Saving General Yang (2013) 7 guerrieri


Questo film l’ho visto nel 2021 senza apprezzarlo, anzi onestamente senza neanche capirlo, perché come tutti i wuxiapian cinesi a base storica richiede molta attenzione su personaggi ignoti a noi occidentali, attenzione mai ripagata da una trama anche solo soddisfacente, quindi si ripiega sulle belle scene d’azione.

Visto che dopo quella data ho iniziato un viaggio alla scoperta della “storia marziale” dell’Asia, cioè di come veri eventi storici abbiano poi fatto da sfondo a film marziali, ho pensato valesse la pena recuperare 7 guerrieri (Saving General Yang, 2013), portato in Italia in DVD dalla consueta Blue Swan nel 2017, per andare ad arricchire questo viaggio storico.


Il contesto storico

Siamo qualche decennio prima degli eventi de Le sette anima del drago (Water Margin, 1972), cioè la saga della narrativa classica cinese ambientata negli ultimi tempi della dinastia Song, e come sempre in questo viaggio marziale nella storia cinese mi faccio aiutare da Michael Wood con il suo ottimo saggio La storia della Cina. Ritratto di una civiltà millenaria (Mondadori 2022).

Il 24 aprile 954 con la battaglia di Geoping (nell’Henan) il comandante militare Shizong, auto-proclamatosi imperatore di un impero un po’ traballante, circondato da nemici accaniti e in guerra continua, finalmente sembra mettere la parola fine a un secolo di guerre. In realtà a vincere la battaglia a sorpresa è stato il generale Zhao, che quando un suo collega generale si è arreso davanti al nemico ha dato prova di grande coraggio impegnandosi il doppio e vincendo, assicurandosi poi che tutti i soldati che avevano accettato la resa fossero giustiziati, ufficiali compresi.

Come sempre, nella storia degli imperi, sopra un cumulo fumante di cadaveri nasce una fiorente civiltà. Mentre infatti l’imperatore Shizong ha tanti progetti per il futuro, la sua morte improvvisa rende il generale Zhao nuovo imperatore – dopo un colpetto di stato, che non ci sta mai male – e il 3 febbraio 960 il generale Zhao diventa l’imperatore Song Taizu, il primo della dinastia Song. Un rozzo soldato che instaura quello che sarà ricordato come il Risorgimento Song: dopo un secolo di sanguinose guerre la Cina, seppur nettamente inferiore a quell’estensione che noi conosciamo, diventerà la più avanzata cultura dell’epoca, facendo nel X secolo tutto ciò che l’Europa aspetterà il XV per riscoprire.

Nel 982 i Song comandano tutta la Cina meridionale, ma a settentrione il discorso è ben diverso, perché lì c’è la dinastia Liao, l’impero dei Khitai, non erano proprio mongoli ma comunque abitavano la Mongolia e faranno sempre guerra ai Song.

I Khitai sono dei vicini di casa un po’ fastidiosi e minacciosi

La locandina di questo film afferma che la vicenda si svolge nel 986, comunque di sicuro si svolge in quel periodo in cui i Song e i Khitai sono perennemente in guerra, con campagne belliche regolari ogni anno, campagne che però non portavano risultati definitivi come quelli mostrati nel film.


I magnifici sette fratelli

Il film è diretto e co-sceneggiato da Ronny Yu, che girava film già negli anni Settanta ma da noi è diventato noto per Fearless (2006) con Jet Li: dopo questo Saving General Yang (忠烈楊家將, 2013) Yu si è ritirato dal cinema.

Gli americani salvano i soldati, i cinesi i generali!

La vicenda si apre con il giovane Yang Yanzhao (Wu Chun), sesto figlio del generale, che si intrattiene con la principessa Chai (Ady Ang) della famiglia imperiale Song. I due giovani si amano e Yanzhao sta cercando l’occasione giusta per chiedere la mano della ragazza, occasione che arriva quando il padre di lei – niente meno che l’imperatore Song (Liu Jun) – indice un torneo marziale proprio per scegliere il miglior pretendente per Chai. Yanzhao è sicuro di poterlo vincere ma è gelato dal padre, il generale Yang (Adam Cheng): deve rinunciare, perché la ragazza è già promessa sposa al figlio del potente Pang Renmei (Leung Kar-Yan).

