Quando Shatner uccise Kirk

Oggi, 22 marzo, compie novanta anni-luce l’unico capitano che è andato spavaldamente là dove nessuno è mai stato prima: a limonare le aliene in ogni galassia!

Non importa quanto sia sterminata la carriera attoriale del canadese William Shatner, sarà per sempre il capitano il James T. Kirk di “Star Trek”, sebbene quel ruolo costituisca solo una parte infinitesimale del suo curriculum d’attore.

Alla festa in suo onore partecipano Sam Simon (che mi ha ricordato l’evento) di Vengono fuori dalle fottute pareti e Cassidy de La Bara Volante, entrambi con un omaggio a Star Trek II (1982).

«Ho passato metà della mia vita con il capitano Kirk, ma ho dovuto ucciderlo per capire quanto fosse importante per me.»
William Shatner, Get a Life (1999)

Come posso omaggiare un attore che da sessant’anni è identificato con un suo personaggio? Be’, sarebbe divertente raccontare di quando si ritrovò ad ucciderlo, quel personaggio.

Il testo che segue è nato seguendo il saggio autobiografico Get a Life (Titan Books 1999) di Shatner, scritto insieme a Chris Kreski.


Quando Shatner uccise Kirk

«Ci sono voluti tre anni per assassinare James Tiberius Kirk, ma prima ha contratto una malattia terminale durante il Natale del 1991». Questa sembra la confessione di un assassino, e in fondo lo è: è come William Shatner comincia a raccontare di quando ha ucciso il capitano Kirk.

La “malattia terminale” viene diagnosticata nella primavera del 1992, quando si studiano gli effetti di un processo iniziato il 3 dicembre 1991, cioè il giorno in cui ad Hollywood si è svolta la prima di Star Trek VI: Rotta verso l’ignoto di Nicholas Meyer. IMDb ci dice che è costato trenta milioni di dollari ma quel primo fine-settimana del dicembre 1991 ne incassa solo diciotto, sebbene in seguito ne guadagnerà molti di più. Shatner non fornisce numeri, non elenca i valori delle analisi, preferendo limitarsi al referto medico finale: nella primavera del 1992 il film è scomparso, lasciando «un margine di profitto deludente». Il problema non è il guadagno, perché alla fine l’incasso c’è stato ed è stato buono, il problema è che è stato decisamente più basso del previsto.

I primi quattro film di “Star Trek” sono stati esplosivi, hanno distrutto i botteghini incassando centinaia di milioni di dollari… poi è arrivato il quinto film. Non so perché lo odino tutti, io lo adoro da quand’ero ragazzo e gli voglio un gran bene, ma per motivi misteriosi raccoglie solo disprezzo persino fra gli appassionati più stretti. È lo “Star Trek” che incassa meno di tutti – una cinquantina di milioni in totale su trenta di costo – e alla Paramount scattano mille campanelli. Il sesto film incassa un po’ di più, ma siamo molto lontani dagli incassi astrali dei primi titoli, quindi – riassume Shatner – «i giorni di gloria sono chiaramente finiti». Dopo mille manovre di corridoio («pacche sulla schiena, inginocchiamenti, culi baciati», ricorda Shatner) i dirigenti decidono di continuare a portare l’Enterprise su grande schermo, ma in cambio pretendono un equipaggio molto, ma molto più economico.

Intanto in TV la serie “Star Trek: The Next Generation” sta spaccando tutto. Sono lontani i tempi in cui i fan storici consideravano quella del capitano Picard una pallida imitazione della serie classica, ormai la nuova serie sta raccogliendo consensi e incassi che fanno impallidire quei vecchietti su grande schermo. Quella primavera del 1992 il dirigente Brandon Tartikoff e il produttore esecutivo Rick Berman, dati alla mano, decidono che una volta chiusa la serie TV, alla settima stagione, sarà il nuovo equipaggio a volare su grande schermo. Con quasi tre anni d’anticipo nasce il progetto Star Trek: Generazioni, che uscirà in sala solo nel novembre 1994.

