[Italian Credits] Il generale morì all’alba (1936)

Il canale televisivo in streaming SuperSix ci fa un altro grande regalo, e nelle prime ore del 29 settembre 2023 manda in onda un vero e proprio residuato bellico: la pellicola italiana del film Il generale morì all’alba (The General Died at Dawn, 1936) di Lewis Milestone.

Targato Paramount Pictures, il film ci mette un bel po’ ad arrivare in Italia, ricevendo il visto della censura nostrana solo il 22 novembre 1950, e la Paramount stessa lo porta nelle sale italiane dal 24 dicembre successivo. «Perché il film giunge ai nostri schermi con almeno un decennale ritardo?» si chiede “La Stampa” quella Vigilia di Natale del 1950, e ci dà pure la risposta: «Perché dispiacque al governo di Nanchino d’allora; e anche perché dispiacque allo zelo della nostra censura d’allora».

Lewis Milestone era un regista che non aveva alcun problema con la censura fascista, fra il 1927 e il 1937 ben otto suoi film hanno ricevuto regolare visto, quasi uno all’anno, e la pellicola in questione non fa eccezione, sebbene vistata con il titolo L’oro della Cina (forse rifacendosi al titolo americano di lavorazione, Chinese Gold), in data 28 gennaio 1937. Il problema però è che non ho trovato alcuna traccia poi di effettivo arrivo in sala: che abbia ragione il quotidiano torinese? Che il film, sebbene abbia ricevuto regolare visto, poi non sia giunto sul grande schermo perché il protagonista si permette troppi giudizi sferzanti contro i dittatori?

Rimasto pochissimo in sala, in compenso arriva in TV con una velocità incredibile, venendo trasmesso dal Primo Canale (oggi Rai1) nella prima serata di martedì 9 agosto 1966, all’interno di un ciclo (a cura di Gian Luigi Rondi) dedicato a otto pellicole avventurose con protagonista Gary Cooper. «È un brutto film», commenta sferzante “La Stampa” il giorno dopo (10 agosto 1966), «un ambiente cinese da tenebroso melodramma, incredibile, di cartapesta; un intrigo piuttosto faticoso, scarsamente avvincente, con punte di grottesco involontario»: che tempi, quando i critici della carta stampata potevano permettersi stroncature così taglienti!

Che sia piaciuto o meno, il film semplicemente scompare nel nulla, per essere riesumato dalla neonata Canale5 nel pomeriggio del 14 gennaio 1981, dopo di ché l’unica casa per la pellicola sarà l’universo dei minuscoli canali locali, fra cui mi piace pensare ci sia SuperSix, che nei suoi tempi d’oro magari avrà acquisito il film e ora lo ha rimandato in onda da consumatissima e splendida pellicola nostrana.

La mia preziosa Videoguida 1999 parla di una VHS Antoniana Film che temo sia introvabile, mentre A&R Productions ha portato il film in DVD dal maggio 2015.


La nascita del film

Stando al saggio biografico Coop: the life and legend of Gary Cooper (1980), scritto dal celebre romanziere Stuart M. Kaminsky, un giorno il regista Lewis Milestone è andato a trovare il celebre Ernst Lubitsch chiedendogli se avesse progetti da fargli fare. Il tedesco indicò sulla propria scrivania un copione, The General Died at Dawn, che Charles G. Booth aveva scritto traendolo da un suo proprio romanzo di cui però non esiste alcuna traccia, malgrado già dal ’36 la Paramount stessa lo citasse nelle comunicazioni alla stampa.

«È stata una veloce lettura», dichiarerà Milestone (citato da Kaminsky), «perché c’era abbastanza avventura da riempire almeno quindici film». Il regista si incapriccia del progetto e se lo fa affidare da Lubitsch, che lo cede volentieri visto che non ne aveva una grande considerazione: Milestone lo rimaneggia, fissa alcuni punti chiave e poi ingaggia lo sceneggiatore Clifford Odets per uniformare il tutto. Con il senno di poi non è stata una mossa felice, perché erano note le simpatie comuniste di Odets e questo garantirà immediatamente critiche negative al film, perché i giornalisti ci vedevano della propaganda sovversiva nascosta che Odets negherà sempre di averci inserito, anche quando anni dopo sarà vittima del maccartismo (la “caccia alle streghe comuniste”) e dovrà ribadirlo davanti ad una commissione governativa: «[quel film] è interpretato da Gary Cooper ed è fatto dalla Paramount: non c’è assolutamente niente di sovversivo».


Un pizzico di storia

Come abbiamo visto per il film Boxer Rebellion (1976), l’ultima dinastia imperiale cinese crolla all’alba del Novecento (1911) e Il generale morì all’alba si svolge in quel periodo burrascoso che precede la nascita della Repubblica Popolare Cinese (1949).

La pellicola è ambientata dichiaratamente nel 1928, così torno ad affidarmi all’ottimo saggio La storia della Cina (2020) di Michael Wood, il quale mi ricorda che nel 1921 è nato il PCC (Partito Comunista Cinese) e che il periodo in questione è stato qualcosa di incredibile: Wood cita i servizi navali britannici che durante la Seconda guerra mondiale affermano che cinquant’anni di storia d’Europa non hanno mai visto cambiamenti così profondi e radicali, seguiti da una rinascita così inaspettata come è avvenuto in Cina.

