Il Natale del 1978 gli ufologi nostrani ricevono un gran bel regalo: finalmente gli avvistamenti e gli incontri ravvicinati iniziano a parlare italiano.
Mi trovo sempre a disagio a parlare di questioni nostrane, perché anche se lontane nel tempo riscuotono sempre un’animosità del tutto ingiustificata, essendo il nostro purtroppo un popolo di tifosi: non importa l’argomento, ciò per cui noi tifiamo non si tocca o giù botte. Perciò mi ritrovo a sottolineare l’ovvio: ognuno creda ciò che vuole e non sarà certo questa la sede per “risolvere” questioni più grandi delle ambizioni di questo ciclo di post, il cui unico scopo è dare un’occhiata alla narrazione ufologica.
L’altra cosa ovvia, che troppo spesso si dimentica, è che i diritti valgono per tutti: chi crede ha diritto di credere senza esser disturbato, ma lo stesso vale per chi non crede.
Bagliori a Genova
«Genova. – Un’astronave si è posata su un prato a Torriglia, una località turistica sui monti dell’entroterra genovese? Lo sostiene un guardiano notturno, Fortunato Zanfretta, 26 anni, che per lo choc è stato colto da malore»: così esordisce un breve articolo del quotidiano “La Stampa” del 10 dicembre 1978 dal titolo frizzantino, “Carabinieri indagano sull’Ufo”, che tradisce un mal celato divertimento del giornalista che si firma con le iniziali “p. l.”. Zanfretta così entra nel dibattito pubblico italiano.

da “La Stampa” del 10 dicembre 1978
L’articolo ci spiega che i Carabinieri, analizzato il luogo del «presunto atterraggio», in effetti trovano qualcosa di strano: «una traccia sul terreno, a forma di ferro di cavallo, di circa 2 metri di diametro, come se qualcosa si fosse posato sul prato». Alcuni del posto ammettono di aver visto, il giorno prima, alcune luci nel cielo, le stesse viste da Zanfretta – «una persona con la testa sul collo» – il quale durante il suo giro di perlustrazione è rimasto raggelato dall’incontro con «un oggetto grande luminosissimo, dalla forma rotonda e attorno numerose luci più piccole», racconta il diretto interessato.
«Ho sentito qualcosa che mi sfiorava la spalla, mi sono voltato e sono rimasto impietrito dalla paura: davanti a me c’era una cosa brutta, grossa, alta circa tre metri, non saprei neppure descriverla, perché mi sono sentito male e sono quasi svenuto.»
La notizia finisce qui, e il giornalista evita qualsiasi commento: in fondo è una notizia di colore locale, nella rubrica “Dall’interno” a pagina 13,, subito dopo la rubrica con le proiezioni cinematografiche: quella dove nove mesi prima era apparsa l’uscita italiana del film Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977) di Steven Spielberg, ancora in cartellone fino a qualche giorno prima nei cinema liguri, con il protagonista che di notte vede luci nel cielo: così, giusto per ricordare il periodo di cui stiamo parlando.
Il quotidiano non sembra interessato alla questione, anzi qualche giorno dopo pubblica un lungo articolo in cui invita a non lasciarsi colpire dalla psicosi degli UFO – che evidentemente era bella forte negli italiani dell’epoca – e pubblica varie foto di sedicenti avvistamenti “smontate” dagli esperti. È dunque questa la politica del quotidiano? Non alimentare la UFO-mania? Sì… ma anche no, perché passa un mese e il 12 gennaio 1979 torna il nostro Zanfretta che, forte dell’esperienza dei suoi “colleghi” americani, indovinate un po’? Si è fatto ipnotizzare per superare il “blocco della memoria” alieno. Ah, la grande creatività italiana…
La notizia torna sul quotidiano, stavolta addirittura a pagina 2 con tanto di titolone sensazionalistico (“«Per un’ora nelle mano degli extraterrestri»”), perché nel frattempo il 27 dicembre il povero metronotte di Genova è stato abdotto di nuovo, stavolta in località Scoffera. O è stato incredibilmente sfortunato da finire per puro caso vittima di due abduzioni separate, oppure gli alieni lo hanno volutamente cercato per tutto il genovese.

