Ho scoperto con mia sorpresa che Ryan Reynolds ha lavorato tantissimo prima di diventare famoso, onestamente l’avevo notato molto poco e ho scoperto che anche in film che ricordavo bene… non ricordavo ci fosse lui! Sarà che reputavo anonima la sua faccia, perfetta per i ruoli da babbeo come in Blade: Trinity (2004) e Lanterna Verde (2011), ma sto cominciando ad apprezzare un attore che si è fatto una gavetta molto sostanziosa.

Credevo fosse questo il massimo dell’anonimità di Ryan Reynolds
Visto che Prime Video ha in catalogo diversi film del genere “quando Ryan Reynolds non era famoso”, ne ho approfittato per un viaggio tematico.
A prova di idiota
Uscito in DVD come
Foolproof. Il gioco è finito
(Foolproof, 2003)
In DVD DNC dal 2005.
Disponibile su Prime Video.
Prima di scomparire nel nulla dopo il delizioso Gunless (2010), il canadese William Phillips ha scritto e diretto questo heist movie di stampo classico, permeato da un’atmosfera frizzante che però in realtà non è mai presente. È giusto un “sentore”.
La faccia da schiaffi Kevin (Ryan Reynolds), l’atletica Sam (Kristin Booth) e la “mente” Rob (Joris Jarsky) hanno messo a punto un piano infallibile per rapinare una grande gioielleria, un piano così “a prova di idiota” (foolproof) che bisogna essere idioti per farselo sfilare dalle mani, come succede ai nostri tre diversamente geni: altri mettono a segno il colpo, ma i nuovi ladri non sono degli ingrati.
Il colpo studiato dai nostri tre è stato messo a segno da Leo Gillette (David “Poirot” Suchet), super-ladro mitologico che sa riconoscere il genio criminale dietro il suddetto piano, così obbliga i tre giovani a lavorare per lui e studiare un altro piano a prova di idiota per un colpo molto più ricco. Kevin, Sam e Rob non possono fare altro che sottostare agli ordini di Leo e iniziare ad usare la loro genialità criminale, anche se il nuovo colpo metterà a dura prova la loro amicizia.

Mette i brividi quando il Poirot cattivo ti serve da bere
È davvero difficile recensire questo film, non si capisce se è geniale, stupido o una via di mezzo. Il problema è che sembra una commedia ma non c’è una sola scena che lo faccia pensare; sembra un “film frizzante di rapina” alla Ocean’s Eleven (2001) ma non ne ha i numeri; sembra una storia intricata con colpo di scena finale ma in realtà è tutto lineare e il “sorpresone” si è capito già fin dall’inizio. Mettiamola così, il talento di William Phillips è di aver creato un film mediocre che però mentre lo si vede sembra un buon film.
In mezzo ad attori totalmente schiavi dei loro personaggi stereotipati, sicuramente Reynolds ci fa un figurone: bastava battere le palpebre per sembrare il migliore del cast. Non c’è un solo momento comico o divertente eppure il ruolo di Ryan sembra brillante, il ladro gentiluomo e frizzante: di nuovo, è una sensazione falsa ed immotivata ma è questo il talento dell’autore.
Da notare la presenza in un piccolo ruolo di David Hewlett, altro celebre canadese, che probabilmente il regista ha conosciuto sul set de Il cubo (1997). All’epoca di Foolproof David era già apparso nel ruolo del mitico dottor Rodney McKay della serie “Stargate SG-1”, ma solo l’anno dopo il suo personaggio diventerà immortale con “Stargate Atlantis”. Se in The Cube era un sessuomane e in “Stargate” un informatico, qui in Foolproof… è un informatico sessuomane!
Maestro dell’anno
(School of Life, 2005)
In DVD Eagle Pictures dal dicembre 2010.
Disponibile su Prime Video.
Il canadese William Dear ci ha regalato ben altri prodotti, come il divertente Timerider (1982) e il mitico Bigfoot e i suoi amici (1987), ma le bollette tocca pagarle e i gloriosi anni Ottanta sono lontani, così quando gli propongono «Facciamo la versione pacchiana e sotto steroidi de L’attimo fuggente?» accetta subito, tanto è un prodottino che si gira da solo e può leggere il giornale durante le riprese.
Il professor Warner (David Paymer) ha insegnato a lungo nella scuola dove tutti adorano suo padre, il mitico professor “Stormin'” Warner che ogni anno vinceva il premio di miglior professore: ora che l’ingombrante genitore è passato a miglior vita, il povero Warner può legittimamente ambire a prendere il suo posto nel cuore degli studenti: peccato che sia un noiosissimo e grigio insegnante, di quelli che tutti detestano. Se non bastasse questo già grave problema, arriva a scuola il prof più figo del mondo: Michael D’Angelo, che però tutti da subito chiamano solo Mister D (Ryan Reynolds).
Adottando trovate di sceneggiatura degne di tante manate in faccia, parte l’ovvio confronto tra l’insegnamento barboso e quello figo, fatto di libri strappati, banchi spostati e ci manca solo il carpe diem: basta guardare gli occhi di Reynolds per capire che lui è il primo a odiare ’sta roba, ma le bollette le deve pagare pure lui.