Il giovane Yanzhao pensa all’amore, ma suo padre sa che dietro c’è molto di più. L’impero Song è circondato da popoli nemici, come i Khitai – chiamati Khitan nel doppiaggio italiano, che poi sarebbero proto-mongoli – e quindi è fondamentale che le grandi casate rimangano unite per il bene della dinastia Song: mettersi a litigare tra famiglie per la mano di una ragazza significa darsi la zappa sui piedi. Se la casata Pang vuole la figlia dell’imperatore, la casata Yang deve stare proprio che muta. Le cose invece non vanno così.

Cinque dei fratelli Yang

Arrivato il torneo, il settimo fratello Yang, Yansi (Fu Xinbo), non ci sta che il figlio di Pang vinca facilmente perché è tutto già prestabilito, così lo affronta e lo uccide per errore. Prendersi una sonora bastonata da papà Yang è niente, il problema è che hanno appena generato una faida familiare.

Gli ultimi due fratelli, bastonati da papà Yang

La cosa finisce davanti all’imperatore Song in persona, e la famiglia dei Pang chiede una vendetta spietata: l’uccisione di tutti i figli di Yang. Mentre si discute, però, arriva notizia che i Khitai al comando di Ye Luyuan (Shao Bing) hanno di nuovo attaccato, quindi è il momento di mettere da parte le beghe interne e pensare alla difesa dell’impero.

Ma come sono stilosi ’sti Khitai

Dall’alto della sua saggezza l’imperatore ordina che Pang prenda il comando supremo e che Yang lo aiuti. Cioè mette a lavorare a stretto contatto due famiglie che si odiano e che si ammazzerebbero a vicenda: sicuramente questo non influirà sul loro impegno bellico…

L’imperatore Song, uno sveglio che prende sempre le decisioni migliori…

La battaglia di Golden Sands Beach è un disastro, malgrado Pang sia tronfio del ruolo ottenuto ordina subito la ritirata e se la svigna, lasciando il generale Yang e i suoi uomini assediati dai mongoli. Che in realtà più che mongoli sembrano… Sbabbari!

Sbabbari! Uomini di inaudita Viulenza! (cit.)

Ritiratosi alla Montagna del Lupo con il suo esercito, il generale Yang è assediato e subito sua moglie “sente” qualcosa: consultato il maestro Guigu (Wang Deshun), detto anche ’O Jettatore, questi vaticina che sette figli del generale partiranno in suo soccorso… ma solo sei torneranno. Scattano subito sonore grattate inguinali…

Come mai sono già sei fratelli? Che fine ha fatto il settimo?

Nel X secolo ancora non conoscevano il concetto di “magnifici sette”, e l’idea per cui di solito gli eroi della vicenda finiscono male – come vuole l’epica – così i sette figli del generale Yang partono ignari per la loro missione alla volta della Montagna del Lupo.

I magnifici sette cavalcano ancora

Guidati dal figlio maggiore Yanping (Ekin Cheng), i magnifici sette fratelli Yang cavalcano alla volta della Montagna del Lupo e cominciano a ingaggiare una serie di sanguinose battaglie con l’esercito di Ye Luyuan, che ha una questione personale con la famiglia visto che Yang gli ha ucciso il padre in battaglia. Il capo mongolo tende trappole ai sette Yang e li attacca senza pietà.

Nel fuoco della battaglia ci scappa pure qualche calcione

Non so quanto siano storicamente accurate le battaglie ricostruite in questo film, gli imperi sono troppo abituati al falso storico per poter credere davvero che nel X secolo i cinesi avessero le tecnologie qui descritte – tipo una sorta di bomba Molotov ante litteram – ma di sicuro le scene di battaglia sono spettacolari.

