Tourist Trap (1979) Horror Puppet


Torno ad attingere alle chicche trovate sulle bancarelle a cavallo tra aprile e maggio 2024, da cui è davvero difficile pescare il DVD “migliore”, in una ricca spremuta di serie Z.

Caccia grossa alle bancarelle primaverili di aprile-maggio 2024

La scelta ricade su questo Tourist Trap (1979) di David Schmoeller perché, come specificato più sotto, fa parte della stessa collana del già recensito Il terrore viene dalla pioggia (1973).

Presentato al francese Avoriaz Fantastic Film Festival nel gennaio 1979, riceve il visto della censura italiana il 3 marzo 1980 con divieto ai minori di 18 anni, e la CRC lo porta nelle nostre sale dal 16 maggio 1980 con il titolo Horror Puppet: «Le tre “p” contenute nel titolo stanno per pericolo, paura, panico. Ingredienti di base per questa terrificante vicenda»: mica male come lancio pubblicitario.

L’unico passaggio televisivo sicuro che ho trovato risale al 10 febbraio 1984 su TeleMonteCarlo. Nell’ottobre 1991 la Multivision lo porta in VHS, mentre la Formula Multimedia lo presenta in data ignota nella collana di DVD da edicola “I rarissimi del cinema horror”, di cui in collezione ho già Il terrore viene dalla pioggia (1973).

La vecchia abitudine italiana di dare nomi inglesi ai film in italiano

La vicenda si apre con un gruppo di giovani sperduti nella campagna californiana, ed è già chiaro che sono tutti carne morta, anche se ad onor del vero siamo all’alba del genere slasher quindi in origine poteva non essere uno spunto così mostruosamente ovvio come appare oggi.

I giovani hanno problemi all’auto (ma va’?) e incontrano l’amichevole contadino Slauson (Chuck Connors), che si dimostra affabile e cordiale con loro mentre impugna sempre un fucile: ci sono tutti gli elementi per non fidarsi di lui, invece i ragazzi si fidano ciecamente del contadino fino alla fine.

Come si fa a non fidarsi di un sorridente contadino armato?

I nostri eroi-carne-morta sono in viaggio, forse per una vacanza, e decidono di visitare un «vecchio museo del West», una «trappola per turisti» (da cui il titolo originale), uno di quei minuscoli musei con due stupidate in croce che riempiono la provincia americana, che però a quanto pare è irresistibile per i nostri giovani, che così raggiungono la Slausen’s Lost Oasis dove si trova questo museo.

Nessuno sembra aver notato che il nostro amichevole contadino scrive “Slausen” sui cartelli stradali ma poi i titoli di coda riportano “Slauson”: si scrive con la “e” o con la “o”? Mistero.

Più che “trappola per turisti” ’sto museo è una truffa a cielo aperto

Come i protagonisti avevano abbondantemente predetto, il “museo” è solo una stanza piena di cianfrusaglie, ma Slausen/Slauson spiega che un tempo comunque era un’attività florida, dato che si trova su una strada molto trafficata: la costruzione dell’autostrada ha svuotato l’intera zona e ora il museo è solo un ricordo personale, visto che l’ha allestito la sua amata moglie ormai defunta.

Se i continui richiami all’autostrada vi regalano un senso di déjà-vu, ve lo risolvo subito: do per scontato che questo sia uno dei chiari rimandi a Psycho (1960) disseminati in giro per il film, a partire dai familiari di Slauson che sembrano… un po’ rigidini!

L’unico modo per tenere calma una famiglia… è impagliarla!

Sin dall’inizio del film sappiamo che ci sono manichini che uccidono mediante forze misteriose e aspettano viaggiatori incauti, poi però sappiamo che dietro l’aspetto del vostro amichevole contadino maniaco di quartiere si nasconde una famiglia un po’ balzana, con parenti trasformati in statue di cera e un fratello un po’ toccato che gira sempre con una maschera in faccia.

Se avete di nuovo un senso di déjà-vu, direi che avete ragione: do per scontato, di nuovo, che il film strizzi parecchi occhi a Non aprite quella porta (1976), visto poi che una delle maschere dell’assassino somiglia parecchio a Leatherface.

