Venerdì 13: la serie (1987) 16 – Tattoo


Continuiamo a parlare della serie TV “Friday the 13th: The Series“, quella senza Jason.


Alla cieca

Torniamo alla cieca e purtroppo ci rimaniamo: in quell’estate del 1996 la serie è andata in onda quasi tutte le notti su Italia1, anche se con diversi “buchi”, ed è probabile che almeno le prime due stagioni siano state trasmesse per intero, ma l’emittente è stata talmente fantasiosa con i titoli italiani che è quasi impossibile capire a quali episodi corrisponda quella minuscola manciata di titoli riportati dai giornali. Da qui in poi, dunque, si va a occhio.

Stando ai dati incrociati, è probabile che l’episodio trasmesso da Italia1 nella notte profonda di venerdì 13 giugno 1996 sia questo di cui parlo oggi, ma non esiste alcuna certezza in merito. Sono aperto a suggerimenti, ma solo se avete dati sicuri, niente “sentito dire” e niente Wikipedia.


Episodio 1×16
?
(Tattoo)

Andato in onda il 7 marzo 1988, l’episodio è diretto da Lyndon Chubbuck, regista televisivo quasi esordiente che poi curerà un episodio di ogni serie dell’epoca: è venuto a mancare nel 2021, per cause ignote.

L’episodio non sembra essere presente fra quelli usciti in VHS italiana fra il 1988 e il 1989, ma le informazioni sono così rare e vaghe che non lo posso dire con certezza.

Fra gli oggetti maledetti io aggiungerei anche i capelli di Robey

Micki (Robey) è disperata, perché Ryan (John D. LeMay) l’ha costretta a fare quello che non ha mai fatto in questa serie: lavorare al negozio. La nostra eroina si chiede perché sia necessario fare l’inventario del “Curious Goods”, noi invece ci chiediamo perché non l’abbiano fatto prima, visto che Ryan sottolinea come sia fondamentale per un venditore sapere cos’abbia in magazzino. Al che Micki fa notare che tanto lì non si vende niente, e – di nuovo – noi ci chiediamo: allora che diamine stanno facendo da 16 settimane? Con che soldi stanno mandando avanti l’attività gratuita di recuperatori di oggetti maledetti?

Per la prima volta un oggetto maledetto ha l’etichetta

L’oggetto infestato della settimana è una serie di aghi da tatuaggio (Tattoo needles), ritrovata dal signor Chen (Keye Luke, il celebre maestro cieco Shaolin della serie “Kung Fu“) il quale vuole sbrigarsi a darli via perché è sicuro che quel disgraziato di suo nipote Tommy (Leonard Chow) ci si dannerà l’anima.

La particolarità di questi aghi, infatti, è che tutto ciò che viene tatuato con essi poi… prende vita. Dando per scontato che si sia tatuato qualcosa di vivo: se mi tatuo un tostapane che succede?

Un ragnone tatuato che diventa vero: effettoni speciali delle grandi occasioni!

Il giovane e scapestrato Tommy si riappropria degli aghi, tatua una tarantola sulla pancia di una ragazza strafatta in guêpière, il ragnone prende vita, uccide la ragazza e Tommy vince un botto di soldi a carte: ma che cacchio c’entra? Quale sarebbe la connessione fra i due eventi? Possibile che in questa saga non ci sia un solo passaggio logico manco a tatuarselo?

Comunque Tommy non riesce a sfruttare questo potere illogico che ha ottenuto, perché avendo iniziato a vincere nessuna casa da gioco in città lo fa più entrare: solo chi perde può giocare (?). Così decide di tatuare sua sorella e correre poi a giocare alla roulette russa: il modo in cui i nostri eroi salvano la situazione è così stupido, illogico e totalmente fuori di ogni raziocinio che non posso rivelarlo, rischierei di aprire il Settimo Sigillo e scatenare l’Apocalisse.

L’unico momento simpatico di questo episodio orripilante

Per cercare di essere positivo e salvare qualcosa da questo episodio in cui la stupidità illogica raggiunge vette eccelse, cito quello che mi diverte pensare essere una strizzatina d’occhio al celebre ruolo ricoperto da Keye Luke, cioè il maestro saggio protagonista dei ricordi di Caine (David Carradine) nel western televisivo-marziale di “Kung Fu”.

