Nuova tappa nel viaggio del cinema firmato da Michael Feifer, il cui nome sembra la versione maschile di Michelle Pfeiffer.
Lui non fa romantichelli, o almeno non tanti, è più specializzato in thrillerini e rispetto a Un killer tra noi (2016) lo trovo più “maturato”, tre anni dopo: si è infatti unito anche lui al club dei pazzi televisivi.
Come abbiamo visto, il genere “thriller poliziesco” gli viene un po’ piatto, e di sicuro Feifer non è un regista che si lasci notare per una visione pimpante delle sue opere – ne fa anche tante, forse non ha voglia di impegnarsi troppo in ognuna – ma stavolta la giovane Hannah C. Langley gli scrive una sceneggiatura perfettamente in linea con i pazzerelli televisivi che tanto ci piacciono.
Ecco dunque Evil Intent, noto anche come Psycho Nurse o uno stranissimo Munchausen by Internet, che non capisco che diamine voglia dire.
Andato in onda in patria il 20 luglio 2019, Rai2 lo presenta nella prima serata del 3 settembre 2021, con il titolo Quella famiglia è mia. Se vi sbrigate lo trovate ancora su RaiPlay.
I thrillerini televisivi hanno tutti la stessa identica struttura: un prologo in cui la cattiva si mostra cattiva, un primo capitolo in cui si conquista la fiducia dei protagonisti buoni, un secondo capitolo in cui fa la sua cosa nella casa (come Frankie HI NRG), e infine un terzo capitolo con lo scontro finale. Chiude tutto un prologo in cui scopriamo che il cattivo è ancora cattivo.
Questo film non fa eccezione, quindi non è certo per la trama che lo si può gustare, bensì per la splendida prova di Lyndon Smith nei panni della vostra nuova infermiera assassina preferita.
Grazie a un approfondimento psicologico che è meno incisivo delle istruzioni di un dentifricio, sabbiamo che l’infermiera Gwen uccide la gente così, perché le va. Non c’è alcuna ragione precisa, interrogata sull’argomento non testimonia neanche una furia omicida o un piacere perverso: mette insieme lunghi ed elaborati piani per uccidere la gente quasi solo per passare il tempo. Probabilmente collezionare francobolli le darebbe più piacere, ma ormai ha scelto questo hobby e tant’è.
La famigliola felice che ora ha puntato è quella composta da Mira (Abbie Cobb) e suo marito Todd (Sean Faris: ve lo ricordate quando nella prima decade del Duemila era una nuova promessa marziale? Che tempi…). Chiude il quadretto il figlio affetto da distrofia muscolare.
Non esiste alcuna spiegazione nell’agire dell’infermiera, ma da qualche particolare pare di capire che forse Gwen stavolta prova qualche sentimento, al contrario delle sue precedenti uccisioni in serie qui si sente a casa: il piccolo Max che è stata assunta per accudire lo sente un po’ come figlio suo, e di sicuro vorrebbe coricarsi con il bel maritino.
L’unico ostacolo a questo schizzato sogno romantico è Mira, la moglie amorevole e madre affettuosa… E allora a cosa serve essere un’infermiera assassina?
Mentre con i testimoni che rischiano di portare alla luce la sua attività Gwen non ci va giù leggera, e distribuisce coltellate come se piovesse, con Mira deve giocare di fino, avvelenandola lentamente, così da renderla fiacca e assente: ci penserà lei ad occupare il posto della donna nella famigliola.
C’è una sotto-trama informatica un po’ raffazzonata, con Mira che fa amicizia on line con uno che garantisce per la bontà dell’infermiera, chiaramente un falso profilo gestito da Gwen stessa, una roba di per sé non molto valida che però si somma a tante trovate: è un film che va per addizione.
Così abbiamo un continuo di trovate dell’infermiera che è difficile starle dietro, infatti la famigliola felice ci casca con tutte le scarpe. E sì che bastava vedere come un’infermiera assunta per badare a un bambino malato se ne andasse in giro per casa, per intuire che il suo obiettivo era sì il letto, ma non quello da ospedale.
Se la trama è scontata fino all’eccesso, identica a ogni altro thrillerino televisivo – e con un finale ridicolo e incomprensibile – la forza del film sta in un’attrice terribilmente convincente nel ruolo dell’assassina psicopatica: siamo sicuri stia solo recitando?
Per carità, siamo ben lontani dalle divertentissime trovate dei pazzi di Doug Campbell, qui ci troviamo in una media pazzia omicida, senza grandi picchi di divertimento televisivo, ma comunque nel triste piattume del genere è un titolo che un pochino si fa notare.
Riuscirà Michael Feifer a diventare un giorno un po’ più come Doug Campbell? Lo speriamo tutti.
Chiudo con la scheda del doppiaggio, mandata in onda da Rai2.
Personaggio | Attore | Doppiatore |
---|---|---|
Gwen | Lyndon Smith | Chiara Gioncardi |
Todd | Sean Faris | Fabrizio De Flaviis |
Max | Griffin Morgan | Arturo Sorino |
Mira | Abbie Cobb | Valentina Favazza |
Doppiaggio: DAT Edizioni.
Edizione italiana: Paola Tucci.
Dialoghi italiani e direzione del doppiaggio: Luigi Tesei.
L.