Reynolds nel ruolo di cosplayer di Robin Williams
La banale scontatezza di ogni situazione è bruciante, il “colpo di scena” è così ovvio che si capisce già nel primo minuto di film, e non aiuta un co-protagonista totalmente assente come il nostro Ryan: credo che il suo sguardo vuoto si debba al fatto che si stava preparando a girare Amityville Horror (2005).
Il cuore è giusto, la storia strappalacrime ci sta tutta, ma l’esecuzione è davvero di grana troppo grossa.
Cambio vita
(The Change-Up, 2011)
In DVD Universal dal 2012.
Disponibile su Prime Video.
Dopo 2 cavalieri a Londra (2003) e 2 single a nozze (2005), e prima di tornare a dirigere videoclip, David Dobkin continua a portare su schermo storie di amiconi nei guai, in situazioni sempre più paradossali: stavolta attingendo all’inesaubile bacino del genere “Freaky Friday”, che chiamo in questo modo in omaggio al primo film che ho visto sull’argomento, cioè quello mitico con Jodie Foster del 1976.
Dave (Jason Bateman) è un lavoratore indefesso, marito attento e padre amorevole di tre figli, che stanco della sua vita da Mulino Bianco sogna la libertà dell’amico Mitch (Ryan Reynolds), perdigiorno matricolato e saltuariamente attore di pessime produzioni di dubbio gusto, un uomo dai variegati appetiti sessuali che però sogna l’affetto di una famiglia come quella di Dave. Da anni i due amici sognano segretamente uno la vita dell’altro, finché una sera – mentre fanno pipì in una fontana che non sanno essere magica – esprimono in contemporanea questo loro desiderio ad alta voce… e ovviamente la mattina dopo si svegliano uno nel corpo dell’altro. Può iniziare “quel pazzo venerdì”.

