Wolfman (2010) Il Coglione Mannaro


Dopo la visione di Werewolf (2012) su Italia2 mi è venuta una voglia che per tredici anni ero riuscito a tenere sopita: quella di vedermi l’Uomo Lupo sbagliato della Universal, che avevo sempre tenuto a debita distanza.

Chi lo sa, magari è invecchiato bene. Allerta spoiler: no.


Una produzione travagliata

Jessica Dwyer su “HorrorHound” n. 21 (gennaio 2010) mi racconta che il film ha conosciuto ritardi per tre anni a causa di intoppi (snags) con la produzione. All’inizio il regista doveva essere Mark Romanek, quello di One Hour Photo (2002), ma «problemi di budget l’hanno spinto ad abbandonare»: che vuol dire? Romanek all’epoca girava videoclip musicali, mi sembra difficile che maneggiasse più soldi rispetto a un “mostro Universal”: visto che è andato alla Fox a girare Non lasciarmi (2010), struggente ma economico, forse la frase va intesa con il fatto che Romanek non era abituato a budget così alti. IMDb parla di 150 milioni di costi per Wolfman, contro i 15 di Non lasciarmi.

Comunque, via Romanek entra Joe Johnson, che ha esordito con Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi (1989) ma solo con il nuovo millennio era tornato al cinema, con Jurassic Park III (2001) e Hidalgo (2004). Appena messo piede alla Universal, «lo studio ha voluto che si rigirassero alcune scene e si ri-montassero, generando ulteriori ritardi». Ah, ma quindi Romanek aveva fatto in tempo ad iniziare il film? E quanto è stato il suo apporto? La stessa “HorrorHound” nel marzo 2008 aveva riportato l’abbandono di Romanek (per «divergenze creative») prima dell’inizio delle riprese, il 18 febbraio successivo, quindi forse le scene da rigirare sono del nuovo regista, non del vecchio. Boh.

Sappiamo solo che ritardo dopo ritardo alla fine il lupacchiotto riesce a raggiungere le sale americane il 12 febbraio 2010, anche se in Italia – non so perché – era già stato presentato nel gennaio precedente.

Se non bastassero i problemi alla regia, ci si mette anche la colonna sonora. Le scene rigirate e rimontate avrebbero bisogno di ulteriore musica ma Danny Elfman, che ha già composto l’intera colonna sonora, non ha tempo di tornare e quindi gira voce che la Universal abbia assunto Paul Haslinger per tappare un po’ di falle, componendo alla maniera di Danny Elfman per non far notare la differenza: al momento in cui scrive la giornalista non sa ancora quale compositore apparirà nei titoli di testa, e oggi c’è solo Elfman: il coinvolgimento di Haslinger sarà stato solo un pettegolezzo? Boh.

Riceve il visto della censura italiana 17 febbraio 2010 ma già da due giorni prima è in sala (fonte: FilmTV.it). L’anteprima romana del 27 gennaio 2010 riportata da IMDb non ho idea a cosa si riferisca.

La Universal lo porta in DVD e Blu-ray dal luglio 2010, mentre nel febbraio 2019 esce l’edizione Director’s Cut.


Peggio, ma anche più costoso

La Universal è chiaramente diretta da persone geniali, gente che fa la spola fra Hollywood e Stoccolma per ricevere Premi Nobel come se piovesse. Così i geniali “pensatori” della Universal hanno fatto questa pensata: perché non rifacciamo un vecchio successo, ma scritto peggio e dieci volte più costoso? Gran bella idea.

Spesso i produttori confondono la familiarità indotta con il consenso. Replicare miliardi e miliardi di volte lo stesso titolo – tipo come fa Mediaset con “A-Team” e “Walker, Texas Ranger” – significa che in tutti nasce la falsa sensazione di conoscerlo e di avere estrema familiarità con esso, il che però non significa che le stesse persone alzeranno un dito, figurarsi pagare un costoso biglietto, per un titolo simile.

Scriviamo il titolo su marmo, così sembra una cosa seria

In Italia i mostri Universal sono ignoti al pubblico generico, non so perché non vengano mai trasmessi in TV – forse costano troppo – perciò prima della pirateria erano noti solo grazie alle foto su manuali e riviste di cinema, o grazie alle versioni di serie Z, quelle sì replicate a iosa. In America la situazione è esattamente capovolta: non esiste un solo americano che non conosca a memoria L’Uomo Lupo (1941), trasmesso miliardi di volte: è tipo “Supercar” per l’italia.