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Il titolo Munchausen by Internet vuole dare rilevanza alla trovata del finto profilo? Perché non mi pare che nessuno nel film abbia la sindrome di Munchausen. Detto questo Lyndon Smith sembra una bambola assassina, sembra proprio perfetta per il ruolo 😉 Cheers
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Il sorriso assassino della protagonista è l’unico motivo per vedere il film 😛
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È possibile che quel “Munchausen by Internet” si riferisca alla Munchausen per procura (“Munchausen by proxy”)? Facendo così riferimento alla sindrome che impone il far star male qualcun altro per attirare invece l’attenzione su noi stessi, e contemporaneamente giocando sui diversi significati in inglese della parola “proxy”…che messa così sembra già un film più interessante di questo qui 😛
Il giorno in cui ti stancherai di guardare e recensire questi filmacci ci rimetteremo tutti, “per procura” 😀
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Geniale il tuo gioco di parole! Troppo intelligente per gli autori di questi film: magari inconsciamente era quello che volevano dire, ma hanno fallito miseramente. Decisamente meglio il titolo alternativo “Psycho Nurse”, più semplice e diretto 😛
Anche nella Z si può trovare qualcosa di interessante, e poi ormai è la nuova A: in un oceano di spazzatura, è impossibile riuscire a vedere solo prodotti di qualità, a meno che non si vedano solo 10 film l’anno 😛
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Io quest’anno di film ne ho visti 83, e ce ne sono soltanto 23 che potrei definire spazzatura. Ma va detto che io sono meno esigente rispetto a te, e quindi un film dev’essere una merda bella fetida perché io arrivi a stroncarlo in maniera così netta. I 23 film in questione (elencati nell’ordine in cui li ho visti) sono:
Caos
The Alphabet Killer
Once upon a time in London
L’uomo di vetro
Copycat – Omicidi in serie
Ispettore Callaghan, il caso Scorpio è tuo!!
L’urlo dei giganti
Italo
La tigre bianca
Goodbye mr. Holland
Un amico straordinario
Angeli d’acciaio
Spiral – L’eredità di Saw
Il Divin codino
Old
The Kelly Gang
La casa in fondo al lago
La sorella di Ursula
Il permesso – 48 ore fuori
Cry Macho
Basilicata coast to coast
The Hollow Point – Punto di non ritorno
Ti amo in tutte le lingue del mondo
A parte il penultimo film (di cui abbiamo già discusso), hai visto qualcun altro di questi escrementi?
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Al volo credo di averne visti parecchi, e la settimana prossima sarà tempo di bilanci zinefili 😉
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ciao, un piccolo errore di battitura: epilogo
“Chiude tutto un prologo in cui scopriamo che il cattivo è ancora cattivo.”
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ok
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Spero anche io che un giorno Feifer raggiunga le vette di Doug ma la vedo ardua, visto che parliamo di vette quasi inavvicinabili di Z e follia! 🙂
Detto ciò, il nostro si sta facendo discrete ossa nel genere thrillerini perché questo film lo vidi tempo fa e, leggendo la tua recensione, sono riemersi diversi dettagli, segno che un pocolino, rispetto alla massa, ha lasciato, soprattutto per la protagonista, particolarmente azzeccata!
Dai Feifer, continua così, l’Olimpo zinefilo (rappresentato non da un monte bensì da un abisso Z) è a un passo! 🙂
p.s. Sean…che finuccia!
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Piccoli Campbell crescono ^_^
Il nostro Feifer ha imboccato la strada giusta, con le infermiere assassine, speriamo che riesca ad inserire un po’ più di pepe e di pazzia nei suoi film, così da darci più emoZioni 😉
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L’idea del personaggio che sembra con la testa a posto e invece poi si rivela uno psicopatico è copiata da un altro film uscito l’anno precedente, Welcome home.
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Beh, premiando comunque la buona volontà (e l’infermiera assassina) di Feifer possiamo anche apostrofarlo affettuosamente con un “piccoli Campbell crescono” 😉
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Ha imboccato la strada buona, speriamo cresca in fretta.
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Fa sempre piacere che trovi il tempo di dare attenzione a questi “thrillerini” (ormai marchio registrato da Il Zinefilo). Sapere che il nostro zinefilo di fiducia si guarda la TV generica per tutti noi dà un senso di serenità.
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Sotto gli occhi me ne passano a secchiate, seguendo la follia archivistica nata per colpa tua – è bene sempre ricordare il colpevole ^_^ – e ogni tanto quando c’è un elemento particolare mi fermo anche a vederli. Purtroppo spesso non c’è niente da raccontare.
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AHAHAHAH, dietro ci sono sempre io. Il burattinaio
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Il figlio affetto da grave malattia ci dev’essere in questi film, per aumentare la sensazione che quella famiglia proprio non si meriti altro male.
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Il bello è che l’infermiera quel figlio non se lo copre di striscio, in quella casa fa tutto TRANNE che badare al figlio malato: ma che l’hanno assunta a fare? 😀
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Hanno assunto quella scartata del film Mrs. Doubtfire che si presentava dicendo “io non faccio il bucato, non lavo finestre, non batto i tappeti, non pulisco vasche da bagno, non pulisco water e non lavo i pannolini. Io non lavo per terra, non pulisco cantine, io non cucino e non leggo libri ai bambini”
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Mi sa, visto che la tata di questo film rispecchia perfettamente la descrizione 😛
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