In attesa che il Partito prenda il potere, il crollo imperiale del 1911 ha per forza di cose mandato tutto in subbuglio: per la prima volta dopo millenni non c’era un potere centrale, e non dimentichiamoci che sulla costa si affollavano orde di stranieri venuti ad “esportare la democrazia” ante litteram: cioè venuti a spolpare il Dragone, con accordi commerciali capestro e pretese territoriali varie. Wood non lo dice, ma do per scontato che agli occhi di un cinese è meglio un signore della guerra locale che lo stivale straniero.

Il 1931 è alle porte, con l’invasione giapponese, la nascita del Manciukuò – che abbiamo visto nello splendido film Black Belt (2007) – e l’inizio di un’occupazione che violerà ogni più basilare concetto di diritto umano: al confronto della disumana spietatezza dei giapponesi in Cina, il signore della guerra cinese ritratto da Il generale morì all’alba è un pezzo di pane, è un bonaccione che tutti noi vorremmo avere come dittatore.

Nel 1928 raccontato dal film di Lewis Milestone siamo nel pieno della Repubblica Cinese (1912-1949), primo tentativo di dare forma all’informe ma in realtà un’entità traballante, incapace di far fronte alle sanguinose prove che la storia del primo Novecento ha in serbo per lo sfortunato Paese.

«La vecchia Cina adesso era una nuova repubblica, ma era una terra divisa, con intere regioni sotto il controllo di potenti signori della guerra, specialmente nel sudovest.»

Intanto però un giovane rivoluzionario di belle speranze, che potrebbe anche diventare famoso, un certo Mao Zedong, proprio in quegli anni sta facendo “esperimenti sociali” nelle campagne dell’Hunan, da decenni focolaio di rivolte contadine a cadenza regolare: sarà il banco di prova della sua idea per cui la rivoluzione non passa dalla città ma dalla campagna.


Il film

Anticipando future trame “impegnate” care agli autori di spaghetti western – mi viene in mente Vamos a matar compañeros (1970) di Sergio Corbucci – Gary Cooper interpreta un avventuriero occidentale che viene a contatto con la popolazione cinese inerme davanti allo spadroneggiare di un generale deviato: Yang, interpretato in maniera imbarazzante dal russo Akim Tamiroff. Altri tempi.

Ma gli americani l’hanno mai visto un cinese?

Con un intreccio incomprensibile fra personaggi mai spiegati bensì buttati a casaccio, Cooper viene tradito dalla bionda-cenere di turno, personaggio vuoto che serve solo a Madeleine Carroll per fare ridicole pose alla Greta Garbo, poi arriva gente che entra ed esce e non dice ci accidenti sia. Cooper viene rapito dal generale cattivo il quale vuole i soldi per detenere il potere, e ’sta borsa di soldi diventa protagonista dell’intera trama, poi quando i buoni sono spacciati Cooper ha l’idea geniale: lo sa il generale che i suoi uomini in realtà non gli sono fedeli? Yang, punto nell’orgoglio, per dimostrare la totale fedeltà dei propri uomini ordina loro di suicidarsi in massa. Così i nostri sono liberi. Fine del film.

Definire questa roba una cialtronata è fargli un complimento, è un film scritto con lo sfintere e recitato molto peggio: i giornalisti americani ad accusarlo di cripto-comunismo gli hanno fatto un favore! Vorrebbe dire riconoscergli uno spessore che non ha.

Domanda: perché il generale Yang è l’unico cinese in Cina a parlare con forte accento da stereotipo americano? Tutti i cinesi della vicenda sono interpretati da cinesi e parlano un perfetto inglese: perché l’unico cinese interpretato da un russo parla il “cin-cio-lin”?

Ultima domanda: come mai l’americano protagonista ha così a cuore il destino dei poveri cinesi senza ricordare che è proprio grazie agli sforzi di potenze occidentali come la sua che un impero millenario è crollato, gettando la popolazione nel caos?

Evitate accuratamente questo film, ma la pellicola italiana è una ghiottoneria: ecco i titoli di testa, finché YouTube non mi cancella tutto:


Titoli di testa


Scritte interne


Titoli di coda


L.

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9 risposte a [Italian Credits] Il generale morì all’alba (1936)

  1. Cassidy ha detto:

    SuperSix ha un archivio bello nutrito e nessuna paura di usarlo, bravi! Il film mi manca ma gli darò un’occhiata, malgrado la confusione della trama. Cheers!

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  2. Madame Verdurin ha detto:

    Akim Tamiroff è cinese proprio come Mickey Rooney era giapponese in Colazione da Tiffany: per gli americani gli orientali sono un concetto più che un popolo mi sa…

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      La cosa curiosa è che qui tutti i comprimari sono veri asiatici, evento rarissimo: ancora in tempi recenti nessun attore corrisponde MAI all’etnia del personaggio. Quindi da una parte chiamano veri attori che parlano normali, senza fare il “cin-cio-lin”, poi invece il grande signore della guerra è un imbarazzante occidentale (sarà russo, ma pare l’americano medio di Brooklyn!) che parla stentato come una macchietta.
      In fondo però il film è pessimo sotto ogni punto di vista, è solo un difetto in più 😛

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  3. Willy l'Orbo ha detto:

    Nuova puntata di storia orientale (e non solo)! E che recupero prezioso! 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Il film è brutto da morire, ridicolo sotto ogni punto di vista, ma mi ha consentito di viaggiare in un periodo della storia cinese che incontro per la prima volta ^_^
      Un giorno dovrò decidermi a fare una pagina dove riassumo le epoche storiche trattate con i relativi film.

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