[Serie TV] Orson Welles’ Great Mysteries (2)

Con mia grande sorpresa e dispiacere, si è già conclusa la messa in onda da parte di SuperSix della serie d’annata che avevo appena scoperto, “Orson Welles’ Great Mysteries“.

Dopo solo otto puntate l’emittente è passata a trasmettere “Lassie”, povero cagnolone che si è beccato tante mie paroline poco simpatiche, quando l’ho visto apparire al posto dell’altrettanto villoso faccione di Orson Welles: possibile che i magici archivi segreti di SuperSix avessero così poche puntate di questa serie televisiva dimenticata?

Impossibile stabilire se la RAI dal 1976 e OdeonTV dal 1988 abbiano trasmesso tutti e 26 gli episodi originali, ma di sicuro sono state mandate in onda molte più delle sole otto puntate di SuperSix, che per la prima volta si becca una nota di demerito nel Registro Etrusco. Se altre puntate dovessero apparire più in là, la nota rimarrà perché comunque “spezzettarle” sarebbe comunque un’infamata.

Povero Orson: in Italia tutti ti amano a parole, ma nessuno ti si fila davvero

Ecco dunque le rimanenti puntate della serie, con traduzioni esclusive degli incipit dei racconti d’autore da cui sono tratti i vari episodi. Non tutti degni di esser visti, ma comunque chiccosi.

Tutte le date italiane degli episodi le ho ricavate sfogliando l’archivio digitale del quotidiano “Il Piccolo di Trieste”, l’unica fonte che riporta quasi sempre il titolo dell’episodio trasmesso quel giorno da Rete Uno (Rai1).


8 aprile 2024 su SuperSix

Auguri di buone feste

1×23, Compliments of the Season, 3 febbraio 1974
In Italia: 19 dicembre 1976 su Rete Uno (Rai1)
Regia di Philip Saville. Sceneggiatura di Donald B. Wilson

Tratto dal racconto Compliments of the Season di Henry O. (William Sydney Porter)
apparso su “Ainslee’s Magazine” nel dicembre 1906
In Italia: ?
L’estratto che segue è una esclusiva traduzione etrusca
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«Non ci sono più storie di Natale da scrivere: la finzione si è esaurita, e i testi sui giornali sono scritti da giovani giornalisti che si sono sposati presto e hanno un’immagine pessimistica della vita. Alla fine, per qualche intrattenimento stagionale, ci rimangono solo due fonti: i fatti e la filosofia. Scegliete voi quale verrà usato di seguito.
[…] Il 10 di dicembre la Figlia del Milionario perse la sua bambola. La dimora sull’Hudson del Milionario aveva molto personale, ma nessuno di loro fu in grado di ritrovare il tesoro perduto. La bambina aveva cinque anni ed era una di quelle bestioline perverse che spesso feriscono la sensibilità dei ricchi genitori facendoli concentrare su volgari ed economici giocattoli invece che su diamanti, automobili e cavalli.
La bambina piangeva malgrado, per lo sconforto del Milionario, il mercato delle bambole di pezza non fosse così degno di attenzioni come quello degli investimenti in borsa»

Siamo sotto Natale quando il cagnolino di una ricca famiglia agguanta una bambola di pezza e la va a seppellire in giardino. La bambina proprietaria della bambola piange disperata, così che suo padre il Milionario (Ed Bishop), è costretto a sospendere i propri affari per uscire in cerca di una nuova bambola.

Mentre il Milionario passa da un negozio di giocattoli all’altro, scoprendo che tutti i negozi di Londra sono ormai stati privati dei giochi per i bambini, intanto il barbone alcolizzato Fuzzy (Eli Wallach) ha trovato la bambola di pezza sepolta in un prato.

Il barbone decide di festeggiare al pub, dove usa la bambola a mo’ di compagnia femminile, per l’ilarità degli astanti alticci, ma questo comportamento attira l’attenzione di due loschi individui.

Mentre infatti Fuzzy beve e balla con la bambola, il Milionario ha pubblicato un annuncio in cui offre 25 sterline (una cifra enorme, per la Londra di inizio Novecento) per il recupero della bambola di pezza: i due loschi figuri si organizzano in tal senso. Offrono qualche spiccio a Fuzzy per farsi dare la bambola, ma quando non ci riescono cambiano piano e informano l’uomo dell’annuncio sul giornale.

Il barbone si presenta subito alla casa del Milionario, pronto ad incassare, non sapendo che fuori i due loschi figuri sono pronti ad aggredirlo alla sua uscita, per derubarlo.

Nei pochi minuti che Fuzzy passa nella sontuosa abitazione del Milionario mette in crisi la padrona di casa (Hildegard Neil) con la propria inaspettata cultura artistica. Questo spinge la donna a una risoluzione inaspettata…

Non sono sicuro di aver compreso a pieno il colpo di scena finale, magari c’è qualche sfumatura in più che la sceneggiatura scarna ha nascosto più del dovuto, ma mi sembra in fondo null’altro di quanto raccontava O. Henry stesso: un intrattenimento natalizio quando ormai si è visto/letto di tutto.