Spettacolare il duello nel campo di grano, che poi non è grano ma ci siamo capiti

Magari per il pubblico cinese i sette fratelli Yang sono personaggi ben noti, comunque Ronny Yu non fa nulla per presentarli allo spettatore e non esiste alcun tipo di studio dei personaggi, i quali si comportano tutti come marionette da propaganda. Infatti come i grandi eroi americani fanno a gara a chi si vuole sacrificare per primo in nome della patria. Direi che la sceneggiatura non è il forte del film.

La visione cinematografica di Yu non è di quelle potenti, a parte alcune vedute da cartolina non incede molto nella descrizione delle battaglie contro i Khitai, del tutto immotivate visto che bastano sette tizi a sbaragliare un intero esercito: perché allora decine di migliaia di soldati non ottengono alcun risultato?

Non mi sento di consigliare 7 guerrieri, né dal punto di vista dell’azione né men che meno da quello della ricostruzione storica, è un prodotto molto poco ambizioso e sembra il corrispettivo cinese dei filmetti storico-moralistici della RAI.

Sono contento di averlo annoverato in questo viaggio storico-marziale ma non è fra i prodotti migliori portati dalla sempre santa Blue Swan.


Schema riassuntivo della famiglia Yang

Qualifica Personaggio Attore
generale Yang Ye Adam Cheng
1° fratello Yang Yanping Ekin Cheng
2° fratello Yang Yanding
(mai nominato)
Yu Bo
3° fratello Yang Yan’an
(mai nominato)
Vic Chou
4° fratello Yang Yanhui Jerry Li Chen
5° fratello Yang Yande Raymond Lam Fung
6° fratello Yang Yanzhao Wu Chun
7° fratello Yang Yansi Fu Xinbo

I magnifici sette fratelli Yang

L.

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9 risposte a Saving General Yang (2013) 7 guerrieri

  1. Madame Verdurin ha detto:

    Se i Khitai non fossero stati così occupati ad agghindarsi e acconciarsi i capelli non si sarebbero fatti fregare così…

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  2. Cassidy ha detto:

    Se le scene d’azione meritano, sicuramente anche la panoramica storica, ottimo inizio di settimana Zinefila 😉 Cheers!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Questi film ormai ai miei occhi valgono solo per l’affresco storico in cui sono calati, perché le trame sono inutilmente complicate (per non dire poi praticamente niente) e la propaganda spigne parecchio, quindi rimangono solo belle scene e storia d’Asia 😉

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  3. Willy l'Orbo ha detto:

    Il trittico storia orientale, film e azione ormai mi cattura puntualmente, anche quando il lungometraggio non è annoverato tra i migliori proposti; grazie per ogni tappa di un viaggio che arricchisce i lettori, pure quelli un po’ “orbi” (meglio comunque esserlo di fronte a certe acconciature!)! 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Per questo ormai trovo irresistibili questi film, che visti a sé stanti sono pessimi, ma studiati dal punto di vista storico sono deliziosi.
      Approfitto per sottolineare una cosa che non ho pensato a sottolineare nel post, ma che magari userò in un altro film sullo stesso argomento: guarda caso negli anni Settanta la dinastia Tong era ritratta come dittatoriale e nei film si elogiavano i “briganti”, cioè quelli che gli si ribellavano, ora invece qui i Tong vengono ritratti come eroici, saggi, buoni e pieni di mille virtù. Curioso come cambia la storia… 😛

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      • Willy l'Orbo ha detto:

        Questa aggiunta dona un surplus di interesse ad un post già di per sé interessantissimo e alimenta la mia fissa di una scuola futura in cui la storia e le sue dinamiche si insegnano soprattutto tramite i film (quante cose ci possono trasmettere sui diversi modi di pensare a seconda del periodo…)! 🙂

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  4. Giuseppe ha detto:

    “Nessun dubbio. Nessuna esitazione. Nessuna pietà. Nessuna trama. Nessun mongolo credibile. Nessuna ricostruzione storica. Un po’ di azione. Tanta propaganda.” Mmmh, però poi, spinti dall’onestà di avvisare per tempo lo spettatore su quello che stava per andare a vedere, avremmo dovuto pensare ad allargare la locandina abbastanza da lasciare almeno un piccolo spazietto anche ai protagonisti 😛

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