Infatti è Lum Chen a fornire ai nostri eroi gli strumenti per sconfiggere la potenza malvagia degli aghi da tatuaggio maledetti: degli aghi da tatuaggio provenienti dal monastero di Chan Shi, nome balzano che immagino volesse strizzare l’occhio a Shaolin, da cui veniva il maestro cieco della serie TV. Sul perché un monastero buddhista dovesse avere aghi da tatuaggio stendo un velo pietoso.

Chiudo con l’interrogativo più scottante: riuscirà questa serie a peggiorare ancora di più? Che sia la serie stessa un oggetto maledetto che andrebbe rinchiuso nel vault del “Curious Goods”?

L.

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19 risposte a Venerdì 13: la serie (1987) 16 – Tattoo

  1. Vasquez ha detto:

    Io mi sono fatta l’idea che le puntate in cui vediamo i nostri eroi in azione siano ambientate durante i fine-settimana, non può essere altrimenti: il sabato e la domenica tengono il negozio chiuso e vanno a caccia di oggetti. Solo così si spiega il negozio sempre vuoto e il tempo che i tre dedicano alla ricerca. Detto questo, posso solo dire che nella scena in cui Marshak “risolve la situazione” (mettiamola così 😅) sono caduta dalla sedia per il ridere, devono essersela tatuata una scena così per renderla possibile. E nel contempo ho pensato: “L’Etrusco non ve la farà passare liscia!” 🤣

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Non volevo crederci, ho pensato che dovesse esserci stato qualche problema di montaggio a avessero inserito riprese di un altro episodio, perché non può essere così stupida la soluzione finale, sicuramente la scena vera sarà stata rovinata e non mandata in onda 😛
      Possibile che in tante puntate non ci sia stato neanche un secondo per mostrare almeno un cliente del negozio che si guarda in giro? Giusto per farci capire come facciano a mangiare i tre eroi, visto che ogni puntata Robey sfoggia vestiti sempre nuovi e Micki compra sempre roba. Quello sì che è un mistero 😛

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      • Giuseppe ha detto:

        La spiegazione potrebbe essere molto più semplice di quanto non si pensi: Micki in realtà è solo il nome di copertura per Louise Robey, che nella serie interpreta il ruolo di sé stessa e, infilando dischi di successo uno dietro l’altro, guadagna abbastanza in settimana da poter mantenere negozio e compagnia.
        In questo modo, il recupero degli oggetti indemoniati diventa un semplice hobby che ci si può permettere di praticare nei weekend, a negozio chiuso 😛

        Quanto a “Tattoo”, la soluzione finale è stata talmente… talmente… ecco, “talmente” e basta che l’ho cancellata dalla mia memoria, e probabilmente farò lo stesso quando mi capiterà di riguardare l’episodio.
        P.S. Ho letto che ancora non ti sei deciso ad iniziare “Penny Dreadful” e pure il perché della tua ritrosia… Ritrosia che da Neo-Whoviano adesso potresti riuscire a superare, essendoci Billie Piper ad aspettarti in quella Londra di fine ‘800 😉

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Consigliandoti di non rivedere mai questo episodio, che l’Apocalisse è sempre dietro l’angolo, scopro che c’è un altro motivo per iniziare “Penny Dreadful”, ma gli occhi di Eva Green mi inibiscono e mi bloccano assai. Vedremo… 😛
        P.S.
        Il mio lutto per la perdita di Tennant e l’arrivo di Smith, che proprio non riesco a mandar giù, è lenito da Prime Video, che si è comprato “Casanova”, lo sceneggiato con Tennant che credevo inedito. Come abbia fatto Matt Smith a fare così successo con il Dottore è per me un mistero, venendo dopo la perfezione assoluta.

