Sudden Death (1995) A rischio della vita

Il loro era un piano meticoloso, le loro attrezzature del massimo livello, erano ben preparati, intelligenti e spietati. Ma non avevano tenuto conto… del pompiere!
È arrivato il momento di parlare di quando anche Van Damme è stato eroe diehardo.

Folgorato sulla via di Damasco (anche se in realtà era un cinema di Ostia!) nel 1990, nel 1996 ero già più che disamorato di Jean-Claude Van Damme, che per me ha toccato l’apice con Senza tregua (1993) prima della caduta. Paradossalmente ha iniziato a sfornare i suoi prodotti peggiori proprio quando ha iniziato a lavorare con grandi case.
Dopo film platealmente spernacchiati come Timecop (1994) e Streetfighter (1994) la Universal Pictures ha ancora il coraggio di investire nel belga, sperando forse che la sua acquisita notorietà porti qualcuno al cinema. Io ci andavo sempre, al cinema, insieme a tutti quelli che adoravano vedere Van Damme volare coi suoi calci assurdi: quando ha iniziato a fare l’eroe d’azione dei poveri di serie A non c’era più alcun motivo per pagare un biglietto.

Dalla serata di IRIS del 18 ottobre 2020 dedicata al compleanno di J.C.

Comunque forse la Universal non si fidava poi così tanto di J.C., infatti il saggio Action/Spectacle cinema (2000) mi rivela che tutto nasce dalla famiglia Baldwin. No, non quegli Baldwin.
Howard Baldwin è un produttore cinematografico ma è anche il proprietario della squadra di hockey dei Penguins di Pittsburgh, e sua moglie Karen Elise Baldwin guarda caso se ne è uscita con un soggetto che in pratica prende Die Hard (1988) e lo cala in uno stadio – il Pittsburgh Civic Arena – proprio durante una partita dei Penguins, così da assicurarsi ambientazioni e comparse sportive senza problemi.
Infatti il film si apre con Van Damme che parla in francese con il vero giocatore Luc Robitaille, scambiandosi opinioni di alta filosofia sportiva…

Saggezza popolare di un vero sportivo

Il titolo Sudden Death è intraducibile in italiano, perché l’italiano non esiste: invece in itanglese si potrebbe tradurre con Golden Goal, perché – stando a quanto viene spiegato nel film – come nel calcio è quel momento particolare di una partita in cui il primo che fa punto vince. (Anche se scopro non essere più in vigore nel calcio dal 2004.)

Arriva sul tavolo della censura italiana il 20 aprile 1996 e si becca subito un divieto ai minori di 14 anni, viste le «scene di violenza e la truculenza di talune immagini». Mi trovo d’accordo con la motivazione, non perché si veda chissà che violenza, ma perché è tutta assolutamente gratuita: vengono uccise tipo mille persone senza alcun motivo, e tutte con una violenza eccessiva rispetto alla situazione, con scene che ne risultano odiose.
Malgrado i ricorsi, il divieto rimane, scomparendo per magia nel febbraio 2002, scopriremo più sotto il perché.

Esce nei cinema il 19 aprile 1996 con il titolo A rischio della vita.
Presentato in VHS CIC Video, il film nel gennaio del 2000 si sdoppia: la Universal lo vende in VHS, la Columbia (Sony) in DVD.

Arriva su Italia1 l’11 dicembre 1998, in seconda serata dopo il decisamente migliore L’ultima missione (1994) con Dolph Lundgren. Lo ritroviamo in prima serata solo il 12 marzo 2002: ecco la data che spiega il perché sia stato fatto decadere il divieto ai minori di 14 anni, altrimenti Mediaset non l’avrebbe potuto mandare in onda in prima serata.

Il produttore Baldwin ha gentilmente concesso l’ambientazione unica della vicenda

Malgrado la famigliola Baldwin abbia preparato il piano perfetto – un intero stadio a completa disposizione, giocatori compresi, e un soggetto che si scrive da solo – il problema è che alla sceneggiatura c’è uno svogliatissimo Gene Quintano, che ha esordito nel cinema scrivendo Allan Quatermain e le miniere di re Salomone (1985) e il suo sciagurato seguito, oltre che Scuola di polizia 3. Tutto da rifare (1986) e amenità varie.
Prima di scomparire ha fatto almeno in tempo a scrivere e dirigere Palle in canna (1993), capolavoro per cui gli si perdona tutto.

Quintano forse non ha voglia di scrivere questo film, forse aveva da fare e ha buttato giù le prime stupidate che gli sono venute in mente, fatto sta che la sceneggiatura semplicemente non esiste: ci sono scene copiate da Die Hard (1988) e poi c’è il vuoto. Solo quest’ultimo è interpretato da Van Damme.

