Nightmare Detective (2006) Indagatore dell’incubo


Qual è il colmo per un indagatore dei sogni? Non capirci… un incùbo!

Siete troppo giovani per ricordare quando in Italia andavano di moda i “colmi”, termine ormai scomparso che serviva a elenchi di freddure da snocciolare a scuola: qual è il colmo per un idraulico? Non capirci un tubo. Comicità d’altri tempi. Si poteva scherzare sugli idraulici senza citare Super Mario.
Il fatto che durante la visione del film di oggi io abbia pensato a tutto questo fa capire quanto sia pregnante la trama.

Un film che vi darà gli incubi da quanto è brutto!

悪夢探偵 (Akumu tantei) è una roba giapponese firmata da Shin’ya Tsukamoto, divenuto celebre per il suo Tetsuo (1989), un tempo sogno bagnato d’ogni cinefilo che voleva far sapere di conoscere il cinema del Sol Levante. C’è stato un periodo in cui se chiedevi “Che ore sono?” ti rispondevano “Tetsuo e un quarto”, poi per fortuna questa insana ossessione si è diradata.

Forte degli ampi mezzi a disposizione dato il suo status di grande cinefilo, Tsukamoto usa tutti i soldi del Monopoli ricevuti dai produttori per improvvisare un filmino fra amici, giusto in tempo per essere presentato in anteprima mondiale alla neonata Festa del Cinema di Roma, il 14 ottobre 2006: per fortuna all’epoca avevo già abbandonato la Capitale, che proprio non aveva bisogno di quest’ulteriore baracconata mangia-soldi.

Il film esce in patria giapponese nel gennaio 2007 e torna in Italia, stavolta in DVD Raro Video / 01 Distribution, nel maggio successivo, con il titolo Nightmare Detective.

Solo nel 2008 i fratelloni Weinstein se lo accaparrano, probabilmente senza averlo visto, e lo spacciano per horror truculento inserendolo nella loro collana estrema(mente non-estrema) “Dimension Extreme“.

Non me la sento di scomodare il J-Horror, quell’esplosione di horror giapponesi che nei primi anni del nuovo millennio hanno infiammato l’Occidente – con The Ring (1998), Pulse (2001), The Call (2003), The Grudge (2004) e via dicendo – perché in realtà qui siamo ben lontani da quelle atmosfere e soprattutto da quella qualità, sia visiva che di narrazione. Propendo per definire Nightmare Detective semplicemente un filmaccio, senza necessariamente avere collegamenti con filoni coetanei.

La faccia che fa lo spettatore già solo a inizio film

Kyoichi Kagenuma (Ryûhei Matsuda) per motivi che non ho capito è in grado di entrare nei sogni della gente, ma non in modo figo come faceva la dottoressa Deane (Jennifer Lopez) in The Cell (2000), che peraltro aveva un costumista giapponese (Eiko Ishioka) e le trovate visive sono geniali; ma non è neanche ruspante come Alex Gardner (Dennis Quaid) che entra nei sogni con indosso giusto una camicia, in quel Dreamscape (1984) che ha fatto tanto male al cuore di Wes Craven, sebbene usi temi totalmente diversi dal coetaneo Nightmare (1984). No, Kyoichi si infila nudo nei sogni e poi indossa un sacco della spazzatura: oh, se non è onestà intellettuale questa…

Scusa, sognatore, lo sai che lì in fondo c’è la parrucca di Sadako?

Già al primo fotogramma il film si gioca i lunghi capelli neri che fanno tanto Sadako in The Ring, qualcosa che la comica Yumi Nagashima ci racconta essere sempre viva nel ricordo degli occidentali, visto che le chiedono di mettersi i capelli sulla faccia quando le scattano foto.

Comunque il nostro travagliato eroe soffre ogn’or nel suo lavoro, rischiando di rimanere incastrato nel sogno se il suo “paziente” schiatta nel sonno: informazione lasciata là a morire come il suddetto paziente, forse l’autore se la tiene in caldo per il seguito. Che non vedrò, perché troppo traumatizzato dalla bruttezza di questo film.

Si vede che l’eroe soffre ogn’or

Credevo che i giapponesi che si suicidavano in massa fosse un stereotipo occidentale, invece a quanto pare è una pratica vera, perciò abbiamo tizi di ogni età e sesso che per passare la serata organizzano un bel suicidio, che tanto non c’è mai niente di divertente da fare a fine giornata.

