Ridley Scott ricorda i propri film (2023)

Sul numero 343 (novembre 2023) della rivista di cinema “Total Film” c’è un lungo speciale dedicato al Napoleon con Joaquin Phoenix, di imminente uscita, ma soprattutto al suo regista Ridley Scott, intervistato da Jamie Graham non solo riguardo alla sua ultima fatica ma soprattutto sui grandi titoli della sua carriera.

Dopo uno sfoggio di sottilissima egomania – in fondo è il regista di Napoleon, no? – a chiudere la colata di bava arrivano altri registi e autori a leccare il deretano di Scott con proprie dichiarazioni adoranti, che non ho potuto tradurre perché ributtanti: mi sono limitato a riportare le loro frasi relative ad Alien, che ovviamente non è bello come film a sé ma perché emanazione di Dio Scott.


Great Scott

di Jamie Graham

da “Total Film”
n. 343 (novembre 2023)

Ridley commenta i suoi più grandi successi
del passato (ma anche del futuro)

Ridley Scott è sempre stato uno che parla chiaro, sicuro di sé, e a 85 anni non ha certo intenzione di cambiare. Quando gli viene chiesto di dare uno sguardo ai suoi 46 anni di carriera cinematografica, gira la tazza di caffè sul piattino e dice: «Per ogni film che faccio non ho alcun tipo di rimpianto: penso che siano tutti senza dubbio fottutamente buoni. I miei film tendono a non invecchiare. Posso dare un’occhiata a I duellanti [il debutto del 1977] e sono sbalordito perché avrebbe potuto essere realizzato la settimana scorsa».

[Il giornalista procede a leccare il deretano del regista quindi non mi spreco a tradurre il resto dell’introduzione. Nota etrusca]


Alien (1979)

«Ero la quinta scelta [come regista] per Alien. L’ultimo a cui l’avevano offerto era Robert Altman. Robert Altman disse: “Che cazzo? Ma state scherzando?” Io invece l’ho letto e ho detto: “So cosa fare”. Perché gran parte del film, a prima vista, è direzione artistica: se non hai quell’alieno, non hai un cazzo, hai solo un pessimo film di serie B. La semplicità della storia – sette persone rinchiuse in un barattolo di latta nello spazio e non in grado di fuggire – è quanto di più serie B si possa ottenere: Alien è un film horror di serie B realizzato come se fosse A di lusso.

[Il personaggio di] Ripley è stato scritto come un maschio, poi [il capo dello studio] Alan Ladd Jr. ha detto: “Ascolta, cosa succede se Ripley fosse una donna?” Ho pensato: “È un’ottima idea”. [Scott farebbe di tutto pur di non dare alcun credito a Walter Hill, creatore di Ripley. Nota etrusca] Così sono andato a caccia di una donna. Qualcuno aveva detto che c’era questa giovane donna nei consigli di amministrazione di New York off-Broadway chiamata Sigourney Weaver…

La prima volta che ho parlato con Stanley Kubrick è stato una settimana dopo l’uscita di Alien. Qualcuno ha detto: “Stanley Kubrick è al telefono”. Ho detto “ciao?” “Ciao, sono Stanley Kubrick. Come stai? Ho appena visto Alien“. Diretto. “Come diavolo hai fatto a fargli uscire quella cosa dal petto? Ho una copia della pellicola, l’ho fatta passare in macchina e non riesco a vedere il taglio”. Così ho detto: “Be’, ho fatto infilare John Hurt nel tavolo, mettendolo in una posizione orribile e scomoda, e gli ho fatto un finto corpo di fibra di vetro…” Ha detto: “Ho capito, ho capito, ho capito. Brillante.»


Blade Runner (1982)

«Blade Runner è stata un’enorme gestazione durata cinque mesi, curata giorno dopo giorno insieme ad Hampton Fancher, uno scrittore davvero speciale. Aveva questa cadenza peculiare con il ritmo del suo stile, che adoravo. Ho fatto di tutto per farlo salire a bordo, perché aveva scritto un’opera teatrale tutta ambientata in un appartamento, dove il cacciatore teneva in scacco la sua preda ma si era anche innamorato di lei. Ho detto: “Ma cosa sta succedendo nel mondo là fuori?” Quindi da quel momento in poi il progetto si è evoluto.