Berman ha il compito di creare una storia cinematografica per il giovane equipaggio televisivo e allo stesso tempo di “mettere a dormire” il vecchio equipaggio, traghettando così gli spettatori da un universo all’altro: un compito che nessuno gli può invidiare. Ronald D. Moore, uno degli autori che lavorano con Berman, rivela a Shatner una delle idee prese in considerazione: una storia in cui le due Enterprise combattono tra loro. Quale vincerà dei due equipaggi? Già solo il trailer avrebbe fatto tremare il mondo. «Adoravamo l’idea», ricorda Moore citato da Shatner, «e abbiamo fatto del nostro meglio, ma non siamo mai stati capaci di arrivare ad una storia che ritrasse in modo positivo entrambi gli equipaggi: alla fine qualcuno doveva fare il cattivo». Ultimo problema, ma non marginale, è che questa idea avrebbe previsto la presenza in scena di ben sedici attori, sedici ricche paghe e sedici ego da soddisfare. Una missione decisamente impossibile.

«Il che ci portò a far fuori il capitano Kirk.»

Chi è quel “ci”? Di chi è stata l’idea di risolvere la situazione ingaggiando un solo membro dell’equipaggio classico per poi farlo fuori? Shatner usa un “noi” vago, come se fosse stata un’idea nata in comune. Di sicuro appena nasce è un’idea che appare perfetta, sia per abbattere i costi sia per creare un vero e proprio “passaggio di testimone” al nuovo equipaggio, senza dimenticare il fatto che la presenza di Shatner avrebbe portato al cinema anche i fan più irriducibili.

Moore confida a Shatner di non essere fiducioso nell’approvazione della Paramount, invece appena proposta l’idea, i dirigenti esplodono con un «Fatelo, siamo con voi!» Al che Berman e gli altri autori si dicono che ora sarà Shatner a rifiutare l’idea… e invece neanche questo avviene.

Dopo aver usato quel “noi”, Shatner racconta invece di aver ricevuto una telefonata da Rick Berman, e dopo aver sentito da lui l’idea di uccidere Kirk «la mia mascella cadde a terra». La sorpresa è tanta… ma non così il fastidio. Ciò che stupisce l’attore è che non la trova affatto un’idea improponibile, come avrebbe fatto anni prima: «Per quanto ricordo, la cosa più incredibile del sentire Rick che proponeva di uccidermi è quanto poco mi seccasse».

Come dicevo all’inizio, Kirk rappresenta solo una infinitesimale parte della carriera di un attore che non è mai stato fermo un minuto in vita sua. In quegli anni in cui si ordiva l’omicidio di Kirk il nostro Shatner stava lavorando con Ron Goulart (pezzo da novanta della fantascienza) per creare la serie televisiva “TekWar“, dopo una serie di fortunati film TV nati dai suoi romanzi. (O comunque da romanzi con la scritta “William Shatner” in copertina.) Tra libri di memorie e romanzi, ruoli da attore e produttore, Shatner ha mille progetti in corso e Kirk è davvero l’ultimo dei suoi pensieri. Senza dimenticare le limitazioni fisiche che il suo personaggio doveva avere in video, e che invece lo rendevano un eroe superiore nei suoi romanzi.

«Ero perfettamente cosciente che il mio testimone era già passato di mano, che senza Star Trek VII non c’era alcuna speranza per Jim Kirk di tornare su un grande schermo, quindi ucciderlo non mi seccava affatto. Anzi, ne ero eccitato, e pensavo: “Perché non dare al vecchio un’ultima cavalcata? [last hurrah] Quale modo migliore di chiudere la storia se non con una scena di morte? Sarà memorabile e grandiosa da recitare, e se sarà scritta bene darà forza al film”. Così firmai il contratto che pose fine alla vita di Kirk

Nessun rimpianto, la morte dell’eroe è il modo migliore per chiudere una saga: se deve arrivare la fine, che almeno sia con il botto. Senza dimenticare un ulteriore ricco assegno dalla Paramount, sul quale Shatner è molto onesto: i soldi so’ soldi, e non puzzano mai.

Tutto eccitato per questo momento topico della vita del suo alter ego, il nostro Shatner si ritrova in una riunione dove Berman e gli altri sceneggiatori presentano una prima bozza del film Generazioni… dove a Kirk sparano nella schiena. Lo sdegno è profondo: dopo essere sopravvissuto a centinaia di colpi di phaser, aggressioni di lucertole gitanti e mostri vari, secondo voi Kirk esce di scena colpito alle spalle come fosse l’ultima delle sfigate “magliette rosse” della serie classica? D’un tratto l’attore comincia a discutere con gli sceneggiatori le modalità della morte di Kirk: le coltellate sono escluse, di esplosioni non ne parliamo nemmeno, togliamo di mezzo tortura, fuoco o eventi atmosferici. Mentre Shatner parla, gli autori si prendono l’appunto di ignorare tutto ciò che propone.