Le indagini della polizia sugli strani suicidi cittadini portano alla luce il fatto che tutte le vittime hanno composto lo stesso numero telefonico, 0 (zero), e che sono morte nel sonno, in quanto accoltellate nei loro incubi mentre il loro corpo fisico si sbudellava. Servirebbe consultare un indagatore dell’incubo, e ci pensa la nuova arrivata Keiko Kirishima, interpretata dalla cantante e attrice Hitomi che è l’unico motivo per vedere questo film.

L’unica nota positiva in questo filmaccio

Comincia un delirio totale dove il regista e sceneggiatore decide di calarsi pure nei panni del cattivo, passando la seconda metà del film a far addormentare lo spettatore così da riempirlo d’incubi: a un certo punto ho sognato che stavo vedendo un filmaccio assurdo che svaccava di brutto e da metà ogni trama andava perduta, che paura scoprire che incubo e realtà si sono fuse!

Sono il regista, lo sceneggiatore e l’attore, e mi sbudello nel lavello! (Ah, che autore!)

La vita è un incubo o lo è solo ’sto filmaccio senza senso, girato da un pazzo? Di sicuro la marzulliana questione si risolve per via degli istinti suicidi che vengono allo spettatore a fine visione: è chiaro che questo Nightmare Detective sia un filmaccio che nuoce gravemente alla salute.

Ci sarà un motivo se negli Stati Uniti The Ring è stato distribuito dalla Dreamwroks, The Grudge dalla Columbia e questo indagatore dell’incubo dai fratelloni Weinstein, i quali non sono certo scemi, e con la loro ricca Miramax hanno importato Pulse, che poi hanno rifatto nel 2006 con la loro Dimension Films: lo sapevano benissimo che Nightmare Detective è ’na stupidata e quindi l’hanno conservato per la loro collana “estrema”, che è sempre più estrema ma solo nella bruttezza delle proposte.

L.

– Ultimi film Dimension Extreme:

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21 risposte a Nightmare Detective (2006) Indagatore dell’incubo

  1. Cassidy ha detto:

    Mi ricordo guarda caso solo di Hitomi, la Audrey Plaza giapponese, per il resto ho rimosso tutto. Grazie per il ripasso ma anche per aver riassunto “Tetsuo” alla perfezione, era diventato il colmo del cinefilo in fissa con l’oriente 😉 Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Sono stati tempi bui per tutti, “Tetsuo” pareva l’unico film mai prodotto dal Giappone 😀

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      • Lorenzo ha detto:

        Andavo matto per i colmi… me ne ero inventato qualcuno pure io, tipo: Qual è il colmo per una pasticceria? Avere le crêpe nei muri… Qual è il colmo per una rana? Saldare con lo stagno 😀
        Riguardo Tetsuo, il vero cinefilo quando voleva essere leggenda diceva che era meglio il seguito. Oppure tirava fuori, tipo me, il film del palo della luce.
        La cosa bella è che in Giappone nessuno conosce Tsukamoto (almeno, quelli con cui ho parlato io, che però non sono esattamente dei cinefili).
        Detto ciò, pure il povero Shinya, dopo Giger e Magnus, è entrato nella lista nera del Zinefilo 😀

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        ahah nessuna lista nera, ogni caso ha sempre valore a sé, e poi temo che non mi capiterà ancora di incontrare Shinya 😛
        Complimenti per i colmi, spettacolari! ^_^

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      • Giuseppe ha detto:

        Chissà quanti di quegli oriental/cinefili si ricordano che i seguiti di “Tetsuo” sono DUE, considerando pure “Tetsuo: The Bullet Man” del 2009. Oppure che fra “Tetsuo: The Iron Man” e “Tetsuo II: Body Hammer” Tsukamoto è riuscito ad incastrarci un interessante J-Horror (perché lo è, precedendo i vari “Ringu” e “Ju-On”) quale “Hiruko the Goblin”, del 1991: tutti, TUTTI titoli lontani mille anni luce da questo “Nightmare Detective” che, tra l’altro, vidi un paio di giorni prima di essere sottoposto a un piccolo intervento chirurgico ragion per cui non saprei dire, fra i due ricordi, quale sia il più fastidioso (direi che se la giocano)…
        P.S. 1) Qual è il colmo per Tetsuo? Non essere FERRATO in materia!
        2) Qual è il colmo per la ragazza di Tetsuo? Lamentarsi perché tra loro
        c’è della RUGGINE! 😀