da “La Stampa” del 12 gennaio 1979
La notizia senza firma ci informa che quel 12 gennaio l’emittente privata genovese TVS manderà in onda un lungo speciale sul “Caso Zanfretta” il quale mostrerà una lunga seduta ipnotica di «53 minuti», ad opera del dottor Mauro Moretti («un’autorità in materia, presidente di una associazione per l’ipnosi»). Il servizio ci anticipa alcuni momenti topici della seduta, quelli in cui per esempio Zanfretta si rivolge ai suoi rapitori pregandoli di togliergli dalla testa il casco che gli hanno infilato.

da “Notiziario UFO” (marzo 1979)
Zanfretta racconta di essere stato risucchiato verso l’alto da «una non meglio specificata luce verde», ritrovandosi all’interno di un «piatto triangolare color dell’acciaio». Ritrovatosi circondato da più di dieci esseri che «parlavano tramite una luce che usciva dalla bocca» e «occhi gialli triangolari, pelle verde e con vene rosse sulla testa e spine sui lati della faccia», Zanfretta diventa vittima di non meglio specificate pratiche aliene, alla fine delle quali viene messo in guardia: “loro” torneranno, «quando meno me lo aspetto: me lo ha detto uno di loro».
Il dottor Moretti ci tranquillizza, è escluso che Zanfretta possa essersi inventato tutto sotto ipnosi, e quando gli viene fatto notare che «la descrizione degli “extraterrestri” è piuttosto letteraria e tradizionale», il medico ricorre a un grande classico, usato da tutti gli ufologi:
«Il medico ha precisato che, da indagini effettuate sempre in stato di ipnosi sullo Zanfretta, non gli è risultato che il metronotte abbia mai avuto dimestichezza né con la letteratura né con la cinematografia ufologica e fantascientifica.»
Certo, nell’anno in cui tutta Italia era tappezzata di cartelloni di un film che parla di astronavi luminose che volano di notte e di alieni rapitori il nostro Zanfretta girava ad occhi chiusi, così da non risultarne influenzato. Però, ad onor del vero, va specificato che la sua descrizione degli esseri alieni è ben diversa da quella che andava di moda fra i suoi “colleghi” americani, cristallizzata e resa immortale dal film di Spielberg.

da “Notiziario UFO” (marzo 1979) con un terzo occhio che scomparirà subito
Poteva una rivista dal titolo “Notiziario UFO” lasciarsi scappare questo boccone appetitoso? Sul numero del marzo 1979 Luciano Boccone del Centro Ufologico Nazionale ci racconta con dovizia di particolari lo “Zanfretta Incident”, notando come nei giorni intorno a quella data ci fossero stati altri avvistamenti, dopo i quali si sono trovate di nuovo strane impronte a terra a forma di ferro di cavallo.
Interessante notare come venga specificato che Boccone ha intervistato approfonditamente Zanfretta il 13 dicembre negli uffici de “La Gazzetta del Lunedì”, anche se dai brani riportati è chiaro che l’uomo, comprensibilmente ancora sconvolto, non abbia molto da dire. Perché allora si è recato lui dal giornale? Dalle sue parole sembra che sia stato inseguito dal giornalista curioso, a cui fornisce brandelli di informazioni per mandarlo via, invece è il metronotte ad essere andato a “casa” del giornalista. Comunque viene fissata per il 23 dicembre la prima seduta di ipnosi regressiva con il dottor Moretti, i risultati della quale «avvalorarono ulteriormente l’impressione iniziale che il testimone fosse sincero». Come sempre, quindi, è tutta una questione di sensazioni: una testimonianza è vera se il testimone ci sembra sincero. E un testimone è sempre sincero, infatti Zanfretta butta giù uno schizzo dell’alieno rapitore e gli disegna tre occhi: a Boccone invece descrive un essere con due occhi. La verità è così: “fluida”…

