One Down, Two to Go (1982) Trio mortale


Quanto mi manca la bancarella dell’egiziano che incontravo ogni sabato, uscendo da lavoro: il quartiere Nomentano di Roma (adiacenze piazza Sempione) di sera non aveva nulla da invidiare alla Harlem dei film americani anni Settanta, ma di mattina fioriva di mercati, pizzerie da leccarsi i baffi e bancarelle varie. E il sabato arrivava il mio egiziano preferito che vendeva tutto a 3 euro: se ti appoggiavi alla sua bancarella, vendeva pure te a tre euro!

Dal 2007 al 2011 ho passato tantissimi sabati mattina a ravanare in quella bancarella, e intorno al 2010 d’un tratto sono apparsi dei DVD accomunati da una “S” blu sulla costa: ho scoperto la Stormovie, casa di cui colleziono film da più di dieci anni.

Uno dei primissimi DVD di questa marca è Trio mortale, che stando al mio database ho visto nel gennaio 2010, evitando poi accuratamente di rivederlo. Rivisto oggi, capisco perché sarebbe stato meglio non farlo.

Un seguito che non è un seguito e rilancia un genere che non rilancia

Tra le voci che girano in Rete, prive di fonti quindi da prendere con discrezione, c’è quella per cui Fred Williamson con l’inizio degli Ottanta era dispiaciuto nel vedere i suoi storici amici attori lavorare poco e male, e visto che lui invece era molto attivo e godeva di credito da parte dei produttori ha voluto fare un filmone in cui si riformasse la “vecchia banda”, con magari un amico in più.

Ecco così l’idea alla base di questo One Down, Two to Go (1982), un one-man show di Fred Williamson – prodotto, scritto, diretto e interpretato da lui stesso – con l’amichevole partecipazione di volti celebri della blaxploitation dei tempi d’oro. Stando a dichiarazioni prive di fonti, Williamson considera a tutti gli effetti questo film il seguito diretto di Dinamite, agguato, pistola (1974), sebbene i nomi siano tutti diversi. (Penso per ragioni di diritti.)

La rivista “Screen International” (23 ottobre 1982) parla di una proiezione limitata del film nelle sale di Milano dal 24 al 27 ottobre 1982, di cui non so trovare traccia. A parte questo, non esiste alcun tipo di distribuzione italiana di Trio mortale al di fuori di una VHS Eureka Video 1987 e di questo DVD Stormovie 2007.


Sembra blaxploitation e lo è

La vicenda si apre con un campionato di karate che viene spacciato come “primo”, ma “primo” in che cosa non si sa. Comunque è la tipica caciarata americana che con il karate e la sua austerità non c’entra nulla.

Ciò che conta è che l’evento è organizzato da Ralph (Richard “Shaft” Roundtree) e la squadra vincente, proveniente da Los Angeles, è allenata dal di lui amico Chuck (Jim Kelly). Quando i due vanno a ritirare i 400 mila dollari messi in palio, scoprono non solo che l’incontro finale era truccato ma anche che ha vinto la squadra sbagliata e quindi invece di dollaroni fruscianti… arrivano proiettili fischianti.

Tu sarai pure Shaft, ma io so’ il Bruce Lee nero!

Ralph e Chuck cercano di sfuggire a dei tizi che non si sa mica chi accidenti siano, e di sicuro quelli che li interpretano non sono attori ma persone con gravi problemi, che chiaramente sono evase dalle strutture in cui erano tenute per il loro bene, poi Chuck comincia a combattere da ferito facendo mossette più attinenti alla costipazione intestinale che al karate, o a qualsiasi altro stile seguisse Jim Kelly.

C’erano modi migliori di rendere questa scena? Penso proprio di sì

È passato un terzo di film con attori neri che fanno cose di notte, in una produzione che non ha soldi neanche per delle torce, figuriamoci delle luci di scena, quindi tifiamo tutti per i cattivi e speriamo che diano un sacco di botte ai due tizi ignoti che dovrebbero essere i protagonisti.

Bel primo piano, Jim, ma se ti facevi scrivere un copione era meglio

Pestato come l’uva d’agosto, Chuck dice a un’amica di telefonare, e l’amica capisce. Se poi fate capire qualcosa anche a noi sarebbe simpatico.

«Siamo sempre stati in tre, così se uno di noi è nei guai gli altri possono aiutarlo.»

Da questa frase intuiamo che Chuck abbia fatto chiamare suoi due amici, ma è chiaro che Williamson sia decisamente migliore come attore che come sceneggiatore, il che è tutto dire.

Senza una sola mezza parola di spiegazione, senza il minimo studio dei personaggi, dal nulla appaiono Cal (Fred Williamson) e J (Jim Brown), e il fatto che non abbiano neanche dei veri nomi è perfetto simbolo di tutta la cialtronata.

E fattela ’na risata, Jim!

Condivido quanto M. Ray Lott scrive nel suo saggio The American Martial Arts Film (2004), notando come il 1982 fosse un anno troppo lontano dai fasti della blaxploitation e in cui il pubblico voleva qualcosa di più di una trama sempliciotta, basata esclusivamente sulla semplice equazione «bianchi = cattivi; neri = buoni».

Un’equazione basilare che funzionava nel 1971, molto meno nel 1982

Seguendo infatti uno degli elementi più distintivi ed esplosivi del genere dei primi Settanta, anche questo film mostra tutti i bianchi come cattivi e tutti i neri come buoni, portando il simbolismo ad un livello di sottigliezza esagerato… perché tutti i cattivi bianchi hanno pistolette di due centimetri mentre i neri hanno pistoloni di un metro!

