Continua la parentesi tra le proposte di Vasquez per presentare la seconda chicca da collezione regalataci da Enrico Ghezzi, che una volta tanto non si è fatto i Ghezzi suoi bensì ha tirato fuori da polverosi archivi, blindati da decenni, un’altra pellicola italiana dimenticata, mandandola in onda all’alba del 16 agosto 2021.
Grazie di nuovo all’intervento provvidenziale di Evit del blog “Doppiaggi italioti“, che ha registrato da Rai3 visto che io non posso (per motivi ignoti nella mia zona non si vedono i tre canali nazionali!), ecco gli splendidi cartelli italiani d’annata di Un dramma per televisione (Murder by Television, 1935) con Bela Lugosi.
Trasmesso da “Fuori Orario” all’alba del 16 agosto 2021, per un’incredibile coincidenza è del 18 agosto 1936 la prima informazione sicura del film proiettato in una sala italiana! Peraltro una sala torinese: essere distribuito in Italia da una casa che si chiama Piemonte-Film fa ipotizzare una scarsa vita nelle sale italiane fuori da quella città, infatti non ne ho trovato traccia.
L’unica trasmissione precedente sicura di Rai3 risale all’8 ottobre 1993, e visto che i cartelli del doppiaggio sono identici al Dracula con Lugosi (doppiato nel 1986 e guarda caso replicato anche lui nel 1993 su Rai3) credo che questa versione del film risalga a quest’ultimo periodo. La pellicola magari è d’annata ma il doppiaggio a cura di Francesca Bregni sicuramente non lo è.
Che fine ha fatto il doppiaggio italiano del 1936, curato da A.C. Lolli alla Fono-Film di Roma? Temo sia perso per sempre.
“Televisione”:
parola di scottante attualità
Il commento del lettore Andrea87 punta il dito su una questione a cui non avevo pensato: nel 1936 in cui è uscito fuori in italiano il film, gli italiani avevano confidenza con il termine “televisione”? In fondo in Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi (1960) l’apparecchio era ancora considerata una “diavoleria moderna”.
Visto che prima degli anni Novanta la distribuzione di questo film è stata tutta piemontese, mi sono rivolto all’archivio de “La Stampa”.
Scopro che risale al 1909 il primo riferimento a quell’invenzione chiamata «Televisione»: si tratta del testo di un inviato da Parigi che racconta di questa «trasmissione delle immagini a distanza» dello «scienziato elettricista tedesco prof. Ruhmer».
Poi però arriva la guerra e il termine cambia significato, così il 12 aprile 1917 il quotidiano ci informa che «Gli ufficiali tedeschi eran tutti forniti di ottimi binoccoli prismatici e molti tiratori scelti avevano apparecchi di televisione». Torna la pace e una mostra delle radiocomunicazioni del 1924 presenta un «apparecchio trasmettente di televisione»: con una spiegazione arzigogolata di venti righe racconta al lettore quell’apparecchio che noi ancora oggi chiamiamo televisione.
Nel 1925 si parla di «Miracoli della televisione», mentre il 14 giugno 1926 il senatore Guglielmo Marconi in un discorso a Bologna al Re e al Governo ha detto: «si prevede possibile, in un prossimo avvenire, la pratica soluzione del grande problema della televisione». Quindi è un “problema”? Per lo stesso Marconi non lo è più l’anno dopo, quando afferma che «io nutro la certezza che la televisione entrerà fra poco nella sfera dei mezzi pratici». Ancora un anno, e il 13 marzo 1928 “La Stampa” titola entusiasta: «La televisione portata in casa».
Lunghi editoriali entusiasti ci spiegano che «la televisione unirà le Nazioni più strettamente», mentre il 12 ottobre 1928 arriva la notizia bomba: «Ora è la volta della televisione a colori naturali». Fantascienza!!!