No, non è mica un rimando a Leatherface, no, per niente…

I giovani sono educati e così vanno uno alla volta ad infilarsi in stanze buie, così da essere comodamente maciullati con calma: non affolliamoci a morire ammazzati, uno alla volta ci scappa la coltellata per tutti. Il maniaco ringrazia, mentre continuano ad avvenire fenomeni paranormali inspiegabili e quel che peggio inspiegati.

Perché le cose si muovono, a casa Sleuson? Sono scene oniriche o la casa possiede uno spirito maligno? Nessuna risposta verrà data.

Il regista spiega a Connors come fare il Leatherface di serie Z
da “Delirium” n. 1 (2014)

L’intero film vede una manciata di giovani che si aggira per una casa, morendo uno alla volta: massimo risparmio per il minimo risultato. A parte qualche trovata di forte impatto, direi che è un film da vedere e dimenticare immediatamente, come hanno fatto tutti gli spettatori dell’epoca.

Ho un’altra faccia, che quell’altra è a lavare

Però c’è un però. Nel finale David Schmoeller ha un guizzo artistico che merita di essere citato, un’idea visiva sorprendente che stride con il vuoto cosmico visto fino a quel momento: l’ultima sopravvissuta – ve l’ho detto che qui si cita Non aprite quella porta (1976)! – comincia a confondere i manichini con le persone reali, e i pezzi di corpi finti sparsi per l’intera casa, come le ossa nello storico film di Tobe Hooper, d’un tratto prendono vita… e sono pezzi di corpi umani.

Con un risvolto assolutamente immotivato e a sorpresa, il film dedica il proprio finale al totale dissacramento del corpo umano, che altro non è se non l’unione di pezzi sparsi. Lo scollamento della realtà della final girl è una delizia tale che salva l’intero film: merita una visione solamente per giungere a quel finale.

La vedete la mano vera in mezzo a quelle false?

Sul primo numero della rivista “Delirium”, Dave Jay quel 2014 parla dell’opera di Charles Band, storico produttore di serie Z che ha messo soldi anche in questo film, e mi spiega che Tourist Trap è stato girato nell’inverno del 1977: visto che le riprese di Halloween di John Carpenter sono iniziate nell’aprile 1978 (lo testimonia il “Los Angeles Times” del 28 maggio di quell’anno), ecco che a sorpresa David Schmoeller, sia come regista che come co-sceneggiatore, ha per le mani una roba di scottante attualità. Di più, di anticipazione.

Il giornalista mi spiega che uscire nelle sale nel marzo 1979, cioè in ritardo rispetto a Carpenter, ha penalizzato il film, immediatamente dimenticato e riscoperto solo anni dopo, diventando sotto traccia un piccolo cult fino al DVD del 1998 che ne ha sancito l’esplosione di una novella vita tra i fan della nuova generazione, fino all’atteso Blu-ray del 2014. (Tutta roba ignota in Italia.)

«La mia “scoperta” (se mi consentite il termine) è Horror Puppet, con Chuck Connors. Qui l’attore non è al suo massimo; si butta con coraggio, ma il ruolo gli sta stretto. Però il film ha un’atmosfera bizzarra e spettrale. Statue di cera cominciano a dare segni di vita e a muoversi in un’attrazione per turisti sperduta e cadente. Ci sono parecchie inquadrature efficaci e angosciose degli occhi vuoti e delle mani protese dei manichini, e gli effetti speciali sono credibili. Per essere un film sullo strano potere esercitato su di noi da pupazzi e compagnia bella, si rivela di gran lunga migliore del costoso, sbagliato Magic. Magia, tratto dal bestseller Magic di William Goldman.»

Nel 1981 in cui questo film era ormai sconosciuto e dimenticato, Stephen King lo “scopre” nel suo Danse macabre.

Una curiosità. Intervistato da Dave Jay – giornalista che sul citato numero di “Delirium” riporta materiale dal suo saggio Empire of the ‘B’s: The Mad Movie World of Charles Band (2014, ristampato nel 2020 da Encyclopocalypse Publications) – il regista e co-sceneggiatore David Schmoeller racconta che in origine il copione di Tourist Trap lui e l’amico e collega J. Larry Carroll l’hanno sottoposto a tre produttori: il celebre Sam Arkoff, re della Z prodotta dalla AIP, che però non ha mai risposto; Bruce Cohn Curtis, produttore a cui piaceva il copione ma non era disposto a darne la regia a Schmoeller; e infine a Charles Band, con cui si concretizza il progetto.