9 aprile 2024 su SuperSix

Una questione d’onore

1×16, An Affair of Honour, 15 dicembre 1973
In Italia: 21 novembre 1976 su Rete Uno (Rai1)
Regia di Alan Bromly. Sceneggiatura di Carey Harrison

Tratto dal racconto An Affair of Honour di F. Britten Austin
apparso su “The Strand Magazine” nell’agosto 1923
In Italia: ?
L’estratto che segue è una esclusiva traduzione etrusca
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«Il maggiore Bruce dell’Intelligence, nel quartier generale della base di Menangpore, fu bruscamente ridestato dall’estasi del suo riposo pomeridiano e dovette rapidamente fare mente locale su chi fosse e dove si trovasse. Il telefono stava suonando. Si allungò sul divano e lo afferrò.
“Pronto?” Ascoltò. “Oh, ciao Rolfe! Cosa? Il generale vuole vedermi? Va bene, arrivo.”
Uno o due minuti dopo, vestito di tutto punto, uscì dal proprio bungalow all’accecante luce del sole delle quattro pomeridiane.»

Alba del Novecento, l’Impero britannico domina l’India. In un avamposto, il generale Sanderson (Harry Andrews) chiama a rapporto il maggiore Bruce (Jeremy Clyde) e il maggiore Rolfe (Michael Gambon) per informarli di un fatto gravissimo: ha scoperto che dalla sua cassaforte sono stati prelevati e ricopiati dei piani segretissimi, il che significa che ora il nemico è informato della strategia britannica.

Sanderson elenca ai propri uomini le prove che ha raccolto, non proprio stringenti, e alla fine pronuncia il nome del colpevole di questo alto tradimento: il maggiore Fenshaw (Stephen Sheppard).

Deferire il soldato alla corte marziale è fuori discussione, perché vorrebbe dire lo scandalo pubblico, ammettendo davanti al mondo di essere stati fregati da un proprio stesso uomo, quindi il generale propone il “metodo classico”: si chiede al traditore di confessare in una lettera che rimarrà segreta, così che la sua memoria non sarà infangata, e poi lo si lascia da solo con una pistola perché si tolga di mezzo da solo.

Il problema è che Bruce, uno dei due che dovrà assicurarsi dell’esecuzione di questo “metodo classico”, era fidanzato con l’attuale moglie del maggiore traditore: come potrà questo non essere visto come un gesto infido per togliere di mezzo un rivale in amore?

Un episodio molto parlato e molto denso, intrigante come un legal thriller e con una parte finale molto concitata, con colpi di scena apprezzabili. Davvero un buon episodio.


10 aprile 2024 su SuperSix

L’ispirazione di Mr. Budd

1×15, The Inspiration of Mr. Budd, 8 dicembre 1973
In Italia: 17 ottobre 1976 su Rete Uno (Rai1)
Regia di Peter Sasdy. Sceneggiatura di Kenneth Jupp

Tratto dal racconto The Inspiration of Mr. Budd di Dorothy L. Sayers
apparso su “Detective Story Magazine” il 21 novembre 1925
In Italia: ?
L’estratto che segue è una esclusiva traduzione etrusca
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«Il signor Budd lesse di nuovo la descrizione del ricercato: era altamente improbabile che quell’assassino, William Strickland, entrasse nel suo piccolo negozio di barbiere a Londra, attività dal successo scarso, per una rasatura. Anche se si trovasse ancora in città, era un’eventualità molto remota.
Erano passate tre settimane dall’omicidio quasi sicuramente Strickland aveva lasciato il Paese, ma il signor Budd lesse ancora con attenzione la descrizione dell’uomo, mandandola a memoria, nella speranza di poter intascare le 50 mila sterline messe in palio per chiunque avvistasse l’assassino.
[…] Anche con un rasoio in mano, il signor Budd non avrebbe potuto avere la meglio su William Strickland, un uomo imponente che aveva barbaramente ucciso sua zia, facendo scempio del suo cadavere. Scuotendo la testa, il signor Budd si affacciò alla porta del suo negozio per gettare un’occhiata in strada, quasi scontrandosi con un uomo che stava entrando.
“Le chiedo scusa, signore”, mormorò il signor Budd. “Stavo uscendo per una boccata d’aria: prego, entri.”»

Oggi il signor Budd (Donal Donnelly) è un richiestissimo parrucchiere per signore d’alta classe, le ricche donne devono penare per avere un appuntamento con lui, ma non è stato sempre così: c’è stato un tempo in cui Budd era un mesto barbiere in una piccola attività votata al fallimento.

Tutto è cambiato quel giorno, quando il giornale riportava la descrizione di un pericoloso omicida e nel contempo entrò un cliente (Hugh Griffith), che stranamente corrispondeva a quella descrizione.

