The Panther Squad (1984) Toste e tenere da 40 anni


La scorsa settimana, parlare della “regina europea del film erotico” che d’un tratto diventa donna armata mi ha stuzzicato nel continuare a viaggiare in quel “decennio di mezzo”, visto che gli anni Ottanta sono un terreno di coltura perché i semi dei Settanta diano frutti nei Novanta.

Grazie allo spettacolare database VHS Wasteland, che negli anni ho saccheggiato in lungo e in largo, è rimasta traccia di un fenomeno anni Ottanta che la dice lunga su quanto Sybil Danning, la seconda stella più luminosa proveniente dall’Austria (la prima è ovviamente Schwarzy!), fosse la regina delle videoteche, appena esplose potenti nella seconda metà di quel decennio.

Il nome che spacca e che da solo vende un film (tranne in italia, ovviamente)

Nel 1986 la U.S.A. Home Video ha chiamato la celebre lupacchiotta come “ragazza immagine” di una serie di VHS di rara mostruosità, prodotti inadatti alla vita umana impreziositi dal marchio di qualità “Sybil Danning’s Adventure Video”: l’avventura consiste nel vedere tutto il film senza crollare in spasmi di dolore. La particolarità dell’iniziativa è che Sybil non è chiamata a fare la modella in pose sexy, le pose ci sono, i ben noti due attributi dell’attrice sono in bella vista, ma in tutte le videocassette dell’iniziativa (o almeno in tutte quelle che sono riuscito a trovare) lei è grintosa, armata e pronta all’azione. L’immagine stereotipata dalla ragazza sexy “da copertina” sembra aver lasciato il campo in favore della “donna tosta”.

Alcune delle VHS di filmacci di cui Sybil è stata madrina d’azione

Ci sarà tempo negli anni Novanta per il genere GWG (Girls With Guns), eppure in questi anni Ottanta dalla fama di maschilisti (fama meritata, ovviamente, ma con le dovute proporzioni) è chiaro che il pubblico si è molto sensibilizzato sulla figura della donna d’azione: il problema è che questo gusto non corrisponde ad un’offerta di attrici d’azione, attrici che in realtà non sono mai esistite, neanche oggi. Ci sono modelle che fanno le pose da “donne toste”, e purtroppo non è la stessa cosa.

Comunque la fama di Sybil Danning – pressoché ignota in Italia, visto che della sua sterminata filmografia non tantissimo è arrivato nel nostro Paese, ed è stato subito sepolto vivo negli archivi segreti di distributori ed emittenti – cresce anche grazie a film disprezzati da tutti i critici ma amati dal popolo delle videoteche, cioè l’unico che conti davvero: film come The Panther Squad (1984), l’addio al cinema del regista francese Pierre Chevalier, che fino al 2005 della propria morte mi sa che ha pianto parecchio per questo tipo di commiato.

Il film che ha distrutto la carriera di quasi tutti quelli che vi hanno partecipato

Non ho trovato la benché minima traccia di distribuzione italiana di questo film se non una VHS della Vestron Video International / Domovideo: ringrazio di cuore i pirati che hanno salvato questa rarità apponendo l’audio italiano su uno scintillante video americano, probabilmente dal Blu-ray Full Moon del 2019: se non fosse per la Santa Pirateria, in Italia vedremmo solo “La Signora in Giallo” e “Walker, Texas Ranger”.

Già la canzone che apre i titoli di testa – She’s Tough and Tender cantata da Steve Stone su testi di Ross Vannelli – mette in chiaro la moda che sta nascendo fra i più oscuri scaffali delle videoteche: mentre nelle grandi sale blasonate appaiono solo modelle efebiche dalle acconciature vertiginose, al popolo del VHS piacciono le donne “toste e tenere”, che sappiano cioè mantenere la femminilità anche quando sparano e ammazzano.

Così quando l’organizzazione eco-terroristica Spazio Pulito (Clean Space) minaccia la NOON (New Organization Of Nations) in nome non solo di una maggiore attenzione all’ecologia terrestre ma anche a quella spaziale – tutti temi del 1984 rimasti assolutamente identici nel 2024, in cui è tutto peggiorato malgrado le chiacchiere di tanti eco-santoni – le autorità non possono far altro che affrontare i terroristi mandando loro addosso il loro uomo migliore… pardon, la loro donna “tosta e tenera” migliore!

E gli occhiali di Top Gun (1986)… muti!

Entra in scena Ilona (Sybil Danning), tipo una agente segreta che fa robe inspiegate e immotivate, ma tanto l’intero film è un grandissimo “chissenefrega” impresso su pellicola, una roba semi-amatoriale messa su alla bell’e meglio da un regista chiaramente a fine carriera (e probabilmente anche controvoglia), interpretato da gente di passaggio e scritto da un professionista della Z cialtrona come Georges Friedland.

La trama è una barzelletta che non fa ridere, c’è solo Sybil che dimostra a tutti come lavorare da anni nel cinema non voglia dire automaticamente imparare a recitare, ma tanto da lei fino a quel momento erano state richieste solo due doti… quelle a malapena contenute dal suo reggiseno.