[Le riprese] sono state una brutta esperienza per me. Ho avuto compagni di viaggio orribili: dirigenti che mi uccidevano ogni giorno. Avevo avuto molto successo nella gestione di un’azienda e sapevo che stavo realizzando qualcosa di molto, molto speciale, quindi non accettavo mai un no come risposta. Loro però non capivano cosa avessero sotto mano. Lo giri e lo monti, e quando sei a metà tutti dicono che è troppo lento. Come regista devi imparare che non puoi ascoltare nessuno: sapevo che stavo realizzando qualcosa di molto speciale, e ora è uno dei film di fantascienza più importanti mai realizzati, a cui tutti si rifanno. A cuti tutti i fottuti film si rifanno.

Non vedevo Blade Runner da vent’anni. Sul serio. Ma l’ho appena rivisto, e non è affatto lento. Le informazioni che ti arrivano sono così originali e interessanti, parlano di creazioni biologiche e di attività minerarie fuori dal mondo, il che a quei tempi dicevano che erano sciocche. Io dico: “Andate a farvi fottere”.»


Thelma & Louise (1991)

«Mi è molto caro il tema delle donne forti, probabilmente è venuto da mia madre, che ha sempre dettato legge.

Il copione di Thelma & Louise mi è stato passato da Callie [Khori, sceneggiatrice]: l’ho letto e ho pensato che fosse una commedia. Lei ha detto stupita: “Una commedia?” Al che ho spiegato: “Callie, molto di questo materiale è piuttosto divertente”. Lei me lo aveva portato per produrlo, quindi ho fatto il giro di vari registi. A quel tempo c’erano pochissime registe donne: oggi avrei scelto una regista, ma all’epoca mi sono rivolto ai maschi. Uno di loro ha detto: “Ho un problema con le donne”. Al che io: “Be’, questo è il punto centrale della storia, stupido. Anche loro hanno voce in capitolo”. Stranamente, è stata Michelle Pfeiffer [che ha lasciato Thelma & Louise perché si scontrava con la lavorazione di Due sconosciuti, un destino] a dire: “Perché non torni in te e non dirigi il film?”

“In effetti l’ho fatto”. Ed è stato allora che sono arrivate Susan Sarandon e Geena Davis. Abbiamo iniziato. Lo vedevo ancora come – non mi piace usare questa parola elegante ma la userò ora – un dramedy.
Avevamo la copertina della rivista “Time” e io ero l’unico a non essere menzionato. Eppure ero lì, a girarlo. E tra l’altro ho scelto anche Brad Pitt. Ed ero l’operatore della macchina da presa. Non sono irritato o arrabbiato, ma quando ottieni una macchina di Formula1 è meglio avere un buon pilota.»


Il gladiatore (2000)

«Ne Il gladiatore un mio amico, Michael Mann, ha detto: “Devi prestare attenzione a questo ragazzo con cui ho appena finito di lavorare, in un film sull’industria del tabacco. Si chiama Russell Crowe”. Così ho incontrato Russell, che ha trascorso due ore a parlare del fatto che era in sovrappeso e che avrebbe perso peso. E l’ho ingaggiato.

Poi, durante il film, stavo cercando di evitare gli stereotipi di quelle stronzate di film che chiamano “mitologici” [spear, sword and sandal], perché per lo più sono decisamente brutti. All’improvviso ho pensato: i grandi vecchi! Richard Harris nel ruolo di Marco Aurelio; Oliver Reed nel ruolo di un commerciante di schiavi; David Hemmings come impresario del Colosseo. Russell disse: “Chi diavolo sono questi tizi?” E io ho detto: “Aspetta e vedrai”. Ed è rimasto stupefatto da Harris.

Sapevo che sarebbe stato un successo, ne sento l’essenza. Ho imparato a farlo negli spot pubblicitari, ho realizzato alcune cose d’epoca molto buone, in cui c’è un connubio molto forte tra i costumi, il modo in cui lo giri, la tecnica che usi. Devi annusarlo.

I miei film [influenzano sempre altri film]. “Oh, passa una mano sul campo di grano! Mi chiedo da dove cazzo venga!” Naturalmente sono molto consapevole di quanto sia influente Il gladiatore, ma è un complimento, quindi non mi dispiace.»