Se già nel 1928 si parlava di televisione a colori – che è entrata in Casa Etrusca nel 1983 e solo perché ce l’ha regalata mia nonna! – quando dieci anni dopo è uscito questo film a Torino è plausibile pensare come gli spettatori avessero bene in mente cosa fosse una televisione, indipendentemente dal fatto che ne avessero concretamente vista una in funzione, dato che “La Stampa” ne parlava ininterrottamente dal 1927.
Titoli di testa
Scritte all’interno
Titoli di coda
L.
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Davvero splendidi i cartelli originali! Invece MySky mi ha tagliato i cartelli del ri-doppiaggio… Anche se come qualità complessiva era migliore l’ALTRO film trasmesso una settimana fa.
Vorrei far notare che all’epoca in Italia non c’erano problemi col termine “televisione”, sebbene nel nostro paese non si sarebbe vista per almeno 15 anni buoni… e neanche negli USA era una cosa così diffusa, se è vero come è vero che quando un anno dopo nel ’36 Jesse James vide l’apertura dei giochi di Berlino dalla tv del villaggio olimpico, dichiarò di averli visti “al cinema” (aneddoto riportato da Federico Buffa).
Aggiungerei che in ambito fumettistico, già nel ’32 nella storia di Topolino uscita sulle strisce sindacate “Blaggard Castle” (che prende spunto dal corto coevo “The Mad Doctor”), i cattivi della situazione utilizzano una forma di TV primordiale (più un sistema a circuito chiuso che vera TV), chiamato “VISIVOX”
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Ti ringrazio di questo spunto molto interessante, tanto che ho appena aggiornato il post: invece di metterti qui una lunga risposta, ti ho “risposto” aggiungendo un capitolo dedicato all’entrata del termine “televisione” a Torino, molti anni prima di questo film 😛
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UAU! Velocissimo!
Non pensavo che la Tivvì (come la pronuncia Homer Simpson) fosse così antica e, soprattutto, diffusa tra le masse come concetto! grandissimo!
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Visto che la RAI inizia le trasmissioni televisive nel 1954, di sicuro nei decenni precedenti quella tecnologia sarà rimasta più che altro “teorica”, ma ha stupito anche me trovare su “La Stampa” continui e persistenti rimandi alla televisione dal 1927 in poi, probabilmente perché l’idea stessa era così intrigante che trovava l’interesse dei lettori.
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P.S.
Tieni pronta la pendrive che stanotte Fuori Orario forse ci regala altre chicche, sebbene nelle guide TV non venga specificato molto.
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Ho visto! Fanno una splendida tripletta: La notte dei pipistrelli, La morte invisibile e Il bacio mortale! Ora capisco cosa provavano gli americani quando negli anni 50 si trovavano al cinema le “double feature” ❤
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Se puoi, registra anche tu, che se mi va male la registrazione vengo a bussare da te 😛
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Lo farei volentieri… se sapessi come estrarre i video dal mysky che è poco poco blindato
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Ah quindi registri solo per vedere e cancellare. Peccato. Il semplice decoder modello “baracca” allora è decisamente migliore di MySky! 😀
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Bellissimi! Bellissimi questi cartelli d’annata, una vera gioia per gli occhi, grazie!
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Sono di qualità decisamente alta per essere roba del ’36, forse alla RAI li hanno digitalizzati o migliorati o che so io: fanno di tutto TRANNE che mandare in onda le loro chicche 😀
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😁 Addirittura! Ma questo è puro complottismo!
Dai, non può essere su!
