Nel 1972 la narrativa d’intrattenimento dà voce alla rabbia popolare e testimonia il crollo rovinoso delle istituzioni: polizia e politica sono colluse con quei criminali che fingono di combattere, quindi la giustizia vera può arrivare solo… da un Punitore.
Come in un grande gioco del telefono, il messaggio dei graffianti anni Settanta si è ormai trasformato in qualcos’altro, e della denuncia sociale e morale non è rimasto molto: sono rimasti solo i giustizieri fai-da-te a basso budget.
Se il minuscolo Eye of the Tiger (1986) aveva dalla sua una regia non disprezzabile, bravi attori e soprattutto Gary Busey protagonista – che basta da solo a vendere il film – ripetere la stessa identica storia senza nessuno di questi punti di forza significa ambire all’anonimato più totale. Oppure no?
In quel mondo di giustizieri da due spicci che è la fine degli anni Ottanta un giorno David Heavener si è posto il dilemma che tutti gli anglofoni conoscono, visto che John Milton lo studiano a scuola: meglio regnare all’inferno o essere schiavi in Paradiso?
Heavener porta il Paradiso nel cognome e la Z nel cuore, quindi trova la terza via: regna all’inferno… e porta Dio con sé!
Presentato sul mercato estero nel 1987 – temo con zero risultati – e portato nelle videoteche americane solo nel febbraio 1989, Outlaw Force è l’esordio di David Heavener, eroe della Z che scrive, dirige e interpreta i suoi minuscoli filmetti cialtroni pieni di giustizialismo fai-da-te e pistoleri della domenica.
Le videoteche arrideranno alla sua faccia da Z, e Heavener continuerà a sfornare questo tipo di filmetti, arrivando anche in Italia con Reazione mortale (1989), la sua seconda opera, identica a questa prima ma semplicemente finge di essere ambientata nel futuro post-apocalittico.
Prima di darsi alla musica cristiana (come leggo nella sua biografia IMDb), Heavener di sicuro adora il country e visto che sta creando il proprio film, cucendoselo addosso, ci si infila pure come cantante, e pure come pistolero: in queste sue prime opere è chiaro che l’autore del Kentucky adora i film western e si diverte a presentarsi come un eroe classico calato in situazioni moderne, o addirittura future.
Onestamente dubito che Heavener abbia studiato la questione, comunque è impossibile non notare come il genere con cui ha esordito nei suoi primi film sia fortemente derivativo del western: Brian Garfield era uno scrittore prevalentemente di quel genere, prima che il suo nuovo agente letterario lo spingesse a scrivere romanzi “normali”, il primo dei quali è stato Il giustiziere della notte (1972), come abbiamo visto.
Il western e le sue storie di frontiera, dove la istituzioni sono spesso assenti, è un genere che ben si presta alla vendetta personale (e sommaria) e ad eroi che non prendono minimamente in considerazione la legge, se non quella che si fanno con le proprie mani. O con le proprie Colt. Da questa “rivoluzione” (nel senso latino del termine, cioè di revolvere, girarsi per tornare al passato) nascono i giustizieri moderni, che nei modaioli anni Ottanta camminano come fossero nel Far West: è questo il ragionamento di Heavener che l’ha portato a farsi giustiziere nei suoi primi film? Ne dubito, ma chissà…

Comunicazione per Heavener: è così che si fa un primo piano western di eroe con cappello
Billy Ray Dalton (Heavener) si dedica alle messe in scena di sparatorie western e a concerti di musica country, e di sicuro non vede mai film di genere altrimenti noterebbe che le inquadrature alla Sergio Leone non si fanno dal basso, a meno che non si vogliano rendere le narici protagoniste della scena.
Seguendo fedelmente Eye of the Tiger (1986), l’eroe sventa un colpo di alcuni teppisti buffoni usando un fucilone che fa sorgere una domanda: ma Dalton va sempre in giro con pistola e fucile? E se lo fa, perché non si compra una fondina, invece di rischiare di spararsi negli zebedei?
Come da copione, i teppisti si vendicano e… Vediamo se indovinate. Su, provateci. Bravi! Gli stuprano e ammazzano la moglie, ormai un elemento fisso del filone: la figlioletta si limitano a rapirgliela, questo un elemento abbastanza nuovo, visto che le figlie dei giustizieri di solito fanno una brutta fine.
Per testimoniare l’incapacità delle istituzioni vediamo che la polizia locale mette sul caso i suoi due migliori agenti: Frank Stallone…
… e Simone!