da “Notiziario UFO” (marzo 1979)
Dopo aver raccontato le sedute e le dichiarazioni di Zanfretta, l’articolo finisce. Un momento… e la seconda abduzione del 27 dicembre? Boccone specifica chiaramente «l’incontro di quella notte»: possibile che a marzo non sia stato ancora informato del secondo rapimento di qualche mese prima?
Anche a maggio la rivista si occupa del “Caso Zanfreta” perché nel frattempo si sono accese intense polemiche su come si sia svolta l’ipnosi regressiva, con vari luminari del settore che litigano fra di loro sulle pagine de “Il Corriere Mercantile”: evidentemente non hanno trovato una testata più consona per la loro disputa. Il 7 febbraio il povero Zanfretta, passato di mano in mano come una cavia da laboratorio, viene sottoposto ad un’altra tecnica, il “siero della verità”: cioè quel penthotal che andava di moda, usato regolarmente (tutt’oggi) da Diabolik nelle sue avventure a fumetti. È una pratica più affidabile dell’ipnosi? I litigi fra esperti lasciano supporre ai non esperti (tipo me) che è una guerra in cui perdono tutti. A proposito, è curioso che questi autorevoli esperti italiani non si siano accorti che stavano facendo al povero Zanfretta gli stessi esami invasivi degli alieni.
Nel raccontare tutto questo, Lidia Parenti su “Notiziario UFO” del maggio 1979 a un certo punto si lascia sfuggire che esiste «un eventuale nuovo incontro», che è un modo ben strano di descrivere qualcosa di decisamente importante: il fatto che un abdotto sia stato raggiunto per ben due volte in un solo mese da esseri alieni non mi sembra un particolare da poco, invece la cosa è trattata come qualcosa di poco chiaro, non proprio sicuro. Qualcosa di “eventuale”. In questo secondo incontro, spiega velocemente la Parenti, gli alieni avrebbero dato a Zanfretta «un oggetto che potrà essere portato come prova della loro esistenza». Quale oggetto? Boh, la notizia finisce qui. Eppure, di nuovo, mi sembra qualcosa di decisamente importante: nel 1961 gli alieni si erano rifiutati di lasciare una prova in mano a Betty Hill, la quale si seccò parecchio, perché quindici anni dopo invece hanno accettato di lasciarla a Zanfretta? Cos’è cambiato nella burocrazia aliena?
L’articolo si chiude citando finalmente la seconda abduzione, dandogli comunque una importanza pari a zero, visto che l’unico argomento di conversazione che interessa gli studiosi dell’epoca riguarda le tecniche ipnotiche. Nel numero di dicembre 1979 di “Notiziario UFO”, al momento di stilare l’elenco dei “casi” del 1978, viene citata esclusivamente la prima abduzione di Zanfretta, malgrado anche la seconda fosse avvenuta lo stesso anno: la sensazione è che persino i più appassionati ufologi non abbiano creduto all’abduzione reiterata.
Per esempio la rivista “Ufologia”, ben più artigianale ma non meno appassionata, nel numero di gennaio 1979 si limita a citare il Caso Zanfretta, come farà poi a marzo, parlando sempre di un’unica abduzione, poi finalmente a settembre specifica che i rapimenti sono stati due, però raccontando in pratica le stesse dinamiche del primo: si sono confusi in redazione o Zanfretta ha rivissuto identiche le stesse esperienze per due volte di fila?
Nel citato numero di settembre 1979 di “Ufologia” c’è un elenco ragionato di avvistamenti ufologici in Italia nel 1978: ben otto pagine fitte di avvistamenti… riferiti solo al periodo 17-31 dicembre! Insomma, nell’anno dell’uscita italiana del film di Spielberg il nostro Paese è un oceano in tempesta di incontri ravvicinati d’ogni tipo, ogni zona del Belpaese è visitata da alieni: il Caso Zanfretta è una goccia nel mare, non stupisce che non goda di chissà che enfasi fra i contemporanei.
Cosa distingue il metronotte Zanfretta da Genova dal metronotte Costantino Di Napoli, da Trieste? E ancora, cosa lo distingue da Francesco Ursomando di Aversa (CE), dal ragionier Giuseppe Adamo da Agrigento o da Alfredo Pizzi da Bari? Fra questi e le decine e decine di persone che nello stesso mese hanno visto oggetti volanti luminosi in tutta Italia, solo Zanfretta ha una narrazione efficace, che è andato a ripetere più e più volte in tante trasmissioni sulla TV anche nazionale. E ancora oggi lo si può trovare in TV o su YouTube, con gli “aggiornamenti” della sua vicenda. Nel 2007 la trasmissione “Il Bivio” introduce l’ospite con una ricostruzione fortemente debitrice del film Bagliori nel buio (1993), il cui protagonista aveva raccontato in prima persona la propria esperienza abduttoria lo stesso 1978 di Zanfretta: come dicevo, appropriarsi della propria narrazione è sempre una mossa vincente.

