Hell Fest (2018) Imitando Jason Blum

Spero di non dover ricordare chi sia (o meglio: chi sia stata) Gale Anne Hurd, la produttrice d’acciaio metà donna e metà moglie (temporanea) di James Cameron che ha contribuito a regalarci scherzetti come Terminator (1984), Aliens (1986) ed Alien Nation (1988), giusto per citare una briciola della sua spettacolare e grandiosa opera produttiva.
Qualche scelta sbagliata (tipo The Punisher), qualche scelta ancora più sbagliata (tipo The Punisher War Zone) qualche scelta pessima (tipo Terminator 3) e qualche scelta davvero pessima (tipo Aeon Flux) ce l’hanno fatta un po’ uscire dal radar, malgrado Gale abbia capito subito dove tirava il vento e si sia buttata su Hulk, sia quello del 2003 che quello del 2008. Cioè gli Hulk sbagliati…
Sono lontani i tempi in cui la produttrice spostava pacchi di fantastilioni con la pala, ormai il cinema è morto e si va avanti come giocavo io a poker da ragazzino: con le fotocopie dei dollari!

La nostra Gale nel 2003 circa per il cofanetto “Alien Quadrilogy

Chi è che, dopo anni di spazzatura, ha finalmente sfondato di brutto sul finire dei disastrati anni Dieci del Duemila? Chi è l’unico produttore che davvero guadagna i big money, senza bisogno di andare a contare le copie in DVD vendute in Kazakistan per gonfiare i resoconti? Solo lui, Jason Blum, il Giasone che ha trovato il Vello d’Oro senza neanche bisogno degli Argonauti.
Mi immagino che una produttrice di lunga data come Gale Anne Hurd, che dietro le quinte scriveva la storia del cinema mentre Jason ancora doveva imparare a radersi, non sia proprio contentissima di questo “ragazzetto” che la sta stracciando al suo stesso gioco. Ma Gale me la immagino tosta abbastanza da tenere da parte l’orgoglio e me la immagino a dar fastidio ogni giorno a Jason.
«A Giaso’, iàmm’, caccia un’ideona per far guadagnare pure me! Co-producimi un film, benedicimi con la tua aurea di Z che guadagna, aspergimi della tua giasonità, redìmimi!»

Il santino dei santini!

Pressato dall’insistenza della produttrice, Jason Blum cede e alza lentamente una mano in cielo, con fare annoiato. «E sia. Ma il massimo che ti concedo è il mio montatore Gregory Plotkin: fanne ciò che vuoi, ma non dargli da mangiare dopo mezzanotte…»
Visto che ha editato il successo Get Out (2017) e il delizioso Auguri per la tua morte (2017), Gregory Plotkin giustamente diventa regista: in fondo l’unico altro suo film diretto è Paranormal Activity: Dimensione fantasma (2015): un successone, no?

Con una lady di ferro alla co-produzione e un montatore promosso regista, Hell Fest ha tutte le carte in regole per essere una porcata che fa male. E infatti fa parecchio male.

L’inferno che inFESTa il cinema…

Non vale la pena citare l’esercito di sceneggiatori coinvolto in questo film, perché non posso pensare che davvero ci sia così tanta gente dietro il nulla più nulla del nulla. Piuttosto trovo più credibile il fatto che dalla stanza degli sceneggiatori sia caduto in terra un foglio bianco, scivolato da una stampante, Gale Anne Hurd l’abbia preso e l’abbia accettato come sceneggiatura del film. Gli sceneggiatori, intenti a sonnecchiare, non se ne sono neanche accorti e hanno accettato l’assegno in silenzio.
Solo così mi spiego il vuoto abissale del nulla di questo film.

