Separated at Birth (2018) Una figlia ritrovata


L’incontro casuale con questo thrillerino televisivo presente nel catalogo di Prime Video dimostra una volta di più una realtà nota ma che è sempre bene sottolineare: la serie Z è la nuova serie A!

Mentre il grande cinema spendaccione continua a mostrarci storielline semplici, lineari, infantili, piene di battutine sciocchine e di luoghi comuni, rimane al piccolo schermo economico raccontare quello che una volta invece era prerogativa dei grandi formati di intrattenimento: storie fosche, sgradevoli, appassionanti, umane e quindi – proprio perché umane – nere e cattive.

In America sono rimasti quattro ragazzini ancora a pagare un biglietto per il cinema, quindi Hollywood non può più permettersi di raccontare storie con un minimo di complessità, dev’essere tutto un omogeneizzato di battutine, facce da animatori estivi e disarmante semplicità e linearità di ogni trama, perché gli sceneggiatori americani temono sempre che i giovani siano affetti da carenza di attenzione. Come si può raccontare una storia nera e cattiva con queste premesse? Infatti è un genere completamente scomparso dalle grandi sale con il nuovo millennio.

Te lo ricordi quando c’erano i noir di serie A? Che tempi…

Per fortuna sono abbastanza vecchio da essere cresciuto in un periodo in cui invece il cinema era il re assoluto dell’intrattenimento, era il medium princeps e quindi poteva raccontare ogni tipo di storia, persino vicende diseducative, in quanto vigeva ancora il principio per cui un film non ha alcuna responsabilità educativa nei confronti dei minori, sono i loro genitori che devono educarli. Quindi si potevano raccontare storie nere e crudeli, cioè il genere ormai estinto chiamato noir, che per fortuna oggi lascia tracce nella serie Z televisiva.

Ero ancora minorenne quando davo per scontato che il cinema di serie A migliore fosse quello nero e crudele. Erano tempi in cui Richard Gere ed Andy Garcia facevano Affari sporchi (1990), in cui Rob Lowe e James Spader erano Cattive compagnie (1990), in cui Michael Keaton era Uno sconosciuto alla porta (1990), Julia Roberts si ritrovava A letto con il nemico (1991), Tom Berenger cercava una Prova schiacciante (1991) e Matt Dillon ti dava Un bacio prima di morire (1991). Tutti questi, giusto per citare i titoli più famosi che mi sono venuti in mente, erano film che ricevevano la stessa attenzione distributiva che oggi riceve il giocattolone Marvel-DC di turno, con la differenza che erano prodotti che puntavano quasi del tutto su una trama e una sceneggiatura densa, pensata esclusivamente per un pubblico adulto, inteso come spettatore che non si accontenta di battutine da asilo nido e concetti lineari e banali, urlati per paura che non si capiscano.

Erano tempi in cui l’asticella era altissima, poi nei Novanta c’è stato il declino in favore dell’apparenza più superficiale e infine il nuovo millennio e relativa morte del cinema ha spazzato via tutto: in assenza di spettatori non si può portare su schermo una storia complessa e controversa, che rischia di non essere capita o peggio biasimata.

Chi mai oggi può proporre un film nero e cattivo, che scandalizzi lo spettatore e lo metta nella scomoda posizione di tifare per comportamenti negativi se non addirittura spregevoli? Mi piacerebbe rispondere “la serie Z televisiva”, ma ovviamente dipende molto dalle case e dagli autori, comunque di sicuro nel vasto universo del thrillerino economico è riposta l’unica speranza per lo storico genere noir, completamente dimenticato da chi deve invece educare e proteggere i giovani spettatori.

Il pippone è finito, tranquilli, ora si parla del film di oggi!

Gli spettatori di thrillerini televisivi ben conoscono la Incendo, casa canadese che ne sforna a secchiate, ben distribuita da TV8 e, a quanto scopro, anche da Prime Video. Il titolo in questione, Una figlia ritrovata (Separated at Birth, 2018), non l’ho mai beccato in TV quindi ipotizzo che sia un’esclusiva della piattaforma. (Lo potete trovare completo su YouTube ma non so per quanto.)

Diretto da Jean-François Rivard, specializzato in thrillerini, la forza del film sta nella sceneggiatura di James Phillips, che scopro essere il mio autore preferito senza saperlo! Sue infatti sono le splendide sceneggiature di Rapita (2015), Codice rosso (2015), Sulle tracce del serial killer (2015) ed Amber Alert (2016), tutti ottimi piccoli film che alla povertà di mezzi sopperiscono con splendide sceneggiature, mai scontate e anzi molto appassionanti. Dovrò dedicare un ciclo a ’sto Phillips!