The Counselor (2013)

«Con il progetto Blood Meridian non potevamo più andare avanti, perché era troppo oscuro e sanguinoso. Cormac McCarthy mi ha poi inviato The Counselor: è stato il miglior dialogo che avessi mai avuto, sono rimasto a bocca aperta. Come pensi che io abbia trovato un accordo con Penélope Cruz, Michael Fassbender, Javier Bardem, Brad Pitt e Cameron Diaz? Abbiamo realizzato tutto quel dannato film per 32 milioni di dollari, tutto compreso. Non 200: soli 32 milioni.

Rimani affascinato da questo senso di “Questa cosa andrà a finire male”, penso che sia affascinante. Anche quando vedi Michael Fassbender comprare un diamante per una persona molto speciale, c’è in qualche modo un avvertimento nei dialoghi. Bruno Ganz, il venditore di diamanti, dice: “Stai attento: ne vale la pena? Se ne vale la pena, fai attenzione a non perderla”. Poi Brad Pitt lo avverte: “Non lo farei se fossi in te: una volta che sei dentro, sei dentro”. Solo Cormac può scrivere così. È morto [nel giugno di quest’anno, all’età di 89 anni], quindi Dio lo benedica.

È il film preferito di Guillermo del Toro. Penso che sia uno dei miei migliori film. Il “Chicago Tribune” ha detto che è stato il miglior film che abbiano visto negli ultimi anni: il “Chicago Tribune” di solito mi massacra e invece c’erano quattro pagine di riconoscimenti. Sai, 42 anni fa Pauline Kael vide Blade Runner e l’articolo iniziava con: “Oh, tesoro, lascia che piova”. Che è un grave caso di sarcasmo: ha distrutto il film in quattro pagine. Ero a pezzi. Ho avuto difficoltà a realizzarlo, eppure pensavo di aver creato qualcosa di speciale. E poi è stato ucciso… In realtà ha influito sull’uscita del film, ho preso le quattro pagine e le ho incorniciate sulla parete del mio ufficio. Sono ancora lì oggi, perché c’è una lezione in tutto questo, che è: “Quando pensi di aver capito, in realtà non hai capito un cazzo”.»


The Martian (2015)

«The Martian è rimasto sullo scaffale per circa diciotto mesi, poi qualcuno mi ha detto: “Potresti guardare questa sceneggiatura e vedere cosa ne pensi?” Dopo che ho commentato: “È una commedia”. Hanno detto: “Cosa?” Ho detto: “Sì. Cosa potrebbe esserci di più comico che rimanere in vita e usare la propria cacca per coltivare il cibo?”

Matt Damon è bravissimo nell’interpretare John Doe, il suo umorismo funziona molto bene: ha questo meraviglioso tocco di realtà in qualunque cosa faccia, ma può portare avanti quel tipo di umorismo asciutto. Non cerca la risata: la fa nascere spontanea.

Il teatro di posa in cui abbiamo girato è a Budapest, ha una capacità cubica maggiore rispetto a quello di James Bond. Ho realizzato un nuovissimo schermo verde e ho speso un sacco di soldi per i deserti e gli spazi abitativi: gli igloo, giusto? Avevo già scelto un posto in Giordania e avevo fotografato tutto in Giordania dalla stessa posizione, quindi abbiamo registrato queste posizioni in modo che si incastrino nello schermo verde. Non è perfetto?

Perciò prima ho girato il film poi, dopo essere stato sul posto, ho girato tutto di nuovo. Gli esterni all’inizio della vicenda sono tutti in Giordania. Il materiale attorno agli alloggi dell’igloo è in un teatro di posa. Se sai cosa stai facendo, il digitale è uno strumento.»


The Gladiator 2 (2024)

«Perché ora? Perché prima non avevo una sceneggiatura. In realtà ci abbiamo provato già quattro anni fa, e avevo scelto uno scrittore molto bravo ma che non riusciva a capire il film. Si è impegnato, era terribilmente sconvolto per non aver consegnato il lavoro. Essendo un mio amico gli ho chiesto sinceramente: “Non ci arrivi?” Ha risposto di no.

Ci sono voluti dieci mesi, poi è morto. Al che abbiamo ricominciato di nuovo, trovando un’idea molto ovvia, e perché no? C’è un sopravvissuto [nel primo film]: il figlio dell’unione tra Lucilla e Massimo.

Posso immaginare che Paul Mescal sia grande quanto Russell Crowe? Di sicuro. Ho guardato la serie “Normal People” (2020), non è il mio genere, ma ho visto quattro episodi di seguito: boom, boom, boom. Stavo pensando: “Chi diavolo è questo Paul Mescal?” E poi ho guardato tutta la serie. E poi, all’improvviso, è nato Il gladiatore 2, perché la sceneggiatura funzionava piuttosto bene. E continuavo a pensare a Paul. Questo è tutto.

