Il mistero delle 5 dita (1946) L’alba delle mani mozze!


È il filone dei “corpi dissacrati” a cui ho dedicato più tempo, passione e studio, quello delle “mani cattive“, nel senso etimologico dell’aggettivo: mani “possedute”, ovviamente da entità maligne.

Ci sono mani che si stringono tra i banchi delle chiese alla domenica, mani ipocrite, mani che fan cose che non si raccontano, altrimenti le altre mani chissà cosa pensano (come cantava Frankie HI NRG nel 1997) e poi ci sono le mani cattive… che non hanno bisogno del fardello di un corpo umano a limitarle!


Intermezzo
La mano del diavolo

«Ma quanto costa la sua opera magica? Perché occorre anche ch’io sappia se mi è possibile pagarla.»
«Pensi che lei compera la vita e la gloria per soprammercato. Lei mi pagherà dopo.»
«È già qualcosa… Insomma, che pegno pretende?»
«Soltanto la sua mano.»
~
Gérard de Nerval (traduzione di Cesare Giardini)

Dovrei cominciare questo viaggio da La main du diable (1943) di Maurice Tourneur, film francese girato in piena Seconda guerra mondiale e che porta sul grande schermo probabilmente l’unica “mano letteraria” nota a tutti, essendo la narrativa di questo genere rarissima e nota solo a pochi pazzi come me. Ma mi limito a citare tutto questo, perché in realtà non c’entra molto con ciò che intendo con “mani cattive”.

Dieci anni fa ci ho messo parecchio a recuperare La mano stregata (Le main enchantée) di Gérard de Nerval, racconto dimenticabile apparso nel 1832 sul “Cabinet de lectures” e poi ampiamente ristampato in patria, mentre in Italia è decisamente meno noto: io l’ho trovato in una raccolta Rizzoli del 1954, con traduzione di Cesare Giardini. Le edizioni italiane del racconto e del relativo film sono abbastanza rare e introvabili, ma forse non vale neanche la pena cercarle.

La storia verte sul protagonista che si ritrova ad essere l’ultimo di una lunga serie di personaggi che affondano indietro nei secoli, tutti accomunati dall’aver avuto una “mano incantata”, una sorta di patto diabolico per cui si accettava di avere sostituita la mano propria con una che donava fortuna per poi scoprire che era in realtà una maledizione impossibile da spezzare.

Né il racconto né il film sottolinea l’idea di mani troncate, sostituite, mani diaboliche o altro, è più che altro una fiaba un po’ nera che punta di più sulla parata di personaggi pittoreschi che appaiono per raccontare la propria storia relativa ai guai che ha portato loro la “mano incantata”.

Le uniche schermate che meritino di essere citate dell’intero film

A parte presentare queste due schermate, che già dieci anni fa presentai su ThrillerMagazine.it, non mi sento di perdere ulteriore tempo con questo titolo.


Il mistero delle cinque dita

«Chi sei?» chiese a bassa voce Eustace.
“Non ti interessa” scrisse la mano di Adrian.
«È mio zio che sta scrivendo?»
“Sciocco Eustace, mi vedrai molto presto.”
«Quando potrò vederti?»
“Quando il povero Adrian sarà morto.”
~
W.F. Harvey (traduzione di Gianni Montanari e Guido Zulrino)

Nel 1990 trovai nella grande libreria di quartiere un libro a cui era impossibile resistere: Al cinema con il mostro, che Oscar Mondadori Horror portava in italiano con giusto una ventina d’anni di ritardo, essendo un’antologia del 1971. Mi fa piacere che la relativa pagina Wikipedia che ho creato nel 2006 sia ancora attiva.

Il curatore Peter Haining ha raccolto insieme dei racconti d’annata, alcuni famosissimi altri molto rari, da cui poi nel Novecento sono stati tratti dei film: all’epoca avevo appena scoperto il cinema di genere (grazie a Dylan Dog) quindi per me questo libro è stata una sorta di Bibbia Horror, e lo conservo ancora come una reliquia maligna. Anche perché diversi dei film in questione sono stati per decenni introvabili in Italia, quindi prima della pirateria digitale era l’unico modo per conoscerli.

La storia che nel 1990 in Italia la si poteva trovare solo in libreria!