La donna sbagliata nel momento sbagliato…

Lo spunto della vicenda non è certo inedito: il ritorno di una figlia rapita ad anni di distanza. Mi viene in mente al volo Chi ha rapito mia figlia? (2019) di Nadeem Soumah ma di prodotti televisivi similari ce ne sono diversi. La bravura dello sceneggiatore quindi non sta nell’inventare uno spunto bensì nel costruirci sopra qualcosa di diverso, e la missione è perfettamente riuscita.

Elizabeth Marshall (Paige Turco) era ancora una giovane procuratrice quando sua figlia bambina le è stata rapita. Il dolore però non l’ha fermata nella sua carriera, ed ora – decenni dopo – è a un passo dal diventare Governatrice, ma nel bel mezzo della difficile campagna elettorale le si presenta davanti Lucy (Brittany Allen), affermando di essere sua figlia. Quella che credeva essere sua madre è appena morta e la donna ha scoperto la verità sulla propria nascita: non vuole soldi né favori, come le tante che negli anni si sono presentate ad Elizabeth affermando di essere sua figlia, vuole solo conoscere la propria madre biologica.

L’aspirante Governatrice ha una vita già abbastanza problematica, fra la spietata politica e un’altra figlia a cui badare, la scapestrata Terri (Dominique Provost-Chalkley) che sembra vivere solo per mettere in imbarazzo la madre e farle perdere punti nei sondaggi, non ha tempo per occuparsi della sua figlia perduta trent’anni prima, sempre ammettendo che sia davvero lei, a meno che… Quanti punti si possono guadagnare, nei sondaggi, con la lacrimevole storia di una madre e una figlia che si riabbracciano dopo tanti anni?

Una politica accetta di tutto, in campagna elettorale, anche una figlia ritrovata

Quella che inizia è una storia crudele con tre protagoniste: una politica spietata disposta a tutto pur di fare carriera, la di lei figlia priva di qualsiasi moralità e infine la povera Lucy, che cercava una famiglia e invece si ritrova alla mercé di squali affamati.

Mi sa che era meglio se mi facevo i fatti miei…

Il genere noir ha alcuni elementi in comune con generi come il giallo e il thriller ma la sua base è unica, e il suo elemento distintivo è che non esistono buoni: le storie nere sono molto più umane perché hanno solo sfumature di cattiveria. I “buoni” non esistono nel noir, ci sono solo esseri umani che cercano di ottenere qualcosa: magari vogliono il bene, ma nel caso lo perseguono usando il male. Phillips scrive una splendida storia nerissima, che sebbene i mezzi siano quelli televisivi comunque funziona a meraviglia, grazie anche a due attrici protagoniste bravissime.

Non posso dire altro della trama perché è un continuo colpo di scena fino all’incredibile finale, totalmente inedito per la narrativa televisiva (che di solito usa lo stesso identico finale per tutti i thrillerini), posso solo esortarvi a mettere questo film nella vostra “area personale” di Prime Video o gustarvelo in italiano su YouTube, cercando di fare mente locale su quand’è stato l’ultimo film cinematografico di una major che abbia affrontato gli stessi temi con lo stesso stile nero e cattivo. Le grandi case non possono più fare di questi prodotti, quindi ce li gustiamo grazie a piccole case come la Incendo.

È la politica, figlia mia: ogni coltellata nella schiena vale!

James Phillips avrebbe avuto gioco facile a tirar su una storia molto schematica, semplice, lineare, un tipico thrillerino televisivo come ce ne sono a centinaia, invece ha spremuto tutto il nero che chiaramente ha nel cuore e ha tirato fuori a sorpresa un noir d’altri tempi calandolo in un universo moderno come quello della serie Z del piccolo schermo, con pochi mezzi ma con grande pubblico, cioè l’esatto contrario delle grandi major hollywoodiane, che hanno tanti mezzi ma pochissimo pubblico. (Perché, lo ricordo, l’unico pubblico che conta è quello che paga un biglietto nel primo fine-settimana di programmazione in America. Tutti gli altri non contano nulla!)

Speriamo che sia solo la prima onda di un diluvio di noir televisivo sempre più soverchiante, così da avere buone storie anche se infilate in prodotti di fattura grezza: intanto vado a recuperarmi l’opera omnia di questo James Phillips, che merita assolutamente.

L.

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17 risposte a Separated at Birth (2018) Una figlia ritrovata

  1. Cassidy ha detto:

    Più o meno dal 1975 che a contare è il primo fine settimana americana, solo che allora il blockbuster lo dirigeva Spielberg, da allora simo andati in calando. Speravo che le piattaforme fossero la possibilità per sperimentare un po’ di idee, anche matte, invece a volte, sembrano l’ultimo rifugio per gli autori cresciuti con i vecchi generi, quelli che esistevano prima dell’unico mono-genere del Blockbuster. Ottima dritta grazie, lo cercherò 😉 Cheers!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Verissimo, il magico mondo delle piattaforme con potenzialmente molti più spettatori del cinema poteva essere l’occasione buona per dare un po’ di scossoni al barile, di rinnovare un po’ la narrativa e lasciarsi alle spalle un po’ di vecchi canoni, invece è stato l’esatto opposto: la mera riproposizione di roba vecchia ma… fatta peggio!
      A sorpresa è il mondo televisivo a recuperare stili ormai dimenticati dal grande schermo, come il noir.