Tutta qua, la sceneggiatura del film

I soliti giovani decerebrati – interpretati da gente particolarmente sgradevole: ma come si stanno riducendo i giovani americani d’oggi? – va in un parco giochi a tema horror e, sorpresona delle sorpresone, uno dei maniaci assassini finti è in realtà vero. Fine del film.
Quante idee si possono inventare con un soggetto del genere? Sicuramente una in più rispetto allo zero totale mostrato da Hell Fest, in cui il 90% del tempo vengono inquadrati i mentecatti protagonisti che sbiascicano parole nel rumore della folla urlante intorno a loro, si lanciano in lunghi discorsi senza alcun motivo e parlottano fra di loro del tempo, della vita, dell’universo e di tutto quanto.
Potrebbe sembrare un fastidioso riempitivo di una sceneggiatura assente ingiustificata, ma non lo credo: è come riempire il vuoto con il niente…

E lanciamo pure una nuova maschera, che ci mancava…

Il film fa i suoi compitini, l’assassino senza volto che uccide a caso ed indossa una maschera come da antica tradizione slasher, la totale ubiquità della sua presenza, l’immancabile final girl e buttiamoci dentro pure la solita comparsata di Tony Todd, che ormai vien via con due panini e una birra.

Povero Tony Todd…

Tutto giusto, pure il budget: 5 milioncini di dollari, Jason Blum Style, così che quando nel primo weekend di programmazione – nel settembre 2018 – ne incassa altrettanti possiamo gridare al miracolo: gli 11 milioni guadagnati a novembre possono far entrare il film nell’elenco dei “successi”, ma ovviamente è una presa in giro.
Mettiamoci pure che scaltramente la Notorious Pictures porta il film nelle sale italiane il 31 ottobre successivo (fonte: ComingSoon.it), in piena concorrenza proprio al Blumween 2018, e il pacchetto è completo. Peccato che dentro non ci sia nulla.

Benvenuti nel nulla circondato dal niente

La tensione è così bassa che scende giù, fa il giro, torna alta solo per crollare così bassa da tornare giù e ricominciare il giro, in un loop eterno di nullità bruciante. Le scelte di sceneggiatura (va be’, “sceneggiatura” mi sembra una parola un po’ forte…) sono così palesemente votate alla banalità più plateale che a questo punto temo sia fatto apposta: Hell Fest probabilmente è una scommessa da ubriachi. Scommetti che faccio una cagata che incassa il doppio di quanto costa? Scommessa vinta…

Mi spiace per i giovani spettatori, che scambiano questa immonda poltiglia per “cinema horror”, e mi spiace per una produttrice d’acciaio che preferisco ricordare quando portava sullo schermo alieni e androidi assassini…

L.

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17 risposte a Hell Fest (2018) Imitando Jason Blum

  1. Austin Dove ha detto:

    Nn mi aspettavo un titolo recente.
    Mi hai sorpreso 😱

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  2. Cassidy ha detto:

    Sei una sicurezza! Ho visto il film poco dopo la sua uscita ed è da allora che mi ripeto che dovrei scriverne qualcosa, di solito quando faccio così è perché trovo il film davvero troppo avvilente e non ho voglia di perderci tempo. Per fortuna ci pensa il Zinefilo a fare giustizia! 😉 Davvero una roba buttata fuori come classico titolo da mandare in sala ad Halloween, il tuo scontro finale tra produttori è la chiave di lettura migliore possibile, anche se il risultato finale è uno di quei film di cui la cosa migliore, sono quei video a tema su YouTube che montano insieme le scene con le uccisioni, durano pochi minuti e sono meglio del film da cui sono stati tratti 😉 Cheers!

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  3. Kuku ha detto:

    A questo punto, forse questo genere di schifezze serve ad abituare subito il pubblico alle schifezze. Come dici tu, magari ai giovani piace, gli sembra che questo sia lo standard horror e quindi potranno andare avanti a produrre minchiate ad libitum.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Anche perché film più ambizioni sono impossibili da avvicinare, visto che solo pochi (tipo Ridley Scott) hanno la possibilità di fallire al botteghino per vent’anni rimanendo “maestri del cinema”.
      Gale Anne Hurd è una che conosce il cinema meglio di tutti, quindi se si è buttata sulle schifezze è perché davvero non c’è altro da fare: sono soldi sicuri e si rischia pochissimo. E i fatti le danno ragione, sebbene sia davvero una triste realtà.

