Point Blank (1967) Parker senza un attimo di tregua


Continua la caccia a Parker, il criminale nato dalla penna di Richard Stark (pseudonimo “cattivo” di Donald E. Westlake) che più volte ha provato a conquistare lo schermo senza mai grandi risultati.

Oggi andiamo all’inizio di tutto, al primo film che vede il personaggio di Stark arrivare su grande schermo interpretato da un grande attore, dopo aver dominato le vendite nelle librerie ed edicole: ci sono tutti gli elementi per l’inizio di un mito cinematografico, che invece non è stato.

Lo so, lo so, in realtà un romanzo con Parker già era finito al cinema con il francese Una storia americana (Made in USA, 1966) di Jean-Luc Godard, ma – come raccontato – sarebbe meglio dimenticare che quel film esista.


La distribuzione italiana

Point Blank esce in patria americana nell’agosto del 1967 (mi dice IMDb) e il 21 dicembre successivo riceve il visto della censura italiana con divieto ai minori di 14 anni. La MGM lo porta nelle nostre sale dal 29 marzo 1968 con il titolo Senza un attimo di tregua.

Dal 24 settembre 1982 comincia a girare per piccoli canali locali, il 29 novembre 1984 sbarca su Rete4 e il 15 gennaio 1990 su Rai2

dal “Radiocorriere TV” del 5 novembre 1986: che cacchio c’entra Hemingway???

Intanto dall’ottobre 1986 viene presentato in VHS, sempre dalla MGM, mentre la A&R Productions lo presenta in DVD in tempi recenti (non sono riuscito a capire con precisione quando).


Anonima carogne

Il film è tratto dal romanzo The Hunter (1962), prima avventura di Parker che la collana “I Neri Mondadori” porta in Italia con il numero 3 (15 luglio 1964), tradotto dal mitico Bruno Just Lazzari, con il titolo Anonima carogne.

Quello che piomba in scena è un Parker ad alta gradazione criminale. Lo vediamo vestito malamente, avendo rubato un abitato a qualcuno, iniziare una serie di lunghi passaggi che lo porteranno a una serie di piccoli reati per racimolare un po’ di soldi, così da passare a reati più grandi. Tutto questo perché, scopriamo, è appena evaso dopo sei mesi di carcere duro in un campo di lavoro, e deve ricominciare daccapo. Aveva una “carriera”, una moglie, un amico e un ricco colpo in vista, poi sua moglie Lynn ha fatto il doppio gioco e lui ha perso tutto.

Parker ora vuole solo vendetta ma non vuole uccidere la moglie: «picchiarla, sfigurarla, farla soffrire e farle del male, questo sì, ma non vederla morta». Malgrado i delicatissimi propositi di questo distinto gentiluomo, la donna non gli darà modo di attuare nulla: appena se lo vede piombare in casa, Lynn Parker si suicida. Ecco l’effetto che fa il nostro eroe alle donne.

Il neo-vedovo Parker prima si riempie di whisky, poi calato il buio si carica l’amata moglie in spalla e butta via il corpo in una discarica, con una commemorazione molto breve: «Sei sempre stata una stupida. Non sei mai cambiata». Si è capito che Parker è un infame, di quelli veri e non di facciata?

Risolta la questione “moglie traditrice”, Parker ora può dedicarsi interamente al suo unico obiettivo: ritrovare il cane che gli ha fregato la sua parte del bottino e farsi dare i soldi. Prima i soldi, poi la pelle. E visto che il tale fa parte di un’organizzazione criminale, ci sarà altra gente da gestire prima di arrivare a lui.

Entra così in scena, sin dal primo romanzo, l’Outfit, l’organizzazione criminale che nel corso degli anni e dei romanzi entrerà spesso in rotta di collisione con il “libero professionista” Parker.

«Gli spiritosi lo chiamano Sindacato [syndicate]. Gli scagnozzi e le prostitute la Società [the Outfit]. Lei parla di Organizzazione [organisation]. Spero che vi divertiate a inventare tutti questi nomi. A me va bene anche se vi chiamate Croce Rossa, il fatto è che mi dovete quarantacinquemila dollari e me li darete [pay me back], che vi piaccia o no.»