I geni(t)ali produttori Premi Nobel della Universal si sono detti: prendiamo un film che tutti conoscono perché è stato replicato miliardi di volte, facciamone una versione che costi un’assurdità (tipo 150 milioni!) e sicuramente tutti faranno a botte per pagare un costoso biglietto e vedere ciò che sanno a memoria. Ah, e non replichiamolo mai, dopo averlo fatto stare in sala una manciata di settimane, contro i decenni del vecchio film. Sicuramente è un’operazione che sarà coronata dall’insuccesso più clamoroso, e le previsioni di fallimento si sono tutte avverate: ammazza che Premi Nobel!

Per fortuna a controbilanciare la dabbenaggine dei produttori arriva una squadra di sceneggiatori che scrive una porcata assurda: ah, la grande qualità Universal. In fondo è la stessa casa che ha riprovato a far nascere i suoi mostri con l’inguardabile The Mummy (2017), segno che non è proprio capace oppure si fa un vanto di crollare miseramente in ogni propria iniziativa.

Neanche i lupi mannari si mangiano i dirigenti Universal

Blackmoor, 1891. Arriva un portoricano che fa l’inglese ma soprattutto fa l’indiano e finge di azzeccarci una mazza con ’sta vicenda, rasato di fresco dal dittico di film Che. (Peraltro più avanti incontra un indiano “vero”, anche se pakistano, ma tanto è solo un buco di trama.)

Il nostro improbabile protagonista, vistosamente a disagio, maneggia un bastone da passeggio con l’impugnatura d’argento a forma di lupo, e vai di strizzate d’occhio e gomitate («wink wink, say no more» cit.), ma gli autori non notano che il personaggio aveva già un bastone da passeggio: quando il misterioso Max von Sydow gliene regala uno, che fine fa l’altro? Va bene che tanto è solo una scena-marchetta da “Director’s Cut”, ma è chiaro che questo film ha la stessa accuratezza di un lupo mannaro in una cristalleria.

Iniziare il film con una inutile strizzata d’occhio

Lawrence Talbot (Benicio Del Toro) torna a casa perché suo fratello è stato maciullato da una creatura misteriosa, e tutti dicono trattarsi di un lupo che colpisce nelle notti di Luna piena, tipo questa notte: mi raccomando, che tutti restino chiusi in casa, nessuno esca. D’accordo. Però Lawrence deve indagare sulla questione e chiedere agli zingari se sono stati loro, e deve indagare adesso. Scusa, c’è la Luna piena, ti hanno detto di restare in casa, puoi per favore aspettare domattina? No, Lawrence è un Premio Nobel come i produttori Universal quindi deve andare di notte all’accampamento degli zingari a chiedere se sono loro che vanno in giro a maciullare la gente, che sicuramente risponderanno in maniera onesta e anzi farà loro piacere. Scusa, amico geniale, ma proprio ora devi andare, che tutti sanno esserci un mostro in giro? Sì, proprio ora. E allora muori, coglione.

Chi mai avrebbe potuto immaginare che durante la notte di Luna piena in cui tutti sanno esserci un mostro in giro a sbranare la gente… c’è un mostro in giro a sbranare la gente? Era impossibile da prevedere, poi c’è il bambino zingaro che scappa nel bosco da solo, per motivi che giacciono sedimentati in quel letame che riposa nella testa dei dirigenti Universal, ma per fortuna c’è quel gran dritto di Lawrence Talbot, che con un fucile spara-caramelle vorrebbe fermare un bulldozer a forma di lupo.

Un coglione del genere non si merita altro di essere morso e di diventare… il coglione mannaro!

Lawrence Talbot: il coglione mannaro!!!

Il film è finito, quello scherzo di trama svanisce nel nulla. Ogni tanto entra Emily Blunt, si guarda in giro, fa la faccetta con la fossetta, aspetta che le diano un copione, non arriva niente, si volta e se ne va.

Ogni tanto entra Anthony Hopkins, fa le facce, fa gli sguardi, dice frasi prive di qualsiasi significato ma buone per il trailer («La bestia avrà il suo giorno di gloria. La bestia sarà fuori) e poi sparisce pure lui, che mica può perde tempo con ’ste cazzate.

