La nostra amica Vasquez, la Colonial Marine del Zinefilo, parte per una nuova missione: all’inseguimento dei sogni elettrici di Philip K. Dick.
L.
I sogni elettrici di Philip K. Dick
(parte terza)
di Vasquez
Episodio 5
Real Life
Il racconto: Un pezzo da museo,
noto anche come Il padiglione del passato
(Tutti i racconti 1954, Fanucci 2008)
Ci sono diversi modi di approcciarsi al proprio lavoro. C’è ad esempio chi si adegua alle regole entrando a far parte del meccanismo, la grande gerarchia che ricopre il pianeta come un manto grigio che uniforma ogni cosa. Ma c’è anche chi lo ama, il proprio lavoro. Vi si immedesima totalmente, e per cercare di svolgerlo al meglio esce fuori dagli schemi, da tutte le regole prefissate: infrange le norme sull’abbigliamento ad esempio, o cambia il proprio modo di parlare. E questo è quello che fa di George Miller un eccentrico, quasi un fanatico. Controllore del padiglione riservato al ventesimo secolo, è un ricercatore talmente accurato che l’autenticità dei dettagli non ha eguali in nessuno degli altri padiglioni. Tutto è ricostruito fin nei minimi particolari, tanto che sembra quasi di fare un tuffo nel passato, entrando nel padiglione del ventesimo secolo.
Forse però George si è immedesimato un po’ troppo nel periodo di cui è esperto e crede di esserci finito dentro. O forse ha trovato un varco spazio-temporale e ora si ritrova a vivere la vita che ha sempre sognato. Proprio un classico racconto di fantascienza, con un finale alla Ai confini della realtà, e uno dei temi cari a Dick: l’impossibilità di distinguere la realtà dall’illusione.
Di nuovo ci sono strani nomi per i dispositivi tecnologici, senza che gli stessi vengano descritti. Qui abbiamo un «roboautista del mezpub» che in originale è the robot pubtrans driver.
«Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da un sogno così non ti dovessi più svegliare? Come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà?». Queste sono le parole che Morpheus rivolge a Neo quando si accinge a farlo uscire dalla matrice. Parole che potrebbero essere usate tranquillamente come spot per questo episodio, che forse è quello che paga di più il fatto di essere uscito a così tanti anni dalla stesura del racconto da cui è tratto. È impossibile non vedere i rimandi ai diversi film sull’impalpabilità del mondo reale – uno fra tutti Atto di forza (1990), giusto per rimanere in tema dickiano – ma sfido chiunque a cercare di capire quale dei due mondi in cui si muovono i personaggi sia quello vero (io non sono mica convinta…). Bravi tutti gli attori tra cui mi piace ricordare Lara Pulver.
Episodio 6
Human is
Il racconto: Umano è
(Tutti i racconti 1955-1963, Fanucci 2009)
Lester Herrick è un uomo odioso, freddo e disumano. Votato a nient’altro che il suo lavoro, tratta sua moglie come una schiava, detesta tutti i bambini, e pensa solo ai suoi veleni. Specializzato in tossicologia in campo militare, è un arrivista freddo e spietato. Sua moglie Jill ha intenzione di lasciarlo non appena tornerà da questo suo nuovo viaggio di ricerca su Rexor IV. Ha preso la sua decisione e nulla la farà desistere. Solo che quello tornato da Rexor IV forse non è suo marito, non proprio…
È vero, è una trama non proprio originalissima adesso, nel 2022 (e anche nel 2017, quando è uscita questa serie). Ma 68 anni fa, chissà…
Volevo scrivere questa recensione citando una battuta di Sarah Connor e nient’altro, ma poi mi sono resa conto che avrei spoilerato troppo. E quindi non metto niente. Non resta che gustarsi questo episodio: cara buona vecchia fantascienza d’altri tempi.
Episodio 7
Kill All Others
Il racconto: L’impiccato
(Tutti i racconti 1947-1953, Fanucci 2006)
Avendo passato tutto il giorno nello scantinato di casa sua, Ed Loyce non si è reso conto del passare del tempo, né di quello che è accaduto all’esterno mentre lui era in tutt’altre faccende affaccendato. Mentre si reca al negozio di televisori di cui è titolare verso le cinque di quel pomeriggio, in tempo per mandare a cena i suoi dipendenti e imprecando per la cronica mancanza di parcheggio, nota qualcosa di strano penzolare da un lampione vicino ad un’unica panca, qualcosa che gli fa drizzare i peli sulla nuca. E da vicino le cose non migliorano, perché quella forma scura non è una trovata pubblicitaria e non è un pupazzo.