Ecco il motore principale di molte avventure parkeriane, il payback, la restituzione di ciò che gli è stato negato. La lunga carriera di Parker ha dimostrato che è un ladro onesto, non vuole ciò che non gli spetti: se il colpo prevede che lui riceva una parte, quella parte gli dovrà essere data. Anche a costo di ammazzare un sacco di gente.

Purtroppo solo la prima parte del romanzo è intrigante, con un protagonista super-criminale che si muove per New York minacciando tutti per ritrovare l’uomo che gli ha rubato il bottino e facendolo finire in galera: poi, come al solito, partono i lunghi capitoli dove seguiamo le vicende di cattivi che scappano da Parker e tutto finisce in noia. Purtroppo una consuetudine a cui Stark ci ha abituati.

Ben tre non-sceneggiatori a rovinare un romanzo già non scintillante

Come sarà venuto fuori un film tratto da questo romanzo, la cui sceneggiatura è curata da gente di passaggio? Jacobs era un esordiente e addirittura David e Rafe Newhouse facevano altri lavori (erano montatori di mestiere): si vede che la MGM si è impegnata al massimo per fallire su tutta la linea.


Un tranquillo Parker di paura

Quel 1967 il regista britannico John Boorman non era ancora famoso per Duello nel Pacifico (1968), Un tranquillo weekend di paura (1974) ed Excalibur (1981), né famigerato per Zardoz (1974) e L’esorcista II (1977), quindi era solo un inglese a Hollywood pronto a farsi strada nel cinema.

Il madornale errore di inizio carriera di regista e attore

In patria britannica Boorman aveva incontrato Lee Marvin che stava girando una sciocchezzuola chiamata Quella sporca dozzina (1967), i due fanno amicizia e nasce l’idea di lavorare insieme. Sulla carta Marvin è molto più famoso di Boorman, in quel momento, ma in realtà all’epoca la carriera televisiva e quella cinematografica erano tenute fermamente separate, quindi a tutti gli effetti erano due esordienti del grande schermo americano.

Questo significa che Boorman al momento è in quella fase terribile della carriera di un regista chiamata “artistica”: sente l’arte che gli preme dentro e ha un bisogno impellente di accucciarsi e farla uscire.

Scusi, non sente anche lei l’inconfondibile odore di artista in giro?

Una serie immotivata di scene prive di spiegazione ma soprattutto di logica ci introduce il personaggio di Walker (Lee Marvin), che è Parker ma con “wal” al posto di “par”, giusto a ricordare come Richard Stark non avesse piacere che la sua creatura fosse nominata in film che erano nati senza chiedergli di contribuire in alcun modo.

Vediamo la celebre prigione di Alcatraz che non è più una prigione, con Walker che viene colpito da uno sparo poi si dimena per terra con un tizio che lo tocca tutto poi è in cella poi è nel passato poi è nel futuro poi strilla poi tace poi parla poi brilla e via così. Scusa, regista John Boorman in fase artistica, potresti mettere un pizzico di tabacco nelle sigarette che stai fumando in gran quantità?

Ragazzi, non drogatevi, che poi tirate fuori film che sprecano la bravura di un ottimo attore

Se non avessi letto il romanzo non avrei mai capito nulla della premessa della vicenda di questo film, saprei solo che i primi dieci minuti sono stati girati chiaramente sotto massiccio uso di allucinogeno e che il protagonista è un matto che va in giro a sparare senza alcun motivo.

Più avanti si capisce che Walker ha fatto un colpo per 95 mila dollari che però gli sono stati negati – non si sa da chi, non si sa perché, non si sa com’è – e mentre era in barca per visitare Alcatraz (ma che senso ha?) viene ingaggiato da un certo Yost (Keenan Wynn) che gli dice dove trovare sua moglie fedifraga e il relativo amante-complice traditore Mal Reese (John Vernon).

Sono sicuro che tutti voi vi fidereste ciecamente di uno sconosciuto che vi avvicina per strada e dimostra di sapere tutto su di voi, fornendovi poi informazioni scottanti: sicuramente lo considerereste una personcina a modo e anzi molto gentile nell’aiutarvi a compiere crimini. Per fortuna questo film non ha sceneggiatura altrimenti Walker sembrerebbe un personaggio privo di qualsiasi senso, invece è solo un tipico musone di Lee Marvin, che non stupisce sia stato spernacchiato all’uscita americana e poi gettato nel dimenticatoio per i successivi decenni.

