Quando su Prime Video trovi una locandina del genere, è chiaro che Zio (il dio della Z) ci è propiZio.
Un tris d’assi della Z impegnato in un filmucolo assurdo che trasuda inguardabilità da ogni fotogramma: come si fa a resistere? Persino il più allergico al western, come il nostro amico Willy l’Orbo, sono sicuro che un’occhiata gliela darebbe.
Sto parlando di West of Hell (giugno 2018), che non ho trovato in home video: che sia una scottante esclusiva di Prime Video?
Una piccola casa affida al giovanissimo regista Michael Steves l’ingrato compito di tirare fuori un film dal niente, con una sceneggiatura firmata da gente che si chiama Bubba Fish: non invidio per nulla ciò che il povero Steves avrà dovuto sopportare.
Di sicuro il primo problema è ricreare un’ambientazione western con tutti i costi che l’operazione comporta: come fare, visto che qui il budget sicuramente sarà stato di due mele o poco più? Be’… giriamo di notte con la nebbia! Che ci vuole?
Per ridurre a zero i costi gli autori hanno un’idea in effetti geniale: ambientare l’intera vicenda su un treno, che così si risparmia sulle ambientazioni. Non ho trovato informazioni sicure, ma credo che abbiano usato uno di quei treni d’epoca (o ricostruiti uguali), magari conservato in qualche museo: avvolgendo il tutto con il fumo, girando nella notte più scura, il gioco è fatto.
Tanto ciò che conta qui è l’interazione fra gli Eroi della Z chiamati alla pugna.
Sul treno viaggia una signorina di famiglia ricca, Annie Hargraves (June Laporte), che il padre ha dotato di una ben strana guardia del corpo: il mercenario Roland Bursley, cioè uno che per definizione lavora per chi lo paga meglio. Non mi sembra una scelta ottimale, soprattutto se il mercenario ha la faccia da infame di Michael Eklund.
L’attore canadese appare dovunque, nelle produzioni cine-televisive di basso livello, e di solito è il cattivo, o l’infame, o lo spione e via dicendo. Qui addirittura è il mercenario dal cuore d’oro, l’eroe positivo della vicenda: un ruolo davvero inedito per l’attore.
Quando un omone col faccione di Tony Todd ti si siede accanto in treno, non c’è da star tranquilli, soprattutto se ambisce e scuoiare viva la signorina Hargraves. Si tratta di Jericho Whitfield, un ex schiavo liberato che ora gira il West dando la caccia ai suoi ex padroni, vendicandosi su di loro degli orrori subiti in schiavitù. Sua figlia gli è stata massacrata sotto gli occhi, e ora vuole rifarsi sulla Hargraves, figlia del suo ex padrone.
Lo scontro col mercenario Bursley è intrigante e lascia sperare in una vicenda da “assedio in treno”, ma purtroppo dopo pochi minuti è chiaro che la trama è tutt’altra.
Girando per i vagoni (non è chiaro perché) Bursley trova uno scatolone misterioso, e quando in un treno trovi uno scatolone misterioso che fai? Non lo apri? Certo che lo apri: chi di noi non ha mai aperto scatoloni misteriosi trovati in giro? L’interno è vuoto ma è chiaro che “qualcosa” si è appena liberato nel treno.
D’un tratto tutti i personaggi cominciano a vivere strane esperienze, ad incontrare persone che non possono essere sul treno, anche perché sono morte da tempo, e velocemente la situazione è chiara: ognuno sta affrontando i propri “peccati” commessi.
Un’entità demoniaca costringe ora i personaggi ad affrontare varie prove, da cui dipenderà il futuro eterno della loro anima, e qui il film crolla verticalmente. Si parlotta per far passare il tempo, ma sono pur sempre 80 minuti di un’unica location con tre capisaldi della Z circondati da attorini improvvisati. Non è proprio un gran spettacolo.
Ah, dimenticavo di introdurre il terzo Eroe della Z, l’eminenza grigia che appare solo per pochi minuti ma basta ad essere l’unico elemento di forza del film. Quando i protagonisti si troveranno al cospetto del Diavolo in persona… non stupisce che abbia il volto di sua maestà Lance Henriksen.
So che da questi prodotti non ci si può aspettare chissà che, ma da un weird western con tre Eroi della Z ho avuto l’ardire di sperare in qualcosa di un pochino più divertente. Invece l’elemento paranormale è solo una scusa per lunghe scene noiose, effetti speciali dozzinali e allungatura di brodo terrificante.