Per i giovani all’ascolto, Paul L. Smith nei primi anni Settanta è stato il Bud Spencer di serie Z, usato come clone esattamente come facevano ad Hong Kong per Bruce Lee: la coppia Simone e Matteo dichiaratamente seguiva le orme di Spencer e Hill ma senza ottenere alcuna fama (o stima) successiva, rimanendo sepolti in quel periodo. (Anche se lo potete ancora trovare nella programmazione notturna di qualche canale Mediaset.)
Temo che nel 2012, alla sua scomparsa, nessun italiano si sia ricordato del contributo che Smith ha dato alla nostra cinematografia di genere dell’epoca.
Dopo il western di Garfield ora Heavener sembra mettersi a seguire le orme del “giustiziere mancato”, quello uscito lo stesso anno ma con meno coraggio, così quasi seguendo il romanzo Una lunga striscia d’asfalto (1972) si allena con la pistola sparando alle lattine, dopo aver capito che dalla polizia non arriverà alcun tipo di aiuto.
Inizia la sua opera di pulizia delle strade, alla ricerca dei teppisti che gli hanno ucciso la moglie e che tengono in ostaggio la figlia. Davanti a teppisti cialtroneschi e variopinti, Dalton non è da meno: le faccette da duro che fa più che a un pistolero lo fanno assomigliare… a un pistola!
Il tutto va com’è facile immaginare, in una sorta di western moderno che all’apparenza sembra citare tutti i classici del filone ma in realtà il sospetto è che sia solo una coincidenza.
Come possono prodotti di qualità così infima e disumana non vergognarsi a morte? Siamo nel pieno dell’esplosione delle videoteche e sono proprio prodotti come questo a dominare la scena: costati due mele o poco più, basta che uno solo li noleggi per andare in attivo!
Che la visione di Heavener fosse giusta lo dimostra il fatto che una nostra vecchia conoscenza, l’exterminator Robert Ginty, torna in scena e con un paio di baffoni interpreta Il giustiziere (1989), che teoricamente verte su un cacciatore di taglie ma chiaramente si rifà ai giustizieri un po’ western che in quel momento sta spopolando.
Giustamente Ginty era titolare prima che quei ragazzini panchinari cominciassero a giocare, e ora è tornato a rivendicare il suo posto in squadra.
Ormai la “narrativa dei punitori” abbraccia tutti i generi, fonde tutti gli spunti e si adatta a seconda del momento e dei gusti. E quindi, come il fuscello che si piega al vento senza spezzarsi mai, è eterna.
L.
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Il pistola della notte mi ha fatto rotolare dal ridere, siamo veramente alle aste, nemmeno i primi piani fatti come si deve, certo che Simone non me lo sarei mai aspettato qui 😉 Cheers
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La voglia di girare un western era tanta, quello che mancava era tutto il resto 😛
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Se consideriamo anche i primi piani sbagliati sulle narici si può dire che Heavener, riguardo a come si gira un western, stesse andando completamente a naso 😛
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Noi conosciamo il western principalmente dai film, ma immagino che lì da loro non sia il medium principale, con una sterminata scelta di romanzi e canzoni sull’argomento, facile che Heavener conoscesse più veri pistoleri e veri cowboy che quelli inquadrati al cinema 😛
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Ahahahah! La parte in cui compaiono Frank Stallone e Simone (di cui conosco la “Bud Spencer-carriera”) mi ha regalato gioie indescrivibili!
E anche se il film ha chiare ascendenze western, in ossequio al marchio Z impresso da David, non si può che volergli bene! Molto bene! 🙂
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Tranquillo, la dose western è così diluita nella Z che non può darti alcun fastidio ^_^
Onestamente credevo che Simone avesse smesso con il cinema finita la Bud-mania, invece a quanto pare ha continuato, sebbene solo come caratterista.
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E con registi da niente come Alan Parker, Sam Raimi, David Lynch… 😉
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All’inizio mi sembrava Walker 😀
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L’iconografia a cui si rifà è proprio quella: l’eroe giusto di un tempo calato nella corrotta civiltà moderna.
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Sì, chiaro, intendevo proprio visivamente: nella copertina della VHS assomiglia moltissimo a Walker nella sigla, cappello, barba, colori, fucile, posa… pure la fibbia della cintura è uguale!
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Onestamente penso che sia il contrario: è Walker di Chuck Norris che si rifà ad un’iconografia preesistente. Il pistolero con cappello e spolverino è una grande icona della narrativa western, a cui Norris si rifà dichiaratamente. Semplicemente le due locandine si rifanno allo stesso personaggio canonico.
Oppure chi lo sa, magari Norris è un grande fan di questo filmaccio di Heavener 😀
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