Vi invito a guardare queste schermate prese dal film Gli invasori spaziali (Invaders from Mars, 1953) di William Cameron Menzies, recentemente presentato in DVD Sinister Film 2020.
Guidati dal “mastro capoccione”, chiamato ufficialmente «pura intelligenza» (ultimate intelligence), gli alieni verdi da Marte sono sbarcati sulla Terra con il loro disco volante e iniziano a rapire gente per impiantare una sorta di “telecomando”, così da poter manovrare gli umani a proprio piacimento: essendo atterrati nei pressi di una base militare, lo scopo è colpire le difese terrestri usando proprio dei terrestri.
Come già detto, la narrazione ha bisogno dei tempi giusti, arrivare in anticipo non è mai un valore, anzi semmai è penalizzante. Lo sceneggiatore Richard Blake, praticamente un passante di alcun peso nel cinema, al momento di sfruttare il luogo comune della “damigella in pericolo” non si rende minimamente conto di quanto stia anticipando i tempi, come in effetti capita a tutti gli anticipatori.
La dottoressa Blake (Helena Carter) viene rapita nella parte finale del film e mentre gli eroi sfidano gli alieni per salvarla i due mostroni verdi la adagiano su quello che ha tutto l’aspetto di un tavolo da laboratorio, mentre una inquietante strumentazione scende dall’alto: probabilmente nessuno all’epoca si è reso conto che si stava presentando per la prima volta dei temi che decenni dopo sarebbero stati pane quotidiano per qualsiasi appassionato di ufologia.
La donna viene voltata perché rimanga distesa a pancia in giù mentre la sequenza si fa tesa con lo scendere di una sonda, che una volta impiantata renderà la protagonista una marionetta nelle mani degli alieni invasori.
I tempi non sono pronti perché questa breve scena attecchisca nell’immaginario collettivo, e lo testimoniano due frasi del film che trovo straordinariamente indicative del periodo:
«Uno scienziato vero, non da romanzi a fumetti»
(not a comic book professor)
«Non fa che leggere giornaletti di fantascienza»
(trashy science fiction magazines)
Fumetti e riviste di fantascienza sono considerati spazzatura dagli autori del film e temo anche dal pubblico generico a cui questi prodotti sono rivolti: a parte gli appassionati, gente considerata un po’ fuori di testa, solamente negli anni Settanta queste pubblicazioni esploderanno e saranno stimate dal pubblico generalista. Chi ha visto Gli invasori spaziali in sala nel 1953 e nel decennio successivo non era pronto a cogliere l’incredibile anticipazione in esso sepolta.
Gli alieni atterrano, rapiscono gli umani, fanno esperimenti strani con il loro corpo e dopo… le vittime non ricordano più nulla. Oggi tutto questo è “verità rivelata”, ma lo è diventato solo dagli anni Sessanta, grazie alla donna che fece salire di un gradino l’evoluzione dell’ufologia.
Intermezzo
La Risposta geniale
Tutti i computer di tutti i pianeti umani sparsi nell’universo vengono collegati fra di loro, e il tecnico scrive la prima domanda per l’enorme entità digitale: «Esiste Dio?» La risposta non può che essere una: «Ora sì».
Credevo che questo minuscolo e fulmineo racconto del maestro Fredric Brown fosse la migliore Risposta (con la “R” maiuscola) concepibile – non a caso il racconto si intitola La risposta (Answer, 1954) – seguita subito dopo da «42», cioè la Risposta ad una ignota domanda, raccontata da Douglas Adams nella storica Guida galattica per gli autostoppisti (1979). Invece questi esempi svaniscono di fronte ad una recente Risposta ufologica.