È un corpo, il corpo di un uomo di mezz’età col vestito lacero, pieno di macchie, sporco di fango; un uomo che Loyce non ha mai visto. Ma non è tanto questo il problema, no. Il vero problema è che quel corpo di uno sconosciuto, appeso lì sotto gli occhi di tutti, non sconvolge nessuno: i passanti gli gettano un’occhiata distratta e proseguono oltre e i negozianti nei dintorni non se ne crucciano. Del resto è stato lì per tutto il pomeriggio, si vede che deve stare lì.
Sempre più sbigottito Loyce apprende da due poliziotti di passaggio che a lui è sfuggita la spiegazione, la cosa è ufficiale, è tutto in ordine: quel cadavere deve penzolare dal palo. Solo che Loyce non conosce quei due poliziotti. È impossibile essere negozianti in una piccola cittadina per venticinque anni e non conoscere i volti di tutti i tutori dell’ordine, e quei due lui non li conosce. Sono sconosciuti, come lo sconosciuto appeso al lampione. Loyce farebbe meglio ad andarsene da Pikeville, ma non è detto che altrove la situazione sia migliore.
Ah, la paranoia! Quella sensazione che tutti ti osservino da dietro una lente, che tutti ce l’abbiano con te. Così, di punto in bianco. Ma tu non hai fatto niente. Non tu. Sei la persona più normale del mondo, tu. Eppure sembra che solo tu ti sia accorto di quello che ha osato dire il Candidato l’altra sera in televisione. Il Candidato, solo e unico. Infatti la nazione ha elaborato un sistema unipartitico per cui, grazie a un durissimo lavoro di selezione si è riusciti a scendere da cinquantadue candidati a uno solo, come «massima dimostrazione dei sommi poteri democratici di un’elaborazione collettiva», qualunque cosa voglia dire.
Il Candidato ha detto che bisogna «uccidere tutti gli altri». Ti ha fatto venire i brividi: quale politico si esprimerebbe mai in questo modo? E perché mai la cosa sconvolge solo te? Tu non vuoi uccidere nessuno. E poi chi sarebbero mai questi altri? Da quando è iniziata questa storia la tua vita sta andando in pezzi, sei stato ripreso al lavoro, e costretto a presentarti alle risorse umane per ben due volte in due giorni, e non è stato bello. Dicono che così si creano dei precedenti, che potresti essere messo sotto osservazione, e quando si viene osservati troppo da vicino chiunque può sembrare un po’ strano, un po’ svitato, un po’… altro…
(Continua)
Ringrazio di cuore Vasquez per questa sua “missione” e sono convinto che Phil avrebbe apprezzato.
L.
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Mi sono un po’ arenato con questa serie, ma conto di finirla, ormai quando vedo mascherine non riesco a non pensare al 2020, tutto molto alla Dick a ben pensarci. Cheers
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Appena è stato possibile toglierle il Covid è tornato a bussare alla porta: dobbiamo rassegnarci a vivere in uno dei futuri dickiani, fatto anche di mascherine.
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Spero che tu riesca a finirla, tra l’altro l’episodio con le mascherine è uno dei miei preferiti, ma penso che nessuno di noi riuscirà mai più a pensare alle mascherine senza reprimere un brivido…
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Ottima infornata di Dick, leggere i resoconti di Vasquez mi fa sempre più venire una gran voglia di confrontarmi con la serie e, essendo iniziata l’estate, credo che ben presto lo farò! 🙂
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In realtà spero sia quasi finita l’estate, visto che siamo al secondo mese di caldo assurdo, con siccità e incendi: mi sembra ovvio che non possiamo durare fino ad agosto in questo modo, quindi spero che il 1° luglio arrivi il freddo! 😀
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In realtà per me il buono della stagione estiva sono le ferie, che mi lasciano il tempo per dedicarmi a qualche serie, non certo il caldo che anzi mal digerisco, quindi sposo in pieno il tuo augurio per un luglio glaciale! 🙂
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Spero davvero che apprezzerai questa serie, Willy. Per me è stata una sorpresa che è andata migliorando strada facendo (a parte l’episodio “Crazy Diamond”).
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Saprò riferirti ma sono sicuro che garberà anche al sottoscritto! 🙂
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“Real Life” in effetti ha più di un rimando ad “Atto di Forza”, se consideriamo anche il “roboautista del mezpub” che nel film di Verhoeven viene descritto e realizzato con le fattezze di Johnny Cab (a cui presta la voce un sempre grande Robert Picardo) 😉
E oltretutto qui c’è la firma di Ronald D. Moore, già di per sé una garanzia per ogni appassionato di fantascienza che si rispetti…
P.S. Ti ringrazio per non aver spoilerato riguardo all’episodio “Human is”, visto che non ci sono ancora arrivato (pure se una mezza idea di come proceda -e finisca- la storia ce l’ho) 😉
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“Atto di forza” rispetta in pieno i temi preferiti di Dick, arricchendo poi il tutto con azione e una stupenda costruzione di un mondo futuro. E si può dire tranquillamente che dietro la scrittura di questa serie c’è chi conosce a fondo la materia (tra i produttori c’è anche la figlia di Dick). Ad esempio in “Kill All Others” hanno inserito le pubblicità a mò di ologrammi che Dick menzionava in “Vendete e moltiplicatevi”.