Perché d’un tratto l’eroina appare vestita in questo modo?

Ora però siamo negli anni Ottanta e serve altro, servono donne “toste e tenere” quindi Sybil oltre a fare la bellona deve anche combattere, qualcosa che chiaramente non sa fare neanche per sbaglio, ma non è un suo difetto: è un difetto di tutte le attrici chiamate a fare le donne d’azione, ancora oggi. Perché una ridicola leggenda dice che le vere atlete, quelle brave a muoversi, non sanno recitare… e invece Sybil sa recitare?

No, Sybil, proprio no: tutto bello, eh?, ma quella guardia marziale… proprio no

Malgrado sia una inutile cialtronata, questo filmucolo ha comunque il coraggio di rendere davvero protagonista una donna d’azione, qualcosa per nulla scontato anche in anni più recenti. Infatti quello che teoricamente dovrebbe essere il co-protagonista, l’uomo d’azione tipico della narrativa dell’epoca – qui l’agente speciale Frank Bramble (Jack Taylor) – in realtà è un inutile omuncolo, pigro e sbevazzone.

Il messaggio è scritto con il pennello Cinghiale e il METAFORONE (© Cassidy) è urlato a pieni polmoni, ma ciò che conta è il coraggio di osare l’inosabile: nel cuore dei muscolari e paternalisti anni Ottanta c’è una donna “tosta e tenera” protagonista assoluta, che guida l’azione e dà ordini ai maschi, anzi addirittura li difende dai cattivi. Dopo la Ripley di Cameron del 1986 sembrerà qualcosa di normale, ma nel 1984 non lo era affatto.

Una donna che difende un uomo nei paternalisti anni ’80: pura innovazione!

Per la missione, Ilona chiama la sua squadra personale, la Divisione Panther (Panther Squad), una parata di moda anni Ottanta da far gelare il sangue nelle vene, eppure posso testimoniare come quei vestiti e acconciature fossero considerati accettabili all’epoca.

Sono gli anni Ottanta, baby, e tu non puoi farci niente

Ma quale sarebbe la missione di Ilona e delle sue panterine scosciate? Altra sorpresa, perché per sabotare la missione spaziale gli eco-terroristi hanno rapito l’astronauta Jane Dantine, e anche questa è una rivoluzione dei tempi. Infatti poco prima di questa pellicola (18 giugno 1983) Sally Ride era stata la prima donna americana ad andare nello spazio (mi sembra di sentire il coro della Mustang Sally di Wilson Pickett, che vent’anni prima cantava: «Ride, Sally, Ride!»), quindi anche da questo punto di vista Panther Squad è un pioniere, nella sua rozzezza. Nella fantascienza dei decenni precedenti c’erano ovviamente state astronaute, ma era appunto fantascienza: qui si parla di una vera missione spaziale guidata da una astronauta donna, sola al comando, non di personaggi nati esclusivamente per essere rapiti da mostri alieni e salvati dai baldi astronauti maschi.

Un’attrice ignota, non citata nei crediti, simboleggia la prima astronauta americana

Il resto del film è una semplice parata di donnine in costume da bagno che fingono di saper fare altro se non posare a favor di camera, eppure con tutti i difetti e la rozzezza del caso è forte il messaggio innovativo che veicola sotto-traccia: dopo decenni di “damigelle in pericolo” e “rapite dal mostro”, i personaggi femminili stanno rovesciando tutto e diventando eroine d’azione. Qualche decennio per imparare a tirare delle tecniche marziali che non facciano ridere e il gioco è fatto!

Sull’aspetto action del film chiuderei un occhio… anzi, tutti e due

Solo alla fine del grande scontro finale nel pittoresco covo degli eco-terroristi finalmente Sybil attinge alle armi da fuoco, ulteriore novità scottante del genere.

È il momento del picco d’interesse del pubblico maschile!

Dalle mitragliette ai pistoloni, Sybil passa da una posa armata all’altra, sempre vestita di pelle, sapendo benissimo che non sta girando un film d’azione bensì una sorta di “calendario” per stuzzicare i pruriti del popolo delle videoteche, maschietti che di solito noleggiano videocassette anche per molto meno.

E anche questa videocassetta è piazzata!

Non va dimenticato che l’anno precedente era uscito il quarto caso dell’ispettore Callaghan (Coraggio… fatti ammazzare, 1983), a ricordare agli anni Ottanta l’eroe maschio e armato come dominatore dello schermo: Sybil che fa le stesse pose è dunque uno schiaffo in faccia ad ogni canone maschile, e di nuovo rende questo ridicolo filmaccio una perla rara.

Una volta finite le armi vere… arrivano pure le fanta-armi! Perché, non va dimenticato, Sybil è famosa anche per ruoli fantasy in cui ha sempre fatto brillare i suoi due talenti…

A sorpresa, e senza alcun motivo, nel finale sbuca fuori il fanta-pistolone!

Entra in scena la pistola ZX 271, una fanta-arma che non si sa da dove arrivi né che accidenti c’entri con il film, ma – di nuovo – noi che abbiamo brancolato nei più oscuri e loschi angoli delle videoteche siamo di bocca buona e basta poco per fomentarci.