«Non so molto di fantascienza e non ho mai creduto agli alieni, prima. Ma quello che ho visto in TV è esattamente ciò che è successo a me.»
paziente della dottoressa Susan A. Clancy
Nel 2005 la Harvard University Press pubblica il delizioso saggio Abducted con cui la ricercatrice in psicologia Susan A. Clancy presenta il frutto della sua ricerca, sintetizzato dal sottotitolo del libro, che suona all’incirca: Come la gente arriva a credere di essere stata rapita dagli alieni. Trattandosi di un testo critico sugli avvistamenti e/o rapimenti alieni, lo splendido testo non gode di alcuna stima o fama: solo le stupidaggini più becere diventano bestseller.
«Siete stati rapiti dagli alieni?» Così iniziava l’annuncio pubblicato dalla Clancy con lo scopo di intervistare persone convinte di essere vittime di alieni sì da raccogliere materiale per il suo studio. Molti risposero al suo annuncio e quando si presentavano la dottoressa chiedeva loro di raccontarle l’esperienza di rapimento subita. La prima risposta (ancora con la “r” minuscola) era già spettacolare: «Non sono mai stato rapito dagli alieni». Ai tanti che fornivano questa risposta la dottoressa Clancy, sempre più allibita, non poteva che porre la domanda consequenziale, «E allora perché ha risposto al mio annuncio?», ed è qui che la risposta diventa Risposta, con la “R” maiuscola:
«Proprio perché non ho alcun ricordo di essere stato rapito dagli alieni… sono stato rapito dagli alieni. Perché si sa, dopo ti cancellano la memoria.»
L’assenza di una prova diventa una prova essa stessa: 92 minuti di applausi!
Va specificato che chi forniva questa incredibile risposta non era lo scemo del villaggio o qualche tizio pittoresco con lo scolapasta in testa: il campione raccolto dalla dottoressa Clancy comprendeva persone normalissime, a riprova di quanto sia incontenibile la voglia di tutti di credere nell’implausibile, e più è implausibile e più fa piacere crederci. Se qualcosa è comprovato da analisi scientifiche… no, dev’esserci sotto qualcosa, chissà cosa ci nascondono…
Tutti i volontari intervistati dalla Clancy, dal primo all’ultimo, avevano una conoscenza minuziosa di come funzionino i rapimenti alieni: arrivano di notte, ti immobilizzano, comunicano tramite pensiero, analizzano il tuo corpo, magari ti impiantano qualcosa e poi ti cancellano la memoria. Quest’ultima pratica chiaramente non funziona, visto che tutti sono informati di una pratica che dichiaratamente gli alieni vogliono tenere segreta. La questione la spiegano gli interessati stessi, perché tutti – anche quelli intervistati da ufologi per libri “credenti” – ammettono di aver visto più e più film sull’argomento, essendo poi immersi nell’immaginario collettivo (film, serie TV, fumetti, libri, riviste, giochi, ecc.) è impossibile non vengano contagiati dagli “UFO della mente” – come ho chiamato questo ciclo, in omaggio a UFO nella mente (Bompiani 1998), libro “credente” di Corrado Malanga.
Tutto questo però ha avuto un inizio: la narrazione dei rapimenti alieni, oggi ben nota a chiunque, ha avuto un inizio esplosivo, che merita di essere raccontato.
Avvistamenti troppo banali
«Betty! questo non è un disco volante! Perché fai così? Tu vuoi credere in questa “cosa” a tutti i costi, ma io non voglio!»
Barney Hill
Il caso di Barney e Betty Hill è ampiamente noto e lo potete trovare ovunque (vi linko Wikipedia), è difficile che un saggio di ufologia non lo citi, visto che è considerato (a ragione) fra le colonne portanti della materia. La versione ufficiale del loro “incidente” la trovate ovunque, quella che presento io è la storia che non racconta nessuno: la storia della narrazione di quell’incidente.
Con l’inizio del 1962 Betty Hill comincia a martellare tutti con la sua storia: il precedente 19 settembre 1961 durante un viaggio in auto i due coniugi hanno visto un UFO. In realtà va ben specificato che è Betty ad averlo visto, suo marito ha visto un oggetto volante non identificato: solo lei cioè ha pensato agli alieni, anzi li ha proprio visti affacciati ai finestrini del disco volante, lui semplicemente ha visto un qualcosa di vago in cielo che non sapeva spiegarsi.
