Dead in the Water (2018) Donne in mare

Torna sul blog la famigerata Syfy, il canale televisivo americano dedicato alla raccolta differenziata di filmacci fanta-horror fetenti, anche se stavolta la qualità tecnica è decisamente superiore rispetto al solito. (E ci voleva davvero poco.)

Presentato su quel canale il 27 ottobre 2018, Dead in the Water arriva su Rai4 lunedì 20 giugno 2022, trasmesso in prima visione “assoluta”. (Non è ben chiaro perché quell’aggettivo, come se esistessero prime visioni “relative”.)

Se vi sbrigate, lo trovate ancora su RaiPlay per qualche giorno.

Ottima fotografia: appena trovano una sceneggiatura è fatta

Mi fa piacere ritrovare Sheldon Wilson, regista di filmacci come Shallow Ground (2004), Kaw (2007), Super Storm (2011) e Shark Killer (2015), che recentemente ho raccontato alla regia di Screamers 2 (2009): per ora questo Dead in the Water pare essere la sua ultima fatica: che abbia deciso di rallentare la sua produZione di serie Z?

Qui siamo nel fanta-cinema di serie Z, dove nessuno può sentire urlare di disgusto gli spettatori, e visto che non ci sono soldi per niente, bisogna inventarsi scene bbuie e confusionarie: Wilson invece a sorpresa, e per la prima volta nella sua carriera, sceglie sì scene bbuie ma anche una fotografia da applauso e una qualità tecnica altissima, per essere un filmaccio di Syfy.

Le straordinariamente anonime protagoniste

La Amphitrite è una nave con equipaggio esclusivamente femminile: non viene specificato se sia una scelta voluta o semplice casualità. Fra donne di mare e biologhe marine con il mal di mare abbiamo un campionato vario di personaggi che d’un tratto si trovano a rischiare la vita.
Inseguendo una nave di pescatori di frodo – non ci viene detto se sia questo il mestiere delle protagoniste – la Amphitrite si trova davanti a quel fenomeno che è noto alla comunità scientifica come el nebiùn.

Totò ci aveva insegnato che quando c’è la nebbia non si vede, qui invece scopriamo che le navi affondano, se entrano in un banco di nebbia. Boh.

Il pericolosissimo el nebiùn aggredisce le nostre protagoniste

Con un motore rotto da riparare e il rischio di essere uccise dal nebiùn, le nostre eroine pensano bene di fare altro: una di loro ha visto tipo mezza ombra muoversi fuori dalla nave, il che è strano visto che sono di notte in mezzo a chilometri di mare in tempesta, una situazione in cui un’ombra che si muove è perfettamente visibile. E un avvio di sceneggiatura assolutamente credibile…
Scese su un canotto nel mare impetuoso – perché el nebiùn sa distruggere le navi ma è innocuo per i canotti – le nostre si girano chilometri di mare notturno fino a trovare quella mezza ombra, che era un naufrago alla deriva.

Lo sappiamo tutti cosa succede a tirare a bordo un naufrago, da Ore 10: calma piatta (1989) a Supernova (2000), quindi già la sospensione dell’incredulità se ne va a farsi benedire: ora non ci rimane che gustarci come moriranno male le protagoniste, che se lo sono meritato.
La particolarità di questa “situazione con naufrago” è che quando finalmente le nostre eroine capiscono che è il momento di far fuori quel pazzo, scoprono che non è la prima volta che l’uomo viene ucciso. Ecco che succede a recuperare sconosciuti in mezzo all’oceano, che questi poi sono così scostumati da non morire!

Voglio andarmene, non voglio essere un pessimo e fiacco avvio di vicenda

Immaginate di essere bloccati in mezzo all’oceano in tempesta, con el nebiùn che rischia di mandarvi a dormire coi pesci, con un motore che non vuole saperne di ripartire e con un misterioso naufrago pazzo che avete ammazzato (o almeno pare morto): qual è la cosa più ovvia che vi viene in mente di fare? Bravissimi, una bella autopsia del naufrago! Che le barche mezze rotte in balia delle onde in tempesta sono proprio un posticino comodo comodo per dissezionare un cadavere.

Riuscite a distinguere l’elemento “alieno” al corpo umano?

Le nostre geniali eroine mettono addirittura del nastro isolante attorno alla porta, per paura che sostanze sconosciute possa contaminare la nave, ma poi lo strappano via ed escono: e allora che cacchio l’avete messo a fare?
Dopo tutto questo, l’unico comportamento che trovo comprensibile è quello del mostriciattolo che vive nel naufrago: con tutto ’sto casino è chiaro che, infastidito, se ne esca in cerca di nuovi ospiti.