Proprio la faccia dell’eroe diehardo

Il super-cattivissimo Joshua Foss (Powers Boothe) prende possesso dello stadio sterminando tipo un milione di persone in cinque minuti. Fargli organizzare un piano che nasconda una semplice rapina era troppo complesso per lo svogliato Quintano, quindi si va subito alla rapina e Foss si sbraga sul divano a dire frasette stupide da cattivo dei fumetti.

È bello essere cattivo

I cattivi non avevano tenuto conto che per lo stadio si aggira un pompiere radiato dal corpo, Darren McCord (Van Damme), che per di più ha portato i figli a vedere la partita. Se McClane dovrà salvare la moglie, McCord dovrà salvare la figlia.
Che poi è un pompiere canadese: dici McCord e pensi subito al Canada…

Quindi ora McCord inizia ad attuare le tattiche di guerriglia di McClane? No, inizia a girare per corridoi cercando bombe per disattivarle, e le trova tutte semplicemente cercandole dove le metterebbe lui. Il che forse giustifica l’essere stato radiato dal corpo dei pompieri, visto che sembra avere un animo dinamitardo.
Tutto il film passa con McCord che disattiva bombe e salta di qua e di là: potevano chiamare un acrobata del circo, che c’entra Van Damme? Infatti è lui solo nel 20% delle scene, il resto è una lunga sfilza di controfigure inquadrate sempre di faccia, per capire l’alta qualità con cui è stato girato il film.

Il poliziotto nero che sostituisce il poliziotto nero di Die Hard

Visto che teoricamente Van Damme è noto per i combattimenti, facciamolo combattere per qualche fotogramma, magari contro un nemico cattivissimo… Un pinguino pupazzone!

Io ti spelo in due!!!

All’epoca trovai particolarmente dolorosa la decostruzione che Van Damme fece di sé come lottatore, cercando sempre o il ridicolo o la scena “sporca”, perché sembrava più da “film di classe”. Non lo era, era solo robaccia che ha spezzato il cuore a noi fan.
Vedere lunghe scene di scoordinata rissa da bar, anche se nelle cucine dello stadio, piena di colpi sporchi e violenza assolutamente inutile e fastidiosa, ammazza subito il film, così poi il resto va via liscio, privo di qualsiasi attenzione.

Comunque a me pare stia vincendo il pinguino pupazzone

Il confronto finale con il super-cattivo è negato, invece non poteva mancare la caduta di quest’ultimo, per l’occasione all’interno di un elicottero che crolla nello stadio. Una scena ambiziosa resa malissimo ma che dà alla perfezione il senso di tutto il film: una poveracciata di cattivo di gusto ma girata coi soldi.

La scena tristissima che chiude in bruttezza il film

A Peter Hyams voglio bene sin dai tempi di Atmosfera Zero (1981), ma è chiaro che gli anni non sono stati gentili con la sua arte, e l’incontro con Van Damme non è stato solo deleterio per lui, ma anche per suo figlio John, visto che diventerà cantore del belga. Un gioco triste in cui non vince nessuno.

Van Damme che come aquila sullo stadio vola….

Rivedere A rischio della vita a più di vent’anni di distanza è stato ancora più sgradevole della prima volta, perché oggi che il cinema è morto e i film sono girati con il PC di casa vedere l’alta qualità della Universal di quei tempi fa male al cuore: un minimo sforzo e avrebbero potuto tirar fuori un gioiellino, con addirittura una fotografia e il gusto per le inquadrature, invece si è buttato tutto via in modo pessimo.

Di sicuro Van Damme è il più fiacco degli eroi diehardi, visto che non fa nulla per l’intera vicenda se non prendere botte e aggirarsi per corridoi.

L.

P.S.
Ricordo che questo film è stato rifatto, pressoché identico, con Welcome to Sudden Death (2020), ma per fortuna Michael Jai White qualcosina la fa.

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25 risposte a Sudden Death (1995) A rischio della vita

  1. Fabio ha detto:

    Il mitico Powers Boothe,con la faccia che aveva……non mi ricordo nemmeno se abbia effettivamente interpretato un personaggio positivo nella sua carriera! A parte il senatore Rourke di “Sin City”,l’ultimo suo ruolo che adorai letteralmente fu’ il polizziotto del bellissimo “Frailty” di Bill Paxton,film da pelle d’oca letteralmente!!

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  2. Zio Portillo ha detto:

    La “Sudden Death” inizialmente era stata tradotta letteralmente come “morte istantanea”. E quando avevano fatto le prove della regola sportiva nei tornei estivi si sono accorti, con abile mossa di marketing, che la “morte istantanea” non piaceva alla gente.
    Quindi ecco il “Golden Goal”, durato poco per nostra sfortuna (Europei 2000).

