registrati tutti. Qualche anno dopo sono anche usciti in DVD ma vantavano prezzi totalmente fuori da ogni buon senso.
      Quindi sicuramente ho in collezione il film che hai visto, e probabilmente l’abbiamo visto insieme durante quel mitico ciclo, ma non so se arriverà tanto presto: sono solo al secondo mese di un fenomeno durato dieci anni! Non so se proseguirò oltre il 1973 italiano, vedremo come andrà.

      Se riesci a descrivere il ricordo che hai di quelle scene potrei provare a indovinare, altrimenti mi hai dato un’idea: fare una pagina dedicata a quel mitico ciclo di Italia7 con tanto di schermate, così da festeggiare i vent’anni dell’evento ^_^
      Dalle schermate magari potrebbe accedertisi qualche sinapsi 😛

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      • Marco Vecchini ha detto:

        Non è una brutta idea, io stavo pure immaginando il ciclo Brucexploitaton, ma forse è troppo generico.
        Il film però non l’ho visto nel 2001, almeno nel 1989 o giù di lì. Quindi parliamo di 30 anni abbondanti fa, ma magari sono sempre gli stessi che fa circolare italia 7.

        Allora da quello che ricordo c’erano questi elementi:
        1. i protagonisti erano una coppia di ragazzi. Che avessero legami di sangue non lo ricordo esattamente.
        2. c’era una parte dove incontravano un vecchio e attorno a lui una scena coreografata dove tentano di fregargli una sedia, ma lui l’ha sempre vinta. Mi pare fosse ambientata dentro una prigione, ma non sono certo.
        3. il cattivo con cui si confrontano nel finale era armato di bastone.
        4. la “mosse speciale” che imparano durante la fase di allenamento e che usano contro il cattivono è una specie di colpo a tenaglia fatto con le gambe. Si allenavano a questa mossa spaccando damigiane.

        A te ricorda qualcosa?

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        La trama è tipica di molti film del genere, soprattutto nella seconda metà degli anni Settanta, con l’avvento del “kung fu comedy”.
        Uno dei titoli che più preferisco è “I maestri del kung fu”, noto anche come “Bruce Lee – Lotta di titani”: ecco il trailer.
        All’incirca corrisponde tutto, ma ripeto: la trama che descrivi è il canovaccio base di tanti film similari.

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      • Marco Vecchini ha detto:

        Non credo sia questo, troppi personaggi. Ho visto anche un po’ su youtube dove c’è pure l’intero film ma non lo è. Il triello finale era in un generico esterno con solo vegetazione attorno, questo invece no. L’unica cosa che posso usare come prova schiacciante è la mossa finale, per il resto come dici tu sono il solito canovaccio.

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      • Marco Vecchini ha detto:

        Incredibile, sono riuscito a trovare quel film! Qua da noi si chiamava “Bruce Lee – il colpo che frantuma”. Devo ringraziare quel matto su youtube (tal MiRRRko) che ha avuto la balzana idea di fare un video-collage della Bruceploitation in italia.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Be’, ci sono andato parecchio vicino: “Monkey Kung Fu” è il film gemello di quello che ti avevo consigliato, “I maestri del kung fu”: stesso regista, stessi attori, trama simile 😉
        Dovrei averlo addirittura da pellicola italiana, poi consulterò l’archivio e nel caso mi sa che lo presento domenica fra gli Italian Credits 😉

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  4. Willy l'Orbo ha detto:

    Comunque i titoli di questi film sono davvero imperdibili, mi sto affezionando al genere anche solo leggendoli 🙂
    E le locandine vintage, pur falsissime, sono sempre chicche gustosissime, se ci fosse una Treccani delle vecchie locandine la comprerei subito!

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