E ricorda: se qualcuno lo chiede… sei tu che hai interpretato Lanterna Verde!
La scelta attoriale è perfetta, Bateman ha scritto “papone” in faccia mentre Reynolds ha scritto “sciupafemmine”, grazie anche a fisici perfettamente aderenti ai personaggi. Le situazioni umoristiche sono tutte ovvie ma il genere non è noto per la creatività quanto per l’efficacia delle situazioni e degli attori: qui tutto funziona, ci si diverte, scappa pure qualche risata, e in generale è una visione molto divertente, quindi ogni possibile difetto è perdonato.
Il momento più divertente è ovviamente quello più triviale, quando cioè Dave nel corpo di Mitch scopre che l’amico aveva sempre esagerato quando si definiva “attore”, visto che i suoi ingaggi sono più spesso in filmini soft-core al fianco di attempate (e mal-rifatte) attrici straniere, così come Dave scoprirà che i gusti sessuali dell’amico sono molto più atipici di quanto pensasse. Non mancheranno situazioni “basse” che però sono innegabilmente divertenti, quindi – come sempre – finché funziona va tutto bene.
Il film esce solo due mesi dopo Lanterna Verde, quindi Ryan ha un fisico allenatissimo che non manca di mostrare, ottimizzando così l’allenamento compiuto per il pessimo film superomistico.
Safe House – Nessuno è al sicuro
(2012)
In DVD e Blu-ray Universal dal giugno 2012.
Disponibile su Prime Video.
Malgrado il cognome, Daniel Espinosa è un talentuoso regista svedese di belle speranze, che ha firmato Child 44 (2015) e LIFE (2017) mentre stiamo aspettando di vedere il suo Morbius (2022), ma prima di tutto si è fatto le ossa con questo Safe House, scritto dall’esordiente David Guggenheim.
Tobin Frost (Denzel Washington più cazzuto che mai) è un mercenario di informazioni che se non bastasse la taglia internazionale sulla testa ora ha per le mani roba scottante da vendere: un bell’elenchino di porcherie commesse da servizi segreti di vari Paesi. Per sfuggire a dei sicari si fa catturare dagli americani, anche perché sa che le squadre speciali a stelle e strisce sono così inette che basta fare loro “Bù” per ucciderle. Invece per sua sfortuna, o fortuna a seconda dei punti di vista, viene portato in una casa sicura della CIA gestita da Matt Weston (Ryan Reynolds).
Matt è un giovane che sogna di fare carriera nella CIA ma per ora è solo il custode di una casa sicura a Città del Capo, e nell’ultimo anno i suoi compiti sono stati lavare per terra e pulire il bagno: ora, nel giro di pochi minuti, si ritrova responsabile di un criminale internazionale con un manipolo di mercenari spietati che sta mitragliando l’intera città per acciuffarlo. Forse era meglio lavare per terra…

Sai quanto ci ho messo a lavare quella casa che mi avete appena distrutto?
La fuga del buono con il cattivo, così da scoprire che poi non è tanto cattivo, è un grande classico che il film gestisce oserei dire alla perfezione: non finge mai di essere un filmone spionistico di quelli cervellotici, svolge la sua trama in modo onesto con tanta azione e due attori in stato di grazia che si caricano l’intera vicenda sulle spalle. L’affiatamento di Denzel e Ryan è perfetto e rende più che credibile le dinamiche dei rispettivi personaggi.
L’ho visto già alla sua uscita italiana e come voto gli ho dato 6 su 10, che è alto per i miei parametri: penso che invece l’alzerò a 7, visto come mi ha fatto piacere rivederlo. Ottima azione sposata con ottimi personaggi, ad avercene di film così!
The Voices
(2014)
In Blu-ray Blue Swan dal giugno 2019.
Disponibile su Prime Video.
Debutto americano per la regista iraniana Marjane Satrapi, che fa un ottimo lavoro ma il problema del film è la sceneggiatura di Michael R. Perry, autore televisivo che in una sola altra occasione ha scritto per il cinema, cioè per Paranormal Activity 2 (2010): il che è tutto dire.
Jerry (Ryan Reynolds) è il vostro amichevole psicopatico schizofrenico di quartiere. Sappiamo che ha avuto un’infanzia terribile, in mano ad un padre violento, e sappiamo che da grande deve aver avuto dei guai con la giustizia, tanto che ora deve vedere regolarmente una psichiatra ed assumere regolarmente delle pillole: Jerry adora parlare con la sua psichiatra, invece detesta prendere le sue pillole. Perché sotto il loro effetto tutto è rosa, come nella celebre canzone del Rocky Horror Picture Show: il rosa tinge il mondo di Jerry, e lo tiene al sicuro da guai e dolori. Certo, se Jerry continuasse a prendere le sue pillole… cosa che non fa!