Qui c’è troppa caciara, vado a contaminare un organizzatore di rave party

Malgrado il mostro calamaroso alieno, che non si sa da dove venga – magari non è nemmeno alieno bensì un figlio di Cthulhu venuto in superficie – è ben animato al PC di casa, almeno in confronto alle porcate a cui Syfy ci ha abituati: oso immaginare che per questo film si siano spesi più dei consueti dieci dollari di budget fisso.
Il problema è che ’sto calamaro non basta da solo a giustificare l’intera trama: da dove viene? Come fa a inserirsi nei corpi umani? Perché dopo il “contagio” escono delle macchie sulla pelle? come funziona il “contagio”? Aggiungete pure la vostra domanda, tanto la risposta è sempre la stessa: silenzio stampa.

Bello il calamarone, se poi ci fosse pure una sceneggiatura intorno sarebbe meglio

La fotografia di Trevor Calverley è da leccarsi i tentacoli, in pratica l’intero film si basa su immagini splendide e inquadrature ben costruite, ma l’assenza totale di sceneggiatura – non a caso dai crediti sono assenti quelli degli scrittori del film! – funesta tutto con un enorme sbadiglio.
Forse erano più divertenti i mostroni caciaroni a cui Syfy ci aveva abituato: almeno sapevamo che cosa fossero e quale obiettivo avessero, cioè farci fare due risate. Qui non si ride ma si sbadiglia, anche se tecnicamente è un ottimo prodotto.

L.

– Ultimi filmacci su Syfy:

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27 risposte a Dead in the Water (2018) Donne in mare

  1. Cassidy ha detto:

    Bello il mostrino, la locandina e la fotografia, peccato che il resto si sia perso nel nebiùn 😉 Cheers

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  2. Fabio ha detto:

    Visto credo 2 giorni fà,alla fine io mi sono divertito,l’ho trovato un onesto intrattenimento a buon mercato,decisamente con una buona cura estetica,poi vabbè io da vero intenditore(eh eh),non sono il tipo che si perde un filmetto con mostrone,poi con il marchio Syfy mi si forma in volto un sorriso compiaciuto,ormai la mia è una tradizione,i loro film non me li perdo quando ho la possibilità di recuperarli!!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ovviamente la penso come te, non avrei mai resistito a un titolo Syfy e a una prima visione di Rai4 con mostro, soprattutto poi se con una fotografia così curata e una qualità palesemente superiore al prodotto medio Syfy, però sarebbe bastato davvero pochissimo a tirar fuori un gioiellino oscuro, invece del vuoto totale che ne è derivato.
      Sicuramente merita una visione, ma mi sono divertito molto meno di quanto avrei immaginato 😛

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  3. Willy l'Orbo ha detto:

    Comunque questi giorni, tra una recensione e l’altra, mi stai facendo venire una sana acquolina in bocca Z…(come se non l’avessi già di mio SEMPRE)! 🙂
    E sottolineo che mamma RAI(4) non è nuova a queste primiZie! 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Anzi, di solito quando appare il bollino 1TV su Rai4 c’è la sfregarsi i tentacoli pregustando piaceri proibiti di Z pura. A volte sono primizie, a volte occasioni mancate. Comunque bisogna essere onesti, Rai4 sceglie i prodotti almeno tecnicamente superiori, quelli cioè che magari non hanno una sceneggiatura solida ma la tecnica è buona.
      Questo rimarrà su RaiPlay fino a lunedì o giù di lì, quindi ti consiglio di dargli un’occhiata veloce, magari con un tentacolo sull’occhio 😛

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  4. Austin Dove ha detto:

    l’ho visto martedì a me piacque molto
    secondo me, a livello ecologico, il mostro è una creatura della fossa delle marianne di tipo parassitoide che è stata scoperta dall’azienda che cerca il petrolio; non ho capito perke si scopra essere anfibia ma i segni che lascia sono [le ventose/ i morsi] e da bravo parassitoide agisce sulla preda a livello chimico-biologico

    bella fotografia e una trama bella densa senza scene morte
    secondo me la sceneggiatura non era male: con una biologa e un’infermiera in nave era scontato che avrebbero esaminato il cadavere perke non sapevano né riparare il motore né far andare la nave;

    e sono scappate dall’autopsia perke la scem… l’infermiera mancata si era tolta la maschera di protezione e i guanti: appurato che era un parassitoide di grandi dimensioni non c’erano rischi biologici se non di essere attaccate

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Tutte spiegazioni e motivazioni valide, il cui unico problema è che me le avrebbe dovute fornire l’autore, non tu 😀
      Quando è lo spettatore che scrive la sceneggiatura, trova motivazioni e giustifica comportamenti, vuol dire che l’autore se ne è andato per fratte, fregandosene del prodotto, e in effetti è proprio così, visto che lo sceneggiatore si è vergognato troppo per firmarsi.

      In assenza TOTALE di spiegazioni di qualsiasi sorta, ti propongo un’alternativa.
      Uno dei figli di Cthulhu è stato risucchiato in superficie per caso, trascinato in alto dall’azione congiunta del mare in tempesta e delle reti a strascico dei pescatori di frodo. Preso possesso del primo corpo che trova, non potendo vivere al di fuori dell’acqua – che in quanto psicopompo è traghettatrice di tutte le anime, sia quelle buone che quelle infernali – comincerà a fare di tutto per sopravvivere ai tentativi delle donne di sfuggire all’imminente contagio dei Grandi Antichi.