Rispetto moltissimo Denzel Washington [dopo aver lavorato insieme in American Gangster]. Non dovrei definire Denzel uno dei “grandi vecchi” – mi ucciderebbe, cazzo – ma è polvere d’oro. Per quanto riguarda il personaggio di Denzel… C’erano imprese in cui i gladiatori potevano davvero guadagnarsi la libertà, se fossero rimasti in vita: quello era il patto. Non è finzione. Quindi siamo andati proprio in questa direzione, in profondità. Da dove viene, lui? Come è stato preso? È stato marchiato con dei segni e registrato con un marchio sul petto come schiavo. Ecco come entra nella storia. Ed è implacabile in termini di tutto ciò che è romano, tranne, ironicamente, che ha costruito una carriera molto ricca guadagnandosi la libertà, e ora lui stesso ha scuole per schiavi. È un trafficante d’armi. Fornisce cibo e merci agli eserciti in Europa. Quindi è un ragazzo ricco che porta ancora rancore.»


Subito dopo Matt Maytum presenta una serie di brevi contributi di autori famosi che raccontano il loro rapporto con Ridley Scott, ovviamente di totale sudditanza slinguazzante. Essendo dichiarazioni di banale ovvietà, scontatezza e cocente vuotezza, mi limito a riportare i passaggi più “alieni”.


Christopher Nolan

«Ho visto Alien subito dopo aver visto Blade Runner [nei primi anni Ottanta]. Ero troppo giovane per vederlo alla sua uscita in sala. Erano due film molto diversi – entrambi di fantascienza ma con attori diversi, storie diverse e ambientati in modi diversi – eppure potevo vedere le connessioni fra di loro. La stessa mente che c’era dietro: è stata la prima volta che ho capito cosa facesse un regista, e cosa un regista portasse di sé in un film. Fu allora che capii cosa volevo fare nell’industria cinematografica.»


Gareth Edwards

«Credo che il primo film di Ridley Scott che ho visto è stato Alien, ma credo di aver saltato l’ordine, perciò ho visto prima Aliens e poi Alien. In ogni mio film ci sono un sacco di rimandi a tutti i film che ho amato, e in ogni mio film ci sono idee che derivano da Blade Runner e Alien, essendo il punto più alto della cinematografia. […] È la fusione perfetta di artistico e commerciale. Molti dicono che questo mix parta con L’Impero colpisce ancora, ma per me c’era già in Blade Runner e Alien.


L.

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30 risposte a Ridley Scott ricorda i propri film (2023)

  1. Jena Plisskin ha detto:

    Sapevo avesse un ego smisurato e questa intervista lo conferma in pieno. Ammetto di essere stato un suo fan della prima ora, d’altronde con il trittico I duellanti – Alien -Blade Runner non poteva andare diversamente. Tuttavia ha fatto della boiate tremende, il primo che mi viene in mente Robin Hood, ma anche Soldato Jane. E gli ultimi Alien ne vogliamo parlare ? A mio avviso ottimamente diretti per carità, ma sceMeggiature nel vero senso della parola. Poi il fatto che non dia mai i meriti ai suoi collaboratori ( Hill in primis ) lo rende un pò gretto ai miei occhi.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ci sarà un motivo se ogni volta che lo intervistano cita sempre gli stessi tre o quattro titoli: in carriera ha diretto più di 50 film, perché nessuno cita mai gli altri? Perché sono quasi tutti insuccessi, usciti, non visti e dimenticati un secondo dopo, persino i suoi più grandi fan non citano altro se non i soliti film di quarant’anni fa, malgrado Scott sia un regista attivissimo che sforna film a getto continuo. Tutta roba che i suoi fan si taglierebbero un braccio pur di andare a vedere al cinema 😀
      I film che hai citato sembra li abbia emessi Scott dalla sua luce divina, ma sono tutte opere di cui lui è un mero ingranaggio, non esisterebbero senza direttori della fotografia coi controcojones, scenografi di prima grandezza e altri maestri ingaggiati, giganti come Ron Cobb o Syd Mead. Scott è un bravissimo regista, ma non avrebbe potuto fare niente senza i giganti che aveva a disposizione, i quali però curiosamente non cita mai 😛
      E a ogni intervista i film diventano un po’ più suoi, fino all’abominio di aver creato lui Ripley, bestemmia a ciel sereno.