Benicio fa l’occhio pallato alla Benicio, fa le facce spente alla Benicio che fanno impazzire tutti, si guarda in giro, cerca disperatamente un modo per apparire molto più coglione di quanto già non appaia, ma è davvero impossibile. Fine del film. Veramente soldi spesi bene.

E le pallottole d’argento? Boh, se le sono scordate in una bozza precedente

Nelle interviste dell’epoca Rick Baker, il celebre mago degli effetti speciali, racconta che appena ha saputo in giro che la Universal stava lavorando a un lupo mannaro si è gettato a corpo morto nel progetto: era dai tempi di Un lupo mannaro americano a Londra (1981) che non aveva la possibilità di lavorare sui licantropi, perciò ha creduto in questo progetto fino in fondo, tanto da apparire pure in un paio di ruoli cameo.

Baker sin da subito ha detto che vanno bene gli effetti al computer ma lui voleva portare i cari vecchi effettacci di una volta, con trasformazioni che fanno saltare gli spettatori sulla sedia. Ottimo… ma, scusa Baker… che è successo, poi? No, perché non c’è una mazza di effetto vero in questo film, è tutto un videogioco triste: al massimo in quello scherzo di combattimento finale di trenta secondi vediamo i due protagonisti con i vestiti strappati alla Hulk e dei peli appiccicati in faccia: sarebbe quella la tua “magia”?

Sarebbe questa la magia di Rick Baker? Che tristezza…

Bella la fotografia di Shelly Johnson, belli i fondali finti creati ai Pinewood Studios, bello tutto, ma è davvero un film vuoto con dei peli intorno: non c’è una sola scena che ne esca in maniera almeno dignitosa, tutto è sbagliato dall’inizio alla fine. Qualcuno dovrebbe dire alla Universal che le trame degli anni Quaranta non vanno più bene, un secolo dopo, certe ingenuità ci fanno sorridere in un filmone classico, dove tutti ridiamo di quanto siano beoti i personaggi, ma fanno schifo in un film moderno. Tipo il poliziotto interpretato da Hugo Weaving: mi sono vergognato per lui. Spero di cuore che l’attore non inserisca ’sto filmaccio nel suo curriculum, che se qualcuno poi riesce a vederlo ci fa una figura barbina.

Dicono ci sia Hugo Weaving in questo film, ma non è vero!

Un lupo mannaro non avrebbe saputo scrivere un film peggiore di questo, a meno di non defecare su un copione… e chissà, forse è proprio così che è nata la sceneggiatura di questo Wolfman.

L.

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30 risposte a Wolfman (2010) Il Coglione Mannaro

  1. Cassidy ha detto:

    Lo vidi al cinema ai tempi, non mi conquistò. Da due anni, più o meno da quando ho trattato i classici Universal (grazie per le tante citazioni!) è lì che mi aspetta per essere rivisto, una volta l’ho anche iniziato, ho dovuto interrompere dopo venti minuti non ricordo perché, ma ogni volta trovo di meglio da vedere o rivedere. Ricordo la delusione per il non lavoro mostrato di Baker, che si sarà anche sbattuto tanto, ma poi il lupone è tutto in CGI invecchiata male, anzi, già scarsa nel 2010. Poi hai detto benissimo, negli Stati Uniti il film del 1941 passa con la frequenza di “Una poltrona per due”, infatti i registi della generazione di Landis (e successiva) ci sono cresciuti, così come il pubblico che dirà: «Un altro uomo lupo!?» come noi ci stufiamo nelle mille versioni della principessa Sissi. Un giorno riuscirò a rivederlo, ma molto tardi, il tuo post mi farà impiegare meglio il mio tempo 😉 Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Avevo aspettative bassissime, mi bastava un filmetto Universal, marchio che almeno garantisce una fotografia e belle scene: entrambi fattori presenti e di ottima qualità. Purtroppo manca tutto il resto, e la sceneggiatura è così odiosa che a fine visione è venuto un principio d’ulcera.
      Nelle interviste tutti, dal regista agli attori, dai produttori ai tecnici, ripetevano come un mantra che sapevano a memoria e adoravano l’originale del 1941, ma anche il mitico remake con Oliver Reed, temo che dal 2010 in poi nessuno di loro si vanti in giro di aver partecipato a questo 😛

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      • Giuseppe ha detto:

