Hard Revenge, Milly (2008-2009) La saga della donna-arsenale


Negli ultimi giorni del 2023 l’amico Margo Figoni, mio personale diavolo tentatore (lo trovate su instagram), mi ha lanciato una nuova provocazione informandomi di aver trovato un DVD incredibile, con roba asiatica fuori di testa.

Il materiale che mi sottopone mi provoca una scossa elettrica mnemonica che mi fa tornare indietro di una quindicina d’anni, quando con gli amici di facebook dell’epoca condividevo il mio entusiastico stupore davanti a roba assurda tipo Tokyo Gore Police (2008) di Yoshihiro Nishimura o l’unico da me recensito qui sul blog, The Machine Girl (2008) di Noboru Iguchi. Grazie al compianto Stefano Di Marino in quei giorni ho scoperto vari titoli, uno più folle dell’altro, che spesso fondono arti marziali e splatter.

A questa particolare e (purtroppo) poco sfruttata commistione appartiene Hādo ribenji, Mirī, segnalatomi da Marco e più noto a livello internazionale come Hard Revenge, Milly, che io sappia inedito in Italia.

Quel 2008 in cui il marzial-splatter la faceva da padrone!

Presentato in patria giapponese il 9 agosto 2008 (non ho capito in che formato), il cortometraggio scritto e diretto dal giovane semi-esordiente Takanori Tsujimoto gira i suoi bei festival ed è chiaro che lasci il pubblico a bocca aperta, imponendo poi un lungometraggio.

Onestamente, i 44 minuti del primo titolo sono anche tantini per la storia raccontata, in cui gran parte del tempo è pura allungatura di brodo, ma è chiaro che poi le scene forti compensino il tutto.

La storia inizia con l’entrata in scena di una donna misteriosa, tutta vestita di nero e con tipici capelli da anime.

Perché gli eroi giapponesi hanno sempre i capelli sugli occhi?

Siamo nel 20xx, il Giappone è una landa desolata post-atomica, la popolazione in pratica vive alla Mad Max con bande criminali che girano ovunque e gli innocenti devono industriarsi per sopravvivere. Infatti la donna misteriosa prende due cartucce di fucile, se le ficca in un fianco… e sferra un calcio per caricare la canna che ha nella gamba.

Conosciamo Milly (Miki Mizuno), la donna-arsenale.

Un calcio per caricare…

… una ginocchiata per sparare!

Non sappiamo quanta parte del corpo della donna sia ancora umano e quanto invece sia una macchina omicida, ma è curioso come un artigiano definisca «viva» la lama di katana che Milly porta nascosta nel polso, una lama che “a riposo” vediamo corta ma che poi, al momento dell’azione, saprà raggiungere la dimensione giusta.

Al momento giusto, la lama da polso saprà diventare katana

Non è chiaro chi sia più vivo, fra la lama e Milly, ma di sicuro entrambe sono taglienti e quando agiscono provocano geyser di sangue.

Quello che vorremmo fare tutti noi coi colleghi d’ufficio…

In quei giorni i film giapponesi erano pieni di «sangue a ettolitri», per dirla alla Mario Brega, ogni corpo umano colpito da una lama si trasformava in fontana di sangue, esagerando un qualcosa che la cultura filmica locale aveva già in sé: mi piace ricordare come l’ultima scena del film Sanjuro (1962) veda Toshirō Mifune ricoperto da litri di sangue fuoriusciti dal suo avversario.

Negli ultimi anni del primo decennio del Duemila le eroine giapponesi recuperano ed esagerano questa particolarità, aggiungendo però qualcosa di più: il crollo della sacralità corporale, già molto presente nelle opere giapponesi (mi basterebbe citare il fenomeno Ghost in the Shell dei primi anni Novanta), unita alla fusione tra corpo umano ed arma.

La donna-arsenale in attesa dei suoi nemici

L’idea raggiungerà quella che considero la perfezione assoluta con il mio amato Gun Woman (2014) di Kurando Mitsutake, ma già i citati titoli del 2008 sono tutti accomunati dal corpo femminile con armi inglobate in sé, che consentono alla protagonista di saldare conti aperti con i criminali di turno, che in precedenza si erano approfittati del corpo “naturale” della protagonista.

Si potrebbe azzardare l’idea che quel 2008 il tema sviluppato da questi autori fosse che la debolezza del corpo umano naturale, soprattutto femminile, poteva essere “guarita” solo dalla sostituzione di arti e organi con armi letali. E noi possiamo solo immaginare quali incredibili armi nasconda il corpo di Milly.

Milly ha una sorpresa in serbo per i suoi avversari…

Il cortometraggio o mediometraggio – o come vogliamo chiamare un film di 44 minuti – ha una storia ridotta all’osso, in pratica assistiamo solo alla vendetta di Milly contro i criminali che le hanno massacrato la famiglia, massacrato lei nel corpo e lasciata in terra, creduta morta. La spietata vendetta della donna-arsenale dev’essere piaciuta, così l’anno successivo lo stesso Takanori Tsujimoto scrive e dirige Hādo ribenji, Mirī: Buraddi batoru.

Il durare 72 minuti non aggiunge molto a quanto già detto, l’unica novità della trama è l’aggiunta di un’altra protagonista, che vuole diventare come Milly, il resto è la semplice ripetizione della regola aurea dei seguiti: uguale, ma di più. Ecco dunque Hard Revenge, Milly: Bloody Battle.