Dopo trent’anni di onorata carriera… mi sparate nella schiena e via?

La situazione non migliora con l’avvicinarsi del giorno delle riprese, e anzi quella che prova Shatner è la sensazione del condannato a morte, visto che in effetti si avvicina sempre di più la data della sua esecuzione. Quella baldanza con cui aveva accettato l’idea di uccidere Kirk ora lo ha abbandonato, e comincia a provare il forte desiderio di salvare il suo personaggio.

«Era troppo tardi per tornare indietro, ma ammetto di aver sperato fino all’ultimo in un miracolo, magari la telefonata del governatore che sospendesse l’esecuzione».

Quando iniziano le prove per la morte di Kirk, nel deserto del Nevada, Shatner comincia a pensare al soggetto di Star Trek VIII, con il fantasma di Kirk che torna a perseguitare il capitano Picard: tutto, pur di far tornare il personaggio. Va da Rick Berman e gli spiega le sue idee per il film successivo, sperando che il produttore esulti per le splendide trovate. La glaciale risposta di Berman è: «Oh… Uau… sì… idea carina, scrivila». Un modo gentile per dire che è l’idea più ridicola mai sentita.

Sentite, facciamo che… ehm… è solo un sogno e poi Kirk si sveglia?

Sette settimane dopo l’inizio delle riprese, Shatner si ritrova su una collina nel pieno deserto ad un’ora da Las Vegas, ad inscenare la morte del compagno di trent’anni di vita.

«Stretto all’angolo, senza più opzioni, strinsi i denti, tirai fuori tutto il mio fottuto coraggio e morii. Quando tutto fu finito, ero orgoglioso per il mio lavoro tanto quanto pieno di rimorsi per ciò che avevo appena fatto.»

È facile firmare la condanna a morte del proprio personaggio stando seduto in un ufficio della Paramount, con sul tavolo un ricco assegno pronto da mettersi in tasca. Un’altra è stare sdraiato sulla sabbia rossa, bruciato dal sole, e sentire il proprio cuore crollare sotto il peso dell’ineluttabilità. Perché quel giorno, ci racconta Shatner, divenne chiaro un concetto ovvio ma non scontato: «Una volta che Kirk è morto… Kirk è morto». Non ci sarà alcun Progetto Genesis a riportarlo in vita, non ci saranno miracoli né trovate dell’ultimo secondo: Kirk è morto. E non tornerà mai più su schermo. Questa è la fine del viaggio. «Tornai in albergo sentendomi come se mi avessero preso a pugni nello stomaco».

Addio, e grazie per tutte le limonate…

Cinque mesi dopo iniziano le proiezioni di prova con un primo montaggio del film Generations e il pubblico esplode: l’idea di uccidere Kirk con un colpo di phaser nella schiena è universalmente considerata indegna e impresentabile. Il telefono di Shatner squilla: la Paramount ha ordinato una riscrittura e si deve tornare a girare. Kirk ha appena sbattuto gli occhi… è ancora vivo, anche se solo per una settimana e mezza. Tornato su quella stessa collina desertica, Kirk salva l’universo una volta ancora, ma non salva il dolore dell’attore. «Non capita spesso di uccidere il tuo socio d’affari due volte.»

Sebbene ripeta a se stesso che quello era l’unico modo per dare degna conclusione al viaggio di Kirk, che altrimenti avrebbe seguito lo stesso destino degli altri personaggi del vecchio equipaggio – scomparsi nel nulla, a parte future comparsate in TV – lo stesso le settimane e i mesi successivi sono per Shatner una vera e propria elaborazione del lutto.

«”Star Trek” era davvero così importante per me? Possibile che fossi stato da sempre.. un trekkie? Questo era decisamente inquietante».

All’improvviso quei tanti impegni che rendevano Kirk secondario evaporano come neve al sole. Le serie TV a cui sta partecipando come attore vengono chiuse, la sua serie “TekWar” viene cancellata e il suo matrimonio con Marcy Lafferty finisce in divorzio. L’attore rimane così senza lavoro, senza moglie… e senza Kirk. A salvarlo, dice, è stato il suo agente che gli ha proposto un giro di convention attraverso il Canada, dove Shatner ha capito che lì Kirk era ancora più vivo che mai. Ma c’è altro, che la sua biografia non racconta.