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  2. Sam Simon ha detto:

    Non solo mi piace al massimo un 5% della sua filmografia, ma mi fa venire l’orticaria leggerlo e/o ascoltarlo. Si sente il miglior regista sulla Terra, e lo trovo imbarazzante! >____<

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  3. coulelavie ha detto:

    Per me dal Gladiatore in poi è morto. Non mi ha più interessato. Non è stato più capace di emozionarmi.
    Peccato, perché i primi mi piacevano assai…

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      E pensa che io ho dormito per tutto il Gladiatore, dalla noia 😀 Mi sembrava di essere tornato bambino a sfondarmi gli zebedei al cinema parrocchiale a vedere le quindici ore di moscezza di “Ben Hur” 😛
      Almeno hai vissuto un momento in cui Scott ti ha interessato, esperienza che io non ho avuto.

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      • Giuseppe ha detto:

        Ma che io sia dannato, perché? Lui è sempre rimasto così fottutamente avanti a tutti, cazzo! C’è gente che non sa ancora quanto pure Georges Meliès ( pioniere del cinema un paio di coglioni) abbia imparato da lui, per non parlare dei fratelli Lumière (“Fate andare quel fottuto treno addosso a quei cazzo di spettatori, dannata coppia di stronzi, mi ringrazierete poi”)! Ecco, adesso la smetto di commentare in stile Ridley per stigmatizzare a mia volta il suo leggero (ma appena appena accennato, eh) egocentrismo che, specialmente negli ultimi anni, ha dimostrato di avere ben poca ragione d’essere 😉😜

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Il cinema nasce con Ridley Scott, gli altri sono solo tristi imitatori 😛

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  4. Willy l'Orbo ha detto:

    L’ego smisurato di Ridley mi fa pensare a quanto voglio bene ai registi horror nostrani dei bei tempi andati, che, nelle loro interviste, tirano bordate senza mettersi sul piedistallo, che spesso ricordano con onestà (se vogliamo pure umiltà) i loro collabopratori, i meriti altrui, e che parlano di un cinema lontano dal firmamento ma fatto di espedienti/trovate/idee, che toccano le corde giuste. Caro Scott, riconosco la tua bravura e apprezzo alcuni dei tuoi film ma…italians do it better! 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      In effetti nelle interviste di questi sabati anche i registi italiani più “frizzanti” comunque avevano amici da ringraziare o professionisti con cui avevano lavorato bene da citare. Se ci fai caso tutti i registi nostrani hanno raccontato di aver lavorato per altri registi, quasi mai accreditati nei titoli di testa, oppure di essere stati chiamati a dare una mano, girando alcune scene per salvare un film.
      Diciamo che i maestri italiani so’ più signori 😉

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  5. Vasquez ha detto:

    Ho pensato sinceramente che volessi attentare alla mia persona, con Scott e Nolan nello stesso pezzo!
    Santa pace, come fa a dire che i suoi film non invecchiano, e addirittura che Thelma & Louise non è invecchiato?!? Forse perché lì ha fatto tutto lui: se si guarda bene il film, si può notare che Thelma è lui con la parrucca, e pure Louise! E Brad Pitt! E poi che bella parola “drammedia”, a me fa pensare a n’altra cosa 😛
    Non mi stupisce che affermi di aver ricevuto i complimenti da Kubrick, perché Nolan dice di ammirare Tarkovskij, e sta’ a vedere se tra un po’ non dirà anche lui di aver ricevuto una telefonata da Andrej per sapere come ha fatto a mettere McConaughey in un tesseract…

    Concordo con coulelavie, anche per me è morto con “Il gladiatore”, lo vidi al cinema e ogni volta che ci capito me lo rivedo: tra battute mitiche e Joaquin Phoenix continua ad appassionarmi.
    Lui tira fuori sempre, sempre, sempre “I duellanti”, e posso anche capire che non parli di “Legend” perché sennò Tom Cruise lo rigira come un calzino, ma “Un’ottima annata”? Ne vogliamo parlare? O “L’Albatross”? O “1492”?
    E adesso? Che “Napoleone” ci aiuti 🙏