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  2. Moreno Pavanello ha detto:

    L’appiattimento delle trame è IL grande problema del cinema moderno, convinto che per fare soldi sia necessario spenderne il più possibile, ma allo stesso tempo terrorizzato dall’idea di aver speso troppo. E così, ecco decine di film identici, perché ci si limita a riproporre sempre la stessa storia che ha funzionato la prima volta, rivolti a un pubblico più grande possibile.
    Intanto questo me lo segno!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Questo film non sfoggia certo chissà che storia nuova, ma funziona perché parte da un assunto già noto per poi andare per la propria strada, e soprattutto non mostrare i soliti personaggi pulitini e buonisti in due dimensioni, ma solo sfumature di nero, con nessun buono per cui parteggiare 😉
      Tutte cose impossibili per il cinema “educativo”.

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  3. Lorenzo ha detto:

    Sembra interessante, proverò a guardarlo.
    Permettimi di ricordarti che del divertente “Rapita”, che hai citato, parlai tempo addietro qui: https://ilzinefilo.wordpress.com/2021/02/16/tre-consigli-z-su-prime-video/
    😀

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Dovrei anche ricordarmi che del film ho parlato sull’altro mio blog, per via del “libro falso” che appare alla fine: troppe cose devo ricordarmi! Alla prima occasione aggiorno il link… se mi ricordo ^_^
      Comunque scopro che questo sceneggiatore firma tutti discreti gioiellini, devo approfondire la sua conoscenza.

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      • Lorenzo ha detto:

        Ieri sera poi l’ho visto, il giudizio è positivo. Certo, se fosse stato realizzato coi valori di produzione dei film degli anni novanta che hai elencato, sarebbe stata tutta un’altra cosa…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Eh sì, purtroppo rimane un film televisivo, sia per mezzi produttivi che per recitazione, ma in questa desolazione tocca accontentarci 😜 già avere una storia così densa è un miracolo…

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  4. Madame Verdurin ha detto:

    Una boccata d’ossigeno! Certe volte davvero trovo disarmante il bisogno di perenne correttezza, moralità e educazione dei prodotti di oggi. Io sono cresciuta con ben altri protagonisti: ladri, preti che menavano le mani, ranger texani che tiravano calcioni, tenenti di polizia che saltavano addosso alla regina eccetera… Oggi non si possono nemmeno concepire queste cose, che invece mi fanno sbellicare dal ridere ancora adesso.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ormai ci si aspetta che i film siano prodotti didattici e propedeutici, che educhino i giovani e facciano quello che chiaramente i genitori non hanno voglia di fare, quindi ogni creatività è distrutta alla base.
      Invece dei bei personaggi cattivi, che per raggiungere il bene fanno cose spregevoli, sono un intrattenimento molto più costruttivo ^_^
      In fondo dimostrano che “il crimine non paga”, quindi sono positivi lo stesso, no? 😛

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  5. Raffa ha detto:

    Grazie per i link! Sapessi quanto rimpiango quei film. Ogni tanto tiro fuori qualche dvd per rifarmi gli occhi.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      All’epoca li davamo per scontati perché era la regola: chi avrebbe immaginato sarebbero scomparsi tutti, sostituiti da piccoli filmetti televisivi???

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      • Giuseppe ha detto:

        E’ che noi siamo passati attraverso la transizione da film a film “educativo” ( cioè facente funzione genitoriale in stile Moige, per intenderci) accorgendocene solo quando era troppo tardi, mi sa, pur essendo già in giro da molti anni quella dannata tendenza a demandare a media come cinema e fumetto (e videogiochi) compiti a loro estranei (“educativi” nello stile di cui sopra, appunto) con risultati ovviamente infimi ma graditissimi a tutti i futuri fondatori di un certo movimento italiano (pseudo)genitori… 😖👎
        Tornando al nostro intrigante noir di oggi, credo che in suo onore potrebbe benissimo essere creata una nuova categoria: avendo sì i mezzi della Z ma, allo stesso tempo, tutta la classe e le ambizioni della A dei bei tempi andati, la definizione ideale sarebbe “un film di serie ZA” 😃

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Appoggio in pieno l’idea di fondare il movimento ZA: film Z di serie A! ^_^

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  6. Willy l'Orbo ha detto:

    Già me l’avevi consigliato ed ero curiosissimo, dopo questo post la suddetta curiosità è salita alle stelle 🙂
    Lo vorrei vedere (proprio perché valido) con un amico anche lui appassionato di thrillerini e attendo il suo ritorno settimana prossima…quasi quasi gli compro il biglietto per tornare prima! 😃

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