O sì? 😱
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Questo film la RAI l’ha doppiato nel 1990 per poi replicarlo trent’anni dopo: non mi sembra si stia sforzando per distribuirlo 😀
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Vero che il televisore, nel linguaggio parlato, viene anche chiamato televisione, ma credo che nei testi che hai citato ci si riferisse al servizio e non all’apparecchio. Comunque la grafica di quei titoli è davvero splendida
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All’epoca dei testi non esisteva ancora quello che noi chiamiamo “servizio”, quello che ho trovato è il resoconto fatto ai lettori italiani di scoperte straniere mostrate ad eventi e fiere e di cui il giornalista spesso non è che avesse proprio ben chiaro il funzionamento, solo di una cosa si era certi: si poteva creare in un punto la visione di qualcosa che succedeva in un altro punto, un processo che già dal 1909 era chiamato “televisione”. Sicuramente ci saranno stati fraintendimenti ed errori, la mia ricerca è lungi dall’essere completa né ha alcuna ambizione d’esserlo, serviva solo a darci un’idea se gli spettatori del 1936 sapessero anche solo per sommi capi cosa fosse una televisione. In realtà se così non fosse stato i titolatori italiani avrebbero usato qualche altra parola 😛
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Sì, per servizio intendo il funzionamento. Sicuramente ai militari interessava vedere in lontananza con apparecchi di televisione cioè tipo binocoli, non avere una tv per guardare i film 😛
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Infatti penso che quell’articolo dedicato alla strumentazione tedesca, migliore dell’italiana, si riferiva proprio alla possibilità di una visione di tipo militare, e chissà, magari i militari sono stati i primi a usare televisori funzionanti. L’arma segreta, secondo le Sturmtruppen 😛
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Ahaha sicuro, l’arma di distrazione di massa!
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“Non si è fatto i Ghezzi suoi” e già avevi vinto, poi con la storia della diffusione del termine “televisione”, mi hai definitivamente conquistato (in realtà sono “tuo” già da molto! 🙂 )
Grazie a Lucius e ad Evit per la chicca d’annata! 🙂 🙂
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Speriamo che Ghezzi cominci a farsi regolarmente i Ghezzi nostri ^_^
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Ahahahah! Esatto! 🙂
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Meraviglia, viene da pensare su cosa ci sia ancora negli archivi RAI a prendere la polvere da decenni, con l’aggiunta di Bonvi e della storia italiana della parola “televisione” il post sale di livello, pensare che gli italiani in linea di massima, sarebbero finiti per conoscerla bene quella diavoleria. Pensa che mio padre da bambino andava dai vicini a vedere Rin tin tin, perché erano tra i pochissimi a possedere uno dei primi televisori (storia vera). Cheers
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Credo che le prime televisioni “private” siano molto recenti, perché prima chi comprava un apparecchio si ritrovava casa piena di pubblico non pagante 😀
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Ah, Super Ciro! Vabbè… Come sai commento più sul canale etrusco di Youtube che direttamente sul blog (sebbene gli articoli me li legga tutti) ma stavolta faccio capolino anche qui per congratularmi delle bellissime schermate di un film di cui non conoscevo affatto l’esistenza (del resto io abito in Liguria 😀). Ma la cosa per me più interessante è che abbiano recuperato, ai tempi, il cosidetto “negativo scena” italiano (le immagini son perfette e derivano certamente da negativi stampati per l’occasione) mentre la “colonna” (la pellicola negativa con impressa solo la colonna audio) non sia stata usata, ricorrendo ad un nuovo doppiaggio. Persa, come ipotizzavi? Ridotta male (già negli anni ’50 fecero un film di montaggio su Petrolini e non poterono usare tutto il materiale degli anni ’30 per la scarsa qualità sonora e visiva)? Oppure semplici questioni di diritti? Forse non lo sapremo mai. Un’ultima considerazione: quel A.C. Lolli diresse, assieme ad un certo L. Savini, anche l’edizione italiana del 1938 di “Biancaneve e i sette nani”, come si evince dai cartelli iniziali d’epoca. Doveva essere un nome!
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Grazie per essere passato, e temo che avere come distributrice una casa chiamata “La Piemontese” riduca sensibilmente il raggio d’azione di questo film in sala!
Come puoi vedere da queste schermate il video è da applauso, per un film di quella data, ma anche per un film ridoppiato nel 1993: chissà se per l’occasione qualcuno in RAI ha dato una bella “ripulita” digitale.