        Ecco, appunto, parlavano di due grandi classici ai quali il loro “Wolfman” non avrebbe mai potuto nemmeno allacciare le scarpe, al pari degli altri due più recenti classici firmati da Dante e Landis: davvero un film vuoto con dei peli intorno, dove alcune innegabili qualità della cornice (fotografia e scenografia) non ce la fanno comunque in nessun modo a sopperire all’inconsistenza del quadro (storia ingenua -in senso negativo- e sceneggiatura praticamente assente), e manca pure la magra consolazione di vedere almeno all’opera un Rick Baker degno di nota… Che dire, alla fine il voler fare questo remake si è rivelato essere proprio un’idea geni(t)ale 😉

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        La geni(t)ale Universal mostra sempre il meglio di sé 😀

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  2. Sam Simon ha detto:

    I genitali produttori mi ha fatto piegare in due dalle risate! X–D

    Ignoravo l’esistenza di questo capolavoro, ho visto il cast e mi sono meravigliato, ma credo che il mio interesse si fermerà qui per questa robaccia.

    Quanto è vero quello che dici su alcuni classici in cui alcuni gesti/azioni/comportamenti fanno sorridere per la loro ingenuità. Non succede in tutti i film, ma The Night of the Hunter per esempio in alcune parti dovrebbe far paura ma fa ridere (tipo quando lei trova il coltellaccio del prete, e amorevolmente lo ripone nella tasca della giacca di lui dicendo “Men…”).

    Il classico The Wolfman ha una trama un po’ così vista oggi, ma ha ancora una magia che film moderni se la sognano! :–)

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Soprattutto i classici in bianco e nero spesso hanno scene assurde, sviluppi di sceneggiatura ridicoli e personaggi discutibili, ma alla fine ci piacciono per l’atmosfera e anche per l’ingenuità. Gli stessi identici difetti in un film contemporaneo generano solo disprezzo.
      La scena del coltellaccio è geniale 😀

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  3. Fabio ha detto:

    Penso sia stato più che altro un film minato da una serie di sfortunate coincidenze,sia volute che non,avevano ingaggiato lo scenografo Rick Heinrichs,mentre la bozza iniziale della sceneggiatura era stata affidata al bravo Andrew Kevin Walker,entrambi avevano in comune di aver lavorato attivamente al successo del 1999 di Tim Burton “Il Mistero Di Sleepy Hollow”,per qui credo che la Universal all’epoca voleva provare a fare quello che fece ai tempi la Paramount e Burton con la storia del cavaliere senza testa,cioè un grosso e costoso film gotico in costume,solo che in questo sfortunato caso il regista designato si era ritirato per i soliti “classici motivi”,puntando all’ultimo su Joe Johnston,che si sa essere un’onesto mestierante con una discreta mano,ma non particolaremente riconoscibile,se non per la sua passione per i film “classici” in tutti i sensi,che sanno di vecchio,non è mai stato un regista dedito a reinterpretazioni in chiave moderna di questi racconti,e la maggior parte della sua corta filmografia sta proprio li a dimostrarlo! Purtroppo come tu Lucius hai fatto notare,l’idea di non cambiare di una virgola le ingenuità dell’epoca,mantenendole inalterate in un film del 2010,non si era rivelata un’idea vincente,ma come ho già detto nel caso di “WOLFMAN” mancava un regista di polso con le idee chiare come il Burton dei tempi d’oro,sostituito da un regista Johnston,tutto sommato bravo ma poco propenso a rinfrescare il racconto originale,preferendo il classico a tutti i costi piuttosto che modificare le dinamiche strutturali della trama,in più aggiungiamo la sceneggiatura di Andrew Kevin Walker che fù fatta riscrivere da tale David Self,che aveva scritto la sceneggiatura di quell’abomino che era “Haunting” di Jan De Bont e la frittata era ormai fatta! In ogni caso non odio questo film e non lo ritengo nemmeno il peggior film del suo genere lupesco,andai a vederlo al cinema,e posseggo addirittura il blu ray nella mia videoteca,e non me ne vergogno affatto,pur ammettendo che è il film sulla figura del licantropo che riguardo di meno!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Purtroppo per me un film è la sua sceneggiatura: un regista può essere bravo quanto vuole, ma se – come in questo caso – il soggetto e la sceneggiatura sono una pila di letame fumante il risultato è solo un filmaccio inguardabile ma diretto bene. E qui non è neanche diretto been 😀
      Quando vedi un film dove entra un indiano armato di pallottole d’argento, e poi sia l’indiano che le pallottole scompaiono, può esserci pure Dio in persona alla regia ma verrà fuori una porcata.
      Paradossalmente è molto più divertente “Werewolf”, cioè il filmucolo Universal 1440 di due anni dopo: è ovvio che sia girato con mezzi di fortuna, ma ha una sceneggiatura non banale e strapiena di ottimi spunti, anche se poi non gestiti a dovere. Avrebbero dovuto puntare più su quello che su questo 😉