Non solo Betty informa dell’accaduto chiunque conosca, ma va a denunciare l’“incidente” anche alle forze dell’ordine, e pure ai militari, presa da un giusto senso civico: in fondo un velivolo straniero (più straniero di così!) ha sorvolato i cieli americani, l’Aeronautica dev’esserne informata. Non sappiamo cosa l’Aeronautica abbia risposto, ma è plausibile pensare che abbia accompagnato Betty alla porta.
Il problema è che dal 1947 sono migliaia e migliaia le segnalazioni di oggetti volanti, e più il Governo crea nuovi aerei segreti per combattere i sovietici, più crea sonde segrete per intercettare i sovietici, più lancia in aria decine e decine e decine di robe ignote a tutti, più tutti vedono oggetti volanti non identificati. Quel 1962 Betty si rivolge alle riviste di ufologia – prodotti semi-amatoriali, in realtà – e anche loro non è che diano molto risalto alla cosa.
La rivista “UFO Investigator” quel gennaio 1962 riporta la notizia dell’“incidente” ma la stessa rivista sciaborda di altri avvistamenti sparsi per il Paese. Quello degli Hill si perde nel mucchio, malgrado Betty abbia provato il primo abbozzo di narrazione: gli alieni che ha visto affacciati al finestrino… erano vestiti da nazisti. Anche i credenti preferiscono sorvolare su questo particolare, ma per fortuna Betty farà di meglio per migliorare decisamente la sua narrazione.
Mentre aspetta che qualcuno le dia retta, arriva il 13 aprile 1962 e Betty fa quello che decine di milioni di americani stanno facendo in quegli anni: si siede a guardare in TV “Twilight Zone“, la serie di Rod Serling. E tutto sta per cambiare.
Quel fanfarone di Frisby
Quel 13 aprile 1962 va in onda l’episodio Hocus-Pocus and Frisby (3×30), diretto da Lamont Johnson e scritto da Rod Serling stesso su soggetto di Frederick Louis Fox. La storia verte su quel tipo di spara-balle che prima o poi abbiamo conosciuto tutti nella vita, una persona totalmente incapace di dire la verità, amando inventare mirabolanti storie che lo vedono eroico protagonista. Questo è Frisby (Andy Devine).
Gestendo una piccola stazione di servizio nella solita provincia americana, Frisby non si limita ad ammorbare i suoi amici con le sue mirabolanti fandonie, ma trova sempre pubblico fresco nei poveri avventori: se vi fermate a fare benzina da Frisby, dovete mettere in conto un fiume di chiacchiere. I distributori di benzina? Li ha inventati lui. La benzina? L’ha scoperta lui. Le auto? Senza Frisby non sarebbero mai nate. E via dicendo.
Se però noi umani abbiamo una sorta di sesto senso per gli spara-balle, capendo subito che non dobbiamo credere a niente di ciò che dicono, i poveri alieni possono cadere in equivoco. Così due visitatori spaziali sotto mentite spoglie umane, scesi sulla Terra per cercare le migliori menti umane a cui chiedere aiuto per il proprio pianeta in difficoltà, si rendono conto di aver trovato l’uomo migliore in assoluto, uno che ha inventato tutto, che sa fare tutto e le cui conoscenze tecniche sono sterminate: Frisby! Invitato al loro disco volante mediante comunicazione mentale, in un baleno gli alieni rapiscono l’uomo più geniale della Terra.
A bordo il povero Frisby si rende conto che la situazione straordinaria gli impone di fare quello che non ha mai fatto, e così dice la verità: è solo un conta-balle, un fanfarone, un umile benzinaio di paese che a malapena sa far funzionare il distributore che gestisce. Semplicemente condisce la sua vita grigia con un po’ di narrazione. Noi umani possiamo capirlo: gli alieni no.