Nel film presentato la settimana scorsa il doppiaggio sembra proprio anni ’40, per l’uso di termini italiani desueti, forse in alcuni casi sono riusciti a salvare l’audio in altri no, anche perché parliamo sempre di film che non hanno mai conosciuto alcun tipo di distribuzione italiana se non quella improvvisata. Il lavoro di Lolli per Biancaneve può essere ritrovato, per Bela Lugosi decisamente no.
Non so perché tutte le fonti italiani venerino Bela e Boris dagli anni Ottanta in poi eppure in Italia sono attori pressoché inediti, visto che i loro film da noi sono stati distribuiti pochissimo e malissimo. O ci sono beghe di diritti d’autore o costano così tanto che nessuno si impiccia.
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come spiegazione azzarderei che c’è uno zoccolo duro di fan di Bela & Boris, formatisi nei cineforum (data la sterminata filmografia, sicuramente si trovavano 10 pellicole di secondo piano da mostrare).
Zoccolo duro rumoroso ma non abbastanza ampio da giustificare un serio impegno delle varie reti perché a quel punto non possono certo trasmettere in prima (seconda o anche terza) serata certi film che invece gli appassionati si accontentavano di vedere anche con copie di copie di riversamenti in Super8 prossimi all’autodistruzione chimica…
Poi aggiungici anche il film di Burton con il vecchio Lugosi ed essere fan dei vecchi “mostri” sacri è diventato anche abbastanza di moda (i cosiddetti hipster), sebbene dati alla mano avrai visto pochi titoli (o nessuno)
secondo me tolti i titoli Universal (oggettivamente i migliori e che infatti i vari Dracula, Frankenstein, Uomo Lupo vengono trasmessi almeno su Sky, la rete che detiene il catalogo Universal tramite l’accordo con Mediaset), per una rete queste pellicole costeranno seriamente due-tre spiccioli, ma la vera spesa sarà trovare i doppiaggi italiani e pagarne i diritti. Infatti la RAI li fece ridoppiare con colonne italiane di sua proprietà.
E, sempre secondo me, se ci fosse un modo per scandagliare i canali privati, questi film li passano anche abbastanza spesso! Ricordo un paio di anni fa che passai il capodanno a Roma e l’1 “mattina” su un canale locale davano un vecchio film dei Fratelli Marx, per dire, roba che sulle reti nazionali non passava da 40 anni abbondanti!
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Io sono di Roma e da più di due anni bazzico tutti i canali locali che trasmettono film in cerca di chicche: ne ho trovate, ma mai al livello dei fratelli Marx. Se per caso ricordassi che canale era fammi sapere.
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Interessante excursus sulla televisione e titoli splendidi nella loro integrità (tanto che propenderei anch’io per la “ripulita” digitale)… non mi dispiace quando Ghezzi dimostra di saper recuperare le vecchie abitudini proponendo tali chicche, e mi dispiacerebbe ancora di meno se questo suo ritorno alle origini non fosse strettamente limitato al periodo estivo.
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Visto che gli archivi RAI sono sterminati, pieni di materiale doppiato esclusivamente per NON trasmetterlo mai più, Ghezzi potrebbe trasmettere un film al giorno senza mai preoccuparsi di rimanere senza materiale.
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Un vero miracolo è stato compiuto questa volta chissà da quanto tempo questa copia giaceva chiusa in un impenetrabile magazzino. Ricomparirà altro dagli angoli più remoti di questo mondo??? A noi mortali è destinato saperlo!!! 😂
Risentiremo mai i doppiaggi originali di questi film, i cui resti sono lasciati al macero per annose questioni di diritti,propinandoci ridoppiaggi talvolta indegni. E rivedremo la splendida cartellonistica italiana (che è una vera e propria opera d’arte) frutto di maestrie a noi sconosciute. Basti pensare che le edizioni italiane dei film stranieri sembrano scomparse dal nostro Paese, anche se dovremmo contarne a migliaia fin dai tempi del muto. Ma siccome in Italia esiste l’arte del riunismo e se abbiamo cose belle dobbiamo seppellire nelle più tetre cantine, credo che in ambito cinematografico se non tramandiamo il valore della conservazione e del bello alle generazioni future non cambierà nulla.