Uguale ma di più, come vuole la regola dei seguiti

Troviamo Milly sempre nel Giappone post-atomico dell’anno 20xx e sempre armata di tutto punto per far fuori i tanti criminali che imperversano fra i caseggiati abbandonati, ma stavolta c’è Haru (Nao Nagasawa), giovane donna che vuole imparare dalla migliore. Mi sento di dire che è un personaggio inutile, messo lì solo per dare il via alla trama nonché per essere la “damigella in pericolo” di cui si poteva benissimo fare a meno.

Il soggetto, la sceneggiatura, l’intreccio, il copione… tutto è votato esclusivamente a mostrare Milly che massacra la gente in modi folli, creando fontane di sangue con armi emesse da sé. Ma va segnalato come in questa seconda avventura entri in scena un’arma spettacolare. Milly affronta i cattivi con un bastone…

Sembra un bastone, ma è molto di più

… che poi si trasforma in Sua Maestà il nunchaku! L’idea l’aveva già avuta Shō Kosugi in uno dei mitici episodi di “Master Ninja” (1984), ma dubito che questa sia una citazione altissima.

Quando all’improvviso un film migliore di molto!

Se John Wick 4 (2023) ci ha insegnato qualcosa, è che il nunchaku è in pratica un bastone che fa un po’ malino all’avversario, non tanto da farlo svenire: Milly invece ci mostra che con un nunchaku puoi aprire in due una testa umana. Chi dei due ha ragione?

Col nunchaku… «ti ammazzo la testa!» (cit.)

E se non vi basta il nunchaku spacca-teste, alla bisogna l’arma di Milly tira fuori una canna per ogni sezione…

No… Non mi dire che… Non mi dire che…

… e comincia a sparare! Vi prego, date l’Oscar alla scena in cui Milly fa roteare i nunchaku mentre questi sventagliano di proiettili i cattivi! E John Wick… muto!

Nunchaku di sparare!!!

La protagonista continua a ricevere ferite mortali che mortali non sono, tanto qualche dottore la rimette in sesto aggiungendo altro macchinario a una donna che ormai di umano non ha più molto, ma tanto la storia non ha alcuna pretesa di plausibilità ed è tutto votato all’assurdità più divertente, quindi ci sta.

Si vede che l’autore ha ricevuto qualche soldo in più rispetto al film precedente, ci sono molte più scenografie ed oggetti di scena, e ci scappa pure una ghiotta “pistola alla Blade Runner“, perché si sa che il futuro alla fin fine è sempre quello di una volta.

Ci sono abbastanza soldi pure per le pistole alla Blade Runner

Onestamente non definirei la saga di Hard Revenge, Milly al livello degli altri titoli coetanei, però vado a memoria: di sicuro Gun Woman (2014) gli è nettamente superiore, ma comunque il lavoro di Takanori Tsujimoto fa il suo dovere, intrattiene, diverte, è talmente assurdo da far sganasciare e riempie le inquadrature di fontane di sangue: cosa gli si può chiedere di più?

Ringrazio Marco Figoni per il suo costante impegno nel tentarmi e nel contagiarmi con prodotti sempre nuovi, e soprattutto per avermi fatto riandare coi ricordi a quei tempi di facebook quando quel social era fatto per consigliarsi a vicenda film gagliardi, e non per polemiche sterili.

L.

– Ultimi titoli marzial-splatter:

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15 risposte a Hard Revenge, Milly (2008-2009) La saga della donna-arsenale

  1. Cassidy ha detto:

    Avete la giusta rete di contati e non una rete piena di lamentosi, i risultati sono consigli come questo, che con il Nunchaku di sparare vince davvero tutto quanto! 😀 Cheers

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  2. Sam Simon ha detto:

    Ah però! Non so come le reggano i menischi con i fucili nelle ginocchia, ma la ragazza è sicuramente pericolosa! X–D

    In confronto a Daniel Radcliffe di Guns Akimbo hanno fatto due graffietti!

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  3. stefanoramarro ha detto:

    Che film “sgargiullo”. Quanto basta da farci un ottimo articolo. Danke schön.
    Il nunchaku di sparare mi ha molto divertito, come anche la assurda scritta sul dvd: giaponska verska killa billa.

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  4. Willy l'Orbo ha detto:

    Che spettacolo!!! Figoni di nome e di fatto, nel senso che i suoi consigli sono davvero…fighi! Ecco, dopo una tal battuta mi merito di essere “trattato” con una delle mitiche armi della nostra eroina! Ahahah! 🙂

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  5. loscalzo1979 ha detto:

    la Mizuno ❤ (di cui potete apprezzare le grazie in altri ambiti internettiani), comunque, felice che hai scoperto una delle donne più letali dei 2000 giapponesi

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  6. Giuseppe ha detto:

    Sempre restando nel Sol Levante, a livello di innesti bionici letali io ero rimasto alla trilogia di “Iron Girl”, ma vedo che Milly (che la precede) non le è affatto da meno 😉

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  7. Conte Gracula ha detto:

    Te lo spiego io, perché certi personaggi giapponesi hanno un occhio coperto dai capelli: aiuta a chiudere un occhio sui problemi di trama!

    Scherzi a parte, diciamo che fa figo – tre quarti delle scelte grafiche dei giapponesi mira a quello, i capelli che ignorano la fisica non fanno eccezione 🙂

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