Per fortuna Frisby ha un’arma segreta senza saperlo. Come ogni volta in cui si sente teso, infatti, tira fuori la sua armonica e comincia a suonarla… scoprendo che il suono dello strumento è mortale per gli alieni! Nel giro di un attimo Frisby sfugge al tentato rapimento e torna a casa sua. Scoprendo che è il peggiore degli inferni!
Per la prima volta nella sua vita, infatti, Frisby ha una incredibile avventura spettacolare da raccontare, una storia vera… ma chi mai gli crederà?
Durante la visione mi immagino che Betty Hill abbia preso appunti. Nei mesi precedenti aveva descritto gli alieni con le divise da nazisti, con le sciarpe al collo, le aveva provate tutte per attirare attenzione… ma ora è il momento di alzare il tiro.
Nel 1963 all’improvviso la narrazione di Betty Hill cambia completamente. Si presenta da Benjamin Simon, psichiatra e neurologo di Boston, il cui lavoro sui coniugi Hill diventerà un bestseller di lunga fama: Prigionieri di un UFO (The Interrupted Journey, 1966) scritto dal giornalista John Fuller che si limita a riportare fedelmente le registrazioni delle sedute di Simon. Lo psichiatra sottopone entrambi gli Hill ad ipnosi regressiva e guarda a volte la coincidenza… sotto ipnosi Betty Hill riporta la storia di Frisby!
Betty comincia a raccontare di essere stata portata a bordo di un disco volante, di aver comunicato tramite pensiero, di aver subìto (guarda caso) ciò che era già apparso ne Gli invasori spaziali (1953) ma soprattutto… sempre sotto ipnosi disegna il volto di uno degli alieni che l’ha rapita. (Il disegno è riportato nel citato saggio di Fuller.)
Non l’ho detto prima, ma il povero Frisby televisivo a un certo punto scopre il vero volto degli alieni, sotto le loro maschere umane: guarda a volte la coincidenza, quel 1962 va in onda l’alieno che Betty disegnerà sotto ipnosi un paio di anni dopo.
Se invece preferite, il 10 febbraio 1964 va in onda l’episodio 1×20 (The Bellero Shield) di una serie TV altrettanto famosa e apprezzata: “The Outer Limits“. L’alieno ha un volto familiare…
L’immaginario collettivo non ricorda gli alieni di “Twilight Zone” o “The Outer Limits”, ciò che rimane è la narrazione di Betty Hill, la donna che ha “inventato” i rapimenti alieni e le loro consuetudini. Ah, e già che c’era ha pure inventato il tipico volto alieno che da allora tutti conoscono. Anche quando fingono che non sia così.
Vent’anni dopo, durante le sedute di ipnosi regressiva a cui si è sottoposto Whitley Strieber, raccontate nel suo bestseller di grande fama Communion (1987), ecco come descrive l’alieno che l’ha rapito: grandi occhi neri, niente sopracciglia, bocca piccola, pelato, niente orecchie, naso minuscolo con due piccole fessure, una bocca sottile. Esattamente come quello disegnato da Betty, paro paro.
Pressato sull’argomento, Strieber afferma che malgrado l’immaginario collettivo lui non ha mai visto niente di simile, né ha mai letto libri che riportassero la foto più famosa dell’ufologia. Eppure lui stesso nella sezione “October 4, 1985” confessa di aver letto in passato «un libro o due» sugli UFO, malgrado l’argomento non gli interessasse minimamente. E fra queste letture guarda caso cita dichiaratamente la rivista “Look” in cui qualche anno prima ha letto «di qualcuno di nome Hill rapito da un disco volante»: di nuovo giura di non aver approfondito, ma ricorda di aver letto qualcosa in merito.
Betty Hill comunque ha ancora oro puro in serbo per noi, come vedremo la settimana prossima.
(continua)
L.
– Ultimi post sugli UFI:
- UFO della mente 7 – Bagliori a Genova
- UFO della mente 6 – Chi chiamerai? Hypnobusters!