«Era il minimo che potessi fare… per il capitano dell’Enterprise

In quel 1996 in cui tutto crolla – carriera e matrimonio – Shatner aumenta la sua presenza in libreria. Quasi sicuramente non ha scritto lui i tanti romanzi che portano la sua firma, probabilmente ha prestato il suo nome sia per motivi pubblicitari sia per avere tante uscite ogni anno per compensare gli ingaggi attoriali persi, ma sta di fatto che Shatner regala ai lettori ciò che la Paramount non può regalare agli spettatori. Il ritorno dell’eroe.

La tomba di Kirk

Per la Pocket Books, casa del gruppo Paramount e da sempre licenziataria dei romanzi di Star Trek, nel 1995 del dopo-Generazioni Shatner firma un romanzo del suo capitano, Le ceneri del Paradiso, che racconta un’ultima avventura di Kirk ricordata dall’Ambasciatore Spock, mentre è chino e piangente sul cumulo di pietre che fa da tomba all’eterno amico.

«Settantotto anni dopo la sua morte, il viaggio di James T. Kirk era ormai giunto al termine.»

Il 1996 però mette al bando il passato: è il momento che dalla sua tomba di sabbia e pietre torni alla vita il capitano più gagliardo dell’universo. Riciclando una delle idee concepite mentre interpretava la morte di Kirk, Shatner firma Star Trek: il ritorno (subito arrivato in Italia per Fanucci), il romanzo che segna l’inizio della nuova vita di Kirk: quella letteraria. Da cui nessuno, mai, potrà strapparlo via. Chi gli ha dato la morte, gli ha donato nuova vita, e l’ha portato là dove nessun produttore potrà mai condannarlo di nuovo a morte.

«Spock staccò una torcia d’emergenza dalla propria cintura. Iniziò a discendere il pendio, diretto verso la tomba di Kirk.
Con la torcia illuminò il cumulo di rocce. Erano davvero cadute.
La tomba era vuota.
Spock sollevò lo sguardo verso le stelle.»

Il capitano Kirk è fatto della stessa materia di cui sono fatte le stelle.

L.

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26 risposte a Quando Shatner uccise Kirk

  1. Pingback: Star Trek II: The Wrath of Khan: recensione del film

  2. Madame Verdurin ha detto:

    Ci credi che ho i brividi? Grazie Lucius, è stato meraviglioso leggere il tuo articolo, interessante come sempre ma anche emozionante. Conosco poco Star Trek ma mi è sempre piaciuto tanto, un dietro le quinte davvero interessante! Capisco Shatner, deve essere stato doloroso uccidere il suo personaggio (come giocatrice di LARP, anche se il livello è tutt’altro, capisco il sentimento).

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ti ringrazio, e ti assicuro che anche a scriverlo sono venuti i brividi: è un peccato che siano rare le biografie in cui gli attori si raccontino in questo modo.
      E’ molto comune che i ruoli ricorrenti spingano gli attori a detestare il personaggio, e a cercare di “farlo fuori” per poter passare ad altro, ma poi al dunque i sentimenti sono belli tosti.

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  3. Lorenzo ha detto:

    Anche a me piace Star Trek 5… non sei il solo 😉
    Ho letto il romanzo “Il ritorno”, però mi deluse perché alla fine si torna alla situazione di partenza, come se avessero posto il veto a Shatner di cambiare le cose, anche se solo su carta.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Purtroppo è un triste destino quello delle case licenziatarie, perché sebbene i fan credono che sparino robe a cacchio, in realtà ogni loro svolta narrativa dev’essere sottoposta alla severa approvazione della “casa madre”, in questo caso la Paramount, la quale non può accettare alcuna trovata che modifichi pesantemente la “vita filmica” dei personaggi: il romanziere può inventarsi quel che vuole, basta che poi torni indietro e ritorni al punto di partenza. Magari era tutto un sogno 😀
      Per motivi ignoti, questo vincolo non si applica agli sceneggiatori, che hanno mandato si sparare cazzate in ogni dove, distruggere liberamente tutto e sputare su tutti i personaggi.
      Negli anni Ottanta ricordo che concessero ad una romanziera di tirar fuori un figlio segreto di Spock, non ricordo come poi sistemarono la cosa, ma sono casi rari: se un personaggio muore al cinema, tutti i media licenziatari devono immediatamente allinearsi. Ma tanto non c’è problema, si possono fare storie nel passato, in universi alternativi, in sogno e via dicendo 😛

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  4. Sam Simon ha detto:

    Splendido che Shatner abbia sviluppato un vero e proprio amore per un personaggio che, almeno nei primi 40 di vita, era stato solo uno dei tanti a cui aveva dato vita, in una serie che tra l’altro fu cancellata anzitempo dopo solo tre stagioni. Peccato che fosse una delle serie più importanti della televisione sin da quando quest’ultima fu inventata!