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Lungi da me l’idea di difendere Kubrick, che peraltro non ha alcun bisogno di essere difeso, ma davvero dobbiamo credere che l’autore di “2001”, che non ha inventato niente ma in realtà ha reinventato tutto, non riusciva a capire uno degli effetti speciali più semplici della storia del cinema? C’era bisogno di telefonare a Scott? Da anni anni traduco le interviste a Scott, nel mio blog alieno copro quarant’anni di dichiarazioni scottiane, è la prima volta che esce fuori ‘sta roba di Kubrick: per me è la senilità galoppante. Per me ha fatto un film per dire a tutti che ormai è convinto di essere Napoleone 😀

      E “1492”? E “Il genio della truffa”? E “American Gangster”? E “Nessuna verità”? E “Exodus”? Com’è che non sento mai citare questi film? Eppure sono grandissime produzioni con grandissimi attori, perché mai una sola volta sono stati accostati al nome di Scott? E “Tutti i soldi del mondo” sul rapimento Getty che spara così tanti falsi storici che fra un po’ ad essere rapito era il nonno e non il nipote? Qualcuno se lo ricorda?
      Curiosamente sono film che non escono fuori MAI nelle interviste degli ultimi quarant’anni: è sempre, solo, unicamente “I duellanti”, stando sempre attenti a non citare mai la splendida fotografia di Frank Tidy che regge in piedi il film. Così come non si cita mai Ron Cobb che ha disegnato gli splendidi interni claustrofobici della Nostromo o il geniale Syd Mead che ha inventato il mondo futuro di Blade Runner, cioè elementi senza i quali i film avrebbero avuto meno della metà del loro successo.

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      • Vasquez ha detto:

        Senilità o meno, la sua tecnica paga, perché reinventando storie a favore di camera, o di stampa, o di web, fa sì che alla fine il pubblico meno smaliziato e più superficiale ci caschi con tutte le scarpe prendendo per oro colato le sue parole. Un po’ come Lucas e le sue versioni dei film della trilogia classica di “Guerre stellari” che vuole mettere a credere che Greedo Shoot First…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Sono sicuro che Scott stesso abbia finito per credere alle baggianate che racconta sui propri film, che ha fatto tutto lui e che li ha girati con la sola imposizione delle mani, e i fan della Rete credono solo alle leggende metropolitane, quindi hanno trovato il loro Napoleone perfetto 😀

        Che ne dici di lanciare una campagna mediatica per riabilitare il povero e innocente Greedo? ^_^

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      • Vasquez ha detto:

        Ma povero 🥺
        http://www.un_grido_per_greedo@change.org
        Firma anche tu!

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      • Vasquez ha detto:

        Oddio non mi sono resa conto di aver creato un vero link alla piattaforma di change.org 😛
        Chiedo perdono e mi metto in ginocchio sui ceci, con un avviso: non l’ho creata veramente la petizione, povera me!
        Cancella pure tutto, Lucius!

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        ahahaha ormai è fatta, è come per il campo di baseball di Kevin Costner che farà tornare gli spiriti dei campioni: se lo costruisci, loro verranno. Se crei il link, la petizione è vera: giustizia per Greedo!!! ^_^

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      • Vasquez ha detto:

        😂

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  6. Cassidy ha detto:

    Avrai anche un ego gigante, ma sei sempre quello sbagliato di casa Scott 😉 Detto questo, visto che Joaquin Phoenix fa sempre il pazzo, sarà un film su Napoleone o su un pazzo che crede di esserlo? 😉 Cheers

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  7. stefanoramarro ha detto:

    Che dire? Sembra proprio apprezzare i suoi film da sè medesimo… per niente borioso.
    E della tefonata di kubrik cosa pensare?
    Mi pare proprio fiction. Ma figuriamoci se kubrik non avrebbe indovinato al volo in che modo si poteva fare il giovine e fallico alien che fuoriesce dal petto del rude metalmeccanico dello spazio. Così misterioso sto effetto che sentiva l’urgenza di telefonare a Riddeli. Riddeli, alzi il braccio. Ma mi faccia il piacere! Ed è lo stesso effetto, fatto peggio, che ha usato con la testa del robot. Con un taglio fantasma che di fantasma ha poco.

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  8. Austin Dove ha detto:

    perke ha parlato solo dei successi?
    io volevo sapere la sua visione delle grandissime cazz… di Prometheus e Covenant, che senza il marchio alien nessuno si sarebbe filato

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