Knuckle Girl (2023) vs La ragazza d’acciaio (1994)


L’uscita su Prime Video di una nuovissima produzione asiatica dedicata ad una grintosa lottatrice mi spinge a rispolverare un titolo che da parecchio avevo tenuto da parte sulla piattaforma, un film similare ma firmato da uno dei più terribili “maestri italiani” d’annata.

Visto che entrambi i film, lontani nel tempo, nello spazio e nella qualità, fanno pena allo stesso modo e sono entrambi inguardabili, perché non recensirli insieme?


Knuckle Girl (2023)

Amazon e MGM ormai sono una cosa sola (il che spiega l’enorme numero di film MGM vintage magicamente apparsi nel catalogo Prime Video) e insieme producono e distribuiscono un connubio nippo-coreano dal titolo Knuckle Girl, diretto da Chang (Yoon Hong-Seung). In pratica il cast tecnico è coreano mentre quello artistico è giapponese, all’incirca.

Il film è tratto dal manga omonimo del 2014, che AnimeClick mi dice essere inedito in Italia.

Dopo una lunga ricerca fra le ragazze giapponesi più anoressiche esistenti, Ayaka Miyoshi ottiene la possibilità di interpretare su schermo Ran Tachibana, una puggilessa chiaramente affetta da una malattia rara: più si allena, più fa piegamenti, flessioni, addominali, meno muscoli appaiono sul suo corpo. È il primo essere umano ad avere i muscoli in negativo: più si “pompa”, più i muscoli scompaiono. Essendo uno scheletro di 15 chili, l’attrice è perfetta per interpretare una grintosa combattente che affronterà omaccioni grandi il triplo di lei.

Non posso parlare del manga perché non l’ho letto, ma spero di cuore non sia un montarozzo fumante di luoghi comuni come il film, completamente succube dei più asfittici stereotipi del genere e totalmente incapace di mostrare altro se non aria fritta maleodorante.

Com’è noto, malgrado la narrazione cinematografica oggi imponga maggior attenzione ai ruoli femminili, in realtà tutto è cambiato per rimanere tutto gattopardianamente uguale. Così sin dalla nascita del concetto di “donna combattente” esiste il problema: chi le facciamo vendicare? Un personaggio maschile può combattere per vendicare la moglie, l’amante, i figli, i genitori, gli amici e via dicendo: una donna non ha nessuna di queste possibilità. Se combatte per vendicare un maschio a lei legato, automaticamente gli fa perdere mascolinità, quindi una donna può combattere solo per vendicare una donna, e visto che le donne si odiano fra di loro e nessuna vendicherebbe un’amica o una parente lontana, ecco che la protagonista può solo lottare per sua sorella minore. Se pensate che tutto questo sia solo una sfilza di ridicoli stereotipi, allora converrete con me che questo film non ha altro da offrire.

A Ran viene detto che la sua sorellina si è suicidata dandosi fuoco, ma lei non ci crede e capisce che la polizia non la aiuterà: scoperto nella stanza della sorellina un biglietto da visita per il club più malfamato e mafioso della città, Ran comincia a fare guerra al signorotto locale per scoprire il destino della sorellina. Il che significa che enormi omaccioni muscolosi saranno battuti dai ridicoli pugnettini insignificanti della ragazza più magra mai vista fingere di lottare.

L’attrice si presenta con l’atteggiamento da dura, i tatuaggi fighettini e tutto il resto, quindi è ancora più ridicola nel lanciarsi nelle scene d’azione, quando cerca di farci credere che con quegli stecchi scheletrici che lei è convinta essere le proprie gambe riesca a dare calci che nell’avversario ottengano un risultato diverso dal solletico, e così dovremmo credere che i centoventi chili di muscoli del suo sfidante crollino miseramente a terra dopo un pugnetto che se fosse dato sul serio provocherebbe la frattura del braccio nella donna.