«Rose tint my world and keeps me safe from my trouble and pain» (cit.)
Grazie alla eccezionale fotografia di Maxime Alexandre man mano cominciamo a capire quando Jerry vive nel proprio mondo e quando nella versione “rosa” del nostro, e sicuramente un valido indizio di come funzioni la testa del giovane ce l’abbiamo quando torna a casa e parla con il suo cane e il suo gatto. Fin qui niente di strano, tutti noi parliamo con cani e gatti… il problema è che a Jerry i due animali rispondono! È curioso che Reynolds affronti un personaggio che sente le voci nella testa come Deadppol due anni prima di portare quel personaggio al cinema… senza le voci nella testa!
Il momento più alto del film è quando Jerry riesce ad invitare la collega di lavoro Fiona (Gemma Arterton) e una serie di sfortunati eventi creeranno una delle migliori scene di umorismo nero mai viste, il che è deleterio per il film visto che tutto il resto della vicenda non è all’altezza di quella scena-capolavoro. Quello che inizia forse vorrebbe essere una commedia nera o un horror comico, ma le parti comiche non sono comiche e la parte horror è troppo seria ed emotiva per essere solo horror. Insomma, c’è un problema di calibrazione dei generi, per cui onestamente non sono riuscito a capire di cosa diavolo parlasse la storia.

Nessuno mi capisce, per fortuna posso parlare con voi
Jerry è un Candido voltairiano che la malattia mentale e un mondo crudele trasforma in cattivo? La psichiatra fino alla fine continua a ripetere che Jerry è un uomo buono, malgrado ciò che fa, quindi la vicenda è per spiegarci che bisogna aiutare i malati e non giudicarli? Non lo so, forse non c’è neanche una “morale” in questo film, è solo la storia della caduta rovinosa e semi-seria di uno psicopatico, che forse voleva essere una commedia nera ma a parte la citata scena con Fiona – che da sola vale l’intero film – tutto il resto ha un problema di registro non calibrato.
Mississippi Grind
(2015)
In DVD e Blu-ray Eagle Pictures dal luglio 2020.
Disponibile su Prime Video.
Non riesco ad instaurare alcun rapporto empatico con i personaggi di giocatori seriali, che in un numero sconfinato di film (ma davvero piace così tanto ’sta roba?) ci raccontano la loro “filosofia”, anche se io userei altre parole per definirla, e tutte irripetibili: la prossima volta sicuramente vinco. Cioè il mantra che ogni perdente ripete a se stesso, mentre rovina la propria vita ma soprattutto quella di chi gli è attorno. Ma in fondo di solito questi vampiri sociali sono così fortunati da essere circondati da beoti che continuano ad aiutarli.
Gerry (Ben Mendelsohn) è il solito decerebrato convinto che possa guadagnare con il gioco d’azzardo: ancora vengono usati questi spunti? Dobbiamo ancora vedere film con questo stupido soggetto che era già vecchio nell’Ottocento? Almeno all’epoca chi perdeva alla roulette si suicidava così si toglieva dai coglioni, invece oggi si fanno film che elogiano queste figure sgradevoli. A Ryan Reynolds il compito di interpretare un ruolo ancora peggiore, cioè l’amico del coglione che lo guarda giocare, che è un’attività intelligente quanto guardare uno che pesca. L’unico motivo narrativo per cui potremmo accettare che Curtis (Reynolds) segue Gerry di scommessa in scommessa, aizzandolo e consolandolo quando regolarmente perde, è perché lo sta fottendo… e invece no: è proprio perché a Curtis piace vedere come Gerry viva il sogno americano, cioè perdere tutto come un coglione sognando di vincere.
In pratica questo montarozzo fumante di sterco, che altri chiamano “film”, è Febbre da cavallo (1976) ma senza umorismo, senza sarcasmo e senza alcuna critica: è come se Mandrake e Pomata fossero considerati due veri eroi americani!

Mandrake e Pomata ma senza niente da ridere
L’unica vicenda raccontata dal film, senza spiegare in alcun punto perché la si sia raccontando, è Gerry che mendica soldi in giro, li ruba a tutti, e li perde perché lui è un dritto e sa che può vincere, anche se non ha mai vinto (perché non si vince mai, altrimenti il gioco d’azzardo sarebbe scomparso secoli fa!): e Ryan Reynolds è lì che dice cose stupide per consolarlo.
Uno dei film più brutti e stupidi del millennio.
L.
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