“Human is” mi è piaciuto perchè usa la fantascienza per parlare d’altro, e non può non far pensare ad un episodio di Star Trek 😉
In mezzo a tutto questo non mi riesco a spiegare l’episodio con Buscemi: a meno che non abbiano voluto tentare un raccordo col racconto “Ora tocca al wub”…ma non so se così ha ancora meno senso…
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Mi sa che ormai sei diventata molto più esperta di Phil di quanti in Italia affermino di amarlo 😛
Sappi che ti sei inguaiata: ogni volta mi servirà una consulenza dickiana verrò a bussarti, perché voglio vederlo ora il sedicente “fan” che ne sa più di te ^_^
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Ti conviene approfittarne fintanto che sono ancora fresca di lettura 😛
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Mi fate mangiare le mani e parte dei polsi per non aver letto quel racconto all’epoca del mio ciclo su “Atto di forza” 😛
P.S.
Viva, ora e sempre, Robert Picardo ^_^
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Il racconto da cui è tratto “Atto di forza” (We can remember it for you wholesale) fai sempre in tempo a leggerlo: è breve, divertente e non si perde in fronzoli, e mi piace pensare che Dick da dietro le porte di Tannauser abbia in qualche modo messo lo zampino in quella versione di “Atto di forza” dove si vede il gancio del fondale dipinto, per mantenere il dubbio fin oltre la fine del film così come nel finale del suo racconto.
Lunga vita a Robert Picardo 🖖
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Il racconto l’ho letto, ma avevo capito che il taxista meccanico provenisse da un altro racconto ancora: è passato parecchio dal mio speciale e la mia memoria ormai avrebbe bisogno di una revisionata alla Total Recall 😀
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Una bella revisione ai circuiti della memoria me la farei dare anch’io alla Recall 😀
No guarda: il tassista meccanico, il roboautista, il “Johnny Cab” automatico, Philip Dick l’ha messo un po’ dappertutto, e sono stati bravi in “Atto di forza” a rappresentarlo in quel modo. Forse allo scrittore sarebbe piaciuto un trasporto pubblico più efficiente, o forse immaginava un futuro in cui spostarsi sarebbe stato più semplice, certo però senza Arnoldone che si spazientisce e scardina tutto 😀
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Allora ho finalmente visto l’episodio 1. Solo che secondo il mio Amazon Prime spagnolo è… Real Life! Non ho idea del perché, ho visto che pure su wiki in inglese non è il primo.
Molto Total Recall, ha ragione da vendere la Vasquez, naturalmente, eppure… Spettacolo! Come scegliere tra le due realtà? E se ci troviamo ad essere felici, dobbiamo punirci perché (forse) non ce lo meritiamo? È vero che a volte facciamo scelte che virano verso il masochismo e non sappiamo nemmeno perché…
Bell’episodio, e gran cast!
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Per qualche strano motivo Prime Video ha ritenuto opportuno cambiare l’ordine originale degli episodi https://it.m.wikipedia.org/wiki/Episodi_di_Philip_K._Dick%27s_Electric_Dreams
Per fortuna la cosa è totalmente ininfluente ai fini della trama, e anche assolutamente incomprensibile 😀
Contentissima che ti sia piaciuto, l’ho apprezzato parecchio anch’io 😉
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Soprattutto io ho apprezzato le idee dietro alla trama che sono davvero avanti (anche se mi sarebbe piaciuto leggere il racconto del 1954 per capire quanto fosse già lì e quanto sia stato aggiunto dagli sceneggiatori)! Poi comunque mi è sembrata una serie fatta in modo competente!
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Nel racconto c’è parecchio anche se impostato in modo differente, io li avevo già letti tutti grazie alla raccolta in più volumi della Mondadori “Le presenze invisibili” del 1996. Ora è super-fuori-catalogo, ma la Fanucci ha ristampato tutto per fortuna.
Per quanto riguarda la serie, faccio “la danza della seconda stagione” tutte le sere 😀
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Ahahah! Son passati degli anni, e a quanto ne so Ronald D. Moore sta facendo altro (acclamatissimo tra l’altro), mi sa che la seconda stagione ha bisogno di molto più di una danza quotidiana… :–/
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