Per fortuna le imbarazzanti scene di lotta sono calate in una vicenda molto più imbarazzante, tanto da non sfigurare affatto: una trama talmente vuota e banale che mi rifiuto di credere sia davvero tratta da una forma narrativa come il manga che di solito è ricca anche nei prodotti meno riusciti. Questo film è così schiavo del qualunquismo cinematografico che temo abbia preso solo i personaggi dalla versione a fumetti, per poi cucinarli con ricette malsane e stereotipate.

Il boss super-cattivo che fa le facce super-cattive, l’eroina che non ha la forza per stare in piedi da sola invece fa fuori l’universo-mondo a calci e pugni, il maschio destrutturato che aiuta la protagonista risultando non aggressivo né tossico, insomma una storia che sembra scritta da un software di sceneggiature occidentali automatiche. Visto che di solito gli asiatici non usano gli asfittici luoghi comuni occidentali (o almeno non tanto quanto li usiamo noi), temo che i soldi di Amazon abbiano rovinato questa produzione.

Un vecchio detto recita «questo e niente gli è parente»: non trovo altro modo per definire Knuckle Girl. Piuttosto consiglio un incontro femminile di quest’anno (Jade Wong vs Crystal Pittman) per ricordare che le lottatrici hanno i muscoli, al contrario di quanto si vede in tutti i film sull’argomento, e che il ring non è una passerella di moda, come si vede in tutti i film sull’argomento.


La ragazza d’acciaio (1994)

Dai primi anni Novanta in cui finalmente la distribuzione italiana ha buttato a mare i “maestri italiani”, mandandoli a vendere all’estero la loro robaccia, arriva La ragazza d’acciaio del sempre terrificante Larry Ludman, cioè il nostro Fabrizio De Angelis.

Non ho trovato alcuna traccia di vita italiana de La ragazza d’acciaio, e anche la sua versione estera – The Iron Girl – è molto vaga: il copyright della Fulvia Film mostrato nei titoli di coda è del 1994, ma in realtà è un film fantasma. Dal 2000 al 2002 ha fatto capolino su piccoli canali locali, con il titolo Iron Girl.

Da dove Prime Video abbia preso la data del 1989 e il titolo italiano non è dato sapere.

Non esistendo notizie sul fantomatico Daniel Baker che avrebbe scritto il film, do per scontato che come al solito De Angelis abbia fatto tutto da solo, in questo caso ispirandosi palesemente a una grandissima moda che negli ultimi Ottanta aveva raggiunto l’Italia: le punitrici asiatiche. Se gli Stati Uniti avevano ancora qualche remora a rendere protagoniste donne che trattavano i maschi come i maschi trattavano loro, in Asia l’argomento aveva molto più spazio e mi piace pensare che Ludman abbia voluto partecipare.

Per me De Angelis si è visto uno dei filmacci di Godfrey Ho, Ninja i guerrieri di fuoco (in Italia nel 1989 per Domovideo), e poi ha voluto rifarlo in salsa italo-finto-americana. Come “Pazza come un’ape” – la protagonista del film taiwanese originale – Susan (Sarah Brooks) viene stuprata e da allora inizia a meditare vendetta. Seguendo il copione del film finto-ninja, anche Susan cerca un maestro marziale che le fortifichi il corpo, così che alla fine potrà vestirsi di pelle e farsi un tatuaggio.

L’addestramento originale taiwanese…

… e quello italiano: a parte la fotografia, la qualità filmica è la stessa!

Addestratasi con il maestro Kukachi “l’illuminato”, che di tutto ha l’aspetto tranne di un maestro marziale, Susan ha un piano geniale: passare il resto del film nel tentativo di entrare nella banda di motociclisti a cui appartengono i suoi stupratori, e dopo più di un’ora di roba inutile e inguardabile finalmente la donna ha la fiducia della ganga, salvo poi spogliarsi così da ricordare loro che è lei quella che tempo prima hanno stuprato.

La vendicatrice pazza come un’ape!