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        ahaahh ho riportato alla luce vecchie consuetudini, come parlare di Tetsuo e creare colmi! 😀
        Chiedo scusa alla comunità per questo 😛

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      • Conte Gracula ha detto:

        Di Tetsuo ne ho visto solo uno, su Fuori orario, e non sono sicuro di cosa io abbia visto: l’ho trovato incomprensibile e ogni volta che appariva un sottotitolo, ci capivo sempre meno! Non mi è piaciuto.
        Hiruko the Goblin è già tutta un’altra pasta, siamo nel filone (molto popolare pure nei fumetti giapponesi) per cui tutto quanto può avere luogo solo in una scuola, soprattutto l’orrore XD molto carino.

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      • Giuseppe ha detto:

        Conte, avendo visto un solo Tetsuo potresti legittimamente essere rimasto un tantino disorientato: gli altri due sequel stanno lì per tentare di rendere un po’ più chiara la faccenda anche se forse, alla fine, continuano a funzionare meglio in tal senso per il pubblico nipponico che non per noi… 😉

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      • Conte Gracula ha detto:

        Forse allora è un po’ troppo per me XD

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  2. Il Moro ha detto:

    Purtroppo non sono così giovane da non ricordare quando andavano forte i “colmi” (e non credo che siano mai davvero scomparsi, solo che sono sempre gli stessi).
    Il giappone ha uno dei tassi di suicidio maggiori al mondo (non il maggiore), tanto che in patria viene considerato come un problema serio. Forse i fattori culturali giocano la loro parte in questo problema (harakiri, kamikaze…), anche il buddhismo non condanna direttamente il suicidio, a differenza di molte altre religioni, perché per loro la morte è principalmente il passaggio a un’altra vita.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Qui è affrontato con una leggerezza sorprendente, le “ragioni” dei suicidi sembrano superficiali e vacue: è come decidere in quale locale andare, stasera, non è un qualcosa su cui soffermarsi nella narrazione.

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      • Lorenzo ha detto:

        Beh, io fui testimone di uno “in diretta”, sotto al mio vecchio appartamento a Tokyo: chi fosse interessato può andare a leggerne la cronaca nel post relativo alla brufala “Bruce’s fist of rage” 😀

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  3. Sandor ha detto:

    Visto secoli fa e ricordo solo che era molto differente dagli altri che avevo visto di Tsukamoto,mi dava l’idea di un film fatto per motivi alimentari.
    Vabbè piccolo neo in un filmografia spettacolare.

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  4. Fabio ha detto:

    “TETSUO” lo conosco di fama,ma confesso che non l’ho mai visto,di sicuro invece ho visto “THE CELL”,forse sono in minoranza,ma credo di essere uno dei pochi ad averlo adorato,so che lo definiscono un film tutto estetica e zero sceneggiatura,ma per me l’esordio di Tarsem era una irresistibile fusione di “SEVEN” e “DREAMSCAPE”,incorniciato da uno spettacolo visivo originalissimo,che ancora oggi mi toglie il fiato,opinione mia ovviamente😏!.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Mi unisco a te, infatti ho usato parole positive che “The Cell”, che la prima volta che ho visto mi ha lasciato senza fiato. Tutti credono di saper rendere su schermo scene oniriche, ma non è vero: “The Cell” è talmente geniale che hai davvero la sensazione di star vivendo il sogno di un altro. Ho solo ottimi ricordi di quel film 😉

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  5. Willy l'Orbo ha detto:

    Visto, e non mi è dispiaciuto constatare che condividiamo lo shock provocato dalla bruttezza del film: mamma mia, non si salva proprio niente e mi vengono gli incubi solo a ripensarci (effettivamente, in questo, ha una sua coerenza 🙂 ); la cosa migliore di questo scempio è…la tua recensione, con tanto di azzeccato colmo iniziale e altre chicche sparse! 🙂

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  6. loscalzo1979 ha detto:

    “Scusi per la Stazione?”
    “Tetsuo”
    “Grazie”

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  7. Kukuviza ha detto:

    Ma non ho capito: il tipo nel sogno rimaneva incastrato se il sognatore moriva, ma chi è che sbudellava i tipi nel sonno? sempre lui?
    Non sarà dunque mica questo il primo filmaccissimo che non hai visto fino in fondo per troppa bruttezza? mi ha fatto ridere l’effetto multidimensionale di te che guardi e sogni e non distingui più il sogno dal vero 😀

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