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  4. Conte Gracula ha detto:

    Quindi, è un “dammi il solito, grazie”… solo che il solito di oggi è fatto con gli ingredienti di un pessimo discount -_-
    Vabbè, ormai sembra che se macina soldi, è tutto.giusto 😛

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Purtroppo è una triste constatazione. Questo film avrebbe meritato ogni male ed ogni offesa, ma ha guadagnato il doppio di quanto è costato e quindi ha vinto: i grandi blockbuster in media guadagnano la metà di quanto sono costati (recuperando in seguito con gli introiti di ogni possibile merchandising in giro per il mondo), quindi questo film pezzente e orripilante ha vinto dove i grandi di solito falliscono. E’ brutto e ingiusto ma è lo stato dell’arte.
      Questo vuol dire che l’ondata di spazzatura horror che ci ha invasi dalla morte del cinema nel 2005 non si fermerà mai, visto che le nuove generazioni pensano che “questo” sia cinema horror e lo premiano in continuazione.

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  5. Zio Portillo ha detto:

    Come se non bastassero le “idee” di Blum, siamo giunti pure alla fase “clone”. Il problema è che si vogliono copiare e replicare il nulla.
    Vediamo quanti cloni di Blum riesce a supportare il mercato prima che anche sta fase votata alla sopravvivenza imploda m.

    Qualche tempo fa lessi un articolo che elencava i guadagni delle pellicole legate non al costo della produzione nella sua interezza ma al costo dell’attore interprete principe. Rimasi sbalorditivo quando scoprii che l’attore “rendita sicura” non era una Superstar tipo Cruise o De Niro. No, il cavallo vincente era: Adam Sandler! I suoi film sono una resa assicurata. Lui costava relativamente poco (paragonato ai grossi nomi), interpreta prodotti semplici e rassicuranti che piacciono al pubblico generalista e gli incassi sono praticamente certi. Con lui in locandina una produzione aveva già fatto centro.

    Sarebbe interessante a sto punto mixare i fenomeni Jason Blum con Adam Sandler.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Eh Sandler fa un film ogni tanto: pensa ad attori come Morgan Freeman o Samuel L. Jackson, che fanno un film al giorno! Dubito fortemente che i loro costi siano così alti, visto che ogni anno appaiono in 365 film, ma già il loro nome in locandina è un fortissimo richiamo.
      E poi penso al povero Tom Cruise, che rischia di morire o rimanere invalido ad ogni produzione, rischiando di buttare nel cesso milioni di dollari non suoi…

      Ci sarà un motivo se la chiamano “industria cinematografica”, perché appunto è un’attività economica e quindi le sue regole. Però sono le stesse identiche regole che vigevano quando Gale Anne Hurd tentava cose “intentabili” e faceva faville, dando possibilità a giovani artisti che non avevano alcuna credenziale né sicurezza di successo. E poi hanno scritto la storia del cinema.
      Insieme a questi prodottini fetenti mi piacerebbe ci fosse anche qualcosa di più coraggioso, come in fondo è stato “Get Out” di Blum: i film prima di quel titolo sono bojate banalissime, lì invece il produttore ha tentato qualcosa di nuovo e ha vinto. Anche se però ha vinto anche con “Halloween” è che il Re delle minchiate vecchie e stantie, che ha vinto solo grazie ad una titanica campagna pubblicitaria che il 99% degli altri film non avrà mai.
      Possibile non ci sia oggi l’equivalente della Hurd degli anni Ottanta? Possibile che quella geniale visione del cinema sia relegata a Blum, che è tutto tranne che geniale? (Al massimo è un ottimo amministratore…)

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      • Zio Portillo ha detto:

        Contro-analisi interessante. Credo che sia un cane che si morde la coda e per ora la fase di stagnazione è destinata a durare. Il perché è facile, secondo me, da spiegare: il cinema ora è visto come qualcosa di superfluo ed è tra le prime cose ad essere tagliate da un bilancio familiare. Diciamo che una famiglia X di 4 persone (madre, padre e due figli) vanno al cinema, chessò… 4 volte l’anno? Reggono, per forza di cose, i film per i bambini/ragazzi che sono imperdibili (diciamo due film di supereroi della Marvel giusto per citare un paio di titoli), una pellicola natalizia per tutta la famiglia (il classico Disney?) e rimane perciò uno slot libero da giocarsi. Quell’unico spazio è comprato da chi? O da chi fa maggior pubblicità e prova ad accalappiarsi spettatori tramite l’attorone famoso o il claim “tratto dal Bestseller di…” o “tratto da una storia vera”. Oppure si gioca sul sicuro col remake/reboot/sequel straconosciuto che dia allo spettatore medio ciò che già conosce. O infine si propina il prodotto preconfezionato fatto con lo stampo, uguale ma diverso quel tanto che basta per invogliare lo spettatore. E qua casca Blum che sbanca tutto avendo scoperto la soluzione per un guadagno sicuro. E tutti a dargli del genio. Sì, genio… Ma fino ad un certo punto. E’ stato il primo ad accorgersi della crisi e al posto di cag@rsi nelle mutande è stato furbo a cavalcarla: 5 milioni di dollari di budget per tutti e via. Piccoli prodotti dal costo contenuto che non incasseranno i fantastilioni di dollari dei grossi nomi ma (1) in caso di flop la perdita è contenuta e attutibile e (2) per guadagnare e finire in attivo gli basta così poco che un passaparola è più che sufficiente.