Ricostruzione televisiva chiaramente ispirata a Travis Walton
Già nel febbraio del 1980 la storia del nostro eroico metronotte si è arricchita, e la stessa rivista “Notiziario UFO” che nel dicembre 1979 neanche citava il secondo rapimento, nel febbraio 1980… addirittura ne ventila un quarto! Secondo questa versione riveduta e corretta della narrazione, un misterioso «professore americano vicino al Pentagono» è arrivato a studiare Zanfretta, durante sedute segrete da cui è trapelato un solo particolare: quando l’uomo è stato rapito una terza volta (ma quando?) gli alieni gli hanno detto «Torneremo a prelevarti col grande freddo». Tralasciando l’indicazione climatica drammaticamente generica – visto che poi non è tanto il freddo ma l’umidità – è curioso ricordare come quella frasse fosse già stata “rivelata” nel gennaio del 1979. Era sempre la stessa notizia o gli alieni si erano dimenticati di aver già detto la frase?
La citata rivista riporta un trafiletto del quotidiano “Il Giornale” del 4 dicembre 1979, dovuto al fato che il giorno prima Zanfretta è scomparso di nuovo e ormai, dopo ben tre abduzioni, i colleghi erano già abituati: ecco, se lo sono caricato un’altra volta. Ormai la “caccia a Zanfretta” è uno sport di moda fra gli alieni. Il nostro eroe vien ritrovato di lì a poco in un burrone a Marzano, con «la maglia a brandelli». Un collega chiede all’appuntato Giuseppe Rotella dove abbiano portato il povero Fortunato, che non sembra tenere fede al proprio nome, ma Rotella risponde: «Sa, dicono che ci sia il segreto militare, o qualcosa del genere». Quello che nel 1979 era semplice, è già diventata la trama di una spy story.
Oggi su YouTube potete trovare tutte le ricostruzioni che volete del “Caso Zanfretta”, con l’interessato che dopo decenni ha arricchito la narrazione così da non passare mai di moda. Le decine e decine di persone che nello stesso mese hanno avuto esperienze aliene sono dimenticate, lo Zanfretta Incident è invece sempre vivo.

L’oggetto alieno misterioso presentato da Fabio Fazio
Il video che mi sento di consigliare, in chiusura, è quello in cui Fortunato partecipa alla trasmissione RAI di Fabio Fazio, in cui il conduttore finalmente mostra (anche se solo in disegno) l’oggetto misterioso donato dagli alieni al metronotte, che conserva gelosamente nascosto:
— Un cubo, con dentro una sfera con dentro una piramide… Questi sono i simboli di Rai1, Rai2 e Rai3!
Che i dirigenti RAI… non siamo di questo mondo?
Con questo “caso italiano” si conclude per ora il nostro viaggio nella narrazione ufologica: se dovessi trovare altro materiale, magari ispirato da qualche alieno, tornerò a riprendere la rubrica. Nel frattempo, controllate il cielo: gli UFO della mente sono sempre in agguato.
L.
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