Pistoloni neri come sottigliezza narrativa

Come se fossimo ancora nel 1974, Cal e J iniziano le loro indagini ammazzando la gente per strada, nell’impotenza totale di quella macchietta imbarazzante scelta come sceriffo, e a forza di lasciare mucchi di cadaveri bianchi di qua e di là arrivano al cattivo, fregandosene di qualsiasi sceneggiatura o processo logico.

È chiaro che tutto sia nato per riportare su schermo personaggi molto amati dieci anni prima, ma allo stesso tempo è chiaro che farlo con i soldi del Monopoli e la qualità tecnica di un film porno in VHS pirata sia il modo peggiore per farlo.

Dinosauri degli anni Settanta che provano a conquistare gli Ottanta

Che nei primi anni Ottanta ci fossero le condizioni per un rilancio del cinema di colore è indiscutibile, penso alla saga di “Martellino il pugilino” – cioè la trilogia di film sul pugilato con cui Leon Isaac Kennedy si poneva come anti-Rocky, e proprio nel 1982 presentava Penitentiary 2 – ma penso anche al mitico L’ultimo Drago (1985), che prende le regole della blaxploitation, quelle della bruceploitation, le fonde ma principalmente ne inventa di nuove.

Riproporre roba vecchia, girata male e con vecchi arnesi, non è il modo migliore di rinfrescare un genere: chiamare giovani nuovi talenti a raccontare il loro linguaggio e il loro mondo funziona sicuramente di più. Penso ovviamente al fenomeno Breakdance (1984) che dà il via a diversi film neri del periodo.

L’unico momento in cui le quattro icone si vedono insieme

Malgrado lavorerà ancora tanto, Jim Brown ha chiaramente finito la propria carriera negli anni Settanta, passando il resto del tempo principalmente in ruoli televisivi. Non parliamo di Jim Kelly, la cui carriera è stata brevissima e questa è quasi la sua ultima apparizione. Williamson in confronto è un Premio Oscar, avendo avuto una lunghissima e ricca carriera, e in quei primi anni Ottanta i suoi piccoli film di marca italiana erano ampiamente distribuiti in giro per il mondo, e questo è solo il primo di una ventina di lavori da regista.

Sicuri che invece di una rimpatriata non sia stato qualcosa di più perfido? Del tipo “Torniamo tutti insieme, così si vede quanto io so’ bravo e voi falliti”? Sto scherzando, ma chissà…

Un film pessimo e insalvabile sotto ogni punto di vista, ma una palestra per Fred Williamson per spiccare il volo e passare da attore di serie Z ad attore-regista-sceneggiatore-produttore di serie Z, e scusate se è poco.

L.

– Ultimi titoli della blaxploitation:

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9 risposte a One Down, Two to Go (1982) Trio mortale

  1. Cassidy ha detto:

    Williamson ha lavorato anche per gli altri due verrebbe da dire, va bene la rimpatriata, ma forse tutti e tre si sarebbero meritati una produzione alle spalle, almeno quella 😉 Cheers!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Sì, l’idea era di fare un “Black Expendables” con gli eroi neri del decennio passato, e forse Fred ci sarebbe pure riuscito se non avesse avuto i soldi del Monopoli come budget e una distribuzione inesistente.

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  2. Anonimo ha detto:

    La scena in ospedale sembra presa para para da Amici Miei.
    CB.

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  3. loscalzo1979 ha detto:

    E’ uno dei rarissimi casi in cui il titolo italiano sembra QUASI migliore di quello originale XD
    Ho detto quasi

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  4. Willy l'Orbo ha detto:

    Ahahah, mi spiace che dopo il mitico “Dinamite agguato pistola” non si sia replicato con un film all’altezza ma il post è così mitico, mi hai fatto così ridere…che ne è valsa comunque la pena! 🙂

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  5. Giuseppe ha detto:

    Mi fai leva su ben TRE effetti nostalgia:
    1) La sana e ruspante blaxploitation (pure se qui fuori tempo massimo, nonostante gli sforzi di Williamson e compagnia)
    2) L’indimenticata Stormovie, che tanti titoli (e di ogni tipo) ci ha messo a disposizione
    3) Le bancarelle, quando ancora ne esistevano abbastanza da permetterti l’imbarazzo della scelta: anch’io avevo un fornitore fisso a prezzi ottimi che bazzicava i mercati di zona, almeno fino a quando non decise di cambiare del tutto attività mettendosi a vendere biancheria intima, convinto di guadagnarci come e più di prima… Peccato però che il giro di clientela da lui messo su nel corso degli anni NON fosse minimamente interessato al nuovo articolo (chissà come mai, cerchi un DVD e al suo posto trovi mutandine di pizzo: quale reazione si aspettava, di preciso?), portandolo a chiudere baracca e burattini nel giro di pochi mesi 🙄
    Per quanto riguarda quella presunta proiezione milanese, il defunto quotidiano “La Notte” teneva traccia di tutte le uscite in sala (anche quelle di una manciata di giorni), però non saprei dirti se oggi ne esista un archivio completo e aggiornato in rete…

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Chissà quante proiezioni speciali, anteprime e proiezioni-stampa sono avvenute senza che neanche i giornali lo attestassero, e anche quando lo facevano ormai sono informazioni murate vive nei loro archivi.

      Complimenti al bancarellaro che mi descrivi, lui sì che ha occhio per gli affari e soprattutto conosce il proprio pubblico: per caso vedeva in giro così tante donne in cerca della milionesima bancarella vestiaria da passare a quel prodotto? 😀

      Quanto mi mancano quei sabato mattina in cui facevo il giro di bancarelle e negozi dell’usato, con talmente tanta scelta che potevo permettermi di fare lo schizzinoso e lasciare lì un sacco di roba. Oggi appena vedo qualcosa che assomigli a un DVD lo prendo a scatola chiusa 😛

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