    Da brividi davvero questo racconto, l’avevo sentito in una versione ridotta in varie interviste, ma splendido leggere l’intero estratto dalla biografia del nostro nuovo novantenne. Grazie! E tanti auguri capitano Kirk! Anzi, William Shatner! :–)

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  5. Cassidy ha detto:

    Hai fatto la scelta giusta per questo compleanno, dovrò affrontare anche “Generazioni” il film che ricordo come super pubblicizzato ma che ho visto per intero una volta solo, quel finale mi ha messo addosso più malinconia che altro, quindi William un po’ lo capisco, una versione più depressa del capitano di “Galaxy Quest” che vive solo di ricordi e convention. In ogni caso resta il miglior capitano di sempre 😉 Cheers!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      C’è solo un Capitano, oserei dire 😀
      Credevo che il settimo film fosse il più brutto dell’intero universo, visto che metà vicenda vede tre attempati signori fingere di lottare su un ponte in mezzo al deserto (Premio Oscar per Migliore Poveracciata di Sempre), poi ho visto l’ottavo film e ho capito che c’erano interi nuovi universi di disprezzo da esplorare 😀

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      • Sam Simon ha detto:

        Se posso spezzare un’arancia (come diceva una nota comica in TV decenni fa) a favore di Star Trek VII, secondo me il film regge benissimo fino agli ultimi 15 minuti. Lì crolla del tutto, purtroppo. Ma l’ultima volta che l’ho rivisto, pochi mesi fa (è Star Trek, non ne posso proprio fare a meno), mi ha sorpreso come il film funzioni quasi tutto…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Ho cercato di dimenticarlo per vent’anni, poi ultimamente è apparso spesso in TV e mi è capitato di rivederlo: il mio disprezzo profondo è superato solo dall’odio viscerale per l’ottavo film 😀

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      • Sam Simon ha detto:

        Che è considerato il migliore dei film di TNG!

        Purtroppo c’è una sola verità: quei film avrebbero fatto meglio a non farli… :–(

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Per carità, avevano un pubblico e l’hanno sfruttato: la stragrande maggioranza dei fan di Star Trek nel mondo impazzisce a vedere l’ego di Patrick Stewart gonfiarsi fino a riempire l’universo parlando di sé, ogni tanto interrotto per due o tre fotogrammi da altri personaggi del cast, inquadrati solo di sfuggita nei loro inutili ruoli senza sceneggiatura, quindi hanno fatto bene a sfruttare quel bacino d’utenza.
        Io invece sono fra quelli che amano Star Trek per le sue storie e per i suoi personaggi, quindi preferisco ignorare qualsiasi film nato dopo il sesto 😛

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  6. Il Moro ha detto:

    Bella l’onestà intellettuale di Shatner che ammette prima quanto fosse felice di uccidere il suo personaggio poi come all’ultimo questo si aggrappasse alla vita. Generazioni non è il film migliore della saga, ma sa essere comunque emozionante.
    Ho amato i romanzi di Shatner (e di Judith e Garfield Reeves-Stevens, chissà chi ha fatto il grosso del lavoro), per quanto abbiano poco di “star trek” e molto dell’ego smisurato del suo autore. Grazie a quelli, nella mia immaginazione Kirk continua a volare tra le stelle e limonare chiunque come se non ci fosse un domani!

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  7. Nick Parisi ha detto:

    Io ho tutti e tre i romanzi della trilogia de “I Figli del Paradiso”, da te citati. Ho amato il ritorno sia pur solo letterario di Kirk, certo come dici tu la Paramount non li considera come facenti parte della cronologia ufficiale, però è bello che perlomeno sulla carta stampata l’eroe sia ancora vivo.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Si è perso il conto di quante centinaia di romanzi siano usciti e continuino ad uscire di Star Trek, universo infinitamente più prolifico su carta rispetto a Star Wars, anche solo a livello cronologico (Trek ha iniziato nel 1970 a sfornare libri originali mentre per SW si dovrà aspettare che Lucas dia il consenso nel 1991), quindi siamo ben al di là del canonico: è un universo parallelo che vola a piene vele, visto che il nuovo romanzo di Kirk e i suoi è fra i rari libri usciti l’anno scorso in piena pandemia, mentre i suoi colleghi hanno conosciuto slittamenti che in alcuni casi durano tuttora. Niente fermerà il Capitano su carta ^_^