La fanta-pistolona ZX 271 va usata solo in caso d’emergenza, ci viene spiegato, perché spara un laserone che fa sparire le robe. Giusto per ricordare la perizia della sceneggiatura.

La pistola che spara più blu del blu!

Ma da dove arriva ’sta pistolona? Direttamente dalla Edi-Toys, che l’ha commercializzata come giocattolo nel 1983, giunta persino in Italia per la Edison Giocattoli: secondo voi la casa ha pagato per avere la propria pistola giocattolo nel film oppure la produzione aveva bisogno di una fanta-arma, è andata nel primo negozio di giocattoli e ne ha presa una futuristica?

Per veri archeologi pop degli anni Ottanta!

Comunque, visto che il laser non provoca combustione come la polvere da sparo… dopo il colpo Sybil soffia sulla canna. Ma perché? Ovvio, perché conosce i suoi polli da videoteca!

È un lavoro duro, essere “tosta e tenera”, ma qualcuno lo deve pur fare

The Panther Squad è esattamente quello che sembra, una stupidata girata al volo usando delle ragazzette giovani e magre, forse modelle, spacciandole per mercenarie malgrado la manifesta incapacità di muoversi, il tutto guidato con mano sicura da una Sybil Danning perfettamente conscia del proprio potenziale e di saper vendere un film già solo con la propria presenza, al di là della trama e di ciò che poi fa durante la vicenda.

Chiaramente il tema delle “donne toste” è pura apparenza, è un gioco, ci sono solo ragazzette svestite e ammiccanti che fanno le mossette, siamo lontani anni luce da un qualsiasi vero rovesciamento di ruoli, ma già che si sia sentita l’esigenza di imbastire questo spettacolino la dice lunga su come all’epoca i produttori sentissero forte questo nuovo gusto narrativo.

Ci sarà tempo nei Novanta per un maggiore ribaltamento dei ruoli e per nuove sensibilità nel raccontare personaggi femminili, per questo decennio tocca accontentarci delle “toste e tenere” simboleggiate da Sybil… e i suoi due talenti.

L.

– Ultime donne toste:

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15 risposte a The Panther Squad (1984) Toste e tenere da 40 anni

  1. Cassidy ha detto:

    Panterona tenerona, ma è chiaro che da quella guardia, Sybil non utilizzi i pugni per difendersi ma altre doti, entrambe. Post favoloso, la pistola futuristica giocattolo vince il premio del giorno, come fare un film con niente, solo con Sybil e le sue amiche. Cheers!

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  2. Lorenzo ha detto:

    I fotogrammi che hai pubblicato sarebbero perfettamente in linea col revival dei falsi anni Ottanta di oggi, nella loro artigianalità hanno una potenza che rimane ineguagliata… e alla fine mi sono ricordato dove avevo già visto questa attrice, in “Hercules” con Ferrigno 😀 La copertina della VHS invece mi ha ricordato un’altra “attrice” di quegli anni, Malù detta “Ramba” 😛

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      E se ricordi bene, anche in Hercules la nostra Sybil sfoggiava i suoi due talenti 😛

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      • Giuseppe ha detto:

        Talenti che ricordo benissimo anche nella sua valchiria de “I magnifici sette nello spazio” 😛 Il film di oggi non l’ho mai visto, ovviamente, ma mi sembra “spaccare” talmente tanto che potrei perfino cercarlo sul serio… 😉

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        E’ un peccato che in quei mitici film, molto amati dagli appassionati, marciscano da decenni in magazzini segreti quando sono sicuro piacerebbero anche al pubblico di oggi, se per sbaglio un giorno passassero in TV 😉

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  3. Moreno Pavanello ha detto:

    Ok, la pistola giocattolo è una meraviglia, la voglio anch’io. 🤣🤣

    Rimestare nelle videocassette degli anni ’80 non porta a galla solo il torbido, ma anche la terrificante moda di quegli anni. Per fortuna per strada non ho mai visto gente vestita davvero così. Magari in california, ma di certo non nella campagna piemontese!

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  4. Willy l'Orbo ha detto:

    Sybil e i suoi due talenti, fanta-armi giocattolo, Z a profusione…adoro! 🙂

    In due giorni hai parlato di due chicche clamorose non viste e non possedute, non so se essere gioioso per ciò che ancora ci aspetta o se avere rimpianti per ciò che mi sono perso! Ahahah! 🙂

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  5. loscalzo1979 ha detto:

    Allora, sono abbastanza sicuro di aver visto qualche scena di Kill The Ninja su Odeon: quel vestito e Sibyl in quella mise sono abbastanza sicuro di averli GIA’ visti.

    P.S: Il Mitra a due mani dovrebbe essere il leggendario Sten dei partigiani italiani della resistenza, essendo la produzione italiana la cosa non mi stupisce

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  6. Fabio ha detto:

    Insomma,”Dall’Austria Con Furore”(più o meno),è dove le arti marziali farlocche non funzionano,ci pensa la sacra balconata di Sybil è il pistolone giocattolo,corroboro la teoria della sosta nel negozio più vicino per acquistarlo!.

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