Forse se avessero continuato la vicenda che copre i primi minuti di film, cioè lo scontro fra l’ex schiavo e il mercenario per mettere le mani sulla ricca rampolla, sarebbe venuto fuori sempre un prodotto di serie Z ma almeno divertente.
Un’occhiata la merita ma siete avvertiti: consigliato esclusivamente per gli amanti perduti della Z più spinta.
L.
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Bubba Fish è chiaramente il nome inventato che fornisci al controllore sul bus quando non hai il biglietto tipo gag di Aldo, Giovanni e Giacomo. Le facce sono notevoli, il logo è figo, la locandina funziona, vuole dire che il film è un grande nulla, peccato e proprio per questo Prime Video non poteva perderlo 😉 Cheers
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Come va di moda dire fra i giovani, è un “guilty pleasure” vedere un film del genere: sai già che sarà una stupidata, ma con quella locandina e quelle facce non puoi proprio resistere 😛
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Con questa presentazione, nonostante due idoli come Todd e Henriksen, temo che non starò a perdere tempo con la visione… :–/
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Non posso darti torto, è davvero roba inguardabile, però capisci che il richiamo della Z è davvero potente ^_^
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Guarda, c’è intero (tutti i suoi 80 minuti) su YouTube, ho messo l’inizio e fa male agli occhi. Meno male c’è il Zinefilo che si sacrifica per noi! :–)
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Ahahah così sei sempre informato sui film da NON vedere 😛
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Alcuni proiettili vanno schivati, come ci insegna Keanu Reeves! :–D
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Ormai meglio limitarsi ai trailer e alle locandine. Vedere il film intero è un optional non sempre necessario 😀
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In questi casi fra locandina e trailer già sai tutto, è come se il film l’avessi già visto 😛
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Confermo: essendo annoverabile tra gli “amanti perduti della Z più spinta”, questa mia insana passione sconfigge l’allergia-western e mi spinge a ricercarne la visione. Mano a mano che la tua descrizione metteva in evidenza elementi putridi e scoraggianti, si incrementava la mia voglia. So che mi comprendi, in nome dell’empatia Z! 🙂
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Sono sicuro che la Z che secerne ogni fotogramma di questo film ti porterà a superare persino l’atavica antipatia per il western. Anche perché qui di western ce n’è davvero poco, anzi diciamo zero! 😀
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Su di me i film “teatrali”, girati in un’unica location con un pugno di attori, esercitano un’attrazione magnetica. Se la cosa è scritta bene e viene gestita con mano sicura, allora il prodotto che ne esce può essere dinamite pure.
Ma se si inizia a deviare il tutto mettendoci dentro il paranormale, l’esoterico, il diavolo e il dover affrontare i propri fantasmi del passato, allora passo la mano senza manco dargli una possibilità.
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La tua premessa mi trova d’accordo, ma capisci che nel momento in cui scrivi “se la cosa è scritta bene” tagli fuori almeno l’80% del cinema! 😀
Qui si svolge tutto in treno per ovvi motivi di budget, ma se fosse esistita una sceneggiatura sarebbe stato comunque un gioiellino: purtroppo non esiste niente che possa assomigliare, magari da lontano, ad una sceneggiatura.
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Ed è davvero un peccato, visti i nomi coinvolti. In caso contrario avrebbe potuto venirne fuori qualcosa di più divertente, magari come quel “Ghost Town” diretto dall’australiano Richard “Governor” McCarthy e prodotto da Charles Band nel 1988 (arrivato da noi sulla mitica Odeon TV con il titolo “La città maledetta”)…
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Non lo conosco ma mi sembra una gran chicca da recuperare 😉
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La bruttezza di questo film è notevole. Sempre western e sempre recente è anche “The Harder They Fall” che, pur con alcuni nomi di rispetto, riesce a essere imbarazzante comunque. Non credo però possa considerarsi “Z”.
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Tecnicamente “The Harder They Fall” non è Z, nel senso che ci hanno speso dei soldi, con bravi attori e bravi tecnici, ma sono perfettamente d’accordo con te: il risultato è lo stesso 😛
Con la differenza che da questo filmaccio ti aspetti la Z, da un film decantato come il grande “western nero” ti aspetti almeno un minimo di qualcosa, invece ottieni molto meno!
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