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  8. Juliette Brioche ha detto:

    Gran bell’articolo, Lucius. Quando da ragazza guardavo la prima serie, più volte mi sono chiesta: “Com’è che qualsiasi essere vivente femminile nell’universo possa essere sessualmente compatibile con James Trapanatore Kirk?” 🤔
    Io ero innamorata del signor Spock ma adoro William Shatner.
    Sarebbe fantastico se, col tuo stile ironico e pungente, facessi un articolo sulla serie Boston Legal. Mentre lo guardavo mi veniva la sensazione che Shatner non recitasse affatto, che il suo personaggio potesse essere molto simile a lui…

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ciao e ti ringrazio, è stata una grande emozione leggere quel passo della biografia di Shatner e scrivere un pezzo che sapesse rispettarne la forte carica emotiva. E’ un peccato non trovare altre autobiografie di attori di personaggi seriali, sarebbe bello fare una panoramica su cosa voglia dire sdoppiarsi e vivere con una copia di finzione di se stesso.

      Con me sfondi una porta aperta, sono stato un fan sfegatato del primo minuto di “Boston Legal”, l’ho adorato dalla prima all’ultima puntata e Shatner lì era assolutamente geniale: in effetti è forte la sensazione che recitasse ben poco e si limitasse ad essere se stesso ^_^
      Visto che ha scritto diverse biografie, voglio vedere cosa racconta riguardo quel ruolo azzeccatissimo: magari ci scappa un post-omaggio ad una serie che porto nel cuore.

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  9. Willy l'Orbo ha detto:

    Nell’ultima settimana hai rispolverato western e Star Trek ma so che, nonostante le apparenze, lo hai fatto per me, così da darmi un po’ di “ferie” dallo zinefilo, prima che una dose eccessiva di Z non mi provochi effetti stile risvegliarmi con la barba di Chuck, i baffi di Hogan e il mento di Z’Dar. Mh, sì, vediamola così, dai. Ahahahah! 🙂

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  10. chiccoconti ha detto:

    Grande articolo! Sai in che parte ho trovato perfetto Shatner? Nel serial “Boston Legal”! Una specie di Trump umano e simpatico in veste di avvocato

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Come dicevo qualche commento fa, adoro quella serie e l’ho seguita con grande piacere sin dall’inizio: è stato un grande dispiacere quando l’hanno chiusa perché “parlava ai vecchi” e a non quei beoti di giovani, come invece una serie a quanto pare deve fare. Perché se non si parla di amoretti infantili non esistono argomenti….
      Shatner ha interpretato un oceano di personaggi, e tanti di questi sono ottimi: Kirk glieli ha ammazzati tutti, e lui un po’ di rivalsa se l’è presa 😛

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  11. Giuseppe ha detto:

    Degnissimo post per festeggiare il compleanno del Capitano oltre che, lasciatelo dire da un appassionato (ovviamente a conoscenza delle vicissitudini di Shatner in questo frangente), ottimamente scritto 🙂 👍👏👏👏
    P.S. 1) Anche Marcy Lafferty aveva fatto parte dell’equipaggio… 😉
    https://memory-alpha.fandom.com/wiki/DiFalco
    P.S. 2) Star Trek 5: se solo avessero potuto realizzarlo come l’abbiamo visto nella versione a fumetti, maledizione… oggi saremmo qui a parlare di un signor film! Io sono disposto a perdonargli molte cose, intendiamoci, ma il fatto che sia potuta bastare una semplice raffica di disgregatore contro un’entità come quella ancora oggi non riesco a mandarlo giù 😦

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Sicuramente è un film imperfetto, ma forse è proprio per questo che gli voglio più bene, perché ne ha più bisogno 😛
      Certo il venire dopo la Sacra Trilogia vuol dire giocare con il massimo handicap, e scelte sbagliate di distribuzione gli hanno fatto pagare il prezzo di colpe non sue – non so perché i produttori di Star Trek a un certo punto comincino sempre a sabotare la loro gallina dalle uova d’oro! – ma ho solo ricordi felici legati al quinto film, quindi lo considero un film molto personale 😉

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