- UFO della mente 5 – Chiamale, se vuoi, abduzioni
- UFO della mente 4 – Il talento della signora Hill
- UFO della mente 3 – La donna che fu abdotta
- UFO della mente 2 – Iconografia filmica
- UFO della mente 1 – Blue Tornado (1990)
Del tuo post mi ha colpito in particolare questo passo:
“Va specificato che chi forniva questa incredibile risposta non era lo scemo del villaggio o qualche tizio pittoresco con lo scolapasta in testa: il campione raccolto dalla dottoressa Clancy comprendeva persone normalissime”.
A questo proposito ti dirò che un mio amico (oggi in pensione) faceva il benzinaio esattamente come Frisby, e quindi entrava in contatto con una marea di persone ogni giorno: ebbene, lui mi diceva esattamente la stessa cosa, ovvero che almeno la metà delle persone non è normale, e anche se fingono di esserlo per non essere emarginate dalla società basta osservarle con attenzione (anche solo per i pochi minuti in cui fanno benzina) per capire che anche la persona apparentemente più normale è in realtà matta come un cavallo.
Questa sua frase mi era sempre sembrata esagerata. Non tanto come principio di base, ma come quantità: non riuscivo a credere che una persona su 2 non fosse normale. Poi è arrivata l’emergenza covid, che ha fatto uscire allo scoperto tanti pazzi che prima della pandemia erano considerati non solo normali, ma perfino seri e degni di stima: infatti tra i novax e i negazionisti del virus c’erano non soltanto degli sciroccati che credevano pure alle scie chimiche o (appunto) ai rapimenti alieni, ma anche gente che faceva lavori di prestigio ed era considerata saggia e affidabile al massimo. Per non parlare poi dell’estremo opposto rispetto ai negazionisti, ovvero quelli che al covid ci credono così tanto e ne sono così terrorizzati che anche dopo 4 dosi di vaccino continuano a vivere volontariamente in un regime di lockdown totale: anche quella è senza dubbio una forma di pazzia. Se sommiamo i 2 tipi opposti di sciroccati, probabilmente arriviamo in scioltezza alla percentuale del 50% stimata dal mio amico benzinaio.
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I due coniugi avevano un bassotto, quindi avranno visto alto che gli UFO 😉 Scherzi a parte, post bellissimo, quando spunta Rod Serling mi sento sempre a casa! Cheers
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Gran parte dell’immaginario collettivo americano può essere fatto risalire al mitico Rod, il cui contributo non è mai abbastanza sottolineato 😉
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Quanta carne al fuoco in questo post che si cimenta tra storia, libri, film, disegni, serie TV, risposte epiche…ho pensato a come sfogare la mole di stimoli che mi hai fornito e ho deciso che oggi mi guardo (come mi ero riproposto) Blue Tornado, non so se sia la miglior soluzione ma ormai il dado è tratto! 🙂
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Curioso di sapere che ne pensi di quella produzione nostrana “ibrida”, mezzo Top Gun mezzo Close Encounters 😉
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Eccomi qua post visione: parto col dire che il film non mi è dispiaciuto, si tratta di un’ora e mezzo che risulta abbastanza scorrevole, con alcune premesse interessanti, quasi intriganti nella prima parte: la seconda parte invece non “regge troppo il passo”, pur non perdendosi, mentre sul finale non so che dire, mi ha lasciato un po’ così, non saprei esprimere né un giudizio positivo né negativo! Una pecca: mi è mancato il senso di inquietudine che mi piace in questo genere di pellicole. Nel complesso, comunque, come già scritto, una visione sicuramente sufficiente, anche un pizzico di più per partigianeria italica! 🙂
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La sensazione è che l’autore fosse più ferrato nei film di aerei militari che di UFO, quindi la seconda parte è un po’ sempliciotta, quasi a rifarsi ai temi in voga in quegli anni, da Cocoon a The Abyss con i loro alieni buoni fatti di luce.