Proprio quel 1990 avevo scoperto Aliens (1986) ed ero stato folgorato sulla via di Damasco, quell’estate sfondai le videoteche a cui ero iscritto noleggiando quante C riuscissi a recuperare (Cameron, Carpenter, Cronenberg, Craven) duplicando le VHS per la mia videoteca etrusca dell’orrore. Questo per dire che ero talmente esaltato da affibbiare volti di attori di quei film a tutto ciò che leggevo: il protagonista di questo racconto per me era il Michael Biehn di The Abyss (1989), e scoprire venticinque anni dopo che invece al cinema era Peter Lorre è stato un po’ deludente.

Per il giovane Etrusco, il protagonista di questa vicenda ha il volto di “pazzo” Biehn!

Apparso originariamente nell’antologia omonima del 1928, The Beast with Five Fingers del britannico W(illiam) F(ryer) Harvey è l’esatto opposto del suo “collega” francese: è un racconto profondamente disturbante perché adotta idee e stile che per me funzionano ancora oggi: una mano tronca che si comporta come un animale pericoloso da stanare in un assedio casalingo.

Il film che la Warner Bros ne ha tratto, The Beast with Five Fingers, è stato l’unico horror di quell’annata e l’insuccesso sembra aver fatto capire alle grandi case che la fine della guerra aveva spinto il pubblico a temi più gioiosi e meno lugubri. Introvabile per decenni in Italia, la Golem Video l’ha riesumato nel 2013 come Il mistero delle 5 dita per poi tornare a murarlo vivo chissà dove. Non è un film che abbia avuto molta fortuna, come in fondo capita a tutti quelli che parlano di mani mozzate.

Ma scusate… non era meglio Michael Biehn???

Dopo un inutile e dimenticabile prologo nella solita fantasiosa Italia farlocca tipica di Hollywood, la vicenda ci presenta il vecchio e malato Francis Ingram (Victor Francen), che rimasto mutilato di un braccio ha imparato a suonare con una mano sola. E cosa può suonare al pianoforte con una mano sola? Ecco il colpo di genio: il personaggio suona la Ciaccona in Do minore di Bach, nell’arrangiamento di Brahms per sola mano sinistra.

Sembra una trovata filmica, invece è un vero brano da eseguirsi con sola mano sinistra!

IMDb ci dice che questa deliziosa trovata si deve al viennese Max Steiner, curatore della colonna sonora, la cui famiglia era amica di Brahms, e che nel film il piano è suonato da Ervin Nyiregyhazi, che presta la sua mano sinistra a quella mozzata protagonista.

Una delle scene capolavoro del film!

Per motivi a noi ignoti, inspiegati sia nel racconto che nel film, la mano di Ingram diventa cattiva, e sembra di capire che inizi a consumare l’uomo: la si può vedere contorcersi sul letto di dolore del moribondo, come se stesse attingendo alla sua linfa vitale per diventare un essere a sé stante.

Mentre Ingram muore, la sua mano sinistra prende vita… e diventa malvagia

Una volta morto il ricco Ingram e iniziata la danza dell’eredità da parte dei parenti, nessuno immagina che nella casa del ricco si aggiri una strana bestia… con cinque dita!

Quando la porta si apre… e si affaccia solo una mano!

Tralasciamo il mancato passaggio in cui dovrebbero spiegarci non solo perché la mano sia cattiva ma anche come si sia staccata dal resto del corpo tumulato, ciò che conta è che fra i parenti c’è Hilary Cummins (Peter Lorre) e che inizia a vedere una mano che si aggira per la casa, ovviamente non creduto da nessuno.

Mi è sembrato di vedere una mano! (semi-cit.)

E la cosa fondamentale… è che quella mano gli appare come fosse un personaggio della Famiglia Addams!

Mancano vent’anni all’uscita della celebre serie televisiva, dove Mano si comporta esattamente come la mano di Ingram in questo film di Robert Florey: oppure qui si strizza l’occhio alle vignette di Charles Addams, dove però Mano sembra apparire raramente?

Chiamate i produttori della “Famiglia Addams”, che prendano appunti

Considerato pazzo dagli altri, Cummins inizia una caccia nella grande casa di Ingram per catturare la mano, con effetti speciali da applauso: un film del 1946 non invecchiato di un solo giorno, capace di ricreare le fosche e oscure scene del racconto, con una mano spiritata e dotata di grande forza contro la folle disperazione di chi le dà la caccia.

Non sai mai quali bestiacce si annidino dietro i libri sugli scaffali

Mi diverte pensare che da un anno si era conclusa la storica saga dei mostri Universal, eppure Peter Lorre per descrivere la mano cattiva usa l’espressione che aveva dato vita a quella saga: «It’s alive». Il dottor Frankenstein avrebbe apprezzato.