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Tutto vero. Per questo – contagiato dal diavolo tentatore Evit – da anni vado a caccia ovunque per salvare quelle edizioni italiane che sfuggono alle maglie della distruzione totale a cui sono votate, e per fortuna sono ancora parecchie.
Molto più rare invece quelle custodite dalla RAI in numero ingente, ma essendo sepolte vive nei suoi impenetrabili archivi sono tutte destinate all’oblio. Per fortuna ogni tanto Ghezzi ci fa dei regali e qualche spuntino riusciamo a farlo 😛
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Pingback: [Archeo Edicola] Un dramma per televisione (1935) | nonquelmarlowe
Ho registrato la splendida tripletta e sono riuscito a tirare in diretta fino al primo film coi “pipistrelli assassini”… ma dove conservavano ‘sta roba? Immagine orrenda, completamente deteriorata… e qui vale quanto detto ieri “Se sei un cineforum clandestino, è accettabile, ma in una tv – NAZIONALE, tra l’altro!- non puoi certo mandare questo master orrendo!”
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Il primo film lo comprai in edicola quando una piccola casa (Swan Video) presentò una collana dedicata ai classici dell’horror. Che rabbia non aver conservato quelle cassette…
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Ha proprio ragione il master di “Pipistrelli assassini” mandato in onda ieri è qualcosa di vergognoso. Ieri alla visione sembrava di guardare in una televisione con tubo catodico a bassa ricezione degli anni 80′ (penso l’ultima volta che questo master sia stato tritato fuori a giudicare dall’aspetto). La cosa più interessante è che la Rai non restaura i master degli anni 80′ salvo rare eccezioni, dicono per preservarne l’originalità ma sono tutte scuse, perché non sanno gestire tutto il loro materiale infatti molte volte questi master sono stati svenduti ai migliori offerenti!!! Ma il ministero dei beni culturali che ha il diritto di preservare il materiale audiovisivo come può permettere tutto questo….misteri d’Italia
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Visto che Devil Bat ha avuto una vispa vita televisiva italiana, addirittura decennale, prima che la RAI lo ridoppiasse nel 1990, sarebbe stato bello che avessero recuperato quel doppiaggio perduto, invece il titolo italiano scelto (che è quello inventato dalla RAI nel 1990, appunto) fa supporre che così non sia stato.
L’importante è che si sia salvato l’audio italiano: per il video possiamo affidarci ai pirati, loro sì dei professionisti al contrario dei pastasciuttari che si fingono “distributori”, per un mux decente tratto magari da un’edizione Blu-ray americana 😉
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Anche se pare un giallo da camera alla Agatha Christie , all’epoca doveva sembrare un film di fantascienza con quel video da cinquanta pollici circa e con le immagini dalle varie parti del mondo che anticipava il mondovisione, quando ancora i satelliti erano da inventare.
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Sicuramente avrà fatto il suo bell’effetto.
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Infatti il film ha avuto una distribuzione italiana negli anni 60′ come “Notti di Terrore” (non credo che sia stato distribuito negli anni 40′) non capisco perché la Rai dove non ha i diritti per trasmettere dei film debba fare degli orridi ridoppiaggi ex novo.
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Nei primi Novanta comprai in edicola la cassetta Swan Video di questo film, peraltro con un video nettamente migliore rispetto alla porcata trasmessa l’altro giorno da Rai3: che rabbia non essere riuscito a conservarlo, chissà che non avesse il doppiaggio che girava per TV locali dal 1981…
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Su YouTube C’è un frammento di 10:47 della prima edizione italiana di questo film per chi non l’abbia ancora visionato non è un doppiaggio eccelso ma sempre meglio di quello televisivo!!
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