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Esatto, ma è un peccato che a una produzione italica sugli UFO quasi si perdona! 🙂
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Post ricchissimo e zeppo di info che è stato un piacere leggere. Al solito, Lucius quando deve raccogliere notizie e citazioni non si ferma più ma il premio è un articolo denso e succulento.
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Ti ringrazio, è più forte di me, fare ricerche chiccose è la mia perversione ^_^
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Non ci crederai, perché mi sento che non ci crederai, ma quando ho letto la “Risposta” mi sono alzata in piedi anch’io come nella GIF, e ho applaudito per 92 minuti filati 😀
Geniale Lucius, sul serio. Certo che ‘sti alieni…un corso alla Recall per come si manipola la memoria quando ci vanno a farlo?
“Ehi! Frisby! Tostissimo!” (cit. “Ritorno al futuro 3”) 😁
E sei addirittura risalito all’origine dell’immagine degli omini grigi come ormai tutti la conosciamo. Non mi sento però di colpevolizzare Strieber per le sue dichiarazioni: sono più che convinta che avrebbe tranquillamente passato un eventuale test alla macchina della verità affermando di non aver mai visto nulla di simile a quello che c’era nelle sue visioni. La mente rimuove, aggiunge, inganna, modifica in modi insospettabili.
Mi ha preso (piacevolmente) alla sprovvista, questo post di oggi, credevo che gli Ufi nella mente li avessi messi in pausa durante le feste. Adesso però non vedo l’ora di saperne di più sulla Donna che fu abdotta due volte 😛
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La povera Betty non ha pensato a introdurre quella “consuetudine” che arriverà solo anni dopo, cioè che gli UFI rapissero più volte, altrimenti il nome per il post era perfetto, à la Hitchcock ^_^
Il libro della Clancy è oro puro, la ricercatrice si è fatta aiutare da una squadra di giovani studenti di cinema e s’è passata in rassegna tutto il cinema UFO delle origini per confrontarlo con le date dei vari avvistamenti, così da scoprire quanto tu stessa ti chiedevi nel tuo guest-post: chi è nato prima? Ovviamente la finzione 😛
E’ la Clancy che ha citato di sfuggita quell’episodio di “Ai confini della realtà”, io mi sono limitato ad approfondire e a condire di prove iconografiche. Su Wikipedia inglese invece qualcuno suggerisce “Outer Limits” come fonte dell’alieno, ma il problema non è solo della faccia aliena: è il fatto che il racconto sotto ipnosi di Betty è troppo simile all’avventura di Frisby per essere un caso.
Con questo non voglio dire che Betty fosse disonesta, tutt’altro: era semplicemente una grande appassionata di UFO, già molto prima del suo avvistamento, e quindi aveva la propensione a vedere quello che già suo marito trovava difficile vedere.
Sono d’accordo su Strieber, l’unica cosa da “malafede” che gli imputo è l’aver negato di sapere alcunché sugli alieni, il che è davvero impossibile sul finire degli anni Ottanta: io davvero non ho mai letto libri sugli UFO, prima di questo ciclo, ma gli alieni sono ovunque, è impossibile non vederli nei media, quindi dire di non conoscerne le immagini lo trovo implausibile.
E che i credenti abbiano la coscienza sporca lo dimostra il fatto che in tutti i libri di ufologia che sto leggendo si dice che l’avvistatore conosceva i film sull’argomento, ma poco, e non ci badava. Come se volessero mettere in chiaro che non sono testimoni “vergini” come gli autori vorrebbero spacciarli.