Durante le pre-produzione del 1977, «ci è giunta voce che Curtis aveva ingaggiato John Carpenter, il quale era in quel momento alle Hawaii a riscrivere il nostro copione. Non ho mai parlato con Carpenter, né ho mai chiesto a Curtis se fosse vero, ma la trovammo una cosa divertente». Schmoeller sta sottilmente suggerendo che Halloween sia nato come rielaborazione del suo Tourist Trap? Tutto può essere, nel cinema, ma anche se fosse vero il risultato è leggermente diverso, al di là dell’origine.

L.

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15 risposte a Tourist Trap (1979) Horror Puppet

  1. Cassidy ha detto:

    Non ho mai sentito di Carpenter sceneggiatore per questo film, due COSE su di lui le ho lette ma questo manca, indagherò ma penso fosse solo il periodo storico che tendeva in quella direzione, quindi un’allusione e poco più, a mio volto ho scoperto il film dopo aver letto il saggio di King, quasi un testo sacro per queste chicche 😉 Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Che un autore sconosciuto e poco incisivo, dopo anni di fan che lo definiscono “di culto”, si lasci andare ad affermazioni alla Manuel Fantoni ci sta. “A me John Carpenter me spicciava casa!” Sono cose deliziose da citare ma temo ben poco credibili 😛

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  2. Fabio ha detto:

    Nel mucchio di questo ghiotto acquisto marchiato Z,ho addocchiato 2 o 3 film di qui mi gusterebbe sentire la tua,rimarrò in attesa!.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Non so se riuscirò a farli tutti, e in che tempi – visto poi che ho ancora arretrati di passate bancarelle – quindi nel caso fammi sapere quali sono che magari mi stuzzicano e li faccio passare avanti 😛

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      • Fabio ha detto:

        Allora mi tocca indicare per primo ovviamente quel piccolo grande capolavoro “ALTERED”,e poi da amante dei mostroni in copertina,punto a “SOULKEEPER” che non ho mai visto,ma che sembra becero al punto giusto,da attirare la mia attenzione.A tua discrezione Lucius,lascio la palla a te!.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Segnalazioni altissime! Il mostrone in copertina è stato l’unico motivo per cui ho messo subito il DVD in busta, senza neanche leggere la trama, mentre Altered lo adoro da tempo immemore, ed in effetti era ora che arrivasse sul blog. Grazie delle segnalazioni ^_^

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  3. Willy l'Orbo ha detto:

    Film visto qualche anno fa e che mi intrattenne discretamente perché appartiene a un genere che adoro, perché cita/copia dai lungometraggi “giusti”, per il guizzo finale…insomma, non certo un’opera indimenticabile ma che regala comunque una piacevole oretta e mezza! 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Malgrado l’autore ami pensare di essere stato l’anticipatore di “Halloween”, è chiaro che qui il cattivo è più un Leatherface dei poveri, ma a quanto pare il film ha acquisito negli anni lo status di culto quindi tocca annoverarlo tra gli slasher “importanti” 😛

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  4. loscalzo1979 ha detto:

    Comunque la maschera Bionda è PALESEMENTE La Signora in Giallo

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  5. Giuseppe ha detto:

    Non credo di averlo mai visto, altrimenti almeno le citazioni sparse (ci vedrei pure qualcosina de “La maschera di cera”) me le sarei ricordate… Ci darò un’occhiata, sì.

    P.S. Riguardo a “Magic”, mi sa tanto che devo dissentire dal parere del Re: costoso senz’altro, ma quei soldi sono stati spesi bene 😉

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Questo “Horror Puppet” te lo consiglio non tanto per il film in sé quanto per i chiari rimandi all’immaginario dell’epoca.
      A seconda della scuola di pensiero a cui appartieni, però, cambia l’entità del film: se per te il genere slasher nasce con Leatherface, allora è uno dei primi eredi, se invece per te il genere nasce con Michael Myers allora è un proto-slasher. Non cambia invece la qualità, insufficiente in entrambe i casi 😛

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