Una frase che funziona sempre!

È un peccato che il film sia stato molto sfortunato, sia in patria che in Italia, perché le scene con Peter Lorre contro la bestia dalle cinque dita sono da applauso. Ah, un applauso… con una mano sola!

Scherzi a parte, la mano è animata in maniera perfetta e rende alla perfezione l’idea di potenza malvagia raccontata dal testo originale, e Peter Lorre è magistrale nel rendere la paura e lo sforzo di gestire un mostro simile, con il terrore che sia tutto frutto della propria mente… anche nell’estremo scontro!

Mani mozze molto malvagie!

Considero questa la vera nascita delle “mani mozze cattive”, una nascita col botto che avrebbe meritato molta più fama per la perfetta resa oscura e truculenta di una favola nera, a cui si perdonano le stupidate pseudo-italiane con cui è condita.

E ora, tutti a imparare la Ciaccona di Bach con la sola mano sinistra!

L.


— Allora, Madian, — incalzo l’uomo. — Perché non mi racconta dall’inizio la sua storia?
Madian riesce a posare di nuovo la mano destra aperta sul bracciolo del divano, per fortuna lontano da me. — Immagino che l’inizio sia quando ho perso la mia mano destra.

Mi sia consentito questo spazio di becera auto-promozione, visto che proprio dieci anni fa il fascino delle «mani cattive» mi ha pervaso a tal punto da scrivere il mio primo ed unico romanzo: Le mani di Madian.
Qualcuno sta uccidendo delle traduttrici mentre uno scrittore di successo afferma che la propria mano destra… non è la sua! I due casi sono uniti da una mano misteriosa che affonda le radici in citazioni letterarie che solo l’investigatore bibliofilo Marlowe (no, non quel Marlowe) saprà cogliere.
Capite che in questo ciclo non potevo resistere a questo pizzico di pubblicità. Il romanzo lo trovate in tutti gli eStore a soli 99 centesimi.

– Ultimi “corpi dissacrati”:

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8 risposte a Il mistero delle 5 dita (1946) L’alba delle mani mozze!

  1. Cassidy ha detto:

    Con una mano sola fatico a suonare “Just Can’t Get Enough” dei Depeche Mode, figuriamoci Bach, però ora prenotami un posto alla Recall, con tutto il rispetto per Lorre, ora sogno la versione con Michael Biehn! Film sfortunato ma bello, nel periodo in cui mi ero preso bene con Lorre era stato una vera sorpresa, visto dopo “Evil Dead 2” ci ho trovato dentro un po’ di Ash e un po’ della famiglia Addams, non avrei proprio potuto non amarlo 😉 Cheers!

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  2. loscalzo1979 ha detto:

    Peccato sia difficile reperirlo a quanto pare, sembra davvero un buon film

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  3. Willy l'Orbo ha detto:

    Grande chicca, Lucius, mi attirano molto questi horror d’annata che a fronte di pochi mezzi rispetto a oggi sapevano comunque creare una degna atmosfera. L’horror “artigiano” vince contro tanti horror da “catena di montaggio”! 👏🙂

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  4. Giuseppe ha detto:

    Golem, Sinister e compagnia hanno recuperato parecchi titoli rari e interessanti, finiti però fin troppo velocemente fuori catalogo: ai tempi, per dire, nemmeno m’ero accorto che “Il mistero delle 5 dita” fosse uscito in edizione Golem, e sarebbe stato una chicca da prendere al volo essendo peraltro decisamente migliore del film d’oltralpe. A proposito di quest’ultimo e della fonte letteraria, poi, credo ci sia da dover lodare mamma RAI degli anni d’oro visto che il libero adattamento del testo di de Gerval nella serie “I giochi del diavolo” ha portato a un risultato più interessante (e, alla fine, anche più inerente al tema della mano mozza vera e propria) sia del film che del testo stesso 😉

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      de Nerval è stato decisamente l’autore “manesco” più usato e citato, con le dovute proporzioni, ed è un peccato perché la sua è la storia di mani di gran lunga meno interessante di questo misconosciuto genere. Il racconto e il film della bestia con cinque dita meriterebbero una nicchia d’oro nel genere horror invece sono appannaggio di pochi appassionati.

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  5. Pingback: The Crawling Hand (1963) La mano strisciante | Il Zinefilo

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