Questo viaggio mi piace troppo per interromperlo a causa di sciocchezze come il Natale 😀
Vedrai la settimana prossima cos’ha in serbo per noi Betty Hill: bombe su bombe! ^_^
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Potremmo aggiungere un’altra categoria qui, sul momento, chiamandola magari “razionali a loro insaputa”: leggono libri a tema, conoscono un sacco di film, telefilm (“Outer Limits” e “Ai confini della realtà” compresi), fumetti e sono curiosi riguardo a descrizioni o testimonianze varie ma, ecco, non sono proprio MAI riusciti lo stesso a vedere -ammettendolo- un beneamato cazzo di niente, sia per cielo che per mare che per terra 😛
Forse per un residuo ma comunque solido baluardo di razionalità inconscia, sufficiente a mettere in guardia sull’alta improbabilità di eventi del genere e impedire alla mente di creare visioni o ricordi alterati sulla base delle proprie aspettative… più che credenti dei semplici “speranti”, come credo di essere stato pure io ai tempi 😉
E adesso, dopo aver letto quest’altra appassionante puntata, sono sempre più curioso di sapere fino a dove riuscirà a portarci la nostra Betty Hill, con le sue esperienze “ufiche” non proprio di prima mano…
P.S. La risposta lassù è davvero da antologia! Certo, il colmo sarebbe stato avere almeno un paziente convinto di stare dalla parte opposta: “Dottoressa, qua dicono, dicono ma alla fine si ricordano tutti di noi: sarà ora di cambiarlo, l’inibitore di memoria che abbiamo preso da quel bancarellaro grandissimo figlio di uno Snarg… usato garantito, diceva!” 😀
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La categoria degli “speranti” è meravigliosa, e descrive alla perfezione quella terra di mezzo fra credenti e infedeli 😛
C’è poi da ricordare che purtroppo in Italia non abbiamo un esercito che inventa e prova nei cieli centinaia di apparecchi volanti segreti, piccoli e grandi, di cui nessuno saprà niente per i prossimi vent’anni, quindi è decisamente difficile da noi avvistare qualsiasi cosa in cielo che non siano uccelli o aerei di linea: gli americani in questo sono fortunati 😛
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Eh, decisamente sì 😀
Tra l’altro mi hai fatto ricordare una trasmissione di parecchi anni fa -credo fosse “Stargate: linea di confine”, su La7- dove Valerio Massimo Manfredi, a sostegno dell’origine completamente terrestre degli oggetti volanti non identificati, intervistava un pilota facente parte dell’organico della cosiddetta Area 51 (che, ovviamente, sosteneva si trattasse solo di aerei sperimentali segreti)…
P.S. Visto “Lost Things”: niente male davvero, con quella dannata spiaggia a cavallo fra Rod Serling e Ambrose Bierce… e cosa fosse lo si poteva sapere persino prima di arrivarci, facendo maggiore attenzione a tutti quegli indizi sparsi (inquietanti sensazioni di déjà-vu, il furgone che gira in tondo prima di partire ecc. ecc.) in maniera solo apparentemente casuale 😉
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Tutto può essere e ognuno può credere ciò che vuole, ma è davvero curiosa la coincidenza per cui, per la prima volta in diecimila anni di storia umana, c’è un posto dove il cielo si riempie di centinaia di oggetti volanti non comunicati alla gente, e proprio lì la gente vede centinaia di oggetti volanti in cielo. Gli avvistamenti UFO precedenti agli anni Quaranta sono quisquilie, si parla di qualche caso, si parla di alcuni avvistamenti, dopo i ’40 sono centinaia e centinaia, e solo lì dove centinaia e centinaia di oggetti volanti vengono lanciati in cielo a totale insaputa della popolazione. (Tipo le misteriose tre luci che per anni hanno fatto la felicità degli ufologi finché l’Aeronautica non ha reso pubblico il nuovo modello d’aero militare triangolare, a cui ovviamente gli ufologi non hanno creduto.)
Se il rasoio di Occam tanto caro agli anglofoni fosse applicato a dovere, non dovrebbe esistere l’ufologia 😛
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P.S.
Contento ti sia piaciuto “Lost Things”: visto che atmosfera inquietante creata con pochissimi mezzi?
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Continua ad essere davvero interessante questa serie di articoli ^^
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Ti ringrazio, e ti assicuro che sono affascinato dall’argomento e più cerco e più trovo chicche 😛
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