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  3. Cassidy ha detto:

    Dopo John Woo in contumacia Sam Raimi, Van Damme aveva davvero toccato l’apice, però questo per la tua rubrica sugli eroi “Diehardi” è perfetto, purtroppo non lo è il film, davvero il Belga quando ha lavorato in produzioni costose, ha anche sfornato film inferiori come qualità, purtroppo aggiungo anche. Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Anche in questo film, che sembra costoso ma in realtà è abbastanza pezzente, comunque la qualità è alta: ottima fotografa, larga disponibilità di mezzi, un bravo regista (anche se appannato), e invece niente, tutta roba sprecata.

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  4. Lorenzo ha detto:

    Io non l’avevo mai visto, l’ho trovato divertente. Dopo sono venuto a vedere se c’era la recensione sul Zinefilo, sicuro che l’avresti disprezzato: e infatti, anche se con qualche giorno di ritardo, così è stato 😀
    Qualche giorno fa, visto che questo l’avevo trovato piacevole, ne ho visto in TV un altro dove Van Damme fa l’infiltrato in un carcere: ecco, quello mi ha annoiato.
    E ovviamente Timecop (che ho visto per la prima volta poco tempo fa) secondo me non è male 😛

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Abbiamo i gusti al contrario 😀
      Sono d’accordo che il mitico “Colpi proibiti” visto oggi sia improponibile, e onestamente lo era anche all’epoca, ma è stato il primo film ad essere importato in Italia dopo il successo di “Senza esclusione di colpi”, quindi ero in piena esplosione da fan spinto: avrei accettato di tutto, e in effetti ho accettato di tutto 😛
      Di “Colpi proibiti” salvo l’eccellente fotografia, molto ricercata per essere un filmucolo, e il mitico cattivo, l’Uomo dei Sogni: Patrick Kilpatrick da allora entrato nel novero dei miei villain preferiti, infatti gli ho dedicato una puntata della rubrica “Gli Eroi della Z in TV” ^_^
      “Timecop” l’ho considerato spazzatura quando è arrivato in Italia e in seguito ho di molto abbassato il giudizio 😛

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  5. Il Moro ha detto:

    Ok, sono andato subito a cercare su Youtube la scena della lotta col pinguino. Fa un sacco ridere, ma probabilmente è involontario. Comunque l’effetto straniante è riuscito!
    Una scena molto simile c’è nel film di Takashi Miike Yakuza Apocalypse, però fatta meglio.

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  6. Arcibaldo ha detto:

    Secondo me troppo cattivo, film godibilissimo che averne oggi non sarebbe poco. Per me gli hyams sono dei gran registi, adoro anche gli ultimi universal soldier. Non disdegno la zuffa da bar, lo street fighting al posto dell’arte marziale pulita, soprattutto in film del genere. E altro gran film con van Damme, per me, rimane maximum risk

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Siamo di gusti palesemente opposti, visti i film citati. Chiunque può fare una zuffa da bar, pochissimi possono compattere come Van Damme del 1995. E’ quanto rimprovero anche ad Adkins, che ripeterà in seguito la stessa carriera: essere unici al mondo e decidere invece di fare quello che fanno tutti.
      Al di là di questo, “Sudden Death” ha ancora una splendida fotografia che si mangia qualsiasi action moderno, ma è proprio questo che mi spinge ad essere cattivo: ha tanti mezzi per essere un grande film invece li spreca tutti, con l’eroe diehardo che si limita a prendere schiaffi e correre per i corridoi a disinnescare bombe. In “Die Hard” Bruce non fa niente di tutto questo, e infatti è un film che da solo ha scritto un intero genere.
      Il remake del 2020 dimostra il crollo totale della qualità dell’action, anche se almeno Michael Jai White ci regala qualche scena ghiotta, quindi nel confronto questo di Hyams ne esce vincitore, ma i film action diehardi di solito hanno una qualità molto più alta di questo “Sudden Death”.

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      • Arcibaldo ha detto:

        Su Adkins hai ragione, perché è davvero un mostro ed è anche giovane ma le capriole di boyka ho paura che siano un lontano ricordo. Van Damme, per quanto atletico fosse, non era Adkins, quindi il suo passaggio alle pistolettate non mi ha sconvolto più di tanto. Però ecco, non disdegno la rissa di Adkins in missione vendetta, non si possono fare sempre piroette.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Sicuramente fra i due c’è una differenza bella grossa: Adkins viene dalla gavetta e sa “lavorare in gruppo”, cioè partecipare a coreografie complesse, mentre Van Damme ha iniziato direttamente da protagonista combattendo sempre da solo: in tutti i suoi film storici prima prende le botte poi comincia a volare. Sono due stili diversi ma nei primi Novanta, con l’esplosione del genere che proprio J.C. ha avviato, le coreografie non erano molto complesse e invece erano molti di più gli eroi “solitari” nei film marziali. J.C. avrebbe potuto benissimo sfornare piccoli film marziali per diversi anni ancora, invece di lavorare per grandi case incapaci di gestire il cinema marziale. (Per Adkins pare ci siano stati problemi di salute, ma in realtà anche lui voleva fare l’action hero, anche se ha capito molto presto che è sempre un errore, come dimostrano tutti gli eroi marziali che hanno fallito nell’action di serie A.)