      La scena dell’autopsia ha un spiegazione meno affascinante: il regista ha appena visto al cinema quella spazzatura di “Alien: Covenant” (2017) e ha voluto ricopiare identica la scena dell’infermeria: la donna che guarda dall’oblò, la creatura che fuoriesce dal corpo, e via dicendo. Meritandosi così biasimo doppio, perché copiare da uno dei più brutti e cialtroneschi film della storia dell’universo merita solo fischi e pernacchie 😛

      Scherzi a parte, non è che un film debba spiegare tutto per filo e per segno, ma neanche lasciare vuoto totale così che poi siano gli spettatori a inventarsi una trama.
      Come film è tecnicamente da applauso, per essere una delle robacce di Syfy, ma con qualche parola in più sarebbe stato ancora migliore.

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      • Austin Dove ha detto:

        Ma secondo ci sono nel film
        Forse io avendo studiato quelle cose, seppur superficialmente, le ho collegate meglio

        Dopo tutto mi sono approcciato al film proprio per il parassitoidismo

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Di sicuro il cinema dei parassiti è bello arzillo, anche se di solito sono fortemente debitori dei Baccelloni, di Alien o dei Trifidi. Di sicuro avrai visto film scritti molto meglio di questo 😛

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      • Austin Dove ha detto:

        Cerca parassitoide, è diverso da parassita ^^
        E di parassitoide al cinema ne esiste solo uno

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Ricevo segnali contrastanti: se di parassitoide al cinema ne esiste solo uno, sarebbe quello ritratto in questo film?
        Dubito che i vari autori di classici sul parassitismo abbiano studiato così a fondo le sottigliezze con il parassitoidismo, visto che poi inventano biologie aliene non certo ascrivibili a quelle terrestri. Temo sia molto più plausibile l’antica arte dello “scopiazzoide”, quella sì ampiamente studiata dal cinema 😛

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      • Austin Dove ha detto:

        al cinema ne esiste solo uno: lo xenomorfo

        da wikipedia:
        Il concetto di parassitoide è teoricamente estensibile all’intero ambito degli organismi viventi, tuttavia per la sua frequenza e per l’alto grado di caratterizzazione si applica in campo entomologico: nel parassitismo propriamente detto si possono riscontrare particolari adattamenti affini a quelli del parassitoidismo, ma nel complesso l’interazione tra i due organismi si riconduce ad un rapporto di simbiosi parassitica. Al contrario, il parassitoidismo vero e proprio presenta simultaneamente diverse peculiarità che lo differenziano dalla simbiosi parassitica avvicinandolo al rapporto di predazione.

        I parassitoidi e i loro ospiti si riscontrano in generale nell’ambito degli Insetti, pertanto nell’accezione comune del termine, il parassitoide s’identifica in un insetto entomofago che occupa nicchie ecologiche altamente specifiche.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Sì, avevo letto. E’ difficile prendere sottigliezze scientifiche tali e applicarle al mondo del cinema, dove a comandare è tutt’altro. Infatti lo xenomorfo è copiato pari pari da altri esseri precedenti, che a questo punto non so più come definire, visto che non corrispondono alle wiki-definizioni 😀
        Lo xenomorfo è proprio il tipico esempio di scopiazzo che al cinema funziona sempre: in fondo il concetto stesso di copiare da qualcuno non è una sorta di parassitismo???

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      • Austin Dove ha detto:

        io direi evoluzione

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      • Giuseppe ha detto:

        Attento: con la tua spiegazione Chthuliana ti sei allontanato da “Dead in the water” per avvicinarti al britannico “The Creature Below” (disponibile integrale sul Tubo) 😉
        Quanto al film un recupero glielo concedo senz’altro, RaiPlay o non RaiPlay…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Con le storie di “mostri in mare” è davvero difficile inventarsi qualcosa di diverso dai classiconi: di solito sono storie che rimandano ad altre storie, anche perché stare in mezzo al mare o in mezzo allo spazio è in fondo la stessa cosa 😛

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  5. Madame Verdurin ha detto:

    Eh certo, quando non riesci nemmeno a inventarti un nome fasullo di sceneggiatore da inserire nei credit come puoi scrivere la sceneggiatura del film?? XD

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  6. Sam Simon ha detto:

    L’idea, per quanto non originalissima, poteva pure funzionare con un reparto tecnico per una volta non immondo… Peccato per l’occasione sprecata!

    E grazie per il link al blog! :–)

    Da leccarsi i tentacoli… X–D

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  7. Pingback: Parassitoidi al cinema: Xenomorfi – Il Blog di Tony

  8. nicholas ha detto:

    questo film non mi è piaciuto per niente nonostante l’idea di un calamaro alieno poteva essere interessante poteva anche essere sfruttata meglio e invece non è stato cosi e poi non si capisce molto bene come va a finire nel senso se il mostro muore o no.

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