… e la sua copia, venuta decisamente peggio

Rimasta in biancheria, finalmente Susan può affrontare i cattivi e malmenarli con tecniche marziali che farebbero scappare gridando nella notte persino il ragazzo dal kimono d’oro. Già De Angelis non sa girare film con persone vive, figuriamoci coreografare sequenze marziali: sembra incredibile, ma il filmaccio ninja di Godfrey Ho è superiore a questo per qualità marziale! Mai avrei pensato di dire un’oscenità del genere…

Non dispiace che il film nasca morto come tutti i prodotti italiani coevi, mentre dispiace che Prime Video sprechi spazio a contenerlo, però così facendo mi ha permesso di colmare una mia lacuna, scoprendo l’abominio definitivo, la rottura del Settimo Sigillo: la serie Z italiana che copia la serie Z di Hong Kong che copia la serie Z di Taiwan. Ora sì che l’Apocalisse può iniziare…

L.

P.S.
Scopro che anche l’amico Malastrana VHS ha recensito quest’ultimo film.

– Ultime ragazze menanti:

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23 risposte a Knuckle Girl (2023) vs La ragazza d’acciaio (1994)

  1. Cassidy ha detto:

    Avevo scoperto “La ragazza d’acciaio” grazie a Malastrana VHS, mentre la storiella tratta dal manga girato col menga direi che sta bene dove sta! Do valore al tuo sacrificio, fatto per metterci tutti in guardia davanti a film così 😉 Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      A parte JeeJa Yanin, che è un’eccezione passata come una cometa e purtroppo irripetibile, quando c’è una nuova eroina d’azione dall’Asia è sempre una fregatura galattica, perché i canoni di bellezza lì sono ancora più estremi di quelli americani, quindi se una donna pesa più di 15 chili è considerata obesa, e vederla fare la dura fa solo tanta tristezza.

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    • Andrea Lanza ha detto:

      Io adoro Iron girl anche se sbilenco e brutto come pochi. Uscì in poche copie in vhs Avo e da lì parte il visto censura. Se ti interessa, Lucius, ti mando la foto della cover della videocassetta

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  2. Andrea Lanza ha detto:

    Voglio subito vedere Ninja i guerrieri di fuoco! Non ne sapevo nulla che è stato scopiazzato!

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  3. Sam Simon ha detto:

    Pensavo che almeno uno dei due film fosse decente… poi, arrivato a metà post e letto il nome del regista del secondo film di questa simpatica coppia, ho capito che mi sbagliavo! X–D

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  4. Lorenzo ha detto:

    Quello orientale non l’ho visto (e non intendo guardarlo), quello italiano sì, quando c’è un maestro rispondo sempre presente all’appello 😛

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ero sicuro che non ti avrei trovato impreparato ^_^
      Iron Girl ce l’ho in memoria su Prime da mesi, ma non ho mai trovato il coraggio di vederlo, poi è scattata l’operazione doppia-recensione e ho ceduto. Ritrovando il consueto dolore che mi provoca l’arte di Ludman! 😀

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  5. Iuri Vit ha detto:

    Il bello è che Prime Video a periodi ripulisce i server cancellando film che andrebbero visti, mentre magari tiene questa roba. Valli a capire.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      E’ purtroppo un problema grave delle piattaforme, il fatto di non avere spazio infinito quindi per forza di cose c’è del ripulisti, e a parte i film auto-prodotti tutti gli altri non sono eterni. Per non parlare di quando scadono i diritti o si litigano titoli fra le case.
      Comunque tutte le piattaforme sciabordano di filmacci inguardabili, non saranno certo questi due a rovinare i pacchetti 😀

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  6. Willy l'Orbo ha detto:

    “La serie Z italiana che copia la serie Z di Hong Kong che copia la serie Z di Taiwan”…mi batte il coraZon! 🙂
    Detto ciò mentre leggevo del primo film mi saliva l’orticaria, mentre per il secondo, nonostante tutto, non posso che provare simpatia, comprenZione, addirittura affetto! 🙂