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      • Fabio ha detto:

        Eeh lo so lo so,ma si sa,tanti soldi danno alla capa,troppo budget,troppa poca attenzione alla scrittura,è una storia vecchia come il mondo!

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        La cosa curiosa è che da anni il sistema è chiaro: non importa il film, importa quanto venga distribuito. Invece i geni delle grandi major spendono 150 milioni per film pezzenti che nessuno vede e poi li murano vivi, così perdono tutto. Quando invece dovrebbero fare l’esatto contrario: film economici da replicare miliardi di volte. Sono lontani i tempi in cui la Warner chiedeva milioni di dollari per i diritti televisivi: ecco perché oggi tutti – piattaforme comprese – comprano quintali di spazzatura economica per riempire i cataloghi, invece di buoni film. E’ più facile vedere un thrillerino canadese che una grande produzione hollywoodiana, semplicemente perché il primo lo replicano decine di volta, la seconda mai.
        Per questo ipotizzo un piacere perverso nel buttare via soldi, da parte delle grandi major 😛

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    • stefanoramarro ha detto:

      Cosa? Cosa? Lo stesso sceneggiatore di haunting che putacaso ho indicato più sotto come un’altra delle mie delusioni cinematografiche? Ora il cerchio si è chiuso. Rammento poco della trama dopo tanti anni, ma ricordo solo che due o tre scene mi diedero proprio fastidio per le stupidate che erano riusciti a dire.

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  4. Fabio ha detto:

    Anzi,piuttosto sono ancora molto incazzato che non esista ancora un’edizione in DVD del bellissimo “BAD MOON” di Eric Red del 1996,sono anni che lo attendo,mannaggia!

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  5. stefanoramarro ha detto:

    Aaaaah. (Sospiro). Insieme con haunting – presenze potrebbe essere una delle due occasioni perdute che mi ha infastidito nei decenni scorsi. Rammento di averlo visto addirittura al cinema, probabilmente a causa della buona fotografia. Poi… bah. Insomma… bah. Mi aspettavo un po di profondità, una lettura profonda e originale del mito, che svelasse qualcosa della natura umana. Insomma mai le aspettative furono più alte e mai più così tradite. Se la memoria m’assiste ebbi l’impressione al cinema che la luna sorgesse a velocità stratosferica in questo film. Quasi si sarebbe potuto sentire il rumore di un aereo al decollo. Proprio come in un film degli zucker. In seguito vidi la versione home video e non ebbi la stessa impressione e non me lo spiego. Dubito potessero essere due montaggi diversi e, d’altra parte, al cinema una pellicola si vive diversamente. Quindi boh

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Visto che c’è una Director’s Cut, magari la normale versione home video era tagliata o addirittura rimontata in modo diverso.
      Pensa che io invece avevo aspettative bassissime, sapevo che non esiste alcuno “studio” e che i film mannari americani sono solo roba bambinesca per farsi due risate in faccia agli attori: chiedevo solo una robbetta caruccia, invece niente, un abominio assurdo.
      Mi spiace solo che Rick Baker si sia mostrato così entusiasta in un film che vanta fra i peggiori effetti speciali del nuovo millennio: non mi stupisce che non venga mai citato Wolfman quando si parla di Baker, ma solo produzioni di trent’anni fa, quando cioè esisteva ancora un cinema, anche se agli sgoccioli 😛

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  6. Willy l'Orbo ha detto:

    Ahahaha! Adoro: adoro il titolo del post, adoro il post, adoro il sarcasmo con cui affetti tutto ciò che gravita intorno a questo filmaccio, non adoravo il film ma, da oggi, un pochino pochino sì dai; non ti spaventare, l’aumento della soglia di tolleranza è dovuto solo al fatto che ogni pensiero a esso riferito mi riporterà al tuo spassoso pezzo! Lo hai “ammortizzato”! 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ti capisco benissimo, sappi che nella mia pazzia sono stato ad un passo dal farmi il dittico in DVD, cioè questo film e Werewolf: se becco l’occasione giusta non è detto che me li sparo entrambi su Amazon. Siamo malati di Z senza possibilità di guarigione 😛

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  7. loscalzo1979 ha detto:

    Ah ma quindi non era sembrato solo a me:

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  8. Lory ha detto:

    Uomini lupo film che bazzico poco e quelli visti non li ricordo neppure, però il tuo articolo da Oscar mi ha invogliato. Credo che recupererò quello di Landis e quello di Dante oltre a un titolo che da sempre ho voglia di recuperare che ha il termine solo nel titolo ma credo abbia poco a che fare con la licantropia Bad big wolfes, avevo perso la mia lista come ti raccontai una volta e quello è lì da un po e me lo hai rammentato.
    Altro da suggerire?
    Ciao Lucius, intervengo poco, mi spiace, ma ti leggo pur conoscendo poco gli articoli che tratti in merito a film che non conosco, grazie per le risate, dovresti dirigere un corso di scrittura creativa! 🫶

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ti ringrazio dei complimenti, e certe cose possono nascere solo dal genuino disgusto che provo per certi film: dubito che si possa chiamare “scrittura creativa”; al massimo “scrittura reattiva” 😛
      “Big Bad Wolves” te lo consiglio caldamente, e sì, non parla di lupi, ma di mooooooolto peggio: persone normali! Brrr , da brividi.
      Sono della fazione “L’ululato”, cioè Dante, quindi faziosamente ti consiglio quello, che mi ha terrorizzato da ragazzo, ma temo che visto oggi per la prima volta non dica molto. Il romanzo da cui è tratto è molto bello, ma è ancora inedito in Italia.
      Sulla licantropia posso solo dirti di stare alla larga, è davvero difficile trovare un film anche solo dignitoso sull’argomento.

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      • Lory ha detto:

        Ho visto che L’ululato lo hai recensito, contenta di averlo scelto tra i tanti e contenta che Big bad wolves me lo consigli, è una vita che devo vederlo.
        Questo è un momento di recuperi per gli Oscar ma riesco a tenere ugualmente il passo coi dvd, film anche vecchi che nulla hanno da invidiare alla cinematografia attuale ultimamente piena di fuffa 😉

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  9. Marco Vecchini ha detto:

    Di questo film l’unica cosa che so è un aneddoto di Hopkins, che quando lesse la sceneggiatura notò degli strafalcioni su alcuni aspetti nobiliari (titoli credo, non mi ricordo più) che fece correggere. Fu sufficiente a capire la qualità generale del film.

    Io a volte son convinto che gli sceneggiatori a Hollywood prendano più lezioni di marketing che di scrittura.

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    • Lory ha detto:

      Sceneggiatura, d’accordo con tutti voi e per me è sempre stato il Premio più interessante spesso dato a casaccio.
      P.s. perdonami Lucius, ma a proposito di sceneggiatura, ho in mente da tempo di chiedertelo e mi dimentico sempre, hai visto il film “Identità ” ?

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Se intendi quello con John Cusack, dalla trama sono convinto di averlo visto ma non me lo ritrovo nel mio database personale. A memoria mi sembra mi sia piaciuto, per quanto possa risultare piacevole uno dei mille film l’anno con John Cusack 😀

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      • Lory ha detto:

        Identità visto in tv, passa spesso ed è esattamente quello con l’attore che nomini, infatti non lo trovavo nelle tue recensioni ed ero curiosa di sapere se lo avevi ‘linciato’ ☺️

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Il problema è che Hollywood vive di luce riflessa: tantissimi dicono “Ti pare che non si sono informati per scrivere un film?” No, non si sono informati, e gli strafalcioni assurdi dei grandi film milionari sono lì a provarlo.
      Anche se, ad onor del vero, in questa sceneggiatura TUTTO è sbagliato, quindi il buon Hopkins ha solo aggiustato le maniglie sul Titanic 😀

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  10. Austin Dove ha detto:

    a me era piaciucchiato, poi la Blunt molto in parte e brava secondo me

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