Attori belli, famosi ma tanto tristi per essere senza copione

Meno male che c’è Chris (la giovane e splendida Angie Dickinson) ad aiutare Walker, che tutti noi conosciamo Chris… Come dite? Chi è Chris? Ma come, non lo sapete? Questa sceneggiatura prevede che le informazioni vengano date alla fine, quindi prima entrano dei personaggi, dicono robe, e dopo sapremo chi cacchio erano. Sulle motivazioni rimane invece il segreto totale e tombale.

Walker parte e comincia a scalare l’organizzazione (ma quale organizzazione? Mistero) anche perché questa sviluppatissima rete di potenti criminali è costituita da quattro persone perciò è abbastanza facile da scalare. Walker entra in tutti i posti senza il minimo problema e nessuno riesce a fermarlo, come invece accadrebbe se esistesse un copione in questa follia. Walker appare e scompare: sarà mica un supereroe? L’uomo invisibile che appare dovunque per portare morte illogica e poi scomparire di nuovo.

Il supereroe del male nel celebre canale di Los Angeles

Tra i fumi dei cannoni che Boorman dev’essersi sparato durante le riprese – perché niente in questo film assomiglia vagamente a una costruzione logica – Lee Marvin fissa il vuoto con una pistola in mano, dice robe, guarda in su, guarda in giù, mentre attori si muovono e fine della vicenda, con giri di camera da prendere Boorman a mazzate in testa con un giornale arrotolato: gli artisti bisogna pestarli da giovani.

Guardate gli occhi di Lee Marvin e vedrete la follia di questo film

La trama sicuramente si rifà al romanzo e vengono persino ritagliati alcuni dialoghi pari pari, ma poi è tutta una follia opera di un regista a cui gli scappa l’arte forte forte e, accucciato sulla pellicola, ce ne regala a piene mani: se invece di inutili, fastidiosi e illogici movimenti di camera e sgommate di doppiaggio folli ci si fosse impegnati come se questo fosse stato un film vero, forse ci sarebbe stata speranza di non considerare Point Blank solo la prima di una lunga serie di vittime della Maledizione di Stark. Nessuno porta Parker al cinema con un minimo di risultato accettabile.

Lo dimostra il fatto che subito dopo questa stupidata Boorman richiama Marvin per girare una pietra miliare come Duello nel Pacifico (1968), con peraltro di nuovo l’inutile Jacobs alla sceneggiatura: basta paragonare questi due film nati praticamente insieme, con gli stessi autori, per capire come qualcuno ad Hollywood abbia preso Boorman da parte e gli abbia spiegato bene bene, magari con uso di un po’ di forza, che doveva smetterla di girare i film sotto allucinogeno se voleva avere un futuro.

Non possiamo fare altro che celebrare una messa da requiem per questa prima sfortunata vittima della Maledizione di Stark, un film demente e demenziale che dimostra sin da subito come sia impossibile portare Parker al cinema. E che ha l’effetto sorprendente di farmi considerare Parker (2013) con Jason Statham un capolavoro inarrivabile e senza tempo! Mai avrei pensato di dirlo, eppure basta confrontarlo con gli altri Parker per arrivare a questa conclusione.

Ma il predominio di Jason ha un contendente niente male, un campione da affrontare, perché questo romanzo portato malissimo al cinema con Lee Marvin è stato poi di nuovo ripreso per il grande schermo, come vedremo la settimana prossima.

L.

P.S.
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– Ultime manifestazioni di Parker:

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18 risposte a Point Blank (1967) Parker senza un attimo di tregua

  1. Enri1968 ha detto:

    Bravissimo! Bella lettura!

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  2. Madame Verdurin ha detto:

    Quando sento il nome di Boorman inizio a sudare freddo, perchè il pensiero va subito inevitabilmente a Zardoz, e mi pare di capire che questo film sia sulla stessa linea di assoluta follia autoriale. Incredibile pensare che dalla stessa compaggine nascerà di lì a poco quella meraviglia di Duello nel Pacifico.