Il signor Budd, amante della chiacchiera, non si accorge subito della somiglianza, ma mentre fa barba e capelli all’uomo, e soprattutto gli tinge i capelli così da coprire il colore rosso, si rende conto che tutto nel suo cliente fa pensare all’assassino ricercato.

Budd è un bravo cittadino e soprattutto vuole i soldi promessi a chi dia informazioni, ma non può certo affrontare quell’uomo così massiccio. Come fare perché, una volta uscito dal barbiere e magari salito su un aereo, le autorità possano riconoscere al volo l’assassino?

Una trovata inspiegabile e illogica ma alla fin fine divertente, un colpetto di scena raffazzonato ma in fondo in linea con lo stile dell’episodio.


11 aprile 2024 su SuperSix

Il testamento di Kate

1×10, A Point of Law, 3 novembre 1973
In Italia: 12 dicembre 1976 su Rete Uno (Rai1)
Regia di Peter Sykes. Sceneggiatura di Donald B. Wilson

Tratto dal racconto A Point of Law di W. Somerset Maugham
apparso su “The Strand Magazine” nell’ottobre 1903
In Italia: ?
L’estratto che segue è una esclusiva traduzione etrusca
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«Quando mi sento più povero del solito, faccio testamento: mi dona una soddisfazione peculiare il lasciare i miei beni terreni a persone a cui non importa nulla di riceverli, e mi piace l’aria ossequiosa del commesso che porta la mia commessa. È un piacere che non mi costa nulla, visto che il signor Addishaw, socio anziano dell’eminente studio Addishaw, Jones e Braham, conosce il mio vizio e mi asseconda.
Un giorno camminavo per la strada, stando male per un pranzo economico in un affollato ristorante italiano e meditavo sulla follia del mondo. Ero certo che il signor Addishaw a quell’ora era libero da impegni e sembrava il momento giusto per importunarlo: mi avrebbe confortato parlare della mia imminente dissoluzione.»

L’avvocato James Addishaw (Alec McCowen) cura da anni gli interessi del vecchio Sir Roger Daubernoon (Roland Culver) e della sua famiglia, tanto da avere l’ardire di considerarsi un amico dei Daubernoon. Per questo rimane profondamente turbato quando Kate Daubernoon (Anna Massey) annuncia l’imminenza delle proprie nozze.

Addishaw sa che la donna ha ricevuto l’intera eredità del padre, a cui è stata vicina a scapito della propria salute, tanto da trascurare una tubercolosi che la sta divorando. Conscia di essere in fin di vita, Kate ripone ogni energia nell’amore che prova per Ralph Mason (Michael Petrovitch), malgrado Addishaw la avverta che si tratta d’un mascalzone che vive d’espedienti ed è solo in cerca di soldi facili.

Riuscirà l’avvocato a convincere la povera donna a non seguire l’amore bensì la logica?

Un po’ veloce nel presentare i tanti eventi, ma simpatico nel colpo di scena “legale” finale.


L.

P.S.
Se vi interessa l’edizione italiana introvabile di questi episodi, ora sapete a chi chiedere.

– Ultime chicche da SuperSix:

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9 risposte a [Serie TV] Orson Welles’ Great Mysteries (2)

  1. Cassidy ha detto:

    Sei tu woof woof sei tu woof woof SuperSix fetentissima con te woof woof mi manca il finale della serie con Orsone.

    peccato, però anche così resta un discreto colpetto dai, chissà se hanno anche le altre puntate o se avevano solo queste 😉 Cheers

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  2. Vasquez ha detto:

    Ma povera SuperSix! Non solo si è fatta un mazzo tanto per recuperare quei pochi episodi che si sono salvati da sperduti magazzini polverosi, e mò si becca pure le parole 😛
    E ommioddio povero Lassie 🙉
    Però il post è proprio gustoso👍

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  3. Willy l'Orbo ha detto:

    Nota di demerito per SuperSix ma resta comunque, e di gran lunga, uno dei migliori studenti della classe! 🙂

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  4. Giuseppe ha detto:

    Chi apprezza (e, eventualmente, ha la fortuna di di ricordare) i prodotti faticosamente ritrovati e ripresentati su queste “domeniche SuperSix” del Zinefilo sa benissimo quanto lavoro ci sia dietro (le serie, i film con tanto di sinossi, recension e traduzioni) 😉👍 E adesso spetta all’emittente non lasciarsi andare ad altre figure canine (😄) come questa, lasciandoti continuare il tuo non facile lavoro di catalogazione “vintage” 🎞🗞

    P.S. Ormai la mia memoria della lontana visione su Odeon TV comincia a far cilecca, perché non ricordo bene se l’Ed Bishop del primo episodio fosse lo stesso interprete del mitico Ed Straker oppure un semplice omonimo (io propenderei comunque per lo stesso attore)…

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