Uomini d’assalto (Hangfire, 1991) guest post

Lascio la parola a una nuova voce del Zinefilo, un lettore che ha deciso di fare il salto e diventare contributore del blog: dopo Lorenzo, il nostro ninja, arriva un altro Lorenzo, con un archivio di filmacci da far tremare le vene ai polsi.
L.


Dal fetido archivio di Lorenzo Lepori

Uomini d’assalto
(Hangfire)

Regia di Peter Maris – 1991 – 90′
CAST: Brad Davis, Jan Michael Vincent, Yaphet Kotto, Lou Ferrigno, Lyle Alzado, Yaphet Kotto, Lee De Broux, Ken Foree, George Kennedy, James Tolkan, Kim Delaney.
VHS Columbia TriStar 1993

Lo sceriffo Ike (Brad Davis) sta festeggiando il matrimonio con la psicologa Maria (Kim Delaney) assieme al suo amico, testimone e compagno d’arme Billy (Ken Foree).

Il modo migliore di iniziare un filmaccio di serie Z

L’atmosfera è lieta e gaia, ma la sposina viene richiamata al vicino penitenziario per assistere all’ennesimo confronto fra la commissione carceraria e il detenuto Kuttner (Lee De Broux).

Intanto un gruppo di idioti fa saltare per aria un camion, da cui si libera una nera onda di BROMURO! che con effetto ottico minimalista si dirige come un blob verso il penitenziario. Da qui la geniale idea del Direttore (George Kennedy) di rimuovere in massa i duemila carcerati dentro una serie di autobus (!) verso luoghi più salubri.

Chiamate Frank Drebin, che questo sembra un caso per lui!

Esattamente dieci secondi dopo la pensata, scoppia una rivolta carceraria, di cui approfitta subito Kuttner, per impadronirsi di una pistola, rapire Maria, riunire venti complici e partire con un autobus tutto suo alla volta del paesino dove ancora l’inetto sceriffo aspetta la moglie, temporeggiando in facezie con Billy, che ogni tanto butta lì un complimento estetico e uno sberleffo, in un tira e molla erotico estenuante per sottrazione, che a malapena viene sedato dalla notizia del rapimento e dell’arrivo di rapitori e rapita nella cittadina, dove scoppiano terrore e scompiglio.

La popolazione è tenuta prigioniera da una ventina scarsa di depravati, Maria è nelle mani di un pedofilo strangolatore seriale con rigurgiti edipici, e un militare ritardato perimetra la zona (Jan-Michael Vincent). Riuscirà il bene a trionfare?

Il male vince sicuro, se a combatterlo c’è Jan-Michael Vincent!

Il klossal action dimenticato dell’altrettanto dimenticato Peter Maris, fra il 1987 e il ’91 autore di un pugno di action gagliardi, godibili, ma accomunati da un’inguaribile piattezza di fondo. Non differisce di molto questo Hangfire, che già nella sequenza/promo stile Mission: Impossible dei titoli di testa manifesta una goffezza che di volta in volta inceppa la scintilla dinamica della narrazione. E se questo è proprio il senso letterale del titolo, siamo a metà fra l’autogol freudiano e la totale sincerità intellettuale.

Occhio a non rimanere bruciati!

Il film arriva in Italia nel 1993 con due titoli diversi, a seconda della distribuzione: la Columbia TriStar lo presenta in VHS con il titolo Uomini d’assalto mentre Rai2 lo presenta in prima visione il 29 maggio 1993, all’interno del contenitore “Nel segno del giallo”, con il titolo Hangfire – Fuochi di rivolta, scomparendo subito nel nulla com’è storica usanza RAI. (Nota etrusca.)
~

Certamente i rimandi al western d’attesa alla Budd Boetticher non sono casuali, vista anche la location principale, un paesello western di baracche stinte che a malapena si cerca di far passare come piccolo centro abitato vivo e pulsante. Lo stesso stile fotografico e registico di Maris ha l’impronta dei western di serie B dei tardi anni Cinquanta. E nemmeno erano nuovi a film come L’albero della vendetta (1959) certi sottotesti morbosi e omosessuali, ma qui siamo alle prese con un action cerebroleso del 1991, così qualunque volo autoriale dello script viene gustosamente ridicolizzato e infine devitalizzato dalla realizzazione, a metà fra il dilettantesco e lo svagato. Forse un eccesso di auto coscienza? Ma andiamo nello specifico e cerchiamo di capire.

Queste sì che sono facce da Z!!!