        Produttori pionieri o visionari (come lo fu la Hurd) che provano la novità o spingono per pellicole nuove ora come ora non credo possano esistere. Nessuno rischierebbe un flop che ti brucia la carriera o, peggio ancora, che ti marchia a fuoco per sempre. Piuttosto se si vuole sperimentare è disponibile la tv. Costi di produzione e distribuzione ridotti, visibilità paradossalmente maggiore, possibilità di spalmare un’idea in 8-10 episodi (piuttosto che in un’ora e mezza) aumentando i ricavi pubblicitari, ed ecco che nel piccolo schermo arrivano prodotti che una volta erano roba da cinema. E infatti la qualità o l’idea originale ora come ora va cercata nelle serie tv.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Non so se il problema del bilancio familiare in Ameica sia lo stesso che in Italia: non siamo certo noi il pubblico di riferimento di questi film, noi siamo semplici coloni a cui arrivano i “rimbalzi”.
        Di sicuro il pubblico dei cinema americani si è andato sempre più ringiovanendo nel corso dei decenni, così un “giovane” negli anni Cinquanta aveva quarant’anni e un giovane degli anni Dieci del Duemila ne ha dieci, ma nel frattempo c’è sempre stata scelta: c’erano i film per bambini, per ragazzi, per giovani, per adulti, per maturi e per vecchi. Dal Duemila sono scomparse tutte le fasce superiori a quella per ragazzi. E questo ha fatto scomparire tutti i generi che non si sposavano con i ragazzi (arti marziali, action serio, quasi tutta la spy story e via dicendo, per non parlare dei film adulti che parlavano di problemi esistenziali, ormai vietati per legge).
        Non rimane molto spazio per muoversi…

        Blum da molti anni propone film a 5 milioni, il problema è che facevano cagare! L’idea di puntare sul razzismo – tema super-mega-caldissimo in America, in ogni sua piccola forma – è stata vincente, e se ci fai caso nessuno cita “Auguri per la tua morte”, semplicemente perché non parla dei neri.
        Se “Black Panther” ci ha dimostrato qualcosa è che ora i neri vannoa i cinema e quindi le leggi che già li tutelano dagli anni Quaranta – quelle cioè che obbligano TUTTI i film a mostrarne almeno uno – non bastano più e bisogna invadere il mercato di supercool manco fossimo tornati negli anni Settanta. A me sta bene, storicamente i neri adorano le arti marziali e fra i primissimi film occidentali di menare c’era Jim Kelly che prendeva a calci dei culi bianchi: con il buonismo imperante, dubito che si tornerà a quel tipo di discorso razziale… 😛

        Se credessi ancora nel cinema spererei che arrivi un giorno qualcuno a salvarci, ma non credo ai supereroi, quindi do per scontato che questo non avverrà 😛

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  6. Willy l'Orbo ha detto:

    In primis, visto che lo hai citato, ma quanto è carino Auguri per la tua morte? So che esce anche il seguito ma per quello sono pessimista…
    Sul film in oggetto devo dire che mi intrippa perchè rientra proprio nel mio genere slasher “ti adoro”, rispetto la tua stroncatura ma quando ne avrò occasione lo stroncherò io stesso se necessario! 🙂

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  7. Giuseppe ha detto:

    O.K., altro “capolavoro” da lasciar perdere e, purtroppo, altra occasione per rimpiangere la mitica Gale Ann Hurd che fu (e già, la locandina mi ricorda che c’è pure The Walking Dead)… 😦

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