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  3. Willy l'Orbo ha detto:

    Per me Point Blank è in primis quel capolavoro con Rourke e il pensiero va costantemente lì, la Z è più forte di me…ma mi godo anche questo assai interessante post, pur con tali insistenti contaminaZioni! 🙂

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  4. Cassidy ha detto:

    Il “problema” è che Boorman non ha mai smesso davvero, per fortuna aggiungo perché i suoi più matti sono anche i suoi che preferisco, sarà perché mi lascio andare e se pur questo non è uno dei più famosi, ogni volta che lo rivedo me lo godo, malgrado sia ben poco cartesiano. Potrei leggere il libro per metterci dentro un po’ di tabacco stile Boorman 😉 Cheers

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  5. Jena Plisskin ha detto:

    Visto bhò nel pleistocene o come si scrive, mi lasciò un buon ricordo, un modo di dire strano visto che non lo ricordo più. Dovrei rivederlo, il problema è che se sfiora l’acido di Zardoz ( quello lo ricordo, una Jena psicoattiva) poi devo combattere con l’emicrania senile. Il fatto è che lo vidi dopo quella bombetta di Contratto per uccidere, anche lì con l’incantevole Dickinson e Ronald Reagan ( c’era pure John Cassavetes, un altro matto ).

    E comunque Lee Marvin fà parte del mio personalissimo trittico di “Facce da schiaffi del cinema alle quali non dovresti mai rinunciare” con James Coburn e Robert Mitchum.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Essendo cresciuto negli anni Ottanta, quando per errore le emittenti ancora trasmettevano qualcuno dei tantissimi film con Lee Marvin, oggi disponibili solo grazie alla pirateria, anch’io considero l’attore un mito che va sempre gustato, e qui dà tutto senza mai tirarsi indietro, anche se è un po’ troppo “pulitino” per essere il Parker del romanzo, descritto proprio rude e sgradevole, con le mani piene di vene in evidenza!
      Il problema è che Boorman stava proprio fumato, ci sono scelte di montaggio folli che magari poi non sono state volute da lui, ma essendo noto per la follia c’è il dubbio sia proprio opera sua.
      E’ un film duro che però si limita a prendere la trama base del romanzo e a renderla folle. Non mi ha proprio preso, preferisco ben altri film di Boorman 😉

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  6. Vasquez ha detto:

    È che quando mi sono decisa a vederlo, sapevo già tutta la storia, della moglie, del Sindacato, di Mal/Val, del payback… quindi non mi sono posta per niente il problema, stavo semplicemente vedendo un’altra versione di qualcosa che già conoscevo. Però sì, un modo di raccontare allucinato e straniante, sarà anche per questo che qui sembra tutto più cupo e incasinato, decisamente non il mio Parker preferito, ma non per colpa di Lee Marvin, anzi… per me (che non ho mai visto Jack Palance in “Bandiera Gialla”) lui è quello che si avvicina di più al Parker letterario.
    E adesso non vedo l’ora di leggere del contendente di Jason 😉

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Teoricamente il film aveva i numeri giusti perché prende il succo del romanzo tagliando via le velleità letterarie che Westlake imponeva al povero Stark, che invece voleva solo scrivere di criminalità cittadina, ma poi al posto degli svirgolii letterari ci mette quelli filmici, con montaggio alla “fàmolo strano” e scelte stilistiche altamente discutibili. Non mi aspettavo un film così psichedelico con Lee Marvin protagonista 😛
      A questo punto mi sa che Jason ha solo un contendente, che però sembra avere i numeri per rendere la finale molto appassionante ^_^

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  7. Giuseppe ha detto:

    Il NON riuscire ogni volta a portare Parker su grande schermo ha un qualcosa di ammirevole: è come se si compilasse una lista di scelte che, potenzialmente, potrebbero portare a risultati interessanti mettendosi poi d’impegno a fare TUTTO il contrario (ogni volta, appunto) 😛 E a questo giro è toccata al povero giovane John Boorman, con quei suoi bisogni artistici che non riusciva a trattenere (ma magari fosse stato già al livello della “new wave” di Zardoz, perché in quel caso della visione certo me ne ricorderei) e a un Lee Marvin facente parte della lista di cui sopra, con relativo modus operandi (scelta giusta, messa in scena sbagliata)…

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ogni autore a modo suo è stato vittima della Maledizione di Stark in modo diverso, sbagliando in maniere sempre diverse a portare Parker su schermo: non è facile sbagliare tutte le volte, eppure ci sono riusciti, aiutati poi da una inesistente distribuzione italiana che parte Statham e il suo concorrente ha fatto scomparire nel nulla tutti gli altri Parker.

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