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      • Giuseppe ha detto:

        Ti dirò, Smith era stato accolto da non poche perplessità al suo arrivo, prima di riuscire a farsi strada nel cuore dei fan… E, ad ogni modo, Tennant non è che poi abbia rinunciato del tutto ad essere il Dottore: una puntatina fra Smith e Capaldi la farà, per poi ripetere l’exploit alla fine del ciclo Whittaker (senza scordare le sue comparsate in “The Sarah Jane Adventures”) 😉

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Mi piacerebbe recuperare anche le serie figlie, come Sarah Jane e Torchwood, ma è troppo comodo avere tutto pronto su Prime quindi per ora seguo la via maestra. E rimpiango Tennant a calde lacrime 😛

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      • Giuseppe ha detto:

        Eh, lo capisco, ci sono passato anch’io 😜

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Al di là dell’attore, che comunque è simpatico, il problema è che mi sembrano meno efficaci le storie: è iniziato il Dominio Moffat proprio quando invece avevo capito che è Russell T. Davies il genio di casa. O magari sono io che trovo molta più affinità con Davies e il suo senso del fantastico, ma non solo: Davies e Tennant sono tornati insieme per “Casanova” che è un gioiellino, con tanto di giochi narrativi che sembrano presi dal Dottore. (Peraltro girato in alcune ambientazioni veneziane che anticipano quelle dei futuri vampiri veneti della serie.)
        Moffat nell’èra Matt Smith si è creato vari colponi di scena che però mi sembrano fini a sé stessi, preferivo il modo di giocare coi personaggi di Davies. Vedremo, magari cambio idea, sono solo alla sesta stagione 😉

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      • Giuseppe ha detto:

        Be’, qui posso darti ragione: per quanto a me non sia dispiaciuta affatto la gestione Moffat (che pure verso la fine cominciava a mostrare un tantino la corda), il talento di Davies non si discute: del resto, hanno richiamato proprio lui per tirare fuori il Doctor dalle sabbie mobili in cui l’ha sprofondato quello stesso Chris Chibnall che, pure se oggi pare strano sia dirlo sia crederci, in “Torchwood” aveva fatto faville 😉

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      • Conte Gracula ha detto:

        A me il Dottore Smith non era dispiaciuto. E mi piaceva anche quello di Tennant. Erano bizzarri in modo diverso.
        Invece non ho apprezzato quello di Capaldi… ma non per colpa di Capaldi, lui era bravo!
        Chibnall è quello del Dottore rigenerato in una donna? Ho visto poco, mi sono sembrate deboli le puntate, anche se quella sulla serata a scrivere storie gotiche (la Shelley con Frankenstein, Polidori col suo lord Ruthven e via dicendo) aveva uno spunto simpatico.

        Riguardo a Torchwood, l’ho trovato troppo tetro, un po’ più di ironia ci sarebbe stata bene. E la terza stagione, quella con la storia sui bambini, mi aveva davvero nauseato, roba che non sapevo se fosse più spregevole Jack Harkness o il John Constantine dei fumetti.
        La quarta non era male, si notava uno sforzo nel cercare di rendere plausibile uno spunto allucinante. Finale un po’ meh.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Sono alla settima stagione e c’è ancora Smith, ma almeno la prima puntata (“Il manicomio dei Dalek”) mi è piaciuta (“Dottore Chi?” “Non smetterete mai di chiedervelo”), magari questa stagione parte meglio della precedente, che proprio non ho digerito.
        Mi piace molto Capaldi attore e ho molte speranze sul suo Dottore, vedremo 😉
        Devo decidermi a recuperare Torchwood: ero del tutto impreparato al puntatone-crossover in cui il Decimo Dottore ha chiamato tutte le serie-figlie a dargli una mano.

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  2. Conte Gracula ha detto:

    Ho una teoria non suffragata da fatti: in negozio hanno un registratore di cassa maledetto, marca Midas, che produce soldi ogni volta che recuperano un oggetto.
    Abbastanza soldi da andarci avanti una settimana in tre o in quattro (metti che prendano un commesso).
    Dove sta la maledizione?
    Prima o poi gli oggetti finiranno e dovranno lavorare per davvero. Oppure rimetteranno in giro le cose, stavolta avendo le istruzioni, e riprenderanno da capo con la raccolta 😛

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  3. Cassidy ha detto:

    Ormai siamo al delirio più totale, mi auguro sia stato un problema di montaggio, perché così davvero non ha proprio senso 😉 Cheers

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  4. Willy l'Orbo ha detto:

    Sì, temo anche io che la serie stessa possa essere un oggetto maledetto ma ricorda che maledetto, in un’ottica Z, fa rima con benedetto 🙂
    Per il resto, tra ragnoni e picconate alla logica, questa serie di post mi sollazza sempre! 🙂

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