        So che quella rissa di “Missione Vendetta” è molto amata, ma appunto è una rissa: onestamente preferisco una coreografia marziale a gente che si mena in un bar. Certo, ho sempre preferito le tecniche acrobatiche ma accetto anche combattimenti più duri, ma le risse da bar proprio non riesco a farmele piacere, infatti non riesco a farmi piacere quel film 😛

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  7. Willy l'Orbo ha detto:

    In primis, grazie per le citazioni di un film mitico come L’ultima missione, del golden goal (per rimembrare la fortuna che l’abbiano abolito!) e della pineta di Ostia…ah, no, era un cinema! 🙂
    Per quanto riguarda il film, dopo vari anni dalla prima volta, ne rividi pure io qualche spezzone non molto tempo fa in seconda serata e devo dire che non ne ricavai impressioni entusiastiche tanto da preferire a un certo punto il ritiro sotto le coperte. Tuttavia, non escludo che una visione a orario meno notturno avrei potuto reggerla in virtù di alcune pacchianate come lo scontro col pupazzone! 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Fra i diehardi è sicuramente il meno divertente, e con l’eroe meno attivo. Non un Van Damme da rivalutare, ma non sono oggettivo: il J.C. di questo periodo mi è particolarmente odioso, perché aveva i numeri per eccellere invece si ostinava al vuoto vacuo.

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      • Giuseppe ha detto:

        Ma infatti non credo ci sia granché da rivalutare: J.C. qui interpreta un personaggio che, visto quanto (poco) e come (non al top, diciamo così) gli viene richiesto di “combattere”, avrebbe quasi potuto essere affidato pure a un non professionista marziale. Risultato finale, al netto dei pregi tecnici? Lo guardo, lo trovo moderatamente divertente, e poi me lo dimentico ogni volta dopo i titoli di coda…
        P.S. Gene Quintano aveva preceduto il suo esordio ufficiale lavorando -ormai dimenticato dai più- con il nostro Ferdinando Baldi, vedi in particolare quello scult assoluto che è “Il tesoro delle quattro corone” (del tutto degno di apparire sul Zinefilo, un giorno) 😉

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        “Sudden Death” potrebbe essere interpretato da chiunque, non è richiesta alcuna dote fisica né prova di alcun tipo, visto che fanno tutto gli stuntman – senza il minimo tentativo di nasconderli – quindi se invece di Van Damme ci fosse stato Leonardo Pieraccioni non sarebbe cambiata una virgola. Ecco perché stimo molto poco sia questo che gli altri film coevi di J.C., semplicemente perché si è gettato a corpo morto nella vuota banalità, interpretando film come ce n’erano a secchiate nelle videoteche dell’epoca, spesso molto più divertenti.
        P.S.
        In effetti dovrei approfondire la carriera di Quintano.

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  8. Seagale ha detto:

    Qualcuno mi dice perche’ la scena dell elicottero e’ venuta male? davvero..m interessa.
    La fotografia di questo film non e’ al pari di altri blockbuster? cambia giusto la regia e il montaggio..ma le luci e le inquadrature sono professionali….come mai dite questo?
    Ciao

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Indiscutibile, la fotografia è ottima e anche la regia e tutto il resto: parliamo sempre di Peter Hyams, un regista che due decenni prima è stato un grandissimo nome del cinema.
      Il problema è che la scena finale ritrae un elicottero che viene fatto calare lentamente con una corda dal tetto fino al pavimento, dove poi partono dei fuochi d’artificio della Festa dell’Unità: in nessun momento sembra davvero una scena catastrofica, malgrado il montaggio cerchi di rendere dinamico un qualcosa di drammaticamente statico.
      In quel 1995 dove i blockbuster provavano ad essere sempre più pirotecnici proprio per cercare di convincere il pubblico a non cambiare gusti in fatto d’azione – come in effetti stava facendo, premiando prodotti meno “caciaroni” – Hyams gioca al ribasso, avendo in mano davvero poco e cercando di pastrocciarlo in modo che sembri tanto.
      Lo stesso anni esce “Facile preda” con Baldwin e la modella Crawford, un film spernacchiato da tutti già allora, eppure ha una qualità tecnica nettamente superiore a questo: e lì le esplosioni sono dannatamente grandiose, con un montaggio che non sta cercando di massimizzare il poco ma di valorizzare il tanto.
      Nessuno mette in dubbio i gusti, “Sudden Death” può piacere o meno, ma rimane un film non riuscito, infatti in patria non è rientrato neanche delle spese.

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