Il film si apre con l’ottimo e genuinamente inquietante De Broux, assolutamente l’unico attore a mettercela tutta, accoltellare nelle docce un detenuto, sotto lo sguardo adorante del pelatissimo e guercio Tolkan, che passerà il resto del film a girargli fra le gambe come un bassotto. Lou Ferrigno e Lyle Alzado sono gli unici due cattivi col fisico da culturisti della situazione, e per DUE VOLTE vengono sedati a mazzate in testa, spogliati, imbavagliati e legati con indosso solo mutandoni e calzini di spugna, come di solito siamo abituati a vedere (ma chi?) in un film di David DeCoteau del primo decennio del 2000.

Momenti di alto cinema…

Jan-Michael Vincent rimane vestito di tutto punto con medaglie, cappellino e Ray-Ban scuri da inizio a fine, tutti lo trattano come un pirla e lui continua a fumare la pipa senza curarsene. Ken Foree passa tutto il film a lanciare sguardi acquosi verso Brad Davis: quando Davis si tinge il volto di nero prima dell’assalto nella tana dei cattivi, non può trattenersi: «mmm, come stai bene così

Sicuri ci si mimetizzi così?

Dopo un po’ ci aspettiamo che finalmente esploda una scena degna di cotanto sfortunato divo, magari una doccia bollente come in Fuga di mezzanotte (1978), dove il suo partner era nient’altro che Norbert Wessier, uno degli attori preferiti di Albert Pyun. Ma non divaghiamo.

Proprio lo sfortunato Brad Davis è uno degli anelli più deboli del film: stanco e fuori forma a causa dell’AIDS, morirà tramite suicidio assistito prima ancora che il film esca nelle videoteche italiane. Proprio la desolante aria di un gioco tirato per le lunghe in cui nessuno si diverte più marchia Uomini d’assalto con un’amarezza fuori posto. Così non ci stupiamo che l’ultima scena sia un arrivederci che suona come un addio fra due amici legati da un inconfessabile amore, con Foree che vola via ferito su di un elicottero, ridendo amaramente a una battuta stantia, mentre osserva Brad Davis stringere poco convinto la Delaney, unica donna ravvisabile in tutto il film. Mentre le eliche del mezzo alzano la polvere sui due sposini finalmente riuniti, per assurdo sembrano pronti per essere sepolti come cadaveri nel deserto.

Un film spernacchione con un finale amaro

Operazione goffa e grande spreco di volti più o meno noti (primo fra tutto un George Kennedy che in cinque minuti ha appena il tempo di comportarsi da scemo, fare una breve corsa da sciancato in pensione ed esplodere con la sua auto), redenta da un fascino morbosamente crepuscolare forse non considerato dagli autori, di cui consiglio senza pietà la visione.

Lorenzo


Ringrazio Lorenzo per il suo contributo e la voglia di condividere, rimanendo in attesa di altri tesori di serie Z provenienti dal suo fetido archivio.
L.

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5 risposte a Uomini d’assalto (Hangfire, 1991) guest post

  1. Cassidy ha detto:

    Brad Davis, pochissimi ruoli, molti ottimi e poi boh! Scomparso. Qui tra Kennedy e Foree le facce sono quelle giuste, i sotto testi più o meno evidenti sono quasi parte del canone, per lo meno dei filmacci, gran recupero anche questo, grazie Lorenzo 😉 Cheers!

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  2. Anonimo ha detto:

    Per Davis passare dai set di Parker e Fassbinder a questa roba è stato un attimo…
    CB

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  3. loscalzo1979 ha detto:

    “Dopo un po’ ci aspettiamo che finalmente esploda una scena degna di cotanto sfortunato divo, magari una doccia bollente come in Fuga di mezzanotte (1978), dove il suo partner era nient’altro che Norbert Wessier, uno degli attori preferiti di Albert Pyun. Ma non divaghiamo.”

    “Sottò, é abbastanza sottotraccia la tensione omoerotica?”
    “Con due soldi in più, ci potevamo permettere una colonna sonora adeguata a sti due maschioni”

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  4. Willy l'Orbo ha detto:

    Là dove veleggia la Z, dove i protagonisti sono idoli incontrastati del suddetto marchio, non posso che sentirmi a casa 🙂
    Grande recupero, film che, nonostante tutto, fa battere il cuore, ottimo post e grazie Lorenzo! 🙂

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  5. Giuseppe ha detto:

    Norbert Weisser è stato anche uno degli attori preferiti di John Carpenter, almeno per qualche minuto: giusto il tempo di farlo esplodere assieme all’elicottero che pilotava una volta arrivati al campo base di MacReady e i suoi ne “La Cosa” (era infatti uno dei due sfortunati norvegesi superstiti lanciatisi all’inseguimento del cane) 😉
    E dopo questa mia divagazione, mi unisco ai ringraziamenti a Lorenzo per il recupero e la recensione (certamente fa un po’ tristezza pensare che Brad Davis abbia chiuso la propria carriera -e, purtroppo, anche la vita- proprio con questo “Hangfire”) 👍

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