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  7. Conte Gracula ha detto:

    Si vede che è un film orientale, anche se con contaminazioni occidentali: in un film statunitense moderno, lei non avrebbe avito problemi a lottare per vendicare un uomo negando la sua presunta mascolinità, visto che gli uomini dei film da sette anni a questa parte sono incapaci, stupidi o malvagi, o tutte e tre le cose insieme.
    Probabilmente, se l’amico le avesse offerto un consiglio, lei lo avrebbe accusato di mansplaining.
    Nel film orientale c’era un storia d’amore tra la protagonista e un altro personaggio a caso? In un film USA forse non ci sarebbe stata, l’amore è una debolezza che impedisce al personaggio femminile di essere una vera leader (vale soprattutto in Disney).

    Detto ciò, posso infrangere una tua speranza: nei manga, le storie possono essere delle porcherie atroci e insalvabili, solo in maniera un po’ diversa dai fumetti occidentali. Knuckle girl non l’ho letto (se anche lo avessero pubblicato da noi, non sarebbe stato adatto ai moei gusti) ma non è da escludere che possa avere quanto meno delle ingenuità – le storie giapponesi di combattimento hanno sempre alti livelli di emotività e non è raro che una forte carica di convinzione dei personaggi livelli le difficoltà.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Sui manga ti credo sulla parola, ne ho letti troppo pochi per giudicare ma già il fatto che non abbiano gli asfittici luoghi comuni occidentali per me è un pregio 😛

      Il finto neo-femminismo del cinema moderno è appunto finto, i produttori non vogliono polemiche sui social quindi fingono di sposare le giuste lamentele di una parte dell’opinione pubblica ma poi c’è il problema che tutti quelli che si lamentano poi non comprano il biglietto, quindi i film non possono essere troppo legati a quelle inutili e sterili polemiche da social. Disney non fa testo, è una pessima casa presa d’assedio da orde di mostruosi genitori che vivono solo per lamentarsi, perché si sentono giustamente in colpa di ignorare i propri figli: danno loro un calcio nel sedere e li sbattono per 12 ore davanti a uno schermo, quindi l’unica cosa che possono fare è lamentarsi che su quello schermo appaiano solo orsacchiotti teneroni.
      Le altre case non sono così estremiste, lo sanno che se seguissero le idee di chi NON va al cinema poi perderebbero quei pochi che ancora ci vanno, quindi devono trovare un minimo di equilibrio tra stereotipi classici e finto femminismo di facciata.
      Non hanno invece alcun tipo di problema le case che sfornano centinaia di romantichelli televisivi, rivolti esclusivamente a donne adulte: lì il woke non esiste e non esisterà mai. Sono storie ottocentesche che parlano di donne che sognano il matrimonio, obiettivo cardine della loro vita, che vogliono un uomo zerbino che le assecondi in tutto e penda dalle loro labbra, vestendo con inguardabili colori pastello. Ovviamente è fantascienza, ma evidentemente funziona e le mode passeggere di twitter non potranno mai scalfire il monolito dell’ammmòre 😀

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  8. Giuseppe ha detto:

    Ah, il mitico Larry Ludman 😛 E qui senza David Parker jr, il che in genere significa riuscire a realizzare un film assai peggiore di quello che già avrebbe potuto essere: se Dardano Sacchetti dava prove migliori di sé NON lavorando con De Angelis è assai difficile dire altrettanto del contrario, vedi appunto in questo caso. Peccato però dover constatare come il molto più recente “Knuckle Girl”, pur non giocando esattamente le stesse carte, sembri stargli praticamente alla pari…

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Chiaramente la qualità tecnica del film nippo-coreano è miliardi di volte superiore alla semi-amatorialità di Ludman, però purtroppo la qualità della trama e della sceneggiatura è similare. Mi aspettavo di più dagli asiatici.

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